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1.21 ~ Betty

La mattina di Natale, un miagolio lieve e sottile, quasi sussurrato, risuonava ripetutamente in una delle stanze dei dormitori femminili dei Serpeverde. Rose si rigirò nel letto, tra le coperte pesanti, e socchiuse un occhio. Essendo la sala comune esattamente sotto il Lago Nero, era impossibile per gli studenti ipotizzare che ore fossero guardando fuori dalla finestra; oltre le loro vetrate, infatti, si estendeva solo l'oscurità delle profonde acque del lago.

Il miagolio, che si era interrotto per pochi attimi, riprese più acuto. Rose infilò la testa sotto le coperte e chiuse gli occhi, tentando di addormentarsi di nuovo, ma quel suono la tormentava. Con un sospiro esasperato, scostò le coperte e scese dal letto, posando i piedi coperti dai pesanti calzini sul pavimento. Stringendo tra le dita gli orli delle maniche del pigiama, si avviò verso la porta, ma scoprì che il miagolio si stava allontanando. Perplessa, indietreggiò di nuovo verso il suo letto, e il suono aumentò. Con la fronte corrugata, camminò lentamente fino al baule e lo aprì, ma di certo non c'era un gatto, lì dentro.

Prese la bacchetta, e, sempre più confusa, chiedendosi come facessero le sue compagne di stanza a dormire ancora, si inginocchiò piano, rabbrividendo quando il gelo che abitava il pavimento le sfiorò le gambe, coperte solo dal tessuto leggero del pigiama, che non era abbastanza per isolare il freddo.

Con i capelli che accarezzavano la pietra, Rose sbirciò sotto il letto.

«Lumos» sussurrò.

Due grandi occhi blu come zaffiri, incastrati in un muso candido, sprofondarono in quelli verdi della ragazza, la quale, con le labbra schiuse per la sorpresa, rimase a fissare il piccolo gatto, che aveva appena smesso di miagolare. Il collo esile era circondato da un collare rosa, da cui pendeva un bigliettino ripiegato.

Muovendo la bacchetta per far sì che il gattino, attirato dalla punta di essa, uscisse dal suo nascondiglio, Rose gli accarezzò dolcemente la testina, le sottili orecchie rosate che si piegavano sotto le sue dita delicate. Poi, rimosse il bigliettino dal collare.

Buon Natale Rose!
So che volevi un animale, quindi ti ho portato questa gattina. Si chiama Betty. Spero che ti piace e che non ti ha dato fastidio.

Hagrid

Con un sorriso, Rose lo ripiegò, allungando un braccio per posarlo al sicuro sul comodino accanto al proprio letto, quindi osservò estasiata la gattina che inseguiva con lo sguardo luminoso la luce sulla punta della sua bacchetta in legno di abete, tentando talvolta di afferrarla con una zampetta. Era così piccola!

Rose le grattò gentilmente il collo, e la gattina si esibì in una serie di fusa. All'improvviso, Daphne si rigirò tra le coperte, borbottando qualcosa nel sonno. Scoccando una rapida occhiata alla massa di regali accatastata ai piedi del letto della Greengrass, Rose decise che era arrivato il momento di svegliare la bella addormentata.

Spense la bacchetta, e la gattina ne rimase piuttosto delusa. Rose la prese in braccio, constatando che avrebbe benissimo potuto tenerla tra le mani tanto era piccola, e la adagiò con delicatezza accanto a Daphne, sul morbido materasso.

La reazione desiderata fu ottenuta immediatamente. Un forte starnuto echeggiò nella stanza, e Daphne emerse di scatto dalle coperte, tirando su col naso e strizzando le palpebre, mentre anche Tiffany e Milly si svegliavano. La Parkinson, dal canto suo, si fece sentire emettendo un sospiro esageratamente esasperato, ma infilò la testa sotto il cuscino e chiuse di nuovo gli occhi.

Daphne si guardò intorno, strofinandosi il naso che le pizzicava fastidiosamente, e quasi cadde dal letto quando notò la gattina vicino a sé. Scese subito dal materasso, trascinandosi dietro qualche coperta per la fretta, e fissò il gatto con gli occhi sbarrati. Poi notò Rose, in piedi accanto a lei, con la faccia rossa a furia di trattenere le risate. Con ira, afferrò il cuscino e glielo sbatté sullo stomaco, con l'unica conseguenza di farla scoppiare a ridere apertamente.

«Sono allergica ai gatti!» strillò Daphne, lanciando il cuscino in testa a Rose. «Come te lo devo dire!?»

Rose agguantò il suo cuscino e lo scagliò contro di lei, che però lo afferrò e lo gettò a sua volta contro la legittima proprietaria. All'inizio, Pansy si limitò a bofonchiare, irritata, poi, quando quella che doveva essere una breve sfida tra le due divenne una vera e propria lotta, si mise seduta e prese a strillare contro di loro, che la ignorarono completamente, l'una ridendo a crepapelle mentre veniva soffocata dai cuscini, l'altra soddisfatta della sua apparente vittoria.

Milly, per nulla disturbata dalle sue compagne e del tutto disinteressata, era scivolata fuori dalle coperte e si era inginocchiata sul pavimento, iniziando a scartare i pacchettini che i suoi cari le avevano inviato per Natale; Tiffany, invece, seguiva l'animata lotta con interesse, seduta a gambe incrociate sul suo letto, facendo il tifo a gran voce prima per l'una poi per l'altra, in base a chi sembrava essere in svantaggio.

La battaglia finì dopo l'ennesimo acuto strillo di Pansy, quando Rose, stremata, si gettò di schiena sul proprio letto, e Daphne le schiacciò lo stomaco con un ultimo cuscino, prima di stendersi accanto a lei, piegata in due dalle risate, contagiata dall'amica, che non riusciva a smettere di ridere.

Si calmarono soltanto quando la gattina, lasciata sola tra le coperte di Daphne, nelle quali era sprofondata, emise un miagolio di protesta molto vicino al lamento di un bambino. Asciugandosi le lacrime che il riso le aveva procurato, Rose si alzò dal letto, e prese dolcemente la gattina in braccio, accarezzandole il pelo bianco.

«Questa è Betty» la presentò, con un sorriso. «Un regalo di Natale.»

Milly e Tiffany si profusero in versi di apprezzamento, e si avvicinarono per accarezzarla teneramente, mentre Pansy sbuffava, stizzita, e Daphne si asteneva dal commentare per il bene di Rose. L'assenza della sua replica passò però inosservata, seguita infatti subito dopo dagli auguri di Natale, che anche la Parkinson non poté fare a meno di borbottare.

Tutte poi corsero ad aprire i propri regali, non potendo aspettare un attimo di più. Rose ricevette molti doni utili oltre a Betty, che osservava curiosa dal braccio della sua nuova padrona i pacchetti incartati.

I Dursley le avevano spedito uno scarno bigliettino di auguri, e un paio di vecchie e logore calze di zia Petunia; Rose non perse tempo, e le gettò via in men che non si dica. Da Sirius, dovunque egli fosse, le era giunta una semplice ma luminosa spilla argentata a forma di "R", che lei appuntò al maglione dell'uniforme scolastica; Daphne le regalò un'elegante collana con la scritta "Rose" accompagnata da raffinati ghirigori e graziose roselline, che indossò subito; Tiffany e Milly, invece, le avevano comprato un profumo che cambiava odore, abbinandosi ogni volta all'atmosfera che aleggiava nel luogo in cui veniva spruzzato. Harry - finalmente! - le aveva preso un orologio da polso dal cinturino argentato e il quadrante piccolo ed elegante, Hermione, sapendo quanto ne fosse affascinata, un libro sulle Arti Oscure, e Ginny un bel mantello color nontiscordadimé che si rivelò essere molto caldo. La signora Weasley, invece, le aveva spedito una crostata fatta in casa con la marmellata di more, e un maglione color porpora con una bacchetta dorata ricamata al centro.

Rose se lo infilò sopra al pigiama mentre osservava l'ultimo pacchetto, il regalo di Ron. Era un diario segreto che si apriva solo con la parola d'ordine, e fu l'unico a ricordarle dell'evento di quella sera, dato che Ron lo aveva accompagnato con un biglietto in cui la ringraziava ancora una volta per aver accettato di andare al Ballo del Ceppo con lui.

Daphne, intanto, aveva appena terminato di scartare i suoi numerosissimi regali, ma sembrava che non le fossero bastati. Continuava a frugare il pavimento per controllare che avesse aperto tutti i regali, quando, coperto da una massa di cartacce, trovò un fiore.

«Guardate, qualcuno mi ha mandato un fiore!» esclamò, tutta contenta, ma poi lesse l'etichetta legata al gambo, e un'espressione delusa si dipinse sul suo viso. «Ah, no, è per Rose.»

Lo abbandonò sul pavimento, e Rose, perplessa, lasciò andare Betty e lo raccolse. Era un'ortensia bianca e giovane, appena sbocciata.

«Uhhh» fece Tiffany, maliziosa. «Di' un po', chi te lo manda?»

«Non lo so» disse piano Rose, rigirandosi tra le mani il bigliettino legato allo stelo; non riportava nient'altro che il suo nome, in una grafia che non ricordava di aver mai visto prima.

«Be', dev'essere qualcuno interessato a te» disse Milly, prima di tornare con l'attenzione sul bracciale che stava cercando di sistemarsi al polso destro.

Pansy, di solito irritata dai loro discorsi, in quel momento si mise attentamente in ascolto, fingendosi occupata con i propri regali, mentre Daphne, Tiffany e Rose fissavano Milly, l'unica lì che se ne intendesse di fiori e del loro significato, vista la sua passione per le piante. Lei, resasi conto del silenzio, alzò la testa dalla chiusura del braccialetto, e scoprì di avere tre paia di occhi addosso.

«Insomma, è un fiore» disse, «e questo dovrebbe bastare a comunicare un interesse amoroso per te, Rose. In più è bianco, il che significa... be', il bianco è il colore della purezza, ma non solo: un fiore bianco può indicare freschezza, il che vuol dire... un amore appena nato. Oh, mamma e papà mi hanno preso un abito da cerimonia!»

Mentre Milly esaminava con entusiasmo il vestito rosso scuro che i suoi genitori si erano affrettati a comprare, Daphne si avvicinò a Rose.

«A quanto pare, hai un ammiratore segreto» constatò, mentre l'altra, pensierosa, si rigirava l'ortensia bianca tra le mani.

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