1.17 ~ La prima prova
L'indomani, dopo la conversazione con Sirius, purtroppo interrotta involontariamente da Ron che ancora non si era chiarito con Harry, i Serpeverde avevano lasciato la Serra numero tre ed erano appena rientrati al castello, diretti all'aula di Incantesimi.
«Rose?» fece Daphne, a un certo punto.
«Eh?»
«Domani...»
Ma Daphne non terminò mai la frase, perché qualcuno si scontrò con lei con così tanta violenza da farle perdere l'equilibrio. Si ritrovò sul pavimento, la mano pericolosamente vicino a un paio di occhiali tondi.
«Potter!» esclamò, la voce ricca di collera.
«Oh, scusa, non ti avevo vista» disse Harry, chinandosi su di lei.
Daphne allungò il braccio verso di lui per lasciarsi tirare su, ma in realtà Harry stava solo raccogliendo gli occhiali. La giovane Greengrass emise uno sbuffo irato, mentre Harry inforcava di nuovo gli occhiali. Questa volta lui le tese davvero la mano per aiutarla ad alzarsi, ma, con un altro sbuffo poco cortese, lei si rimise in piedi da sola, e Harry ritirò in fretta il braccio che le aveva offerto.
«Faccio da sola, grazie» fece Daphne, acida.
Con i capelli scompigliati, passò i palmi sull'uniforme per rimuovere la polvere, quindi, stizzita, afferrò la borsa di cuoio che le era scivolata sul pavimento.
«Ci vediamo in classe» disse infine, parlando con Rose ma rivolgendo a Harry uno sguardo truce, prima di svoltare l'angolo e scomparire dalla vista.
«Ma che le ho fatto?» esclamò immediatamente Harry.
«Be', le sei andato addo-»
«Grazie, Rose, non lo sapevo... mica se l'è presa così tanto per quello? Non l'ho fatto apposta...»
«Se la prende per tutto» spiegò Rose con un sospiro. «Mettici anche che non ti sopporta... e la reazione è abbastanza giustificata. Che poi, dove stai andando così di corsa?»
«A Erbologia, ho lezione e devo assolutamente vedere Hermione» rispose Harry, e i suoi occhi brillarono. «Ho parlato con Moody, ora so cosa devo fare domani.»
«Ti ha aiutato?»
«Be', sì, pare che sia l'unico partecipante imbranato.»
«E allora? Che ti ha detto?»
«Firebolt» rispose solo Harry, e i suoi occhi si illuminarono di nuovo.
«Che cosa?» fece Rose. «Harry, i campioni possono portare con sé solo la bacchetta. È vietato l'accesso a qualsiasi altro oggetto. E...»
«Aspetta, Rose» la interruppe Harry, con un sorriso. «Non posso portare la Firebolt, ma posso chiamarla.»
Rose lo fissò per un attimo, prima di schiudere le labbra, sorpresa.
«L'Incantesimo di Appello!» esclamò, e Harry annuì.
«Krum, Fleur e Cedric sono tutti bravissimi in Trasfigurazione e Incantesimi...»
«Materie in cui tu fai schifo» precisò Rose, beccandosi un'occhiataccia da parte del fratello.
«... mentre la cosa che io so fare meglio è volare. Quindi... devo solo volare. Ed esercitarmi nell'Incantesimo di Appello» aggiunse, e l'entusiasmo si spense un poco.
«Ti aiuto io» disse Rose. «E sono sicura che anche Hermione lo farà senza problemi.»
«È per questo che la stavo cercando» ammise infatti Harry. «Ma se puoi esserci anche tu sarei più sicuro. In Incantesimi sei la migliore del nostro anno. Devo imparare a fare un Incantesimo di Appello come si deve entro domani pomeriggio... posso farcela?»
~
La mattina seguente, le lezioni terminarono a mezzogiorno, e l'atmosfera di grande tensione ed eccitazione che aggrediva Hogwarts era percepita da chiunque. Solo Harry si sentiva isolato da tutti, come se appartenesse a un altro mondo.
Perfino la mano che Rose stringeva non sembrava essere la sua. Sua sorella, che non aveva voluto sentire ragioni e si era seduta al tavolo dei Grifondoro per il pranzo - senza però toccare cibo - non smetteva di sussurrargli qualcosa che lui non riusciva ad afferrare. Hermione, poi, era la preoccupazione in persona. Si stritolava le mani come se volesse strapparsi via le dita, ma continuava a convincerlo - o costringerlo, Harry non sapeva quale delle due opzioni fosse più adatta - a mangiare qualcosa.
Un rumore di tacchi che tradiva fretta e agitazione fece voltare molti studenti; la McGranitt stava correndo verso il tavolo dei Grifondoro.
«Potter, i campioni devono venire giù nel parco adesso... dovete prepararvi per la prima prova.»
«Va bene» disse Harry, lasciando con riluttanza la mano di Rose.
Si alzò, la forchetta cadde nel piatto con un tintinnio.
«Buona fortuna, Harry» sussurrò Hermione. «Andrà tutto bene!»
«Certo» disse Harry, con voce incolore.
«Ci vediamo dopo» mormorò sua sorella, sfiorandogli un braccio.
Lui annuì con un gesto meccanico, e, mentre lasciava la Sala Grande insieme alla professoressa, Rose lanciò una veloce occhiata alla McGranitt: anche lei era preoccupata per Harry. E, pure tra i professori, non doveva essere l'unica.
Ginny Weasley, la Grifondoro del terzo anno sorella di Ron, affiancò Rose.
«Sembri tu a dover partecipare» commentò, osservandola in viso mentre si spostava dalle spalle i lisci capelli rosso fiamma. «Che dite, vogliamo andare?»
Hermione e Rose si guardarono intorno: gli studenti, guidati da alcuni dei professori ancora lì, già si accingevano a lasciare la Sala Grande per iniziare a sistemarsi sulle tribune. Nessuna delle due ragazze aveva notato cosa stesse accadendo, tanta era l'agitazione che le stringeva entrambe. Così, insieme a un'ottimista Ginny e raggiunte anche da Ron, si alzarono dal tavolo dei Grifondoro, unendosi all'intera Hogwarts, la cui unica voce mostrava grande eccitazione.
«Ah, Potter!»
Dopo aver superato i gradini di pietra al di fuori del castello, Rose si fermò, lasciando che Malfoy la raggiungesse, il classico ghigno dipinto sul volto.
«Che vuoi?»
«Ti ho fatto un regalo, Potter, non c'è bisogno di essere così scortese.»
Sollevò la mano, mostrandole un fazzoletto pregiato che stringeva tra le dita. Sul candore della stoffa spiccavano le iniziali D.M., ricamate in argento. Rose si limitò a fissarlo con le palpebre strette.
«Andiamo, è per te» disse Malfoy, tendendoglielo.
«E a cosa devo questa... ehm, cortesia?» fece Rose, afferrando sospettosa un lembo del fazzoletto.
«Niente di speciale» sogghignò lui. «Non vorrei che ti si bagnasse troppo la faccia quando piangerai la caduta di San Potter.»
Senza neanche ribattere, Rose appallottolò il fazzoletto e lo spinse di nuovo tra le mani del suo proprietario. Con uno sguardo omicida, raggiunse di nuovo i Grifondoro, mentre il ghigno di Draco si allargava.
Al limitare della Foresta Proibita, il numerosissimo gruppo superò la tenda dove i campioni stavano ricevendo le istruzioni per la prova, e Rose e Hermione si sporsero per vedere Harry, ma fu inutile. Giunti a un alto steccato, gli insegnanti, invece di condurre gli studenti attraverso l'apertura che vi era, li guidarono a sinistra, verso una scala di legno che permetteva l'accesso alle tribune, anch'esse in legno, erette appositamente per la prova.
Senza neanche avere il tempo di pensare, Rose si ritrovò stretta tra Ginny e Ron, alla cui destra sedeva invece Hermione. Neville Paciock, un Grifondoro alquanto goffo appassionato di Erbologia, incespicò, spinto di qua e di là dalla folla, e cadde seduto vicino a Ginny. Rose si sporse appena.
Sotto le tribune, lo steccato disegnava un grande recinto. Al suo interno, dei domatori di draghi stavano liberando un Grugnocorto Svedese blugrigio, mentre uno di loro sistemava un uovo d'oro nel mezzo di un mucchio di uova color granito. Una volta privo di catene, il drago si affrettò verso le uova. Il compito dei campioni era proprio di impadronirsi dell'uovo d'oro.
I guardiani lasciarono il recinto, un fischio risuonò acuto nell'aria, e Ludo Bagman, incaricato di occuparsi della cronaca, corse al suo posto. Un ruggito provenne dalla folla quando Cedric Diggory entrò nel recinto e si trovò faccia a faccia con il Grugnocorto Svedese.
I quindici minuti che tennero il pubblico con il fiato sospeso erano solo l'anteprima di ciò che sarebbe successo: mancavano ancora tre campioni. Fleur Delacour affrontò un Gallese Verde, Viktor Krum un Petardo Cinese.
I primi tre campioni avevano superato la prova con successo, e Rose strinse la mano di Ginny quando, dopo un altro fischio, Harry fece il suo ingresso, la bacchetta come unica arma, e alzò lo sguardo sull'Ungaro Spinato, il più temibile dei quattro draghi. Esso era accoccolato sulla sua covata, le ali piegate, la coda nera e squamosa irta di punte in movimento, i maligni occhi gialli fissi sul campione.
Harry, dal canto suo, non perse tempo.
«Accio Firebolt!» gridò, dopo aver alzato la bacchetta.
Attendendo trepidante che l'Incantesimo di Appello funzionasse, Rose sentì la mano di Ginny che stringeva la sua con una forza che trasmetteva una convinzione ottimista. Ginny era sicura che Harry ce l'avrebbe fatta.
Bagman urlava ciò che stava accadendo, quando la Firebolt raggiunse il campione, e lui, salendo sulla scopa, decollò all'istante. Si sollevò in aria, muovendosi sempre più verso l'alto. Rimase immobile, Rose vedeva soltanto un puntino uniforme stagliato contro il cielo. Poi, Harry si tuffò verso il basso.
Deviò in fretta appena un attimo prima che un getto di fuoco fuoriuscisse dalle fauci spalancate dello Spinato. Mentre Hermione si conficcava le unghie nella pelle del viso, coprendo gli occhi per la paura, Rose, stringendo con veemenza sempre maggiore la mano di Ginny, rimase immobile a osservare ciò che succedeva, trattenendo a momenti il respiro.
Sebbene avesse allungato le dita ad afferrare anche il braccio di Ron, non distolse lo sguardo neanche quando la coda del drago ferì la spalla di suo fratello, penetrando la pelle con le innumerevoli spine. La folla gridò, e Hermione gemette, le mani ancora sul viso.
Ma anche la sfida di Harry ebbe grande successo. Il giovane Potter riuscì infatti ad attirare l'Ungaro Spinato lontano dalla covata, facendolo alzare in volo, e ciò gli permise di tuffarsi di nuovo in picchiata a tradimento e afferrare l'uovo d'oro.
Liberando finalmente Ginny e Ron dalla sua stretta, Rose balzò in piedi e batté le mani con tutta la forza che aveva in corpo, mentre il resto della folla acclamava suo fratello con urla e applausi.
Bagman strillava ancora la cronaca, e Rose, seguita a ruota da Ron e Hermione, si affrettò a scendere dalle tribune. Al diavolo lo stupido fazzoletto di Malfoy: a quanto pareva, Harry Potter non sarebbe affatto morto, quel giorno.
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