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16å

"Buonasera" sussurrai al ragazzo sconvolto che aveva aperto la porta e si era ritrovato i suoi due incubi peggiori di fronte.

"Mamma! Si può sapere quanta gente hai invitato questa sera?" gridò Harry prima di sorriderci falsamente e spostarsi dalla soglia della grande casa per farci passare dentro.

"Lo sai che non abbiamo festeggiato, oh buonasera ragazze, Gregor..." rispose sua madre prima di passarci di fronte con un paio di vassoi tra le mani.

Guardai le enormi scale centrali adornate minuziosamente da tanti decori natalizi e sentii la gola seccarsi a causa di tutto lo sfarzo che in un singolo colpo mi aveva colpita forte, riportandomi alla realtà.

"Dio, ma ti rendi conto di cosa ti stai perdendo?" chiese Grace al mio orecchio prima di spingermi verso quello che capii fosse la sala da pranzo o il salotto.

Ero confusa e certa che mi sarei davvero potuta perdere in quel edificio talmente grande.

Sentii Harry schiarirsi la gola prima di vederlo salire le scale e lasciarmi nei miei mille dubbi.

Perché tra tutti aveva scelto proprio me?

Quando chiaramente si poteva permettere di conquistare una qualsiasi altra ragazza.

"Venite pure, siete stati i primi ad arrivare" dichiarò Stacy prima di togliersi il grembiule da cucina e aggiustarsi il vestito rosso che stava indossando.

"Potete andare al piano di sopra, c'è anche un amico di Harry e una sala giochi per farvi passare il tempo" spiegò tranquilla, per poi sorriderci sinceramente.

Non bastò molto affinché Grace mi trascinasse su per le scale in cerca della magica sala giochi.

Tentai di restare calma ma la sola idea che ci fosse una possibilità che Jackson fosse l'amico che era venuto a tenere compagnia ad Harry quella sera mi faceva venire voglia di scappare il più lontano da lì.

"Sono sicura non sarà lui" mormorò Grace prima di avvicinarsi alla sola porta aperta in quel enorme corridoio.

E quando dalla soglia potei notare Josh ed Harry tirare una palla da basket in dei canestri e fare a gara di chi ne centrava di più, sospirai grata che l'avessi scampata ancora una volta.

"Josh?" chiese Grace, prima di correre letteralmente verso di lui e stringere la sua schiena.

Osservai quest'ultimo voltarsi scombussolato e sorridere ampiamente una volta capito si trattasse della sua ragazza.

"Grace? Cosa ci fai qui? Non dovevi essere a Bali?" cominciò a chiederle lui per poi voltarsi e stringerla tra le sue braccia.

E la loro gioia di vedersi, fece sorridere anche me, nonostante Harry mi stesse guardando attentamente e fosse più serio che mai.

Strinsi la busta che non avevo mollato neanche per un secondo e nonostante mi sentissi intimorita a causa della reazione che avrebbe potuto avere, mi avvicinai a lui a passi lenti, mentre gli altri due si sedevano su uno dei divanetti e ci ignoravano completamente, coscienti che io e lui forse avevamo delle cose da chiarire.

"Ti ho preso una cosa" mormorai quasi imbarazzata a causa della strana situazione.

Lo guardai accigliarsi prima di titubare ma comunque prendere la piccola busta tra le sue mani.

"Non è niente di che ma, mi sembrava maleducazione venire a casa vostra senza portare nulla" spiegai agitata, prima di prendere una palla da basket e farla girare tra le mie mani un paio di secondi, aspettando pazientemente una risposta da parte sua, un segno che fosse vivo.

"Non dovevi, ma grazie Delilah" borbottò per poi poggiare il regalo che gli avevo fatto su uno dei divanetti e ritornare accanto a me.

La tensione era una bella forte e sentivo che sarei scoppiata a causa delle tante cose che avevo da dirgli.

E a causa del fatto che lui in realtà sembrava non voler proprio parlare con me.

Così colta dalla voglia di smettere di tormentarmi, mi ritrovai a lanciare la palla e centrarla perfettamente nella rete del canestro.

Esultai mentalmente perché mai avevo giocato a basket ed Harry mi guardò curioso, quasi volendo chiedere come ci fossi riuscita al primo colpo.

"Ci hai pensato?" gli chiesi in un sussurro, prima di voltarmi verso di lui e sorridere.

"Sono passate si è no un paio di ore Delilah, tu hai avuto un mese e mezzo a disposizione" rispose duro, quasi spaventandomi a causa della freddezza presente nella sua voce, quella che mai avevo conosciuto.

Annuii poco convinta e senza più dire nulla mi avvicinai ad un divanetto e mi ci misi a sedere, intenta a guardare Grace e Josh baciarsi come se fosse stata l'ultima volta che si sarebbero visti.

Guardai Harry fare la stessa cosa e sedersi accanto a me, torturandomi ancora di più di quello che già stava facendo.

I minuti passarono lenti e quella che fino a poco prima mi era sembrata una buona idea, mi stava facendo cambiare idea, facendomi desiderare che il tempo passasse in fretta e che quella stupida cena finisse il prima possibile dato che avevo già da un paio di minuti cominciato a sentirmi di troppo.

Sentivo Harry sbattere la suola delle sue scarpe contro il pavimento incessantemente, quasi come se fosse ansioso.

Mi voltai verso di lui e non riuscii a non fissarmi sul suo profilo, le labbra sottili e gli anelli sulle sue dita che mai prima di allora lo avevo visto indossare.

Si passò una mano tra i capelli e quasi come se avesse percepito il mio sguardo su di lui, voltò il viso verso di me ed incastrò i suoi occhi nei miei facendomici perdere dentro per un paio di secondi.

Lo notai osservare anche lui la mano che tenevo sul ginocchio e lo vidi perfino abbozzare un sorriso quando notò anche i miei anelli.

Li osservai più del dovuto e mi soffermai su uno in particolare, che era anche il mio preferito.
In realtà erano due, una semiluna e metà sole che si incastravano tra di loro perfettamente.

Sospirò profondamente prima di guardare Grace e il suo amico continuare a limonare come se noi due non fossimo presenti.

"Vuoi venire con me?" chiese in un sussurro, prima di alzarsi dal divano sul quale eravamo stati seduti e sorridermi.

Sentii il mio respiro mozzarsi alla sola realizzazione che aveva cominciato a parlare nuovamente con me.

"Dove?" chiesi curiosa, leggermente spaventata che se ci saremmo allontanati, le cose avrebbero potuto prendere una piega diversa.

"A farmi conoscere meglio" rispose serio, prima di smorzare il tutto con un ampio sorriso che risaltò le sue fossette.

Al solo udire quelle parole mi ritrovai ad alzarmi come se fossi appena stata scossa da qualcosa, dal desiderio che nutrivo di conoscere ogni banale dettaglio di lui, di sapere davvero con chi avessi a che fare, cosciente che quello sarebbe stato l'unico modo per fidarmi davvero di lui.

"Prendi il giacchetto" aggiunse per poi fare la stessa cosa ed indossare il suo piumino nero.

Mi accigliai ma non aggiunsi nulla.

Lo seguii attraverso il corridoio del piano superiore e lo vidi aprire una porta, ritrovandoci di fronte ad una rampa di scale secondaria.

Rimasi ferma sul posto per un attimo intenta a pensare a come in realtà quella casa sembrasse un vero e proprio labirinto.

"Vieni?" chiese lui dopo aver capito che non lo stessi più seguendo.

"Io, si, adesso..." balbettai ritornando alla realtà.

"Stai bene?" chiese dopo che mi ritrovai nuovamente al suo lato e cominciammo a camminare nel giardino sul retro.

La neve cadeva ancora dal cielo, anche se purtroppo era davvero poco per far si che attecchisse al suolo e si accumulasse per poterci magari giocare.

Rimasi imbambolata a guardare i piccoli fiocchi incastrarsi nei suoi capelli, rendendolo ancora più angelico di quello che normalmente era.

"Cosa c'è Delilah?" chiese per poi fare due passi verso di me e poggiare le sue mani sulle mie spalle, scuotendomi leggermente per attirare la mia attenzione.

"Niente, sei tanto bello..." mi feci scappare, e quando realizzai ciò che avevo appena detto, mi lasciai scappare un piccolo grido di frustrazione e poggiai una mano contro la bocca, quasi come se avessi appena detto la cosa più brutta del mondo.

Il suo sorriso si ampió sotto la luce del lampione che illuminava il giardino e constatai presto che era appena rimasto senza parole.

Sentii l'ansia impossessarsi nuovamente di me, mentre la neve cominciava a bagnarmi i capelli e desideravo solo ritirare le cose che avevo detto e ritornare dentro, perché mi sentivo debole.

Perché mai come prima di allora avevo perso il controllo, perché sentivo che avrei detto e fatto di tutto per poterlo riavere nella mia vita.

Perché amavo alla follia ogni suo piccolo gesto e anche se ancora non lo sapeva, avevo conservato ogni bigliettino scritto da lui, come anche i girasoli ormai seccati.

Sentii le emozioni esplodere nel mio petto e cominciare perfino a farmi male, mentre frammenti di quello che mi era accaduto tempo prima, la prima e l'ultima volta che mi ero innamorata di qualcuno invadevano la mia mente di nuovo e di nuovo, come se fossero un disco rotto.

Feci un paio di passi indietro perché l'ansia era davvero troppa e sentivo l'aria mancarmi a causa dei sentimenti che pensavo non avrei mai più sentito.

"Dove vai? Hai promesso che non saresti più scappata" disse Harry frustrato dal fatto che avessi davvero fatto alcuni passi verso la casa, con la chiara intenzione di andare via.

"Cosa ti hanno fatto Delilah?" chiese con voce spezzata, prima di passarsi una mano tra i capelli e sospirare profondamente.

Cosa mi avevano fatto?

"Cosa stai provando a dire Harry?" chiesi a voce alta, realizzando solo poco dopo che ci avrebbero potuti sentire gli altri.

"Hai paura di me! Perché hai paura di me?" gridò lui sfogandosi, lasciando fuori ogni pensiero razionale per parlarmi con il cuore aperto.

Eppure nuovamente non sentivo fosse il momento giusto, né il luogo adatto.

I fiocchi di neve avevano cominciato a cadere incessanti e ormai ogni mia piccola voglia di trovarmi tra persone svanì completamente, facendomi desiderare solo di rinchiudermi in quella che era stata la mia stanza per molti anni e ricadere nelle memorie del passato, di quella notte che inevitabilmente mi aveva cambiata, mi aveva forgiata.

"Non ho paura di te" chiarii con le lacrime agli occhi e ammettendo per la prima volta la verità ad alta voce.

Perché io non avevo paura di lui, non l'avevo mai avuta a differenza che con gli altri.

Non l'avevo temuto quando quel giorno mi aveva invitata ad uscire e neanche la prima volta che l'avevo rivisto.

Non avevo paura del suo tocco e neanche i suoi baci mi avevano uccisa, come avevo pensato le labbra di quelli che sarebbero venuti dopo avrebbero fatto.

"Non è di te che ho paura, ma di me" sussurrai non riuscendo più a contenere le emozioni che erano esplose nel mio cuore.

Avevo paura di me, di ricominciare a sentire le farfalle nello stomaco, di avere la mente invasa solamente da pensieri che lo riguardavano, di chiedermi cosa facesse, se stesse bene o meno.

Avevo paura di raccontare la verità su quello che mi era successo, avevo paura che non mi avrebbe creduta ma soprattutto capita.

Temevo di affezionarmi a lui come lo avevo fatto in passato.

Ero terrificata che alla fine le mie stesse emozioni mi avrebbero uccisa, quelle che speravo aver sepolto ma allo stesso tempo quelle che erano rifiorite con ogni sua parola, tocco, o girasole.

Lo guardai accigliarsi tremendamente mentre confusione pura traspariva dal suo viso, sollievo era ciò che leggevo nei suoi occhi.

Quello di chi ha appena capito che forse mi fidavo di lui e sapevo che mai mi avrebbe fatto male o almeno non di proposito.

"Sono rotta Harry, e non c'è nulla che tu possa fare per aggiustarmi." dichiarai con le lacrime che ormai rigavano il mio viso ed il ragazzo a pochi passi da me che desiderava avvicinarsi, ma per fare in modo che non scappassi, non lo fece e rimase al suo posto.

"Me lo racconterai mai?" chiese dopo un paio di minuti nei quali ormai il mio corpo si era gelato completamente e le lacrime avevano smesso di rigarmi il viso.

"A tempo debito" mormorai tentando di abbozzare un sorriso, anche se ero certa fosse risultato più in una smorfia.

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