2.10 ~ Potter e Malfoy
La necessità di rivelare la verità alla professoressa Umbridge si acuì ancora di più dopo la sua domanda. Ma Rose non voleva rispondere, e si stava opponendo a se stessa. Si sarebbe strappata la lingua se ce ne fosse stato bisogno; non avrebbe rivelato dove si trovava Sirius, a costo di smettere di respirare.
Le sue labbra si schiusero in autonomia, e lei si affrettò a serrarle di nuovo, premendo i denti nella carne. Le parole le bruciarono la gola.
I gonfi occhi della Umbridge, ben consapevole di ciò che stesse accadendo alla ragazza, la fissavano in attesa, il sorriso sempre più largo e viscido.
Rose emise un gemito involontario, tentando di spingere la verità di nuovo in fondo allo stomaco, ma quella continuava a risalire imperterrita. Il suo corpo e la sua mente la stavano costringendo a sputare la risposta, eppure una piccola parte di lei era rimasta razionale e si opponeva fermamente.
Peccato, però, che qualsiasi incantesimo la Umbridge le avesse scagliato fosse decisamente più forte di lei.
La sua bocca si aprì, e le parole scivolarono in fretta al di fuori di essa.
«Si trova a...»
«Professoressa?»
Una voce strascicata raggiunse la giovane Potter e la Umbridge, che si voltarono all'unisono verso la porta, ora aperta; Rose non era mai stata tanto contenta di vedere Draco Malfoy.
«Sì, caro?» fece la professoressa, assumendo un tono dolce che malcelava l'irritazione per esser stata disturbata durante il suo interrogatorio.
«Mi scusi, ma il professor Piton ha chiesto di vedere Potter» disse Malfoy, e Rose sollevò le sopracciglia. «È urgente.»
Il falso sorriso della Umbridge si incrinò, ma fu solo un attimo, perché allargò di nuovo le labbra più che poté mentre si rivolgeva a Rose.
«Vada pure, cara» concesse. «Sono sicura che la nostra chiacchierata può essere rimandata.»
La ragazza annuì, quindi ringraziò la professoressa e si congedò, uscendo dall'ufficio. Draco salutò l'insegnante, chiuse la porta e affiancò Rose, che già avanzava lungo il corridoio.
«Dove stai andando?»
«Da Piton» replicò lei con ovvietà. «Hai detto che deve vedermi...»
Si interruppe quando udì la risata irritante di Malfoy. Si fermò nel corridoio vuoto e si voltò a guardarlo.
«Che c'è da ridere?»
«Pensavi davvero che Piton volesse vederti?»
«Che stai dicendo? Sei tu che...»
«Era una scusa, Potter» disse Draco, sogghignando ancora, e Rose notò con un pizzico di fastidio che era ritornato all'uso del cognome.
«Una scusa per cosa?»
«Per tirarti fuori dall'ufficio della Umbridge.»
Rose arrossì appena, e una fitta di gratitudine le attraversò lo stomaco.
«Oh» fece. «Grazie.»
«Non c'è di che.»
Camminarono fianco a fianco.
«Come facevi a saperlo?» chiese poi Rose, all'improvviso. «Cioè, come facevi a sapere che ero lì?»
«Oggi ho sentito che ti chiedeva di andare da lei» rispose Malfoy.
«Perché sei venuto?»
«Perché conosco le sue intenzioni.»
Tacque per un attimo, poi si spiegò.
«Ti ha dato il Veritaserum, no?»
Le labbra di Rose si aprirono per la sorpresa.
«C'era del Veritaserum nel tè! Ecco perché rispondevo a tutte le sue domande! Brutta megera schifosa! Come facevi a saperlo?»
«Avere un padre così importante al Ministero ha i suoi vantaggi» rispose evasivo Draco. «Spero che tu non le abbia detto niente di importante.»
«No, ma c'è mancato poco» disse Rose, rabbrividendo al pensiero di ciò che avrebbe potuto rivelare. «Grazie. Davvero.»
Draco sollevò appena le spalle, senza guardarla.
«Non devi ringraziarmi. Però c'è una cosa che puoi fare per sdebitarti...»
L'occhiata che le scoccò avrebbe potuto parlare. Rose capì all'istante che la conversazione stava tornando strisciante verso l'argomento di domenica sera. Arrossì lievemente.
«Cosa?»
Draco sogghignò.
«Sei ancora sotto l'effetto del Veritaserum» disse piano, «quindi posso chiederti qualsiasi cosa e tu mi risponderai sinceramente.»
«Immagino di sì.»
Draco si fermò, le mani nelle tasche dei pantaloni, e Rose rimase al suo fianco. Intuì cosa avrebbe detto ancora prima che aprisse bocca. I suoi occhi grigi parlavano chiaro.
«Io ti piaccio, vero?»
«Sì.»
La risposta, che alimentò il ghigno di Draco, fu soffiata fuori senza la minima esitazione.
«Quanto?»
«Tanto.»
Rose arrossì violentemente, e, quando Draco mosse un passo verso di lei, si ritrovò con le spalle contro la parete di pietra. Ormai era senza alcuna difesa; non poteva mentire, e si sentiva completamente nuda davanti a quelle iridi taglienti come lame che la percorrevano senza sosta.
Draco sollevò una mano, e posò il palmo sulla sua guancia, carezzandole piano la pelle e avvicinando il viso a quello di lei.
«E allora perché mi allontani?» mormorò sulle sue labbra.
«Te l'ho detto» sussurrò Rose, tentando di tenere a bada le viscere che tremavano nel suo stomaco.
«Non ti fidi di me?»
«Non è questo. Cioè, ho pensato anche a questo, perché hai deciso di dichiararti dopo il suo ritorno, e ho pensato che ti stessi avvicinando a me per mio fratello. Ma poi... tu mi hai detto di no, e io... io ti ho creduto.»
Il fatto di sapere che in quel momento Rose non potesse mentire rese Draco orgoglioso di aver meritato la sua fiducia. Le accarezzava ancora la guancia, e non c'era sensazione migliore di quella di percepire la sua pelle sotto le dita.
«Se non è questo allora cosa? E non dirmi che è pericoloso» aggiunse.
«Ma lo è davvero, Draco» replicò Rose.
Era probabilmente la prima volta che lo chiamava per nome, e il palmo di lui aderì di più alla sua guancia.
«Credimi» continuò lei, «se fossimo state altre persone avrei accettato. Lo avrei fatto subito. Ma non possiamo. Siamo una Potter e un Malfoy, non è possibile per noi stare insieme.»
Lo fissò mestamente, e lui ricambiò lo sguardo con intensità.
«Pensi che io non lo sappia, Rose? So che potrebbe essere pericoloso, ma vuoi rinunciare a questo?»
Le scostò i capelli dalla spalla, districando le iridi da quelle di lei.
«Io... non mi sono mai sentito così. Per nessuno. Non voglio perdere quello che provo per te. Perché ora è più importante di qualsiasi altra cosa.»
Aveva pagato la rivelazione dei suoi sentimenti con l'orgoglio, che era precipitato ai suoi piedi con il clangore metallico di un'armatura. Si sentì vulnerabile come mai. E il silenzio di lei lo trafisse a morte.
Mosse un passo indietro, e fu allora che Rose, con un'audacia che non le apparteneva, gli gettò le braccia al collo e lo baciò. Draco rispose immediatamente al bacio, circondandole la vita con entrambe le braccia, stringendola come se potesse svanire da un momento all'altro.
Rose si chiese se Draco potesse sentire il suo cuore, perché batteva così forte da sembrare intenzionato a perforarle il petto per unirsi a quello di lui. Il tocco delle sue mani, i movimenti delle sue labbra e la pressione del suo corpo sul proprio le inebriavano i sensi.
Ciò che stava accadendo appariva così irreale, celato a lungo com'era stato nei loro sogni più reconditi, vivo soltanto in quelle lontane fantasie. Invece era la realtà, e loro non si stavano limitando a guardarla sognanti e malinconici al contempo, ma la stavano vivendo per non lasciarsela sfuggire.
Quando si staccarono, le labbra di Draco erano pronunciate in un lieve sorriso, e Rose ricambiò raggiante, controllando il morbido tremito che la attraversò non appena le mani di lui le cinsero delicatamente i fianchi.
«Immagino che invitarti a Hogsmeade sia fuori discussione» mormorò Draco, un angolo della bocca sollevato.
Rose sospirò, ma mantenne il sorriso.
«Non se stiamo attenti.»
«Sapevo che avresti voluto tenere tutto segreto» ammise.
«E ho ragione. Se qualcuno sapesse che stiamo insieme, potrebbe...»
«Allora stiamo insieme?» la interruppe Draco con un sorriso sghembo, le mani ancora sui suoi fianchi.
Lei arrossì.
«Be', sì. È quello che volevi, no?»
Lui la baciò di nuovo, e lei considerò il gesto come una risposta affermativa.
«Quindi non posso dirlo a nessuno» sospirò Draco, quando si furono separati.
«No, potrebbe...»
«Essere pericoloso, lo so.»
«Stavo per dire che potrebbe arrivare a tuo padre, o, ancora peggio, a Voldemort in persona, e allora...»
«Sarebbe pericoloso, sì. Ho capito.»
Le sembrò un poco deluso.
«Perché hai tutta questa voglia di dirlo in giro?»
«Be'» sogghignò lui, «mi piacerebbe vedere la reazione di San Potter davanti alla mia nuova conquista...»
«Esattamente quello che non devi fare» replicò Rose, rabbrividendo al pensiero di cosa sarebbe potuto accadere se Harry avesse scoperto che era appena diventata la ragazza di Draco Malfoy.
Gli posò le mani sulle spalle, e lui la strinse di più.
«Ma un invito a Hogsmeade posso accettarlo» ammise.
Il leggero sorriso di Draco tornò.
«Alla prossima gita saranno tutti impegnati ai Tre Manici di Scopa» affermò con un'occhiata furba, «e noi ce ne staremo in qualche vicoletto...»
Rose spostò lo sguardo mentre sentiva le guance andare a fuoco, e Draco le baciò le labbra.
Erano una Potter e un Malfoy. Come potevano anche solo illudersi che il destino sarebbe stato clemente con loro?
Per le due settimane seguenti, Draco e Rose vissero di dita intrecciate sotto il tavolo e baci rubati nei corridoi desolati. Malgrado la scomoda situazione scolastica dovuta alle interferenze del Ministero e le preoccupazioni per i tempi duri che si prospettavano, nessuno dei due ricordava di aver vissuto un periodo più spensierato.
Il Quidditch si rivelò, poi, una grande fonte di gioia per entrambi. I giocatori della loro squadra non sembravano fare caso agli sguardi che i due si scambiavano, alle carezze di sfuggita che Draco lasciava a Rose nel passarle il materiale, alle guance rosse di lei ogni volta che lui la osservava intensamente o sollevava appena un angolo delle labbra nella sua direzione.
Rose poteva affermare di aver scoperto un'attività che le piaceva davvero, e non era solo per la presenza di Draco. Non eccelleva nel Quidditch, erano più le volte in cui Bletchley le gettava indietro la Pluffa che quelle in cui effettivamente lei segnava (se un Cacciatore riusciva nel suo intento, di solito si trattava di Warrington, non di lei), ma si sentiva bene quando sfrecciava sul campo con la Pluffa in mano. Montague, come al provino, giocava quasi sempre da avversario, anche se non era mai aggressivo nei confronti di Rose com'era stato durante le selezioni. Tiger e Goyle facevano pratica con i Bolidi, tentando di evitare che colpissero i loro compagni, anche se una volta Draco li sorprese a indirizzarne uno verso Rose, e si affrettò a metterla in salvo, prima di utilizzare la stessa mazza di Goyle per inseguire lui e Tiger per tutto il campo. Dal canto suo, Malfoy si allenava da solo nel liberare e riacchiappare il Boccino d'oro, e, anche se di tanto in tanto si annoiava, coglieva l'occasione per osservare Rose, che stava piuttosto bene stretta nella sua divisa di Quidditch verde e argento, riportante il numero 6 e il suo cognome sul retro.
«Il primo sabato di ottobre si va a Hogsmeade» esordì Draco con un ghigno furbo, mentre, dopo un allenamento, tornava al castello al fianco di Rose. «E tu mi hai promesso...»
«Un appuntamento, sì» completò lei, arrossendo appena.
Draco allungò il braccio, e Rose, anche se con un poco di esitazione, gli strinse la mano. Si guardò intorno, ma il parco di Hogwarts era vuoto e buio, illuminato soltanto a tratti dalle luci provenienti dalle finestre del castello. Se qualche curioso si fosse affacciato, non sarebbe mai riuscito a distinguere quelle due figure che avanzavano lentamente mano nella mano.
Rose rallentò il passo, reclinando piano il capo all'indietro. I suoi occhi si incastrarono tra le stelle. Draco la tirava piano, le dita intrecciate a quelle di lei, ma quando la ragazza si fermò, anche lui interruppe la propria avanzata, e si voltò a guardarla.
«Che c'è?» le chiese, osservando il cielo notturno specchiarsi nel suo sguardo.
«Niente» rispose piano lei, dopo qualche attimo di silenzio. «Solo...»
Le sue pupille correvano da una stella all'altra. Draco si avvicinò a lei, e lasciò la sua mano.
«Solo... cosa?»
Ora anche i suoi occhi fissi al cielo, si spostò dietro di lei, circondandole la vita con le braccia. La schiena di Rose aderì al suo petto, il mento di Draco a un soffio dalla sua testa.
«I nomi della tua famiglia» esordì Rose in un sussurro, stringendo le braccia di Draco, «provengono da stelle e costellazioni, vero?»
Lui rimase un poco sorpreso da quella domanda.
«Sì. È una tradizione della famiglia di mia madre. Come lo sai?»
«Ne abbiamo parlato l'altra volta ad Astronomia, e ho visto che molti dei nomi sul libro sono della... tua famiglia.»
Della famiglia Black, per la precisione. Mentre la professoressa Sinistra parlava, disegnando costellazioni sulla lavagna, Rose aveva rivisto con nitidezza l'albero genealogico dei Black e i nomi di coloro che lo componevano. Dall'altro lato, Draco non aveva prestato alcuna attenzione a quella lezione, impegnato com'era a fantasticare sulla sua nuova ragazza.
«Non mi serve seguire Astronomia, queste cose le so.»
Rose percepì una punta di arroganza nella sua voce.
«Ti piace?»
«Cosa?»
«Astronomia.»
«Se non ci fosse un'insegnante così noiosa potrebbe quasi essere... passabile.»
«Passabile? Sbaglio o hai appena detto di sapere già queste cose? Sembra più che ti piaccia.»
Lui non rispose, e Rose seppe di aver detto la verità. Non avrebbe mai pensato che Draco Malfoy fosse appassionato – suo malgrado, ovviamente – ad una materia come Astronomia. Sembrava che lei lo avesse sorpreso a commettere un furto, invece aveva soltanto rivelato un lato di lui che probabilmente nessuno conosceva.
«Andiamo» disse solo Draco, sciogliendo il groviglio delle loro braccia e precedendola in direzione del castello.
Rose sospirò piano, poi lo seguì.
Perché non voleva aprirsi con lei?
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