2.8 ~ Sogni d'oro
La pagina strappata dal numero de La Gazzetta del Profeta della mattina precedente riportava il brevissimo articolo che Rose stava rileggendo per l'ennesima volta.
Sturgis Podmore, 38 anni, residente al numero 2 di Laburnum Gardens, Clapham, è apparso davanti al Wizengamot con l'accusa di effrazione e tentata rapina al Ministero della Magia il 31 agosto. Podmore è stato arrestato da Eric Munch, guardiamago del Ministero della Magia, che l'ha sorpreso nel tentativo di forzare una porta di massima sicurezza all'una di notte. Podmore, che si è rifiutato di parlare in propria difesa, è stato condannato per entrambe le accuse e dovrà scontare sei mesi ad Azkaban.
Era domenica sera, e lei si trovava nella sala comune dei Grifondoro. Harry e Ron erano davvero indietro con i compiti, così, non volendo chiedere a Hermione, avevano supplicato Rose di aiutarli, aggrappandosi in particolar modo al deludente sabato che avevano trascorso; c'erano stati, infatti, i primi allenamenti di Quidditch della squadra di Grifondoro, e Ron – il nuovo Portiere – aveva giocato abbastanza scarsamente a causa dei Serpeverde, che si erano presentati con l'intento di deridere l'intera squadra avversaria. Così Rose, un poco impietosita e cogliendo l'occasione per passare del tempo con suo fratello, aveva accettato di aiutarli nei compiti. Verso le undici e mezzo, quando la sala comune aveva iniziato a svuotarsi, Hermione aveva finalmente deciso di dare il suo contributo, concedendo a Rose la tregua meritata, proprio quando era giunta una lettera per Ron da parte di Percy, il quale aveva chiesto al fratello minore di lasciarsi aiutare da Dolores Umbridge – una donna deliziosa! – e 'tagliare i ponti' con Harry, che, secondo lui, era diventato piuttosto instabile. Inutile dire che Ron aveva ridotto la lettera a brandelli.
Era mezzanotte passata, e la sala comune era deserta, tranne che per loro quattro, Grattastinchi e Betty, la quale proprio quel pomeriggio era tornata dalla padrona. Era rimasta, infatti, nella capanna di Hagrid per l'estate intera; nonostante il guardiacaccia fosse partito per la missione assegnatagli da Silente, aveva lasciato Betty in ottime condizioni insieme al suo cane Thor, e con tutto il cibo necessario.
Harry e Ron erano sprofondati nelle poltrone, Hermione stava correggendo i loro temi di Astronomia, e Rose leggeva La Gazzetta del Profeta che suo fratello le aveva mostrato. Daphne aveva interrotto il suo abbonamento al quotidiano, dunque erano entrambe rimaste indietro con le nuove notizie. Oltre al misterioso articolo riguardante le strane azioni di Sturgis Podmore, membro dell'Ordine della Fenice, c'erano alcune righe su Sirius che avevano decisamente preoccupato Rose.
Il Ministero della Magia ha ricevuto una soffiata da una fonte attendibile sul fatto che Sirius Black, famigerato terrorista – riepilogo dei suoi presunti crimini – al momento si nasconde a Londra.
E lei poteva quasi vederlo il maligno zampino di Lucius Malfoy.
Tormentata dal timore per Sirius e colma di domande riguardo Sturgis Podmore, si alzò dalla poltrona e gettò il giornale e la pagina strappata nel fuoco, che scoppiettava nel camino come ogni notte. Mentre il quotidiano si scioglieva in cenere, Rose fece un balzo.
«Sirius!»
Non ne era certa, ma le era sembrato di intravedere il volto di Sirius tra le fiamme. Era stata un'allucinazione data dal fatto che lo stesse pensando proprio in quel momento?
«Cosa?» fece Harry, che era scattato in piedi al nome del padrino.
«Io... penso di aver visto la testa di Sirius» rispose Rose, senza staccare lo sguardo smeraldino dal fuoco.
«La testa di Sirius?» ripeté Hermione, un poco scettica, spostando l'attenzione dai temi di Astronomia di Harry e Ron. «Intendi dire come quando voleva parlarvi durante il Torneo Tremaghi? Ma adesso non lo farebbe, sarebbe troppo... Sirius!»
Tra le fiamme, era apparsa la testa di Sirius, un sorriso impresso sul volto.
«Cominciavo a pensare che sareste andati a letto prima che sparissero tutti gli altri. Ho controllato ogni ora.»
«Sei comparso ogni ora?» chiese Harry, divertito, sedendosi sul pavimento, di fronte al camino.
«Solo per qualche secondo, per vedere se c'era via libera.»
«Poteva essere pericoloso, Sirius» disse Rose, accomodandosi accanto al fratello con le gambe incrociate, e Betty, stufa di cercare di convincere Grattastinchi a giocare con lei, le saltò in grembo. «Non dovresti contattarci, il Ministero sa che sei a Londra, Lucius Malfoy ti ha riconosciuto alla stazione.»
«Grazie, Lily, ma conosco i rischi» disse Sirius con un mezzo sorriso, e lei sentì il cuore sciogliersi dopo le sue parole. «È il solo modo che mi è venuto in mente per rispondere alla lettera di Harry senza ricorrere a un codice... i codici si possono decifrare.»
«Non ci hai detto che avevi scritto a Sirius!» esclamò Hermione, rivolgendosi a Harry.
Lui aveva già aperto la bocca per replicare, ma Rose non glielo permise.
«Possiamo lasciare le spiegazioni a dopo?»
«Sì» concordò Sirius, «meglio sbrigarci, prima di venire interrotti... la cicatrice.»
«Che cosa...?» cominciò Ron, ma Rose e Hermione gli lanciarono un'occhiataccia, e lui tacque.
Quando, due giorni prima, la Umbridge aveva preso la mano di Harry per osservarne le condizioni, lui aveva percepito un dolore alla cicatrice, ma Ron non ne era ancora al corrente.
«Be', so che non può essere divertente quando ti fa male» ammise Sirius, «ma siamo convinti che non ci sia niente di cui preoccuparsi sul serio. Ti ha fatto male per tutto l'anno scorso, vero?»
«Sì» rispose Harry, «e Silente ha detto che succedeva tutte le volte che Voldemort provava un'emozione intensa. Quindi forse, non so, era solo molto arrabbiato la sera che ho subito quella punizione.»
«Be', adesso che è tornato ti farà male più spesso.»
«Quindi la Umbridge non c'entra?» domandò Rose.
«Ne dubito. La conosco di fama e sono sicuro che non è una Mangiamorte...»
«È abbastanza perfida da poterlo essere» affermò Harry.
«Sì, ma il mondo non è diviso in brava gente e Mangiamorte» disse Sirius. «Lo so che è un brutto soggetto, però... dovreste sentire Remus quando parla di lei.»
«Lupin la conosce?» chiese Harry.
«No, ma due anni fa lei ha presentato un progetto di legge anti-lupi mannari che gli rende praticamente impossibile trovare lavoro.»
L'avversione di Rose per la Umbridge aumentò a dismisura.
«Mi chiedo perché Silente l'abbia assunta» confessò. «Non ci permette neanche di usare la magia a lezione!»
«Non facciamo altro che leggere quello stupido libro» protestò Ron.
«Ah, be', i conti tornano» affermò amaramente Sirius. «Le nostre informazioni dall'interno del Ministero dicono che Caramell non vi vuole addestrati a combattere.»
«Addestrati a combattere!» esclamò Harry, incredulo. «Che cosa crede che facciamo qui, che formiamo una specie di esercito dei maghi?»
«Non sarebbe male» scherzò Rose. «Di certo tornerebbe più utile di quelle stupide lezioni.»
«È proprio quello di cui è convinto» rivelò Sirius, «o meglio, è proprio quello che teme faccia Silente: formare il suo esercito personale col quale riuscirà a impossessarsi del Ministero della Magia.»
Questa rivelazione fu seguita da qualche istante di silenzio.
«È la cosa più stupida che io abbia mai sentito» affermò Ron, «incluse tutte le scemenze che spara quella Luna Lovegood.»
«Quindi ci viene impedito di imparare Difesa contro le Arti Oscure perché Caramell ha paura che useremo gli incantesimi contro il Ministero?» s'infuriò Hermione.
«Già.»
«Dovremmo imparare da soli» disse piano Rose, in tono scherzoso.
Sirius non la sentì, ma Hermione le rivolse un'occhiata incuriosita.
«Caramell è convinto che Silente non si fermerà davanti a nulla per prendere il potere. È sempre più ossessionato da lui. È solo questione di tempo: lo farà arrestare con qualche accusa falsa.»
«Sai se ci sarà qualcosa su Silente sulla Gazzetta del Profeta di domani?» domandò Harry. «Percy, il fratello di Ron, pensa di sì...»
«Non so» rispose Sirius. «Non ho visto nessuno dell'Ordine per tutto il fine settimana, sono tutti impegnati. Siamo rimasti solo io e Kreacher quaggiù...»
«Quindi non hai notizie nemmeno di Hagrid?»
«Ah... be', doveva essere già di ritorno, nessuno sa che cosa gli è successo. Ma Silente non è in pensiero, quindi non agitatevi, voi quattro, sono sicuro che Hagrid sta bene.»
«Ma se doveva essere già tornato...» osservò angosciata Hermione.
«Madame Maxime era con lui, ci siamo messi in contatto con lei e dice che si sono separati nel viaggio di ritorno... ma niente lascia pensare che sia ferito o... be', niente suggerisce che non sia perfettamente a posto.»
Harry, Ron, Hermione e Rose si scambiarono delle occhiate preoccupate e per nulla convinte, e Sirius si affrettò a metterli in guardia.
«Sentite, non andate in giro a fare troppe domande su Hagrid, attirerete ancora di più l'attenzione sul fatto che non è tornato, e so che Silente non lo vuole. Hagrid è un duro, se la caverà.»
I quattro non si sforzarono neanche di apparire sollevati.
«Quand'è il vostro prossimo fine settimana a Hogsmeade, comunque? Stavo pensando...»
«No!» esclamò subito Rose, preoccupata. «È fuori discussione. Te l'ho detto prima, è pericoloso, il Ministero...»
«Oh, loro» fece Sirius con un ghigno, «sono sempre lì che cercano di indovinare dove mi trovo, non hanno il minimo indizio...»
«Sì, ma questa volta forse ce l'hanno» disse Harry.
«Sanno che sei a Londra» ripeté Rose, «te l'ho detto, Malfoy e suo padre ti hanno riconosciuto!»
«Quindi non venire qui, per nessun motivo» riprese Harry. «Se Malfoy ti riconosce di nuovo...»
«D'accordo, d'accordo, ho capito» lo interruppe Sirius, dispiaciuto. «Era solo un'idea, pensavo che vi avrebbe fatto piacere stare un po' insieme.»
Rose si sentì sprofondare un poco. Avrebbe amato passare del tempo con Sirius, ma non poteva, e lui lo sapeva. Si augurò che presto si sarebbe fatta chiarezza al Ministero sui presunti crimini di Sirius, e che, una volta dichiarato innocente, lui, lei e Harry sarebbero potuti essere finalmente una famiglia.
«Certo che ci piacerebbe, ma non vogliamo che ti spediscano di nuovo ad Azkaban!» esclamò Harry con forza.
Ci fu un breve silenzio, durante il quale Rose si sentì parecchio a disagio.
«Siete meno simili a vostro padre di quanto pensassi» concluse gelido Sirius. «Il rischio sarebbe stato il pepe per James.»
«Senti...»
«Be', è meglio che vada, sento Kreacher che scende le scale. Vi scrivo per dirvi un orario in cui posso tornare nel fuoco, allora, d'accordo? Se ve la sentite di rischiare...»
«Sirius...»
Ma la sua testa era già scomparsa, e le fiamme avevano ripreso a scoppiettare tranquillamente. Hermione, scuotendo piano il capo con un'espressione preoccupata, diede un'ultima occhiata ai compiti di Harry e Ron, mentre il primo restava seduto sul pavimento e il secondo sprofondato nella poltrona. Rose, lanciando un'occhiata al fratello e avvolgendo Betty tra le proprie braccia, si alzò con un sonoro sospiro.
Si sistemò la borsa sulla spalla, quindi, rilasciando nell'aria un silenzioso «buonanotte», abbandonò la sala comune dei Grifondoro per dirigersi nella propria. Essendo un prefetto, le probabilità di beccarsi una punizione se Gazza l'avesse trovata in giro per i corridoi a quell'ora di notte erano notevolmente diminuite, dunque giunse nei sotterranei con una tranquillità che gli anni precedenti non aveva mai avuto il privilegio di possedere.
Accarezzando il pelo candido di Betty, bisbigliò la parola d'ordine, e, mentre il muro scivolava da un lato per permetterle di passare, lei sgusciò in fretta all'interno della sala comune dei Serpeverde. Una volta dentro, si lasciò andare a un sospiro di sollievo, la borsa che si posava con un tonfo sordo sul pavimento e Betty che si lanciava sul tappeto verde, accucciandosi di fronte al camino acceso. Anche a settembre, nei sotterranei, il freddo pungeva.
I guizzi delle fiamme gettavano sui muri di pietra sagome spettrali, nella penombra della vuota sala comune.
Non fosse stata per la sensazione di disagio che provava da quando Sirius si era congedato, Rose avrebbe potuto addormentarsi all'istante, lì e in piedi. L'indomani sarebbero ricominciate le lezioni, e lei non era sicura che sarebbe riuscita a sopportare il sonno che stava perdendo secondo dopo secondo.
«Potter?»
Rose si voltò di scatto, e i capelli castani vorticarono attorno a lei con rapidità. Si portò una mano sul petto, dove il cuore batteva spaventato.
«Malfoy...»
Draco si era alzato dalla poltrona sulla quale era stato seduto fino a quel momento.
«Mi hai fatto prendere un colpo.»
«Dove sei stata?» chiese lui, avvicinandosi piano.
La sonnolenza di Rose si tramutò improvvisamente in sospetto.
«Perché ti interessa?»
«Devi stare attenta» disse lui, serio come lei raramente lo aveva visto. «Non è sicuro.»
«Cosa non è sicuro?»
Lui sollevò le sopracciglia.
«Contattare chiunque tu abbia contattato stanotte.»
Rose sgranò appena gli occhi.
«Come lo sai?»
Draco alzò le spalle con noncuranza.
«So che tu e Potter siete in contatto con... i vostri. Ma dovreste smetterla.»
«Allora sai anche che se non siamo al sicuro è colpa tua» sibilò Rose, puntandogli un dito contro il petto, ormai decisamente vicino. «Avete detto al Ministero dove si trova!»
Sapeva che non avrebbe dovuto riversare la propria angoscia su di lui, perché era certa che il colpevole fosse Lucius Malfoy e non Draco. Ma trovarselo davanti così, a dirle di fare attenzione, mostrando di preoccuparsi per la sua incolumità, le faceva desiderare di accusarlo di qualsiasi dannato problema della sua vita, perché la irritava e la attraeva al contempo, e ciò che sentiva quando lo guardava era una tale confusione che la spingeva a voler gridare contro di lui, perché, alla fine, di una cosa era davvero colpevole: i suoi sentimenti.
«Ho provato a fermarlo, te l'ho detto» replicò Draco.
Sollevò una mano, e prese quella che lei aveva puntato contro il suo petto. Chiuse piano le dita attorno a quelle serrate di lei, senza smettere di osservare le sue iridi verdi, che esprimevano ora una moltitudine di sentimenti dominata dalla confusione.
«C-come faccio a crederti?»
La domanda bisbigliata di Rose suonò più incerta di quanto avesse voluto. Se solo il pollice di lui non avesse iniziato a carezzare la pelle del suo pugno, era certa che la sua voce sarebbe stata più sicura.
«Dovresti fidarti.»
«Perché?»
Le fredde iridi d'argento di lui rimasero incastrate nelle sue, nonostante lei desiderasse soltanto distogliere lo sguardo.
«Perché tengo a te.»
Rose schiuse le labbra, incredula. Era una dichiarazione che lei aveva bramato ardentemente, ma che, al contempo, sapeva essere funesta. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma le parole si erano nascoste in fondo alla sua gola, la sua lingua sembrava costringerla a restare in silenzio, e il fiato le mancava.
Draco abbassò lo sguardo sulle loro mani unite, e premette il palmo di lei sul proprio petto, nel punto esatto in cui il cuore batteva furiosamente, senza accennare a voler rallentare. Perché lui non voleva affatto aspettare ancora.
«Avanti, Rose» sussurrò. «Non farti pregare.»
Era la prima volta che la chiamava per nome, il suo cuore aveva fatto un balzo. E lei avrebbe voluto, Rose avrebbe davvero voluto esaudire il desiderio di Draco – e il proprio – ma non poteva.
Così, anche se riluttante, indietreggiò di un passo, tentando di districarsi dalla sua stretta. Ma la mano di Draco si spostò attorno al suo polso, tirandola di nuovo verso di sé, e lei sbatté contro il suo petto, entrambe le mani incastrate tra il proprio corpo e quello di lui, mentre Draco le circondava la vita con un braccio, posando l'altra mano dietro la sua testa, le dita tra i suoi capelli.
Poi, premette le labbra su quelle di lei.
La baciò con intensità, fino a toglierle il respiro, stringendola più che poté, le dita che le accarezzavano le ciocche castane, scendendo lungo la sua schiena, l'altro braccio a cingerle delicatamente la vita. Lei tentò invano di opporre una debole resistenza, poi si lasciò baciare, spingendosi di più contro di lui, serrando tra le dita la stoffa sottile della camicia candida che indossava.
Quando si separarono, un angolo delle labbra di Draco era sollevato in un sorriso genuino, e Rose avrebbe ricambiato se il profondo significato di ciò che era appena accaduto tra di loro non fosse crollato sulle sue spalle. Lui era il figlio di un Mangiamorte, lei la sorella del Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto. Perché aveva deciso di dichiarare con quel bacio ciò che provava nei suoi confronti proprio ora, dopo che Voldemort era risorto e suo padre tornato al suo servizio?
Rose non poteva avere la certezza che Draco non stesse fingendo, nonostante il volto di lui in quel momento non esprimesse altro che un silenzioso e sincero pizzico di gioia, un sentimento che lei non aveva mai visto appartenergli. Non poteva fidarsi facilmente di lui, non quando le era stato raccomandato di fare attenzione e diffidare di chiunque, perché i bui tempi della Prima Guerra Magica si erano abbattuti di nuovo su di loro.
Gli posò le mani sul petto, e lui si lasciò spingere via, rimuovendo le braccia da lei, il sorriso scomparso e la mandibola indurita.
«So cosa stai pensando» affermò freddamente.
«E allora vuol dire che mi capisci» replicò lei in un sussurro. «Tuo padre è un Mangiamorte...»
«Io non sono mio padre» la interruppe Draco, la voce bassa ma gelida.
«Lo so, è solo che...»
«Non ti sto prendendo in giro. Lui non lo sa, non sa niente. Non c'entra nulla con questo. Tu... tu mi piaci davvero, Rose. E anche da un po'.»
Il fiato di Rose si spezzò, mentre Draco spostava lo sguardo, le mani nelle tasche dei pantaloni. Credeva che sarebbe bastato baciarla, e invece lei aveva voluto spiegazioni. Spiegazioni che lui aveva soffiato fuori più rapidamente che aveva potuto, perché dirlo ad alta voce, di fronte a lei, gli aveva fatto contorcere le viscere nello stomaco, un sensazione piuttosto spiacevole.
«Perché me lo dici adesso?» domandò lei, piano.
Draco la guardò di nuovo, un misto di arroganza e perplessità negli occhi.
«Voglio dire» continuò Rose, torturandosi il labbro inferiore con i denti, «se... se ti piaccio da un po', perché non me lo hai detto prima? Perché proprio ora?»
«Pensavo di avere tempo» confessò Draco. «Ma le cose sono cambiate. Sappiamo entrambi che quell'idiota di tuo fratello ha detto la verità. E adesso non lo so quanto tempo mi resta. Quanto tempo ci resta.»
Rose non replicò, la bocca aperta alla ricerca di parole, ma non ne trovò alcuna adatta per esprimere i dubbi che la tormentavano.
«Non lo so» concluse infine, abbassando lo sguardo. «Questa cosa... questa cosa tra di noi... potrebbe essere pericolosa.»
«Lo so» ribatté Draco, gelido e arrogante. «Ma io ho fatto la mia scelta. Adesso tocca a te. Se te la senti di rischiare...»
Le voltò rapidamente le spalle, senza concederle la possibilità di cercare una risposta.
Era la seconda volta, quella sera, che qualcuno le chiedeva di rischiare. Ma ne valeva la pena? Ciò che le veniva chiesto valeva il rischio?
Si gettò sul materasso senza neanche cambiarsi. Malgrado i tormenti, ebbe appena il tempo di sfiorarsi le labbra con le dita, lì dove aleggiava ancora il sapore di lui, perché si addormentò subito. Il suo sonno, però, fu infestato dagli incubi. Accecata da un lampo di luce verde, una malvagia risata in sottofondo, udì le grida di suo fratello, che la accusava di averlo tradito, e vide un Mangiamorte avanzare verso di lei. E lei indietreggiava, indietreggiava ancora, ma si trovava con le spalle al muro. Il Mangiamorte sollevava una mano guantata, e, lentamente, abbassava il cappuccio. Gli occhi di ghiaccio di Draco Malfoy la fissavano vuoti, mentre levava la bacchetta, e un getto di luce verde la attraversava.
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