2.11 ~ La soluzione di Hermione
La geniale idea di Hermione era quella di formare un gruppo di studenti e imparare Difesa contro le Arti Oscure – la vera Difesa contro le Arti Oscure – per conto proprio, con Harry come insegnante.
Per quel ruolo non c'era persona più adatta di lui, che non si era limitato ad imparare delle formule in classe, ma ad applicare nella realtà incantesimi che gli avevano salvato la vita, e che nessun altro studente aveva mai praticato.
L'unico problema, però, come Hermione sussurrò concitata quel giorno a Rose in Sala Grande, al tavolo dei Serpeverde, che stavano lanciando occhiate poco amichevoli alla Grifondoro, era che Harry, in realtà, si era mostrato decisamente contrariato quando, due settimane prima, lei e Ron gli avevano accennato di quella idea. E l'argomento, per tutte e due quelle settimane, non era stato più sfiorato in presenza di Harry né da Hermione né da Ron.
La Grifondoro comunicò in un sussurro l'orario in cui lei, Harry e Ron si sarebbero trovati in biblioteca per studiare, e chiese a Rose di raggiungerli lì per discutere di questo probabile gruppo di Difesa contro le Arti Oscure. Dopodiché, Hermione si allontanò in fretta dal tavolo dei Serpeverde, poco desiderosa di ricevere altre occhiatacce e insulti bisbigliati riguardo il suo sangue.
Così, quella sera, mentre fuori imperversava una tempesta, Rose si ritrovò in biblioteca, seduta tra Harry e Hermione. Lui sembrava concentrato a studiare sul suo libro gli ingredienti per le pozioni di Piton, lei stava cercando il momento opportuno per affrontare l'argomento, Ron fissava dall'una all'altro con un'espressione agitata, e Rose, non essendo lì per studiare o per fingere di farlo, aspettava che si aprisse la discussione, sperando con tutta se stessa che Harry non iniziasse a urlare contro di loro come aveva fatto – da quello che Hermione le aveva raccontato – due settimane prima nella sala comune dei Grifondoro.
«Mi domandavo» esordì finalmente Hermione, un poco nervosa, «se hai più pensato a Difesa contro le Arti Oscure, Harry.»
«Certo che ci ho pensato, è difficile dimenticarlo con quella megera come insegnante...»
«Intendevo l'idea mia e di Ron...» spiegò Hermione, ma si corresse in fretta in seguito a un'occhiata allarmata e minacciosa da parte di Ron. «Oh, insomma, la mia idea... che tu ci dessi delle lezioni.»
«Be'» fece Harry lentamente, dopo qualche istante di silenzio, «sì, io... ci ho pensato, un po'.»
«E allora?»
«Non lo so.»
«Io ho sempre pensato che fosse una buona idea» intervenne Ron, sollevato dal fatto che Harry non sembrava per nulla intenzionato a urlare di nuovo.
Harry guardò sua sorella, in cerca del suo parere.
«Anche io penso che sia una buona idea» ammise Rose, sorridendogli incoraggiante.
Lui abbassò lo sguardo, a disagio.
«Ricordate che vi ho detto che è stata quasi tutta fortuna, vero?»
«Sì, Harry» disse Hermione, «ma comunque, non ha senso far finta che tu non sia bravo in Difesa contro le Arti Oscure, perché lo sei. L'anno scorso sei stato l'unico a respingere completamente la Maledizione Imperius, sai evocare un Patronus, sai fare un sacco di cose che nemmeno i maghi adulti sanno, Viktor lo diceva sempre...»
«Ah, davvero?» fece Ron, voltandosi così in fretta verso di lei da farsi male al collo. «Che cosa diceva Vicky?»
«Non ci interessa cosa diceva Krum» affermò Rose sbrigativa, stroncando sul nascere la replica di Hermione.
Si voltò di nuovo verso suo fratello, che la fissò da dietro le lenti tonde degli occhiali con un misto di incertezza e confusione.
«Ci insegnerai?»
«Solo a voi tre, d'accordo?»
«Be'» intervenne nervosamente Hermione. «Ecco... ora non fare di nuovo il diavolo a quattro, Harry, per favore... ma secondo me dovresti davvero aiutare tutti quelli che vogliono imparare. Cioè, stiamo parlando di come difenderci da V-Voldemort. Oh, non essere patetico, Ron. Non sarebbe onesto non dare questa possibilità anche ad altri.»
Harry ci pensò per un attimo.
«Sì, ma dubito che qualcuno a parte voi tre voglia prendere lezioni da me. Io sono pazzo, ricordi?»
«Secondo me invece saresti sorpreso di vedere quanta gente è interessata ad ascoltarti» ribatté Hermione, poi, sporgendosi verso di lui, abbassò la voce. «Senti. Sai che il primo fine settimana di ottobre si va a Hogsmeade? E se dicessimo a tutte le persone interessate di incontrarci al villaggio per parlarne?»
«Perché dobbiamo farlo fuori dalla scuola?» chiese Ron.
«Perché la Umbridge non sarebbe molto contenta di sapere cosa vogliamo fare» rispose Rose, afferrando la borsa e alzandosi dalla sedia. «Devo andare. Fatemi sapere se ci sono novità.»
Quando arrivò, la sala comune dei Serpeverde non era vuota come si era augurata. Gli studenti della sua Casa sembravano aver preferito, per quella sera, studiare davanti al camino acceso della loro sala comune piuttosto che in biblioteca. E non potevano di certo essere biasimati.
Draco non c'era, ma Daphne sì, anche se ovviamente non stava studiando, occupata com'era a sfogliare con attenzione una rivista di moda. Sulla copertina, che Rose intravedeva appena, una modella indirizzava un bacio a chiunque la guardasse, socchiudendo le palpebre ricoperte di ombretto azzurro, e ammiccando in modo seducente. Daphne era seduta su una poltrona all'angolo della sala comune, quindi Rose, superando in fretta Zabini e Tiffany che litigavano sottovoce, la raggiunse. Posò la borsa accanto ai suoi piedi, e lei alzò lo sguardo dalla rivista.
«Bentornata» la salutò acida, riprendendo poi a leggere la rivista.
Anche l'osservatore meno attento di quella stanza avrebbe potuto capire che era offesa.
«Non fare l'esagerata» disse Rose, «che adesso ti racconto tutto.»
«Ah sì?» fece Daphne, sollevando un sopracciglio sottile ma mantenendo lo sguardo sulla pagina che stava leggendo. «Adesso vuoi raccontarmi tutto? Devi aver cambiato idea da quando mi hai detto che era una cosa segretissima e io non potevo saperla.»
Rose si sedette sul bracciolo della poltrona, sospirando. Daphne aveva le sopracciglia inarcate e il labbro inferiore sollevato nel suo caratteristico broncio.
«È una cosa importante, e...»
«No, tranquilla, se non ti fidi di me non voglio saperla.»
«Daphne!»
Finalmente la giovane Greengrass alzò gli occhi e mise da parte la rivista, incrociando le braccia.
«Va bene, dai, racconta» decise. «Se adesso ne hai tutta questa voglia...»
Sapendo che in realtà Daphne fremeva dalla curiosità, Rose, la voce ridotta a un sussurro a malapena udibile, iniziò a raccontare il piano di Hermione.
Dall'altro lato della sala comune, Astoria Greengrass osservava di sottecchi le due Serpeverde bisbigliare tra di loro. Notando il cambio di espressione di sua sorella e il modo in cui entrambe si guardavano spesso intorno, come per assicurarsi che nessuno le stesse ascoltando, avrebbe potuto giurare che nascondevano qualcosa, e anche qualcosa di grosso. Non poteva negare che smascherarle le sarebbe piaciuto, e non poco; la giovane Potter non le era mai andata a genio, specialmente in quel momento, in cui le sembrava che lei e Draco fossero più vicini che mai. Augurandosi di aver avuto l'impressione sbagliata, decise di spostare lo sguardo; di certo non avrebbe scoperto così cosa Daphne e Rose stessero tramando.
Theodore Nott sedeva per puro caso di fronte a lei, che lo sorprese a fissare le due Serpeverde. L'anno precedente lui era andato al Ballo del Ceppo insieme a Daphne, ma Astoria sapeva perfettamente che avrebbe voluto invitare Rose.
«Ciao, Nott.»
Theodore spostò lo sguardo, facendolo scorrere su di lei.
«Greengrass» la salutò distrattamente.
Astoria, che si era aspettata più interesse da parte del ragazzo, incrociò le braccia, proprio mentre Draco Malfoy entrava nella sala comune, accompagnato come di consueto da Tiger e Goyle.
I suoi occhi percorsero rapidamente la stanza, trovando all'istante l'unica persona che desiderava davvero vedere. Come se avesse percepito il suo sguardo tagliente su di sé, Rose si voltò. Arrossì appena, e Daphne, avendolo notato immediatamente, si girò nella sua stessa direzione. Draco si costrinse perciò a proseguire verso il dormitorio, nonostante tutto quello che volesse fosse passare del tempo con Rose.
E fu proprio allora, seguendolo con gli occhi, che Rose ricordò.
«Caspita!» esclamò, trattenendo l'impulso di battersi una mano sulla fronte, perché Daphne già la stava guardando con un'espressione piuttosto sospettosa.
«Che è successo?»
«Niente, io... mi ero dimenticata una cosa.»
Il volto di Daphne diede vita ad una domanda silenziosa quanto eloquente, e Rose sospirò.
«Niente di importante, davvero. Te lo dirò... te lo dirò a tempo debito.»
Si era appena ricordata di aver promesso a Draco di trascorrere insieme la giornata a Hogsmeade, ma aveva detto la stessa cosa a Harry, Ron e Hermione, e sapeva perfettamente che suo fratello aveva bisogno della sua rassicurante presenza, sebbene la prospettiva di passeggiare mano nella mano con Draco per le stradine secondarie del borgo fosse molto allettante.
Daphne sarebbe potuta passare anche per ingenua di fronte agli occhi Rose, ma in realtà aveva compreso già da tempo cosa stava accadendo, e lo aveva, in qualche modo, predetto l'anno precedente.
«Va bene» accordò quindi, alzando appena le spalle.
In una situazione normale, quella risposta di Daphne avrebbe alimentato in Rose dei sospetti – sapeva fin troppo bene che la giovane Greengrass non demordeva mai – ma quella non era una situazione normale, in quanto dopo aver visto Draco le capacità cognitive di Rose si erano notevolmente ridotte, quindi non replicò.
«Allora?» fece poi Daphne, incalzando l'amica a riprendere la conversazione che avevano intavolato prima di quell'interruzione.
«Cosa?» disse l'altra, scacciando in fretta dalla propria mente qualsiasi pensiero riguardante Draco, arrossendo subito dopo.
«Quand'è questa prima riunione?» le domandò in un sussurro Daphne, trattenendosi dal sorridere compiaciuta per la reazione di Rose. «Me lo stavi dicendo prima.»
«Ah, sì, è alla prossima uscita a Hogsmeade. Non so dove di preciso, ma quando Hermione me lo dirà ti farò sapere.»
«Perché dovresti farmelo sapere?»
«Avevo capito che volessi venire» rispose Rose, guardandosi frettolosamente intorno.
«Io? Alle lezioni di tuo fratello?»
«Ma sì, Daph, saranno utili.»
Lei emise un verso sprezzante.
«Come no...»
«Oh, andiamo! Devi imparare a combattere!»
«Perché, tu mi ci vedi?»
«No, ed è proprio per questo che devi farlo.»
«Devo? Pensavo che la partecipazione fosse facoltativa.»
«Non per te.»
Daphne roteò gli occhi.
«Rose, non ci voglio andare, sarà pieno di Grifondoro che mi odiano, e poi tuo fratello starebbe molto meglio senza di me.»
«Ma se non vi conoscete neanche un po'!»
«Abbastanza per sapere che lui non sopporta me come io non sopporto lui.»
«Be', farà uno sforzo» decretò Rose. «E lo farai anche tu.»
Daphne si lasciò andare a un sospiro esasperato.
«Vuoi davvero che io diventi isterica appresso a questa dannata cosa? Eh? È questo che vuoi?»
«Se servirà ad insegnarti a combattere, sì.»
Daphne era consapevole del fatto che Rose sapesse essere piuttosto persuasiva, ma quella volta non la stava convincendo, la stava obbligando. Di solito era sempre lei a dettare l'ultima frase e chiudere un discorso, adesso invece era stata Rose a porre fine alla loro discussione, e le era parsa anche molto decisa.
La verità era che la giovane Potter teneva troppo alla sua amica per farle fare la scelta sbagliata; Daphne non aveva idea di quali fossero gli incantesimi di cui servirsi in un duello, ma la cosa peggiore era che non sapeva assolutamente come difendersi, e, con i tempi che si prospettavano, la mancanza di questa capacità avrebbe potuto esserle fatale.
«Stai cercando di capire di cosa parlano?»
Astoria si alzò dalla sua poltrona, e prese posto di fianco a Nott.
«Perché dovrei? Non sono ficcanaso come te.»
Lei sollevò le spalle.
«E allora che fai?»
Nott sospirò.
«Che cosa vuoi, Greengrass?»
«Ti piace la mezzosangue?»
«Ti ho chiesto che cosa vuoi.»
Astoria ridacchiò. C'era qualcosa che voleva, sì, che bramava ardentemente. Si chiese se Nott sarebbe stato d'accordo, e non c'era momento migliore per scoprirlo. Quindi, sorridendo tra sé e sé, si sporse verso di lui, e gli sussurrò all'orecchio parole che descrivevano uno scenario che entrambi desideravano.
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