Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

2.7 ~ Non devo dire bugie

I provini per la squadra di Quidditch di Serpeverde si tennero il giovedì di quella prima settimana scolastica. Draco Malfoy aveva il posto da Cercatore assicurato dal secondo anno, nonostante la nomina di Capitano fosse cambiata, passando a Graham Montague, un Cacciatore grosso di fisico ma carente di cervello.

La squadra era riunita nel campo di Quidditch, con indosso la divisa sportiva, i lucidi e pregiati manici di scopa stretti tra le dita, e il gruppetto di aspiranti giocatori radunato di fronte a loro.

Mancavano un Cacciatore e due Battitori; Cassius Warrington, capace Cacciatore scoperto l'anno precedente, scorreva la lista dei Serpeverde che si erano segnati per fare i provini, mentre Montague squadrava i possibili Battitori.

«Ah, Pucey» fece Warrington, alzando gli occhi dalla lista e tentando di intravedere il compagno attraverso gli intensi raggi del sole calante che gli pungevano le pupille. «Sei venuto a rivendicare il tuo posto?»

Adrian Pucey aveva sempre giocato nella squadra come Cacciatore, ma l'anno precedente aveva dovuto rinunciare allo sport dopo una serie di infortuni ricevuti proprio durante il Quidditch l'estate prima, e Warrington lo aveva sostituito.

Pucey gli rivolse un sorriso, così largo da sembrare quello di uno squalo.

«Forse quest'anno riusciremo a giocare insieme.»

«Ci sei solo tu proposto come Cacciatore» fece Montague, ricordando di aver dato un'occhiata di sfuggita alla lista. «Se vuoi, ti nomino ora e eviti il provino.»

«No» disse Warrington. «Si è iscritto un altro Serpeverde.»

«Non mi sembrava» replicò perplesso Montague.

«Invece sì» ribatté convinto Warrington. «Una ragazza. Sì, una ragazza» aggiunse, dopo aver ricontrollato la lista.

«Allora il posto è già mio» fece spavaldo Pucey, mostrando nuovamente il suo sorriso da squalo.

«E dove sarebbe questa ragazza?» domandò Montague, scrutando il gruppetto.

Warrington sollevò le spalle.

«Starà per...»

«Scusate il ritardo!»

Draco Malfoy si sarebbe potuto aspettare chiunque tranne che lei. Rose arrivò di corsa, le guance rosse e il fiato corto, e si sistemò nel gruppetto di aspiranti giocatori.

A dir la verità, non era perfettamente consapevole nemmeno lei di cosa l'avesse spinta a segnare il proprio nome su quella lista, sapeva soltanto che aveva un grande desiderio di giocare a Quidditch nella squadra della sua Casa, o almeno di provarci. Si era chiesta per quale motivo questa voglia di partecipare non fosse giunta prima, e, trovandosi davanti alla lista nella sala comune di Serpeverde, aveva elencato le ragioni per le quali non avrebbe dovuto tentare, scoprendo che non ce n'era nessuna che potesse dissuaderla - a parte il timore di subire qualche grave infortunio.

Draco la guardò, mascherando in fretta lo stupore e l'interesse quando lei lo sorprese a fissarla, e un ghigno si fece strada sulle sue labbra. Quell'anno ne avrebbe viste delle belle, ne era certo.

«Rose Potter?» chiese Warrington, fissando prima il suo nome sulla lista poi lei.

Rose annuì, tenendosi ansimante la milza.

«Bene, possiamo iniziare» decretò Montague. «Battitori, da questa parte.»

Quando i provini dei Battitori terminarono, il cielo era buio, l'unica luce proveniva da una timida mezza luna e dalle sue stelle, piccoli puntini luminosi ricamati su quella scura e pesante coperta. Come nuovi Battitori vennero nominati Tiger e Goyle, che in realtà non erano stati tanto più bravi degli altri da meritarsi un posto in squadra; Montague doveva averli scelti solo per la loro stazza.

«Cacciatori!»

Rose scattò in piedi, ma Pucey era già sceso dagli spalti, quindi si sedette di nuovo con uno sbuffo. Durante i precedenti provini, Pucey non aveva fatto altro che guardarla. Dapprima le aveva lanciato occhiate minacciose che lei aveva deliberatamente ignorato; poi i suoi sguardi erano diventati incuriositi, l'aveva studiata tentando di capire se fosse brava a Quidditch e se avesse davvero potuto superarlo; infine, l'aveva osservata di tanto in tanto con quella che sembrava pura indifferenza, ma che era in realtà macchiata da una buona dose di curiosità.

«Come mai qui?»

Draco Malfoy si lasciò cadere accanto a lei non appena Pucey si fu sollevato in volo. Le sfiorò volontariamente il braccio con il proprio, e lei si sentì avvampare.

«Mi piacerebbe giocare nella squadra» rispose Rose con apparente semplicità, sollevando le spalle e sperando che le sue guance avessero ripreso il loro solito colorito.

«Credevo fosse per stare un po' con me.»

Lei sospirò contrariata di fronte al suo ghigno.

«Sei così egocentrico...»

«O forse solo interessato a te.»

Rose, le labbra schiuse, sgranò gli occhi, la sorpresa che le avvolgeva le iridi verdi, mentre voltava la testa per fissarlo. Lo sguardo nuvoloso di lui era sempre lo stesso, eppure riuscì a scorgervi qualcos'altro che non avrebbe potuto spiegare, qualcosa che non afferrò completamente, perché fu solo un guizzo, poi il grigio delle sue iridi placò la ricerca di lei con la sua solita gelida indecifrabilità.

«Potter!»

Adrian Pucey era appena atterrato, e Montague, in aria sulla sua scopa con la Pluffa in mano, le stava facendo segno di avvicinarsi. Rose scese dagli spalti senza concedere a Draco un altro sguardo, la brezza della sera che le rinfrescava le guance calde e rosse, e, afferrata una scopa dal mucchio di quelle della scuola, vi montò. Si diede una spinta con i piedi, le dita di entrambe le mani serrate attorno al manico, e si sollevò in volo, raggiungendo Montague, vicino al quale Warrington aveva osservato la partenza di Rose, constatando che non fosse affatto male. Se aveva il Quidditch nel sangue, così come si diceva, non avrebbe avuto grandi problemi a entrare nella squadra, se non la simpatia che i giocatori nutrivano verso Pucey, il candidato che preferivano.

«Io proverò a toglierti la Pluffa» le spiegò Montague, «tu invece devi segnare» e le indicò i tre anelli a difesa dei quali si era posizionato il Portiere, Miles Bletchley. «Warrington giocherà con te. Pronta?»

Rose annuì, quindi Montague, sogghignando inspiegabilmente, le lanciò la Pluffa, e lei l'afferrò al volo. Lui e Warrington si allontanarono, sistemandosi in zone diverse del campo. Non appena il Capitano fischiò, Rose scattò verso gli anelli.

Warrington la seguiva dal basso, pronto ad afferrare la Pluffa in caso le fosse caduta, e Montague tentava di fermarla. Le si parò davanti diverse volte, tagliandole la strada con un ghigno antipatico, e lei fu sempre costretta a cambiare direzione. Lui cercò poi di sottrarle la Pluffa, e Rose dovette passarla parecchie volte a Warrington, giusto il tempo necessario perché Montague smettesse di starle addosso.

Il provino era quasi finito quando Montague si gettò su di lei con tutta la propria mole, sbattendo con violenza contro la sua spalla. L'impatto fu esageratamente forte, e se Rose non cadde dalla scopa fu solo perché Warrington aveva avuto il buonsenso di avvicinarsi a lei non appena aveva visto Montague puntarla. Mentre la Pluffa precipitava, Rose rilasciò un gemito di dolore, stringendosi la spalla destra e serrando i denti, le palpebre strizzate. Alle grosse mani di Warrington, che l'avevano rimessa in equilibrio sulla scopa con una gentilezza che lei non si sarebbe mai aspettata da parte sua, si aggiunse un palmo più piccolo e leggero.

«Potter, ce la fai a scendere?»

Rose aprì gli occhi luccicanti di lacrime, mettendo a fuoco il viso di Malfoy. In sottofondo sentiva Warrington inveire contro Montague, che ridacchiava come se la situazione fosse estremamente divertente. Annuì, afferrando di nuovo il manico della scopa e lasciandosi guidare a terra da Draco, che le stringeva il gomito sinistro.

Scese dalla scopa e osservò Warrington, Montague e Bletchley discutere, i primi due erano piuttosto accaniti. Draco, accanto a lei, sospirò appena, poi, dopo aver lanciato un'occhiata preoccupata alla sua spalla dolente, si alzò nuovamente in volo, raggiungendo la squadra.

Strofinandosi la spalla, Rose guardò per un attimo Pucey, che sembrava divertito, poi fissò i quattro Serpeverde, che ora discutevano con più discrezione. Mentre Bletchley parlava, Montague le parve soddisfatto, Warrington contrariato, Malfoy indecifrabile.

«Ha giocato meglio» stava dicendo Bletchley, riferendosi a Pucey.

«Anche lei avrebbe giocato bene se Graham non l'avesse messa apposta in difficoltà» obiettò Warrington. «Voleva buttarla giù dalla scopa...»

«Sì, ha sbagliato» concordò Bletchley, «ma Adrian ha giocato comunque meglio...»

«E infatti Pucey entrerà in squadra» dichiarò Montague, in un tono che non ammetteva repliche.

«Sei un imbecille» sbottò Warrington, prima di voltargli le spalle e volare a terra, seguito da Bletchley.

Scosse la testa verso Rose, e lei sospirò, rivolgendogli però un sorriso di gratitudine.

Dopo che anche Montague e Malfoy furono atterrati, Pucey si avvicinò, il ghigno da squalo già schiaffato sul viso. Ma Montague non lo degnò neanche di uno sguardo, battendo invece una mano sulla spalla sana di Rose mentre la superava.

«Sei in squadra, Potter.»

Stupita, lei lo guardò allontanarsi, mentre il sorriso di Pucey si congelava sul suo volto, e Warrington e Bletchley osservavano sbigottiti il loro Capitano, il primo d'accordo e il secondo contrariato.

«Tieni.»

Draco la svegliò dal suo stato di euforica incredulità, tendendole la borsa. Lei l'afferrò e se la mise sulla spalla sinistra. Poi, lo guardò.

Avrebbe voluto dirgli qualcosa, perché la stavano pregando di farlo anche le iridi grigie di lui, che lei non riusciva ancora a decifrare ma che, ne era sicura, in quel momento non erano più del tutto inespressive. L'attimo, però, passò, e lui le voltò le spalle, allontanandosi mentre lei abbassava lo sguardo.

Indirizzando una rapida occhiata a Pucey, Warrington e Bletchley, anche Rose lasciò il campo.

Il giorno dopo, un venerdì grigio e uggioso, la notizia del nuovo acquisto della squadra di Quidditch dei Serpeverde aveva già compiuto il giro della scuola.

Prima di sedersi al tavolo dei Serpeverde, Rose era passata per quello dei Grifondoro, dove Ginny le aveva regalato un abbraccio, e Ron e Hermione si erano profusi in complimenti sinceri. Harry, però, le aveva rivolto solo un sorriso forzato, evitando accuratamente di guardarla negli occhi, e lei aveva compreso all'istante che ci fosse qualcosa che le stava nascondendo. Avrebbe potuto mentire a Ron e Hermione, ma con lei aveva ben poche speranze: lo conosceva troppo bene.

In effetti, non parlava faccia a faccia con suo fratello dal lunedì precedente, quando lui le aveva raccontato di essere stato messo in castigo dalla Umbridge per tutta la settimana. C'erano stati dei problemi con la professoressa?

Senza degnarlo di una singola parola, si sedette al tavolo dei Serpeverde il tempo che bastava per mandare giù una mela, poi, non appena vide suo fratello lasciare la Sala Grande, lo seguì in fretta, bloccandolo con le spalle al muro senza troppa difficoltà.

«Allora?» fece, incrociando le braccia.

«Cosa?»

Rose gli rivolse un'occhiata eloquente, e lui prese a grattarsi distrattamente la nuca.

«Oh, sì, be', congratulazioni per ieri...»

«Non intendevo quello.»

«... anche Ron vuole entrare nella squadra, oggi farà i provini per diventare Portie–»

«Sì, okay, fantastico» lo interruppe sbrigativa Rose. «Voglio sapere che hai. È successo qualcosa. Che cosa?»

Harry si sistemò nervosamente gli occhiali. Era così complicato mentire a sua sorella.

«Niente, che...?»

Stava cercando una scusa a cui lei avrebbe potuto credere senza fare troppe domande, ma l'attenzione di Rose si era spostata dalle sue parole alla sua mano destra.

«Che hai fatto alla mano?»

«Cosa?»

Ma lei gli afferrò il polso e se lo portò sotto gli occhi. Sul dorso della mano destra di Harry era incisa la frase 'Non devo dire bugie'. Nauseata, Rose lasciò andare il braccio di suo fratello.

«Credevo che ti desse solo delle frasi da scrivere» ammise.

«Più o meno è così» disse Harry, poi le raccontò ciò che accadeva durante le ore di castigo con la professoressa Umbridge.

«Brutta vecchia megera!» esclamò Rose, disgustata e furibonda al contempo.

Le parole sulla mano di Harry, incise dalla penna magica con cui lui doveva scrivere quella frase sulla pergamena, probabilmente non se ne sarebbero mai andate. Erano un'altra cicatrice.

«Devi dirlo a qualcuno. Va' da Silente, o... la McGranitt! Sì, lei sarebbe così furiosa... Devi andarci subito, Harry. Anzi, ti accompagno io!»

«No» disse lui, mentre la sorella già si incamminava. «È esattamente quello che vuole, non posso darle questa soddisfazione.»

«Soddisfazione? Harry, ti sta torturando. Non puoi permettere che continui.»

«Lo so, ma, ti prego, Rose, ci devo pensare io. Stavolta è un problema mio...»

«È sempre un problema tuo!»

«... e si risolverà quando avrò finito la punizione.»

«Quando avrai finito la punizione, la tua mano sarà distrutta!»

«Per favore, Rose. Lascia stare. Per favore.»

Seppure controvoglia, Rose si arrese. Era difficile lasciar perdere il compito di proteggere suo fratello, quando lo aveva fatto per anni. Ma, quella volta, fu costretta, suo malgrado, a riconoscere che la situazione non dovesse essere sfiorata da lei.

La professoressa Umbridge non aveva soltanto portato il Ministero della Magia tra le mura di Hogwarts, ma stava insediando, passo dopo passo, il proprio regime. E chiunque ne fosse coinvolto avrebbe dovuto fare attenzione. Quell'anno si prospettava duro come mai.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro