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1.8 ~ Il selezionatore imparziale

La sera del 30 ottobre, il giorno prima di Halloween, la Sala Grande di Hogwarts era più gremita del solito. Erano finalmente giunti gli studenti delle scuole di Beauxbatons, dalla Francia, e di Durmstrang, dalla Bulgaria, occupando rispettivamente i tavoli di Corvonero e Serpeverde. Erano ospiti quella sera persino Ludo Bagman e Bartemius Crouch, organizzatori della Coppa del Mondo di Quidditch così come del Torneo Tremaghi.

Madame Olimpe Maxime, questo era il nome della preside di Beauxbatons, osservava con sguardo piuttosto critico gli ambienti di Hogwarts - suggestivi agli occhi di molti ma non ai suoi -, così decisamente poco incline allo sfarzo che invece abbracciava l'amato castello della sua scuola. Fosse stato per scelta propria, non avrebbe esitato a trascorrere la serata nella carrozza trainata da cavalli alati con la quale lei e le sue studentesse erano arrivate, un mezzo di trasporto ingannatore davanti a occhi ignari: piccola ed elegante, al suo interno poteva ospitare innumerevoli individui, oltre che fungere da comodo dormitorio. Beauxbatons trovava sempre un modo per apparire al massimo della raffinatezza, pur senza dimenticare la confortevolezza, indispensabile per il giusto riposo dei suoi studenti.

E sì, sarebbe volentieri rimasta distesa nella sua carrozza, fingere un giramento di capo non le sarebbe costato molto, eppure aveva bisogno di ascoltare, da parte di Silente, le regole del Torneo Tremaghi (che sarebbero state spiegate alle sue studentesse e ai giovani di Durmstrang), alle quali sarebbero state aggiunte informazioni che il preside di Hogwarts non aveva ancora fornito ai suoi studenti.

Rose Potter osservava Madame Maxime dal tavolo dei Serpeverde, prendendo mentalmente nota dei suoi occhi esaminatori che, con discrezione, scrutavano la Sala Grande. Era chiaro che non ne fosse rimasta colpita.

Difficile era, invece, carpire i pensieri di Igor Karkaroff, il gelido preside di Durmstrang. Immobile, il suo sguardo austero e algido non recava con sé neanche la fievole traccia di un'emozione, nemmeno lo spettro di essa, solo il segno di un gelo mai estinto. Sorrideva, ma il suo volto sgradevole non riportava alcuna gioia reale dietro la finzione che gli piegava le labbra, conferendo alla sua persona un'ombra ancora più inquietante.

Magari, come Madame Maxime lì vicino, anche lui desiderava lasciare Hogwarts per dirigersi verso i propri alloggi, ben sistemati nella maestosa nave con cui Durmstrang era giunta non molto tempo prima, quando l'albero maestro aveva infranto per primo la superficie scura del Lago Nero.

Karkaroff sembrò accorgersi dello sguardo smeraldino che si era accanito contro di lui, perché voltò la testa di scatto e puntò le orbite vuote, identiche a quelle di un cadavere, su Rose, la quale si affrettò a spostare gli occhi, facendoli correre con esagerata rapidità lungo il tavolo dei Serpeverde, presso il quale gli studenti di Hogwarts scherzavano con quelli di Durmstrang.

Un corposo gruppetto di ragazzine si era riunito non lontano da alcuni giovani bulgari, tra i quali c'era Viktor Krum, il famoso giocatore di Quidditch che quell'estate era stato a un passo dal far vincere la Coppa del Mondo di Quidditch alla sua squadra. Un biondo accanto a lui squadrò l'intero tavolo dei Serpeverde, indugiando per pochi secondi su Rose, e lei distolse ancora lo sguardo, portandolo stavolta su Daphne, alla sua destra, intenta anche lei a osservare con aria sognante il gruppo di Durmstrang.

«Daph?»

«Mmh?»

«Daph?»

«Eh?»

«Daphne!»

La giovane Greengrass si voltò di scatto verso Rose.

«Che c'è!? Ti ho risposto già due volte, che cosa vuoi?»

Rose ridacchiò piano.

«Scusa, volevo che ti girassi.»

«Che cosa c'è, Rose?»

«Un tizio mi fissa.»

«Chi?»

Rose voltò il capo dall'altro lato, fingendo di essere molto interessata all'ingresso della Sala Grande, il portone era così ampio...

«Quello riccio, biondo» rispose a mezza bocca, rigirandosi una ciocca di capelli tra le dita.

Daphne si alzò in piedi per guardarlo, e Rose si girò di nuovo verso di lei, afferrandola per la veste con l'intento di farla risedere all'istante, mentre quella diceva qualcosa all'amico del biondo. Daphne strappò il mantello alla stretta di Rose con un'occhiataccia, quindi si allungò sul tavolo verso i due studenti. Rose si coprì il volto con le mani.

«Daphne!» bisbigliò.

La giovane Greengrass rivolse un sorridente «grazie!» al biondo di Durmstrang, strizzando poi l'occhio all'amico mentre tornava al suo posto. Tra le mani aveva un piatto con le patate.

«Daphne!» esclamò Rose, non appena quella si fu voltata verso di lei. «Che diavolo avevi in mente?»

«Ma che vuoi? Avevo finito le patate» si giustificò Daphne, con un'alzata di spalle.

«Oh, sarebbe stato credibile se non ne avessimo una scodella piena qua davanti!» ribatté Rose, rossa in viso. «Non ti avevo chiesto di parlare con quello, ti avevo solo detto che mi stava fissando!»

«Non ci volevo parlare, volevo vederlo meglio» replicò Daphne.

«Ecco perché devo smetterla di dirti le cose» borbottò Rose, incrociando le braccia.

«Come ti pare» fece Daphne, scambiando poi il proprio piatto con quello di Rose; lei era a dieta, non avrebbe di certo mangiato le patate solo per dimostrare ai due giovani che le fissavano che la scusa con cui li aveva avvicinati si reggesse perfettamente in piedi. «Un giorno mi ringrazierai.»

«Per cosa?»

«Ha detto di dirti che sei carina.»

«Ah.»

Il volto già paonazzo di Rose avvampò.

«Okay... grazie.»

Daphne la guardò come a dire che non importava, quindi si riempì il piatto di sana insalata.

Dando le spalle alla sua sedia simile a un trono, Albus Silente era in piedi di fronte a tutta la sala, e la luce traballante delle candele svolazzanti si specchiava sulle lenti a mezzaluna degli occhiali, tenuti in precario equilibrio sul suo naso storto. Sul tavolo davanti a lui, l'inquietante Custode, il signor Gazza, aveva caricato un baule ben sigillato. Come sempre, il sorriso del preside era affabile e paziente.

«I campioni» stava spiegando, «verranno designati da un selezionatore imparziale... il Calice di Fuoco.»

Dopo aver estratto la bacchetta in un gesto fulmineo, Silente batté tre volte la punta di essa sul baule. Il coperchio si aprì e il preside estrasse lentamente una coppa di legno, attraversata da fiamme blu e biancastre che sciabordavano al suo interno, ondeggiando con maestosa sicurezza. Silente sistemò il Calice di Fuoco sul baule ben richiuso, facendo in modo che gli tutti gli occhi meravigliati potessero vederlo.

«Chiunque desideri proporsi come campione deve scrivere a chiare lettere il suo nome e quello della sua scuola su un foglietto di pergamena, e metterlo nel Calice» riprese. «Gli aspiranti campioni hanno ventiquattr'ore per farsi avanti. Domani sera, la sera di Halloween, il Calice restituirà i nomi dei tre che avrà giudicato più meritevoli di rappresentare le loro scuole. Il Calice verrà esposto stasera nella Sala d'Ingresso, dove sarà liberamente raggiungibile per tutti coloro che desiderano gareggiare.»

Dopo che ebbe svelato il segreto della misteriosa Linea dell'Età, da lui stesso ideata, un coro di proteste si sollevò dagli studenti non diciassettenni, impossibilitati a partecipare al Torneo. Silente aveva già comunicato la notizia al banchetto di inizio anno, ma gli studenti si indignarono comunque. Fred e George, i gemelli Weasley, fratelli maggiori di Ron, si lamentarono più degli altri al tavolo dei Grifondoro per il limite di età, che non gli avrebbe permesso di gareggiare e vincere quei golosi mille galeoni promessi al campione, colui che avrebbe alzato al cielo, stringendola tra le mani grondanti di sfinito sudore e sollevante stanchezza, la luminosa Coppa Tremaghi.

Lo stridio delle panche contro il pavimento in pietra seguì non molto dopo il termine della protesta, e Rose e Daphne si accodarono alla fila di studenti che procedeva verso il portone della Sala Grande. Sgusciarono fuori dalla calca con maestria, infilandosi tra gli alunni e dirigendosi a destra una volta libere della folla.

«Ehi!»

Rose e Daphne si voltarono all'unisono. Il biondo di Durmstrang le raggiunse con un sorriso luminoso, e la giovane Potter ebbe modo di osservarlo meglio. Capelli dorati corti e ricci, occhi blu oltremare, denti bianchi e perfettamente allineati, fossette sulle guance lisce, statura per niente male. Era molto bello.

«Rose, giusto?»

Lei annuì, lo stomaco contratto.

«Sono Ludwig.»

Allungò la mano e Rose la strinse timidamente, percependo le dita di Ludwig bollenti sulla propria pelle.

«Ehm, piacere.»

«Mi piacerebbe conoscerti. Magari qualche volta possiamo fare un giro.»

«Oh... sì, magari.»

Ludwig sorrise nella sua direzione, e Rose arrossì.

«Bene. Allora buonanotte.»

Le lasciò la mano, che aveva stretto nella sua per tutto quel tempo, e le diede le spalle, tornando dal suo gruppo di amici che lo attendeva impaziente. Non appena Ludwig si unì a loro, esclamando qualcosa con un sorriso raggiante, i ragazzi di Durmstrang esultarono, lanciando a Rose occhiate decisamente poco discrete.

Dal canto suo, lei, le guance in fiamme, si affrettò ad allontanarsi insieme a Daphne, diretta ai sotterranei. Andava di corsa e Daphne la afferrò bruscamente per un braccio per farla fermare.

«Allora?»

«Allora... cosa?» fece Rose, rossa in volto.

«Hai visto? È cotto.»

Rose divenne ancora più paonazza.

«Vedremo» disse solo.

Daphne sollevò un sopracciglio.

«Dai che ti piace...»

«Eh, certo che mi piace! Ma lo hai visto? Neanche un dio greco potrebbe essere più bello...»

«Adesso esageri, però... okay, a Rose Potter piace un ragazzo, sia lodato il Cielo» replicò Daphne, sorridendo con sollievo.

Dopodiché ripresero a dirigersi verso la sala comune dei Serpeverde, le guance di Rose a testimoniare i balzi del suo cuore uscito fuori di senno.

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