15å
Sospirai profondamente, prima di fare un passo indietro e allontanarmi dalla sua figura, il quale sembrava tanto sconvolto quanto me.
Perché quasi come se ci fossimo letti nella mente, ci eravamo ritrovati nello stesso momento a girovagare per il cimitero quasi fossimo fantasmi.
Avrei voluto dirgli tante cose e nuovamente non era uscita neanche una parola dalla mia bocca, per paura.
Paura che si rifiutasse nuovamente di ascoltarmi, così tentando di fare finta di nulla, voltai le mie spalle e ritornai a casa seguendo la strada che potevo dire di conoscere a memoria.
Le mie emozioni erano ancora forti e quella sera a stento riuscii a chiudere occhio a causa dei rimpianti profondi che stavo avendo, ma quando mi ricordai che il giorno seguente avrei dovuto lavorare davvero tanto, ad un certo punto mi addormentai.
"Penso di star per morire!" gridai a mio padre, il quale scoppiò a ridere una volta che l'ennesimo cliente di quella mattina uscì contento dal negozio.
E quando il campanello risuonò nuovamente, sentii che sarei morta per davvero.
Le gambe mi facevano male e desideravo soltanto che quella giornata che sembrava addirittura infinita, finisse una volta e per tutte.
Non avevo mai odiato il Natale, ma quel giorno mi ritrovai a farlo sul serio.
"Gregor? Sei veramente tu?" chiese una voce che per un istante mi sembrò familiare, e quando mi voltai con un paio di vinili tra le mani e riconobbi quella che era la direttrice del college, sentii le gambe quasi voler cedere.
"Stacy?" chiese mio padre, facendomi comprendere solo in quel momento che i due si conoscevano chiaramente.
Alternai lo sguardo tra la madre di Harry e mio padre e quando quest'ultima sembrò riconoscermi, abbozzai un sorriso.
"È tua figlia?" chiese Stacy prima di fare un cenno verso di me, e solo in quel momento cominciai a sentirmi in leggero imbarazzo.
"Si, il tuo dov'è?" chiese mio padre ingenuamente, prima di avvicinarsi alla madre di Harry e abbracciarla come se fossero amici di vecchia data.
"Mi sta aspettando fuori" rispose Stacy prima di cominciare a parlare con mio padre ed io approfittando del fatto che il negozio in quel momento fosse vuoto, presa da non so quale coraggio, decisi di uscire fuori dopo aver indossato il mio giacchetto.
Quando scorsi la figura di Harry poggiato al muro accanto alla porta del negozio, non riuscii a trattenere un sorriso.
"Questo è stato davvero un colpo basso" borbottai, per poi poggiarmi contro il muro accanto a lui e accendermi una sigaretta.
Lo guardai accigliarsi un attimo, prima di ricominciare a guardare il suo telefono, quasi come se non fossi realmente accanto a lui.
"Sapevi che si conoscevano?" chiesi dopo un paio di secondi nei quali io avevo già fumato mezza sigaretta a causa dell'ansia che sentivo appropriarsi del mio corpo data la mia vicinanza, soprattutto in quel momento di merda nel quale ci trovavamo a causa mia.
Lo sentii sbuffare sonoramente per poi posare il suo telefono nella tasca posteriore dei suoi jeans e poggiare tutta la sua attenzione su di me, facendomi chiaramente capire di aver appena vinto.
"Si può sapere cosa ancora vuoi da me Delilah?" chiese in un sussurro e nonostante avesse provato a risultare severo, la potei benissimo percepire la tensione nella sua voce.
Era agitato tanto quanto me e quello mi alleggerì il cuore, perché per un momento mi sembrava che forse fossi ancora in tempo per rimediare ai miei errori.
"Parlare?" chiesi sorridendo ampiamente.
"Parlare? A questo ci dovevi pensare mesi fa" rispose freddo, prima di lanciare uno sguardo dalla vetrina dentro al negozio, probabilmente maledicendo sua madre perché lo avevo messo in quella posizione.
"Potresti solamente comportarti da persona adulta? Sto solo cercando di fare conversazione con te Harry, non ti ho mica chiesto di stare insieme" gli risposi frustrata a causa della sua ostilità.
"No Delilah, perché io non sono come te, io non riesco ad ignorare i miei sentimenti" rispose, per poi staccarsi dal muro e cominciare a camminare sul marciapiede, cercando davvero di scappare da me.
Quello dovevo ammettere fosse stato davvero un colpo al cuore, perché indirettamente aveva confessato di avere dei sentimenti verso di me.
Corsi dietro di lui e senza pensarci troppo mi aggrappai al suo braccio, obbligandolo a voltarsi verso di me.
"Riproviamoci, adesso sono qui" dichiarai sicura come mai prima di allora lo ero stata.
Guardai la sua espressione crollare perché forse non si sarebbe mai aspettato che quel genere di parole uscissero dalla mia bocca, o almeno non in quel momento.
Spalancò leggermente la bocca a causa della sorpresa e non potei che sorridere ancora di più a causa della sua titubanza, come se fosse veramente combattuto sul da farsi.
"Non credo di poterlo fare Del, temo che scapperai di nuovo e che se lo farai nuovamente finiremo per soffrire" spiegò con voce tremante, a causa delle emozioni forti che sentiva, come d'altronde lo facevo anche io.
E quando sentii la solita campanella risuonare accanto a noi e notai una piccola folla di persone entrare dentro al negozio, realizzai che non avevo più tempo per provare a convincerlo e che molto sicuramente sua madre sarebbe presto uscita, e non volevo davvero che ci vedesse in quel modo.
"Pensaci Harry, adesso devo davvero andare" spiegai veloce prima di alzarmi in punta di piedi e lasciargli un bacio sulla guancia, per poi voltarmi imbarazzata come mai prima di allora ed entrare nel locale.
Quasi mi scontrai con la madre di Harry e le sorrisi sinceramente quella volta.
"Ci vediamo stasera" disse quest'ultima verso mio padre e quando udii quella frase, sentii il mio cuore battere ancora più forte.
Aspettai che anche i clienti abbandonassero il negozio prima di parlare con mio padre, cercando spiegazioni alle mille domande che mi erano frullate in testa negli ultimi minuti.
"Come vi conoscete?" chiesi incrociando le braccia al petto e curiosa di scoprire cose nuove.
"Siamo andati al college insieme, eravamo tutti nella stessa cerchia di amici" rispose lui sorridendo, molto probabilmente ricordandosi di come anni prima era stato anche lui come me, giovane e con un futuro davanti.
"Poi però ognuno è andato per la sua strada, io ho sposato tua madre e abbiamo avuto te e lei ha sposato Frank e hanno avuto Harry" rispose come se non ci fosse nulla di male, come se non avessi mai baciato le sue labbra e non avessi condiviso il letto con lui, ma mio padre ancora non lo sapeva e se mai lo avrebbe scoperto molto probabilmente avrebbe fatto un infarto.
"Dove vai questa sera?" gli chiesi dopo un paio di secondi.
"Dove andiamo vorrai dire? A cenare a casa loro. Stacy mi ha spiegato che apprezzerebbe davvero tanto la nostra compagnia anche perché da quando Frank è morto, non hanno più festeggiato..." spiegò lui prima di tirare giù una pila di dischi per spolverarli.
Strabuzzai gli occhi e lo guardai incredula.
"Vuoi dirmi che il papà di Harry è morto?" chiesi a bassa voce, mentre un leggero panico cominciava ad invadermi.
Mentre nella mia mente i tasselli cominciavano a connettersi come un puzzle.
"Circa cinque anni fa Delilah" rispose distratto, prima di sorridere falsamente ad un altro mucchio di persone che erano appena entrate nel piccolo locale, persone le quali io non avevo neanche sentito entrare a causa dello scompiglio presente nella mia mente.
Guardai mio padre sospirare e spostare nuovamente il cartellino che segnava che anche quella giornata era ormai finita.
Mi guardai intorno in cerca di qualcosa di non preciso prima di fissarmi su un vinile in particolare.
Lo avrei davvero potuto fare? Gli sarebbe mai piaciuto?
Sentii un sorriso crearsi sul mio viso e senza pensarci più di tanto presi il disco che avevo guardato più del dovuto e lo poggiai in una busta da regalo.
"Per chi è quello?" chiese mio padre, non facendosi scappare neanche un dettaglio.
"Da quando sei diventato così impiccione?" gli chiesi non rispondendo realmente alla sua domanda, prima di prendere il mio giacchetto dal piccolo appendiabiti e spegnere le luci.
"Da quando tu sei così sorridente Delilah, c'entra per caso il figlio di Stacy? Perché se è così penso proprio di doverci scambiare un paio di parole" spiegò lui prima di prendere anche il suo di giacchetto e seguirmi fuori dal negozio.
Sbuffai frustrata perché mai avrei pensato di dover dare spiegazioni del genere a mio padre, lui che se n'era sempre fregato delle persone con le quali uscivo.
"Siamo solo amici" dichiarai abbastanza titubante.
Alzai il viso verso il cielo mentre mio padre abbassava la serranda con un tonfo pesante e la richiudeva su sé stessa.
"Non mi dire che..." provò a dire mio padre ma quando cacciai un urlo di felicità, lo feci sussultare e le parole gli morirono in gola.
"Sta nevicando!" gridai come una bambina piccola, come lo facevo quando raramente succedeva e non mi ricordai di una singola volta nella quale avesse mai nevicato per Natale in quella città.
E quando sentii le ruote di una macchina stridere sull'asfalto, mi voltai verso di essa prima di venire abbagliata dalla luce dei fari, costringendomi a chiudere gli occhi per un paio di secondi.
Sentii uno sportello chiudersi su sé stesso, prima che dei passi echeggiassero attraverso la strada che a quell'ora era deserta.
"Pensavi di liberarti di me, stronzetta?" gridò Grace prima di correre e prendermi tra le sue braccia, quasi facendomi cadere la busta contenente il regalo per Harry a terra.
"Oh mio dio, cosa ci fai qui? Non dovresti essere su una qualche isola tropicale?" chiesi in preda al panico e alla confusione.
"Gli aeroporti a New York sono chiusi a causa della bufera di neve. Hanno annullato i voli fino a dopodomani" urlò nel mio orecchio prima di mollare finalmente la presa su di me e fissare la sua attenzione su mio padre che la guardava a dir poco sconvolto.
"Signor Gregor, è un onore come sempre" disse lei, prima di fare un cenno a mio padre.
A lui non era mai piaciuta Grace più di tanto e sapevo fosse a causa del suo carattere perché lei era troppo esuberante per i suoi gusti, e molte volte in passato mi aveva fatto la morale sul fatto che non fosse una buona compagnia e un buon esempio, ma lui non l'aveva mai capita e lei era stata la sola a credermi nonostante tutto e a capire me.
"Andiamo Delilah, altrimenti arriveremo in ritardo" mormorò mio padre prima di avvicinarsi alla nostra macchina ed entrare dentro a causa del gelo che stava lentamente congelando la mia faccia.
"Dove state andando?" chiese Grace curiosa, prima di sorridermi.
"Non ci crederai mai ma a casa di Harry" le spiegai incredula delle mie stesse parole.
La guardai spalancare la bocca e guardarmi stralunata prima di mettere su un sorriso mozzafiato.
"Cosa hai lì?" chiese prima di strapparmi la busta dalle mani e guardare il vinile dentro.
"Arctic Monkeys?" chiese nuovamente, prima di alzare un sopracciglio e quando quella espressione si materializzò sul suo viso, capii presto che le era appena venuta un'idea.
Perché quando Grace aveva una qualche strana idea, assottigliava i suoi occhi e mi guardava incantata, con le labbra leggermente arricciate e le sopracciglia alzate.
"Signor Gregor, pensa che avete un posto in più? Per una piccola orfana come me?" chiese Grace supplicante verso mio padre che ormai aveva alzato gli occhi al cielo e che sapevo in cuor mio desiderasse solo che quello fosse un brutto incubo.
Ma quando feci gli occhi dolci e lo scrutai attentamente, lo sentii annuire titubante perché di fronte a due persone come me e Grace, sapevo non avrebbe mai vinto.
Guardai la mia amica saltellare a causa della gioia infinita mentre alcuni piccoli fiocchi di neve ricadevano tra i suoi capelli neri.
"Per favore, non fatemi sfigurare" mormorò mio padre prima di spegnere il motore della macchina e voltarsi verso di noi per guardarci attentamente.
Il cuore mi batteva forte perché sapevo che avrei passato del tempo con il ragazzo che stava occupando la mia mente più del dovuto.
Così dopo aver scambiato uno sguardo d' intesa con Grace, scendemmo dalla macchina e cominciammo a camminare attraverso il lungo e curato vialetto di quella che era la casa della direttrice.
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