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13å

Aprii i miei occhi quando sentii qualcosa solleticarmi il viso, realizzando solo in quel momento che qualcosa di davvero strano stava succedendo attorno a me.

Spostai i capelli castani che non erano i miei dalla mia faccia e mi guardai attonita intorno, desiderando profondamente ritornare a dormire perché sentivo di star vivendo un incubo ad occhi aperti.

Spalancai la bocca quando potei chiaramente notare un braccio tatuato stringermi la vita e sentii di star per avere un attacco cerebrale quando constatai non avessimo più il costume della sera precedente addosso, osservando dei vestiti che non erano i miei a ricoprire il mio corpo, in un letto che non era il mio e con Harry che mi stava praticamente soffocando.

Mi fu inevitabile non pensare a come sarei potuta uscire fuori da quella situazione scomoda.

Non ricordavo neanche come ci fossi arrivata, della sera precedente mi erano rimasti solo dei corti e sbiaditi ricordi i quali però erano difficili da differenziare tra realtà e immaginazione.

Quando sentii il corpo quasi totalmente sopra il mio muoversi, constatai che avrei presto avuto delle risposte.

"Delilah" sussurrò Harry prima di aprire i suoi occhi e fissarli nei miei che lo guardavano allibita.

Avevo bevuto, avevo esagerato ed ero finita in una situazione assurda.

Giurai nella mia mente che mai più avrei toccato alcool e ci provai davvero ad abbozzare un sorriso, ma il battito accelerato del mio cuore sembrava quasi gridarmi di trovarmi nel posto sbagliato nel momento sbagliato.

"Cosa è successo ieri sera Harry?" chiesi, provando a mantenere un tono di voce tranquillo, anche se dentro di me desideravo urlare la mia frustrazione.

"Non ti ricordi davvero nulla?" chiese in un sussurro, prima di lasciare la presa sulla mia vita e liberarmi dalla sua stretta.

Mi misi a sedere scombussolata contro la testiera del letto e lo guardai fare la stessa cosa.

Sorrisi perché per un singolo secondo avevo avuto una visione nella quale avevo visto me e lui seduti in quel modo ma in un altro contesto.

Magari fra una decina d'anni.

"Hai fatto un casino Del, hai distrutto mezza casa e hai preso a botte Becky per poi sequestrarmi e costringermi a dormire con te nel mio letto" spiegò mortalmente serio Harry.

Avevo bevuto quello sì, ma non ero di certo quel tipo di persona.

Cercai una qualsiasi titubanza sul suo viso e quando non riuscì più a trattenere le risate, cominciò a ridere, contagiando perfino me che per un secondo l'avevo creduto.

"Direi più che sia stato il contrario in realtà" dichiarai, dopo che un breve flashback della sera precedente invase la mia mente.

Il ricordo di quando mi aveva portata in braccio attraverso tutto il campus.

Forse avevo perfino sorpassato la fase imbarazzo, ma come non potevo farlo quando Harry era uno dei ragazzi più carismatici che avessi mai conosciuto?

Lo guardai tendersi verso il comodino prima di prendere il suo cellulare e sbloccarlo.

Ero anche curiosa di sapere cosa ci fosse all'interno, ma l'ora che avevo letto sullo schermo mi aveva fatta imprecare mentalmente.

"E anche oggi studiamo domani" mormorai, prima di stendermi nuovamente a letto e coprirmi con le coperte quando constatai che fosse davvero troppo tardi per anche solo pensare di andare alle lezioni.

"Grazie a dio mia madre dirige questo posto" aggiunse lui, prima di compiere le mie stesse azioni e cominciare a fissare il soffitto.

I minuti di silenzio passarono veloci e non mi dispiaceva affatto, anche perché sentivo che lui con la sua sola presenza riusciva a far tacere ogni mio demone interiore.

"Ieri sera mi hai raccontato di tua madre" sussurrò lui, quasi spaventato che potessi reagire in qualche strano modo.

E anche se avevo voluto fare finta di nulla, quel ricordo era più vivido degli altri anche perché era successo tuto quando la sbronza mi era quasi passata del tutto.

Annuii titubante, non sicura di voler continuare a parlare di quel argomento.

"Ieri sera ho lasciato Becky" aggiunse dopo un paio di secondi.

Un brivido percorse la mia schiena al solo sentire quella sua affermazione, mentre la realizzazione mi colpiva in faccia come uno schiaffo.

"Perché l'hai fatto?" chiesi senza pensarci più di tanto, anche se in realtà non mi aspettavo una risposta.

Sentii il bisogno di voltarmi per incontrare i suoi bellissimi occhi e quando anche lui fece la stessa cosa, sentii il mio cuore accelerare.

"Per te" rispose serio, e quando udii anche quella cosa, il mio cervello andò in tilt.

Cominciai a sudare freddo ed il mio respiro si accorciò notevolmente.

"Non dovevi Harry, io..." provai a dire ma il suo sguardo glaciale mi fermò dall'aggiungere cose che molto probabilmente avrei detto perché ormai ero entrata in panico.

"Lo hai detto anche tu che dovevo prendere una parte Delilah, e in più non aveva senso farle perdere tempo se la mia mente era occupata soltanto da te" spiegò tranquillo, quasi come se non ci fosse nulla di male in quello che stava dicendo.

E forse quella fu la goccia che fece traboccare il vaso, le parole che resero tutto più reale e colta da uno stato di ansia profonda, spostai le coperte dal mio corpo e senza nemmeno prendere le mie scarpe aprii la porta e corsi come mai lo avevo fatto prima di allora.

Forse Harry avrebbe davvero capito quanto distrutta fossi una volta e per tutte, di quanto anche se avessi voluto credere alle sue parole mi era davvero difficile visto che la prima e l'ultima volta che avevo creduto a tali dichiarazioni stavo per morire.

Corsi sotto lo sguardo stupito di alcuni miei compagni di corsi, sentii l'erba bagnata bagnare i miei piedi scalzi e rabbrividii mentre uno strano dolore invase il mio corpo.

Era quasi come se già sentissi la mancanza del corpo di Harry accanto al mio.

Era stupefacente essere capace di provare un turbine simile di emozioni dopo che negli ultimi sei anni avevo provato solamente dolore e rimpianto.

Riuscire a fidarmi di qualcuno dopo che per tanto tempo avevo avuto solo me.

Continuai a camminare sotto lo sguardo scrutatore dei ragazzi che mi guardavano come se fossi chissà quale attrazione turistica e con le guance rosse a causa dell'imbarazzo per ciò che stavo facendo, arrivai finalmente di fronte al mio dormitorio.

Spalancai la porta senza pensarci più di tanto e mi ritrovai costretta a mettermi una mano sugli occhi a causa dello spettacolo al quale stavo assistendo.

"Dio Delilah, dovresti davvero imparare a bussare!" gridò Grace leggermente imbarazzata del fatto che l'avessi appena beccata a letto con quello che mi ricordai si chiamasse Josh, o almeno così Harry aveva detto.

Sentii dei fruscii prima di capire che Josh si stesse vestendo e quando fui sicura che non l'avrei più visto mezzo nudo, tolsi la mano dai miei occhi.

C'era Grace che si stava coprendo il seno con un lenzuolo mentre permaneva stesa nel suo letto e Josh che non riusciva neanche ad infilarsi una maglietta per il verso giusto.

E come ad essere la ciliegina sulla torta, qualcuno cominciò a bussare insistentemente alla nostra porta.

"Dove hai dormito?" chiese la mia amica prima di guardarmi accigliata a causa dei vestiti che stavo indossando.

"Delilah, apri!" sentii gridare da dietro la porta della nostra stanza, sentendo il respiro mozzarsi e Grace cominciare a capire più o meno cosa stesse succedendo.

Josh sorrise imbarazzato, prima di avvicinarsi alla porta e aprirla senza il mio consenso.

Guardai Grace buttarsi il lenzuolo sulla testa e praticamente scomparire come per magia o almeno era quello che stava tentando di fare.

"Josh" salutò Harry, prima di sorpassarlo e chiudere la porta dietro di lui.

"Ciao Harry!" gridò Grace da sotto le coperte, facendo sbucare una mano da sotto per salutare il ragazzo che era appena entrato nella nostra camera, ragazzo dal quale ero scappata minuti prima.

"Io vado, ciao ragazzi, Grace ci sentiamo..." mormorò Josh, prima di fare un cenno nella mia direzione e abbandonare finalmente quella strana e imbarazzante situazione.

Guardai Harry incrociare le braccia al petto per poi avvicinarsi al letto libero e sedersi come se fosse a casa sua.

"Si può sapere cosa ti passa per la testa?" chiese serio, prima di guardarmi attentamente mentre cercavo conforto nella figura di Grace la quale aveva trovato coraggio e aveva fatto sbucare la testa da sotto le coperte, attenta però a non rivelare il suo corpo nudo sotto di esse.

Guardai Harry voltarsi verso il mio comodino dove i girasoli che lui mi aveva regalato se ne stavano beatamente a mollo e lo vidi perfino sorridere capendo che li avessi davvero tenuti.

Le parole mi morirono in gola ed ero perfettamente cosciente che stesse aspettando una risposta che purtroppo però quel giorno non avrebbe avuto.

"Io, non voglio questo..." dissi per poi indicare verso di lui e me spezzando così il silenzio che ci aveva avvolti.

"Cosa?" gridò Grace quasi a voler esporre la stessa agitazione di Harry, il quale però mi aveva fissata sconvolto e senza più dire nulla.

"Tu sei fuori di testa" mormorò la mia amica, prima che Harry si sentisse talmente fuori posto da doversi alzare dal mio letto.

"Ci sarà mai una volta nella quale non mi scapperai tra le dita come sabbia?" chiese lui, per poi lanciarmi un altro sguardo freddo e voltarsi per andarsene.

Avrei voluto urlare, dirgli di restare, provare a spiegargli che avevo solo bisogno di tempo e che pensavo davvero che lui sarebbe stato in grado di aggiustarmi, ma non lo feci, neanche quella volta.

Perché dirgli quelle cose avrebbe significato che sarei più o meno stata obbligata a coinvolgermi emotivamente e non ero sicura di riuscirci, non ero più sicura di nulla.

Ero semplicemente troppo spaventata dalle mie stesse emozioni e reazioni, e così inconsciamente l'avevo lasciato uscire fuori dalla mia vita perché forse ancora non sentivo di essere pronta ad aprire il mio cuore nuovamente.

"Te lo giuro Delilah, sei la persona più stupida che abbia mai conosciuto" sputò acida Grace, prima di sollevare le coperte e correre verso il suo armadio non importandosi neanche più se qualcuno l'avesse vista mezza nuda.

E forse aveva perfino ragione ma in quel momento mi era troppo difficile pensare ad una singola cosa.

Il cuore mi batteva davvero forte e mi trovavo sul limite dal cominciare a piangere come una bambina piccola, sentendolo quasi spezzarsi a causa dei miei risentimenti e mi dispiaceva davvero tanto aver ferito anche altre persone.

Era a causa di ciò che non avevo lasciato Harry avvicinarsi la prima volta a me, perché sapevo di essere un'arma a doppio taglio e lo avevo dimostrato anche a lui che non fossi così buona come magari aveva pensato.

Che non ci avevo messo neanche un secondo a ferirlo e che non ci avrei ripensato una volta che la decisione era ormai stata presa.

Ero sicura che il tempo mi avrebbe risposto ad ogni singola domanda e non restava altro che scoprirlo.

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