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1.36 ~ La prova finale

Rose era stordita. Avvolta dal braccio di Sirius, una mano tesa a stringere quella di Harry, che sedeva all'altro lato del suo padrino, e la bacchetta di abete di nuovo con sé, udiva molto confusamente le parole di Silente, il quale stava raccontando a Sirius tutto ciò che Barty Crouch Junior era stato costretto a confessare dal Veritaserum, la Pozione della Verità. Rose osservò suo fratello di sottecchi per qualche secondo, la tempia premuta sulla spalla di Sirius, poi chiuse gli occhi.

Anche Harry non riusciva a seguire la narrazione di Silente. Desiderava soltanto restare seduto lì, tentando di mantenere vuota la mente e di dimenticare il dolore che provava in tutto il corpo, e non dover ricordare mai più. Cercò di liberarsi del timore che aveva - di dover raccontare ciò che era accaduto dopo che lui e Cedric Diggory avevano toccato la Coppa Tremaghi - ma invano, perché nel profondo sapeva di essere lì per quello.

Le palpebre di Rose si sollevarono quando si udì un morbido battito d'ali. Fanny, la meravigliosa fenice di Albus Silente, si era posata sul ginocchio di Harry.

«Ciao, Fanny.»

Lui le accarezzò le piume dorate e scarlatte con la mano libera, e la fenice socchiuse placidamente gli occhi, mentre Rose osservava incantata. Entrambi i Potter si resero conto solo in quel momento che Silente aveva smesso di parlare. Si sedette dietro la scrivania, guardando Harry.

«Devo sapere che cos'è successo dopo che hai toccato la Passaporta nel labirinto, Harry.»

«Possiamo aspettare domattina, vero, Silente?» intervenne Sirius, posando una mano sulla spalla del figlioccio. «Lascialo dormire. Lascialo riposare.»

Silente, però, si protese verso Harry, e il ragazzo si costrinse a sollevare gli occhi per fissarli in quelli azzurri del preside. Quando Silente parlò, lasciò scivolare le parole con estrema dolcezza.

«Se pensassi di poterti aiutare, facendo scendere su di te un sonno incantato, e permettendoti di posticipare il momento di ripensare a ciò che è accaduto stanotte, lo farei. Ma so quello che faccio. Attenuare il dolore per un po' lo renderà più acuto quando alla fine lo sentirai. Ti sei dimostrato coraggioso ben al di là di quanto mi sarei aspettato da te. Ti chiedo di dimostrare il tuo coraggio ancora una volta. Ti chiedo di raccontarci cosa è successo.»

Fanny emise un verso dolce e tremulo. Le dita di Rose si strinsero più forte attorno alla mano di Harry. E lui iniziò a raccontare.

Raccontò di essere giunto in un cimitero insieme a Cedric, lo stesso cimitero dei suoi incubi. Raccontò di Cedric, ucciso da Codaliscia con la Maledizione Mortale.

«Cedric... morto?» sussurrò Rose, la testa che era balzata via dalla spalla di Sirius, la voce incrinata; conosceva appena Cedric Diggory, ma aveva sentito chiaramente il cuore saltarle in gola in seguito alla descrizione del suo assassinio.

Senza guardarla, Harry annuì piano, e proseguì. Raccontò di come Codaliscia lo avesse legato e imbavagliato, raccontò la preparazione della pozione che avrebbe ridato un corpo a Voldemort; una pozione che richiedeva l'osso del padre, la carne del servo e il sangue del nemico.

Quando Harry disse che Codaliscia lo aveva ferito al braccio con un pugnale per impossessarsi del suo sangue, Sirius reagì con veemenza, Rose trasalì, e Silente si alzò con rapidità per avvicinarsi a lui. Harry mostrò la ferita a tutti e tre, spiegando che la protezione che Lily Potter aveva lasciato su di lui grazie al sacrificio compiuto tredici anni prima, era sparita in seguito all'aggiunta del suo sangue alla pozione. Quando Voldemort era risorto, infatti, era riuscito a toccare Harry senza alcuna difficoltà; se la protezione di sua madre ci fosse stata ancora, sfiorare il ragazzo sarebbe stato fatale per il mago oscuro.

Dopo che Silente si fu seduto nuovamente, Harry descrisse nei particolari come Voldemort fosse sorto dal grande calderone nel quale Codaliscia aveva preparato la pozione, riportò l'arrivo dei Mangiamorte e ciò che ricordava del discorso che il mago oscuro aveva fatto loro, e spiegò che poi Voldemort lo aveva slegato, gli aveva restituito la bacchetta e lo aveva affrontato in duello.

Stava descrivendo come la sua bacchetta e quella di Voldemort fossero state unite da un raggio di luce d'oro, quando, sommerso dai ricordi, si ritrovò senza parole. Rose spostò le dita per intrecciarle a quelle di Harry, carezzandogli la pelle della mano con il pollice, e lui le rivolse uno sguardo sull'orlo delle lacrime.

«Le bacchette sono entrate in connessione?» domandò Sirius, guardando prima Harry, poi Silente. «Perché?»

«Prior Incantatio» mormorò Albus.

«Cosa?» bisbigliò Rose.

«L'Incantesimo Reversus?» esclamò Sirius, brusco.

«Proprio così» affermò Silente.

Spiegò che la bacchetta di Harry e quella di Voldemort avevano lo stesso nucleo; entrambe contenevano infatti una piuma della coda di Fanny. Disse che, quando una bacchetta incontra la sua gemella, queste non funzionano correttamente l'una contro l'altra: una delle bacchette costringe l'altra a emettere gli incantesimi che ha operato, dall'ultimo al primo.

«Il che significa» continuò Albus, guardando Harry, «che Cedric dev'essere riapparso sotto qualche forma.»

Harry annuì.

«Diggory è tornato in vita?» fece Sirius.

«Non pensavo che ci fosse un modo per riportare in vita i morti» ammise Rose, la voce insolitamente rauca.

«Infatti non esiste, Rose» disse gravemente il preside. «Tutto quello che può essersi verificato è una sorta di eco. Un'ombra del Cedric vivente che affiora dalla bacchetta... dico bene, Harry?»

«Mi ha parlato» confessò il ragazzo, tremando. «Il... il fantasma di Cedric, o quello che era, ha parlato.»

«Un eco che ha mantenuto l'aspetto e il carattere di Cedric. Immagino che siano apparse altre forme del genere... vittime meno recenti della bacchetta di Voldemort...»

«Un vecchio. Bertha Jorkins. E...»

Albus, sapendo cosa Harry avrebbe detto, stava per anticiparlo, ma lo vide voltarsi verso sua sorella, e tacque. Harry le circondò la mano con entrambe le proprie, e, quando aprì la bocca per parlare, Rose aveva già capito.

«C'erano mamma e papà.»

Rose annuì piano, il volto inondato di lacrime, e abbassò la testa, e la stretta di Sirius si fece più forte su entrambi i Potter. Lily e James avevano salvato il figlio ancora una volta.

«Gli ultimi omicidi compiuti dalla bacchetta» constatò Silente. «In ordine inverso. Ne sarebbero comparsi altri, naturalmente, se tu avessi mantenuto il contatto. Allora, Harry, questi echi, queste ombre... che cos'hanno fatto?»

E Harry raccontò ancora. Raccontò di come le ombre fossero spuntate dalla bacchetta di Voldemort, quella di sua madre che gli aveva sussurrato di resistere, quella di suo padre detto cosa fare per tornare indietro, e quella di Cedric che aveva espresso il desiderio - l'ultimo - che il suo corpo fosse riportato a casa; descrisse come aveva interrotto il contatto tra la propria bacchetta e quella di Voldemort, come le ombre avevano accerchiato il mago oscuro per impedirgli di attaccarlo, come aveva raggiunto il corpo di Cedric e preso la Coppa, che lo aveva trasportato di nuovo a Hogwarts.

Dopo che Harry ebbe terminato di parlare, Rose, la quale non si era accorta che la presa su di lei era svanita, vide che Sirius aveva il volto nascosto tra le mani. Con un vuoto allo stomaco, gli posò il palmo sul braccio, carezzandolo piano, e scambiò un'occhiata significativa con suo fratello.

Quando finalmente Albus Silente accompagnò Harry, la cui mano era sempre unita a quella di Rose, in Infermeria, Sirius si era trasformato di nuovo nel grosso cane nero.

Ad aspettarli c'erano la signora Weasley, Bill, Ron, Hermione e Daphne.

«Harry! Oh, Harry!»

La signora Weasley fece per correre da lui, ma Silente la fermò, una mano alzata.

«Molly, ti prego, ascoltami un attimo. Harry questa notte ha vissuto esperienze terribili. Ha appena dovuto riviverle per me. Ora ha solo bisogno di sonno, pace e tranquillità. Se desidera che tutti voi restiate con lui, potete farlo. Ma non voglio che gli facciate domande finché non sarà pronto a rispondere, e certo non stasera.»

Mentre la signora Weasley si rivolgeva sottovoce a Ron, Hermione e Bill, Daphne, più pallida del solito, rivolse un sorriso incerto a Rose, che ricambiò mestamente.

Madama Chips, intanto, stava fissando perplessa Sirius.

«Preside, posso chiedere che cosa...?»

«Questo cane rimarrà con Harry e Rose per un po'» disse Silente. «Le garantisco che è molto beneducato. Harry... aspetterò che tu vada a letto. Rose... suggerisco che anche tu beva un po' di Pozione Soporifera: non voglio sottovalutare il pericolo che hai affrontato stanotte. Tornerò a trovarti non appena avrò visto Caramell, Harry. Vorrei che tu rimanessi qui domani, finché non avrò parlato alla scuola.»

Dopodiché, uscì. Daphne accompagnò Rose al letto vicino a quello dove Madama Chips stava facendo sistemare Harry. Non parlava, e, quando tirò le tende per permettere a Rose di svestirsi e indossare il pigiama che l'infermiera le aveva dato, la giovane Potter vide le sue mani tremare. Si avvolse nel lenzuolo, restando seduta a gambe incrociate sul materasso, e allungò le braccia per aprire le tende, mentre la spalla le mandava una fitta poco tollerabile.

«Daphne?»

La giovane Greengrass la fissò con gli occhi un po' arrossati, e si sedette accanto al suo letto.

«Ho avuto paura, Rose. Pensavo... pensavo che ti fosse successo qualcosa... come Crouch, ancora disperso... e Diggory... lui è... oh, Rose... E se ti avessero uccisa?»

Qualche lacrime le scivolò dagli occhi, ma non se ne curò.

«Sto bene» disse solo Rose. «Domani... domani ti spiegherò tu-»

«È tornato, vero?» la interruppe flebilmente Daphne. «Lui... lui è tornato...»

Rose rimase per un attimo con le labbra schiuse, poi sussurrò un piccolo «sì», e Daphne, invece di nascondere il volto tra le mani come avrebbe desiderato fare, si limitò ad annuire e asciugarsi le lacrime.

Il cane nero, dopo aver controllato Harry e averlo lasciato alle attenzioni della signora Weasley, Bill, Ron e Hermione, si avvicinò a Rose, e posò le zampe anteriori sul letto. Lei gli accarezzò la testa.

«È Tartufo?» bisbigliò Daphne, la quale, grazie alle molte descrizioni che Rose le aveva fornito, aveva riconosciuto subito Sirius.

Il cane si voltò verso di lei, e si rimise a quattro zampe, spingendo il muso tra le mani di Daphne per annusarla. Una volta compreso che fosse una buona persona, si lasciò accarezzare docilmente.

Madama Chips, che era sparita nel suo ufficio, tornò portando con sé due calici, e vi versò una pozione viola.

«Dovete berla tutta» disse, tendendo i calici ai due Potter. «È una pozione che assicura un sonno senza sogni.»

Rose afferrò il suo e bevve. Il sonno giunse alle prime sorsate, ma lei si sforzò di terminare la pozione. Cadde immediatamente con la testa sul cuscino, addormentata, con Daphne che prendeva il calice vuoto dalle sue mani e le sistemava il lenzuolo, la signora Weasley, Bill, Ron e Hermione che, accanto a Harry, vegliavano anche su Rose, e Sirius che sedeva sul pavimento, tra i due figli di Lily e James, come ad affermare che ci sarebbe stato per entrambi.

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