10å
Cosa avevo fatto?
Rabbrividii mentre corsi tra i corridoi con la chiara intenzione di rifugiarmi nella mia stanza anche perché ero certa non sarei più stata in grado di seguire le lezioni, e se quello che Harry aveva detto fosse stato vero, non ci sarebbero state ripercussioni.
Sentii alcune lacrime solitarie solcare il mio viso mentre aprivo di scatto la porta e guardavo pietrificata la scena che mi si era presentata davanti.
C'era Grace intenta a limonare con un tizio sul mio letto.
Grazie a Dio non si erano spinti oltre, altrimenti avrei chiaramente subito un paro cardiaco.
Mi schiarii la gola attirando finalmente la loro attenzione, che una volta notatami avevano provato invano a far finta che nulla fosse successo tra di loro.
"Ci vediamo stasera?" chiese il ragazzo sconosciuto alla mia migliore amica prima di sentirla annuire e uscire dalla stanza dopo avermi fatto un breve cenno con la testa.
"Sul mio letto Grace?" chiesi isterica, una volta che fui sicura che la nuova avventura di Grace non mi avrebbe sentita.
"Pensavo fossi a lezione" si scusò lei mostrando gli occhi dolci, e quello fu abbastanza almeno per quel istante per calmarmi.
"Tu piuttosto, cosa hai fatto?" chiese lei prima di indicare le mie labbra.
"Tu hai chiaramente baciato qualcuno, aspetta..." mormorò lei prima di avvicinarsi a me di scatto.
"Questo è il suo profumo! Hai appena baciato Harry?" chiese allibita, quasi non credendo alle stesse parole che stavano fuoriuscendo dalla sua bocca.
Annuii agitata, prima di andare e sedermi sul letto intenta a fissare un punto fisso nella stanza.
Avrei voluto dirle che ero stata costretta, ma quello sarebbe significato sminuire le sensazioni che avevo provato.
Avevo baciato Harry e mi era piaciuto da matti.
Era spaventoso a tratti realizzare che ci fossi anche solo riuscita e che la mia mente non era stata invasa da nessun pensiero o ricordo traumatico.
Che non avevo avuto un attacco di panico come mi soleva succedere quando un ragazzo si ritrovava solo a sfiorarmi anche per sbaglio.
"E non è successo nulla di strano?" chiese ancora più scioccata di prima.
"Niente di niente, quasi come se la tempesta dentro di me si fosse calmata sotto al suo tocco Grace. Sono terrorizzata..." ammisi sincera, mentre pura paura attraversava i miei occhi.
"E Becky?" chiese in un sussurrò, scoppiando così la mia bolla di pura illusione.
"Non sembra voglia lasciarla" spiegai sconfitta, prima di buttarmi con la schiena contro il materasso e cominciare a fissare il soffitto.
"Penso di avere la soluzione a tutti i tuoi problemi" dichiarò tutto d'un tratto lei, e quando mi voltai e la osservai sorridermi maliziosamente, constatai che stesse tramando qualcosa.
"Cosa stai dicendo Grace?" chiesi leggermente curiosa.
"So che magari non ti sei resa conto che oggi è Halloween Delilah, capisco che sia abbastanza difficile ricominciare da capo" spiegò lei, facendomi quasi spaventare.
Presi il mio cellulare e lanciai uno sguardo alla data che c'era scritta sullo schermo di blocco.
"Non ci posso davvero credere, come ho fatto a non rendermene conto?" chiesi a me stessa, prima di ritrovarmi a darmi uno schiaffo in fronte a causa della mia stupidità.
"Quelli delle confraternite danno una festa e pensavo che ci saremmo potute andare insieme, che ci avremmo magari bevuto su" aggiunse lei, facendomi sussultare al solo udirla dire che avremmo bevuto.
"Lo sai che sono astemia da quando, insomma..." balbettai, cercando di farle capire che non avrei ricominciato a bere quel giorno, anche se di motivi ne avevo un milione.
"Pensi ci sarà anche Jackson?" chiesi con i brividi al solo pronunciare quel nome.
"Penso ci saranno tutti ma questo non ti impedisce di viverti il college Delilah, in più saranno ubriachi marci, figuriamoci se ti riconoscerà" rispose lei per poi aggiustarsi i capelli dietro le orecchie e fissarmi attentamente.
"Anche se dovessi decidere di andare, resta il fatto che non abbiamo un costume" ammisi sincera, quasi vergognandomi del fatto che mi fossi davvero dimenticata di quella festività tanto importante.
"Grazie a Dio hai una migliore amica che ha già pensato a tutto" si complimentò lei da sola, prima di sorridermi ampiamente.
"È un sì?" chiese dopo un paio di secondi di silenzio.
"Prima dovrò vedere da cosa mi vorrai vestire, poi ti risponderò" risposi scoppiando poi a ridere.
"Andiamo" mormorò lei per poi alzarsi dal suo letto e uscire dalla nostra camera seguita da me.
Uscimmo dal campus anche se ero certa che non fosse proprio permesso, non quando si svolgevano le lezioni e sbuffai quando dopo aver camminato kilometri interi, sentii che non saremmo mai arrivate.
"Marcel, siamo venute per i costumi" dichiarò Grace ad un signore sulla trentina d'anni che se ne stava fuori da un piccolo negozio intento a fumarsi una sigaretta.
Seguii la mia migliore amica in silenzio, osservando attentamente ogni piccolo dettaglio di quel negozio che all'apparenza sembrava molto più piccolo di quello che in realtà si era mostrato.
"Harley Quinn e Cat Woman, giusto?" chiese Marcel a Grace, facendomi accigliare al solo sentire quei due personaggi.
"Giusto" rispose lei, talmente eccitata che avessi accettato la sua proposta da mettersi a saltellare per tutto il negozio.
I minuti sembravano passare lenti, forse anche a causa della leggera ansia che sentivo, prima che Marcel facesse finalmente la sua comparsa con due grandi scatole tra le mani.
"Quanto ti devo?" chiesi a Grace, prima di tirare fuori il mio portafogli.
"Niente di niente, fai finta sia un regalo per i compleanni che sono passati" rispose lei, facendomi guardarla sconcertata.
Non avevo tanti soldi, ma almeno in quel momento della mia vita non mi mancavano come lo avevano fatto certe volte in passato.
Negli ultimi cinque anni avevo lavorato tutte le estati e insieme ai soldi che ancora i miei genitori mi davano, ero riuscita a mettere da parte qualcosa.
"Me la farai pagare" le sussurrai, per poi prendere una delle due scatole e cominciare a camminare da dove eravamo venute.
Fuori faceva abbastanza freddo ma a causa della forza fisico che stavo facendo, mi ritrovai a sudare e maledire Grace in tutte le lingue del mondo.
"Non potevamo semplicemente chiamare un taxi?" le chiesi prima di fermarmi per un po' affinché potessi riprendere fiato.
"Tesoro, dovresti davvero chiedere ad Harry di aiutarti ad acquistare un po' più di resistenza" rispose lei, facendomi passare per mille fasi ed espressioni diverse.
"Grace!" gridai, mentre cominciavo a camminare velocemente per raggiungerla, visto che lei non si era fermata.
E quando in leggera lontananza notai i grandi cancelli del college di Indianapolis, sospirai grata che fossimo finalmente arrivate.
Una volta entrate in cortile, potei notare con stupore molti dei miei compagni intenti a decorare alcuni alberi e altri a girovagare con scatoloni ancora più grandi dei nostri.
Forse avevo davvero perso la testa dato che quella stessa mattina nemmeno me ne ero resa conto.
Una volta ritornate in dormitorio ero pronta per dare inizio al nostro dibattito, soprattutto quando con orrore avevo visto Grace alzare in aria una tuta di latex nero.
"Non mi vorrai mica far indossare una roba del genere, giusto?" chiesi in preda all'ansia, cosciente che ogni mia forma si sarebbe percepita a causa del materiale stretto.
"Questo è per me, guarda l'altro ma non ti spaventare..." mormorò intenta ad osservare anche la maschera nera che gli era stata data.
"Oh mio dio..." bisbigliai prima di alzare in alto quelli che avrebbero dovuto essere dei pantaloni corti ma che in realtà sembravano essere più mutande a causa di quanti striminziti e corti fossero.
"Si può sapere cosa pensavi quando hai scelto questi costumi?" chiesi in preda all'agitazione, mentre cominciavo a pentirmi di aver accettato di andare a quella stupida festa, con il timore che avrei attratto occhiate indesiderate e attenzioni da persone sbagliate.
Fissai ancora più confusa le calze a rete, constatando che a poco servissero in realtà.
"Vuoi sapere la verità? Ho pensato a quanto bene ti potessero stare, soprattutto con questi tatuaggi bestiali che hai sulle gambe" rispose lei con totale sincerità, indicando poi le mie gambe.
Il solo ed unico problema era che quei tatuaggi non li avevo fatti per mostrarli ad altri, non li avevo fatti nemmeno per piacere, se non per coprire vecchie cicatrici.
"Nessuno noterà mai cosa c'è sotto l'inchiostro Delilah, stai tranquilla..." disse distratta, quasi leggendomi nella mente.
"Vado a prendere da mangiare, vuoi venire o mi aspetti qui?" Chiese dopo avere rimesso nella scatola il suo costume.
Ci pensai per alcuni secondi e quando realizzai che inevitabilmente avrei incontrato Jackson e magari assistito ad uno scambio di baci tra Harry e Becky, scossi la testa negativamente.
La guardai abbandonare nuovamente la stanza e sospirai pesantemente prima di affondare la mia faccia nei palmi delle mie mani.
"Cosa sto facendo?" sussurrai, leggermente spaventata dal fatto che se mi fossi lasciata andare così tanto, mi sarebbero ricapitate le stesse cose.
Avevo vissuto con il terrore negli ultimi anni e mi era davvero difficile metterlo da parte, tentare di sconfiggere quelle che ormai erano diventate fobie.
Ma avevo solo ventitré anni e mi sentivo come se fossi già morta dato che dopo quella sera la mia voglia di vivere era scomparsa del tutto.
Mi ero rinchiusa in me stessa come un riccio e mi era davvero difficile pensare anche solo di raccontarmi, di aprirmi con qualcuno e di mostrare come realmente ero, non solo far vedere loro il muro di apatia e indifferenza che avevo alzato per proteggermi.
Io non ero così.
Ero esuberante, ero divertente, ero simpatica ma soprattutto avevo sempre amato l'amore.
Le sensazioni forti, le avventure e le uscite improvvisate.
Avevo paura, avevo paura che Harry mi avesse letto come un libro aperto e da quello che avevo potuto capire e provare, era quasi come se ogni minuto che passassi in sua compagnia, riuscisse ad abbattere le mie barriere, sempre di più.
Era complicato dover fantasticare sul ragazzo di un'altra e ancora più difficile realizzare che ci sarei davvero potuta essere io se avessi smesso di scappare quando dovevo, quando la cosa giusta da fare era restare.
Ma il dolore per la perdita di mia madre sommato a tutti i traumi passati mi avevano fatto perdere la ragione, mi aveva spaventata talmente tanto l'idea che avrei dovuto raccontare la mia vita che era quasi ormai diventata un'abitudine quella di fuggire via quando la situazione si complicava.
Nessuno prima di Harry aveva dimostrato talmente tanto interesse nei miei confronti, nel conoscermi ma soprattutto nel capirmi e se da un verso era ammaliante, dall'altro riapriva vecchie ferite senza neanche rendersene conto.
Con Grace era stato tutto naturale, anche perché ci conoscevamo fin dall'asilo e non esisteva persona al mondo che avesse potuto anche solo credermi come lei aveva fatto.
Sentii bussare alla porta e mi risvegliai dai miei pensieri, sussultando a causa del leggero spavento poiché mi ero davvero persa di nuovo tra le nuvole.
Mi alzai svogliatamente dal letto e spalancai la porta, pronta a vedere di fronte me Grace con il cibo che tanto stavo aspettando, ma quando al posto suo, si materializzò un girasole accanto ai miei piedi e sotto ad esso una piccola busta, sentii le lacrime quasi minacciare di uscire dai miei occhi a causa della sorpresa.
"Cosa stai facendo sulla soglia della porta?" chiese Grace, la quale stava camminando con leggere fatica attraverso il lungo corridoio, a causa delle buste grandi presenti nelle sue mani.
"Aspetta un attimo" disse lei accigliandosi profondamente, prima di osservare l'ennesimo girasole nelle mie mani, alternando poi lo sguardo tra me e la busta bianca.
"Questo è davvero carino..." mormorò, per poi spingere la porta della nostra stanza ed entrare.
Chiusi la porta dietro di me e mi fermai nel bel mezzo della stanza.
Grace capendo il mio momento di difficoltà prese il girasole dalla mia mano e lo mise nel bicchiere d'acqua accanto a quello della sera precedente.
"Ma tu sei un girasole, giri sola.
Sai bene come ci si sente quando vuoi gridare ma non dici niente, quando vuoi piangere ma ridi sempre" lessi ad alta voce, sentendo i peli sulle mie braccia rizzarsi a causa del vuoto che si era creato dentro di me.
Anche se non sembrava, forse Harry aveva capito tutto, fin dall'inizio.
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