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1.18 ~ Incontri notturni

Non appena Madama Chips ebbe lasciato Harry solo nel suo cubicolo della tenda di pronto soccorso per andare a controllare le condizioni di Cedric, il giovane Potter si alzò - nonostante gli fosse stato ordinato il contrario - con l'intenzione di vedere cosa succedeva fuori dalla tenda. Ma non aveva nemmeno raggiunto l'ingresso che una chioma tra il castano e il ramato gli coprì la visuale, mentre due braccia gli circondavano il collo.

«Oh, Harry, stai bene... stai bene!» gli sussurrò con gioia malcelata la voce di sua sorella all'orecchio, e lui ricambiò la stretta.

Hermione, i segni lasciati dalle sue unghie ben visibili sul volto, corse nella tenda subito dopo Rose, e Ron dietro di lei.

«Harry, sei stato eccezionale!» esclamò Hermione, la voce roca. «Sei stato straordinario! Davvero!»

Rose si staccò da suo fratello, facendo però scivolare la mano in quella di lui, e lo sguardo smeraldino di Harry si puntò finalmente su Ron, pallido e imbarazzato.

«Harry, chiunque abbia messo il tuo nome in quel Calice... io... io credo che stiano cercando di farti fuori!»

L'atteggiamento stizzito con cui Harry accolse quelle parole nascondeva, in realtà, la gioia che provava. Era come se le settimane nelle quali Ron aveva dubitato di lui non fossero mai passate, come se il suo nome fosse appena uscito dal Calice e il suo migliore amico avesse compreso all'istante la verità.

«Ci sei arrivato, eh?» replicò comunque con freddezza. «Ci hai messo un bel po'.»

Rose strinse più forte la mano di suo fratello, come per rimproverarlo, mentre Hermione fissava i due ragazzi con insistenza, spostando lo sguardo dall'uno all'altro. Ron aprì la bocca per scusarsi, ma Harry lo fermò; non aveva bisogno di ascoltarlo, aveva solo bisogno che ci fosse.

«È tutto okay» disse quindi, stroncando le scuse di Ron sul nascere. «Lascia perdere.»

«No. Non avrei dovuto...»

«Lascia perdere.»

Ancora più imbarazzato, Ron gli sorrise, e Harry ricambiò. Hermione scoppiò a piangere.

«Mione!» pronunciò Rose, tra il divertito e il preoccupato. «Che hai?»

«Non c'è niente da piangere!» esclamò Harry.

«Voi due siete così stupidi!» singhiozzò Hermione tra le lacrime, prima di stringere entrambi in un abbraccio rapido e correre via.

«Quante storie» fece Ron, scuotendo la testa. «Harry, andiamo, staranno dando il punteggio...»

Lasciando la mano di sua sorella per afferrare l'uovo d'oro e la scopa, Harry uscì dalla tenda, mentre Ron al suo fianco parlava concitato, raccontandogli delle esibizioni degli altri tre campioni. Rose si chinò per lasciare la tenda, e, immobile al di fuori di essa, osservò con un sorriso i due ragazzi allontanarsi insieme, come avrebbe sempre dovuto essere e come, si augurò, sarebbe sempre stato.

Quella sera, mentre Harry, Ron e Hermione salivano alla guferia a cercare Leotordo - il gufo di Ron - con l'intenzione di spedire a Sirius una lettera per aggiornarlo sulla prima prova, Rose aiutava i Grifondoro a preparare la festa a sorpresa per Harry.

In quanto Serpeverde, lei non era apprezzata da tutti i Grifondoro come si sarebbe meritata, ma non ne aveva davvero bisogno. Era significativo però per lei che i ragazzi dello stesso anno di Harry non vedessero distinzioni tra lei e suo fratello nonostante le diverse Case e la accettassero volentieri tra di loro.

Per quanto riguarda gli altri Grifondoro, molti non sapevano neanche chi fosse. Notavano i colori che indossava e si stupivano: chi le urlava contro di andarsene dalla sala comune, chi le chiedeva che cosa ci facesse lì, chi invece la trattava con sufficienza.

Fred e George, i gemelli Weasley, cercavano di starle sempre attorno per evitare che qualcuno potesse importunarla, ma lei li aveva rassicurati con calma e, in tutta tranquillità, aveva abbandonato mantello e cravatta in un angolo, cosicché non potesse apparire diversa da qualsiasi altro Grifondoro e non potessero sorgere dispute di alcun tipo.

Fred e George avevano preso il cibo dalle cucine, e avevano appena terminato di sistemare l'ultimo vassoio su un tavolo circolare, quando Harry, Ron e Hermione fecero il loro ingresso dal buco del ritratto e la sala comune dei Grifondoro esplose in urla e applausi.

Rose si unì ai Grifondoro che acclamavano suo fratello, poi, rimpiangendo di non avere un orologio, guardò la finestra, osservando il buio sempre più fitto.

«Credo di dover andare» dichiarò a Harry, che, affamato, si era seduto con Ron e Hermione. «Non voglio che Gazza mi trovi in giro dopo il coprifuoco.»

«Ma sei stata solo qualche secondo!» esclamò mestamente Harry.

«Be', in realtà ho aiutato questi due» indicò i gemelli Weasley «a preparare tutto.»

«A fare cosa, scusa?» chiese Fred, fermando Rose che già si stava allontanando per recuperare cravatta e mantello.

«Preparare.»

Fred e George si guardarono e scoppiarono a ridere.

«Cosa?» fece George. «Ma se sei stata seduta sulla poltrona tutto il tempo!»

«Cosa?» fu la volta di Rose di esclamare, sbalordita. «Che diavolo stai dicendo?»

«Confermo, ti sei buttata sulla poltrona» concordò Fred.

«Appena arrivata» sottolineò George, un dito sollevato con aria di rimprovero.

Rose guardò il sorriso che aleggiava ancora sulle loro labbra, e le scintille luminose che gli adombravano gli occhi furbi.

«Molto divertente, ragazzi» sospirò, lasciandosi andare a un sorriso mentre i due ridevano ancora.

Afferrò il mantello e la cravatta con i colori di Serpeverde, e li indossò di nuovo.

«E dai, Rosetta» la pregò George, «resta un altro po'...»

«Ti accompagnamo noi, dopo» disse Fred, con una strizzatina d'occhio.

«Siete matti?» esclamò Rose, non potendo però smettere di sorridere, dato che la sola vista dei gemelli Weasley la metteva di buonumore. «Se Gazza mi trova con voi la punizione sarà doppia. E non ci tengo affatto.»

«Tripla, vorrai dire» la corresse Fred, facendole di nuovo l'occhiolino.

Rose si spostò i capelli dietro le spalle e si diresse verso il buco del ritratto.

«Dai, aspetta almeno di vedere che c'è nell'uovo!» la trattenne George, parandosi davanti a lei, e Fred la prese per le spalle, facendola voltare e indicandole Lee Jordan, loro complice, il quale aveva appena preso tra le mani l'uovo d'oro di Harry, contenente un misterioso e indispensabile indizio per la seconda prova, che si sarebbe tenuta alle nove e mezza della mattina del 24 febbraio.

«Accidenti, quanto pesa» stava dicendo Lee. «Aprilo, Harry, dai! Vediamo che c'è dentro!»

«Dovrebbe cercare di risolvere l'indovinello da solo» si intromise subito Hermione. «Sono le regole del Torneo...»

«Sì, dai, Harry, aprilo!» gridarono altri Grifondoro.

Harry prese l'uovo dalle mani di Lee, infilò le dita nel solco che lo attraversava, e lo aprì. All'istante, un gemito stridulo e acuto colmò la sala comune, investendo gli studenti. Coperta dal frastuono e dalla confusione generale, e libera dalla presa di Fred che si era premuto le mani sulle orecchie, Rose sgusciò rapidamente via dalla stanza, lasciando la Torre di Grifondoro.

Per quanto le facesse piacere essere presente alla festa in onore di Harry e scoprire di più sull'uovo d'oro, se non fosse tornata subito nella sala comune dei Serpeverde avrebbe rischiato di farsi trovare per i corridoi da Argus Gazza, il temibile Custode, e avrebbe anche dovuto sorbirsi una ramanzina da parte di Daphne, che sicuramente l'avrebbe fatta sentire in colpa per non averla avvertita.

Raggiunse i sotterranei in fretta e con furtività, sussurrò «Purosangue!» di fronte alla giusta parete di pietra, e sgattaiolò all'interno. La sala comune dei Serpeverde era buia e silenziosa. I più erano già a letto - a fare però tutt'altro che dormire, tipo ideare qualche nuova spilla da appuntare sull'uniforme per screditare Harry Potter - mentre gli altri erano ancora fuori, in giro per la scuola, e sarebbero rimasti per i corridoi probabilmente fino all'alba. Ai Serpeverde, soprattutto ai più grandi, piaceva girovagare per il castello con il silenzio e l'oscurità, come se fossero i padroni di Hogwarts, e i due prefetti li coprivano ogni volta che la ronda notturna toccava a loro.

Rose strizzò le palpebre per abituare gli occhi al buio della sala comune, avanzando piano alla ricerca della porta dei dormitori femminili, quando...

«Lumos

La punta di una bacchetta si accese, illuminando il legno scuro del biancospino con il quale era stata fabbricata. Nella penombra, Rose assottigliò lo sguardo, e, in un guizzo del luminoso raggio di luce, riconobbe con orrore i capelli biondissimi del proprietario della bacchetta.

Draco Malfoy si alzò dal divanetto con la bacchetta ritta in mano, e si voltò verso di lei con studiata lentezza. Sollevò un sopracciglio chiaro.

«Dove andiamo di bello, Potter?» domandò con un ghigno, avanzando con calma.

«Di certo non vengo a dirlo a te» ringhiò piano Rose.

«No, infatti sarà a Piton che dovrai spiegare perché ti trovavi fuori dalla sala comune di notte.»

«È solo un po' oltre il coprifuoco. Non ci credo che tu te ne resti davvero qui tutte le notti.»

«Può darsi di sì o può darsi di no» replicò Malfoy, divertito dalla situazione. «Ma che prove hai?»

«Tu che prove hai?» ribatté subito Rose, incrociando le braccia.

Draco avanzò ancora, e lei arretrò finché non percepì la parete fredda contro le spalle.

«Dove l'hai preso il dolcetto che hai nella tasca del mantello?»

Rose si morse il labbro inferiore.

«Bingo» sussurrò fastidiosamente Malfoy, sempre più vicino.

Spostò la bacchetta, puntandola verso di lei per illuminarle il viso.

«Non ti denuncio a Piton solo perché c'è il rischio, anche se remoto, che tolga qualche piccolo punto a Serpeverde, e questo non possiamo permettercelo, no?»

Si avvicinò ancora di più, abbassando appena la testa, il suo naso a un palmo da quello di lei, la luce della bacchetta a pizzicarle il volto, occhi negli occhi.

«Ma devi imparare a mentire e nascondere le prove, Potter...»

Lo sguardo di Draco si spostò da quello di lei, osservandole il viso, e la punta della sua bacchetta si mosse a percorre una ciocca dei suoi capelli.

«... o sarà sempre così facile sgamarti.»

Rose spinse la testa nel verso opposto alla bacchetta.

«Perché non ti fai i fatti tuoi, eh?» sibilò.

Lui sollevò le spalle.

«Faccio un po' di pratica per l'anno prossimo. Sai» sogghignò, assumendo un'aria d'importanza, «quando sarò nominato prefetto.»

Rose espresse il suo scetticismo con un verso sprezzante.

«Sono certa che sarai perfetto per quel compito.»

«Ti ringrazio. Stasera sei stranamente gentile.»

«Non ti ci abituare, Malfoy» scattò lei immediatamente. «E adesso levati di mezzo, o sarò io a denunciarti a Piton per avermi importunata.»

Con un ghigno indecifrabile, Draco sollevò entrambe le mani in segno di resa, e si allontanò da lei. Rose lo fissò ancora per un attimo con le palpebre strette, quindi scomparve in fretta nell'ombra, le braccia persistentemente incrociate e i passi che andavano via via spegnendosi.

«Nox» mormorò Draco, e la luce che aveva illuminato la punta della sua bacchetta svanì, come inghiottita dalla silenziosa oscurità in agguato nella sala comune.

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