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1.20 ~ Inviti deludenti

Harry e Ron si erano dati appuntamento alla Torre di Grifondoro, quella sera, con un unico obiettivo: tornare con una dama per il Ballo del Ceppo. Ma, be', le cose non andarono come sperate.

Ginny lo sapeva bene, visto che era accanto a Ron, impegnata nel compito di consolarlo dopo l'episodio sfortunato di cui si era rivelato protagonista, e Harry aveva poco prima raccontato che Cho Chang, la Corvonero con la quale aveva sperato di andare al ballo, sarebbe andata con Cedric Diggory.

Quando Rose fece il suo ingresso nella sala comune dei Grifondoro, ignorando le solite occhiatacce e i commenti malevoli, vide Hermione precipitarsi al dormitorio femminile, un'espressione offesa sul volto.

«Sta mentendo» stava dicendo Ron, gli occhi fissi su Hermione che si allontanava, quando Rose si avvicinò a loro.

«Non è vero» replicò Ginny, prima di fare spazio alla giovane Potter, che si sedette accanto a lei. «Ciao, Rose.»

«Ah, ciao, Rose... E allora chi è?» chiese Ron, mentre Harry rivolgeva alla sorella un cenno con la mano.

«Non sarò io a dirtelo, sono affari suoi» rispose Ginny, irremovibile.

«Chi è chi?» domandò Rose, poggiando i gomiti sulle ginocchia.

«Ron non crede che Hermione sia stata invitata al ballo» spiegò Ginny. «Pensa che lo abbia detto solo per liberarsi di Neville.»

«Perché?» rise Rose.

«Non vuole dirci chi è!» si lamentò Ron.

«Ha solo paura che la prendiate in giro, immagino.»

«Allora lo sai anche tu!» esclamò il giovane Weasley, puntando un dito verso Rose con fare accusatorio.

Lei annuì.

«Tu con chi ci vai?» le domandò Harry, non permettendo a Ron di chiedere di nuovo chi fosse l'accompagnatore di Hermione.

«Nessuno, per ora» rispose lei, arrossendo appena.

«Ma allora puoi venirci con me!» esclamò Ron, e Ginny la fissò con compassione.

«Io...»

«Andiamoci insieme, dai! Ti prego, Rose, per favore! Non voglio essere l'unico - oltre ovviamente a Harry e Neville - a non avere nessuno... per favore, per favore! Tanto non ti ha invitata nessuno!»

«Ron!» lo rimbeccò Ginny.

Con le labbra schiuse in procinto di dare una risposta, Rose osservò l'espressione speranzosa e supplichevole che si era dipinta sul viso lentigginoso di Ron. Quale altra soluzione aveva? Colui dal quale desiderava essere invitata non l'avrebbe mai fatto, dunque perché - per chi - restare libera ancora, con la probabilità di non riuscire poi a trovare nessuno in tempo? Quel ballo sembrava creare più problemi che altro.

«Va bene» accettò.

Le labbra di Ron si allargarono in un sorriso.

«Grazie mille, Rose! Grazie, grazie, grazie!»

«Mi dispiace per te» mormorò Ginny, e Rose ridacchiò.

«Adesso sono rimasto solo io, a quanto pare» sospirò Harry.

«Ora che ho una compagna» esordì Ron, tentando ancora, «chi è?»

Rose, comprendendo subito a chi si riferisse, sollevò le mani.

«Non te lo dirò io, Ron.»

«Giusto» commentò Ron, sempre più convinto che si trattasse di una farsa, «questa faccenda sta diventando assurda. Ginny, tu puoi andare con Harry...»

«Non posso» disse Ginny, arrossendo.

Aveva una cotta per Harry dalla prima volta che lo aveva visto, e ora che l'opportunità di interagire con lui si era presentata avrebbe dovuto rifiutare. Se solo avesse aspettato un altro poco ad accettare l'invito che le avevano offerto...

«Ci vado con... con Neville. Mi ha invitata quando Hermione gli ha detto di no, e ho pensato... be'... che altrimenti non potevo andarci, io non sono del quarto anno.»

Abbassò la testa, avvilita.

«Credo che andrò a cena» affermò, prima di alzarsi e lasciare la sala comune.

«Devo andare anch'io» disse Rose.

Salutò Harry e Ron, e uscì dal buco del ritratto, scontrandosi con Lavanda Brown e Calì Patil che entravano. Percorse i corridoi e scese le molte scalinate per tornare nei sotterranei. Scivolò nella sala comune dei Serpeverde, notando quanto fosse silenziosa. In effetti, era vuota. Dovevano essere tutti a cena, o a cercare un partner per il Ballo del Ceppo.

Occupò una poltrona di fronte al caminetto acceso, avvicinandosi quanto più poteva alle fiamme, per riscaldare il suo corpo infreddolito dall'aria dei sotterranei. Si strinse le braccia attorno al busto, quando un giornale arrotolato con cura le sfiorò la punta degli stivali. Con la fronte corrugata, si voltò, spingendo lo sguardo oltre le proprie spalle.

Draco Malfoy, la schiena appoggiata alla pietra fredda della parete, la osservava con un sopracciglio sollevato e le braccia incrociate. Confusa, Rose si chinò e afferrò il giornale, srotolandolo. Era la nuova copia de La Gazzetta del Profeta, arrivata quella mattina. Linee sottili di inchiostro circondavano un breve paragrafo all'angolo della prima pagina.

Qui Rita Skeeter, inviata speciale de La Gazzetta del Profeta, afferma di esser stata informata, da fonti molto attendibili, che la presunta relazione tra Draco Malfoy, rampollo di un'importante famiglia Purosangue, e Rose Potter, sorella gemella del famoso Harry Potter, non sia mai esistita.

Rose non aveva dubbi su quali fossero le "fonti molto attendibili" dalle quali la Skeeter era stata contattata.

«Contenta, adesso?» fece Malfoy, che si era avvicinato con passo felpato, sistemandosi di fronte a lei.

Sprofondata nel cuscino della poltrona, Rose ripiegò accuratamente il quotidiano, guardando poi il giovane da sotto in su.

«Sì» rispose, e gli restituì il giornale. «Ringrazia tuo padre da parte mia.»

Rose non provava alcun sentimento positivo nei confronti di Lucius Malfoy, e Draco aveva perfettamente afferrato il suo sarcasmo.

«È stato un piacere per lui far cancellare quell'articolo. Come per me, ovviamente.»

Malfoy ghignò.

«Sì, be', devo ammettere che stavolta sei stato utile» disse Rose.

«Non mi pare che tu mi abbia ringraziato, però.»

«Ha fatto tutto tuo padre, per cosa avrei dovuto ringraziarti? Per aver spedito un gufo? O per essere suo figlio?»

Il giornale precipitò sul pavimento con un tonfo piuttosto lieve, quando Draco, senza alcun preavviso, si chinò verso di lei, i palmi premuti sui braccioli imbottiti della poltrona, e Rose si ritrasse, spingendosi contro il morbido schienale. Le iridi grigie di lui andarono a sbattere sulla superficie smeraldina di quelle di lei.

«L'insolenza e la lingua lunga ancora non te le hanno tolte, eh?»

«Senti chi parla!» sibilò lei, ma fu costretta a spostare indietro la testa quando lui avvicinò il volto al suo.

«Non ho iniziato io. Strano ma vero, stavolta, Potter.»

«Allora sentiamo, per cosa avrei dovuto ringraziarti?»

«Per averti parato le spalle con quell'articolo.»

«Tu a me?»

Abbozzò un sorrisetto divertito, prima di tornare seria.

«Fammi il piacere e levati di torno» ringhiò, sollevando il mento.

«Costringimi» scandì Draco.

Rose ridusse gli occhi a due fessure, squadrandolo con un'espressione contrariata che ebbe il solo effetto di allargare il perenne ghigno di Malfoy. Incrociò le braccia, scontrosa, mentre Draco ridacchiava.

«Sai, ora che ci penso non sarebbe stato poi così male.»

«Cosa?»

«Dare alla Skeeter quello che voleva.»

Rose si stava già preparando a ribattere in malo modo, quando comprese appieno il significato della frase di Malfoy, e la manciata di parole che aveva radunato in gola le rimase appiccicata sulle labbra come una striscia di miele.

Soddisfatto di averla lasciata interdetta, Draco avvicinò il viso a quello di lei un'ultima volta, prima di allontanarsi di scatto, raddrizzando la schiena. A Rose parve di tornare a respirare.

«Ah, senti» fece poi lui quasi casualmente, mentre si piegava per raccogliere il giornale e lo gettava senza cura tra le fiamme, «per quella storia del ballo...»

«Rose!»

La voce acuta di Daphne incrinò l'aria, e la giovane Potter si ritrovò la sua migliore amica di fronte con le mani sui fianchi, mentre Draco indietreggiava, quasi investito dalla Greengrass, esclamando uno stizzito «guarda dove vai!», irritato più per l'interruzione che per lo scontro.

«Non eri a cena» disse Daphne, ignorando completamente Malfoy, «e avevamo deciso che ci saremmo viste lì per fare il punto della situazione!»

Con queste parole si riferiva alla loro conversazione di quella mattina, quando avevano entrambe decretato, non volendo ritrovarsi sole al Ballo del Ceppo, che era giunto il momento di trovarsi un accompagnatore e smettere di aspettare che i ragazzi desiderati le invitassero, dato che con ogni probabilità non sarebbe mai successo.

«Scusa!» disse subito Rose. «Mi ero dimenticata, ma... Aspetta!» esclamò, vedendo che Daphne aveva già aperto la bocca per ribattere. «Ho un accompagnatore!»

A quelle parole, mentre un sopracciglio chiaro di Draco, non lontano da loro, si sollevava, qualsiasi espressione rancorosa Daphne avesse formulato e stesse per esporre si spense immediatamente.

«Ah sì?» proruppe invece, sorpresa. «E chi sarebbe?»

«Ehm... Ron.»

«Ron...?»

Rose fissò Daphne da sotto in su, un luccichio incerto negli occhi, e l'altra, le sopracciglia sottili che erano schizzate verso l'alto, spalancò la bocca, capendo all'improvviso.

«Per Salazar, intendi Weasley?»

«Sst!» esclamò Rose, guardandosi intorno; proprio in quel momento, infatti, alcuni dei Serpeverde che tornavano dalla Sala Grande si stavano riversando nella sala comune.

Il viso di Daphne esprimeva una profonda disapprovazione, ma, alla fine, ciò che contava era che Rose avesse un accompagnatore.

«Be', ho trovato un ragazzo anche io» confessò, con una smorfia appena percettibile. «Ci vado con Theodore Nott.»

Rose sollevò le sopracciglia.

«E poi sarei io, eh?» commentò. «Te lo ha chiesto lui?»

«Be', più o meno» rispose Daphne. «In realtà voleva invitare te, e io mi sono inventata che tu avevi già un partner. Sono... felice di sapere che è davvero così.»

«Grazie, Daphne, mi hai salvato la vita.»

Theodore Nott non aveva mai mostrato interesse per Rose Potter, benché ne fosse a dir poco colmo, e lei era rimasta decisamente colpita dalla rivelazione di Daphne. La famiglia di Nott era costituita solo da maghi Purosangue che puntavano senza indugi alla continuazione della loro nobile discendenza, e stringere rapporti con una Mezzosangue non era affatto consigliabile.

«Comunque» continuò Daphne, «dopotutto sono contenta che tu vada con Weasley, almeno con lui ti trovi bene.»

Scivolò nella poltrona accanto a lei, liberandole la visuale, e Rose vide chiaramente l'espressione indecifrabile stampata sul viso di Malfoy.

«Pansy!» chiamò questi, gli occhi fissi, però, in quelli di Rose.

Pansy Parkinson, appena entrata nella sala comune, si guardò intorno e adocchiò Draco.

«Sì, Draco?»

«Vieni al ballo con me?» disse lui, distogliendo lo sguardo da Rose con un ghigno che lei non comprese.

Nella confusione generale della sala comune, nessuno notò Astoria Greengrass correre verso i dormitori femminili, con un'ira repressa mischiata a un'indicibile tristezza.

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