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1.13 ~ Sgabuzzini e penne verde acido

La porta dell'aula di Pozioni si chiuse alle spalle di Rose e Malfoy.

«Sei un idiota!» esclamò lei all'istante, tentando di mantenere la calma e non gridare.

«Quando ti arrabbi diventa tutta rossa» ghignò Draco.

Il viso di Rose si fece più paonazzo di quanto già non fosse.

«Come hai potuto?» sibilò. «Hai mandato Hermione in Infermeria!»

«Non so cosa ti abbiano raccontato, ma non è affatto col-»

«Non ti azzardare a dire che non è colpa tua, perché non ci credo neanche se me lo dimostri! Vorrei dirti cosa sei, ma non ci sono abbastanza parole per definire uno come te!»

«La cosa si fa interessante» cantilenò Malfoy, prima di voltarle le spalle e allontanarsi rapidamente per lasciare i sotterranei e dirigersi in Sala Grande, certo che quell'atteggiamento l'avrebbe irritata.

Rose lo fissò andarsene con un sospiro incredulo, poi decise di seguirlo. Lo raggiunse correndo.

«Mi stai seguendo?»

«Non andartene quando ti parlo!»

«Credevo che avessi finito, Potter.»

Malfoy piantò i piedi sul pavimento senza il minimo preavviso, e Rose si fermò all'istante per non scontrarsi con lui. Si squadrarono dall'alto verso il basso e viceversa - non che lei fosse così bassa rispetto a lui, anzi, però la differenza di altezza c'era lo stesso - prima che Rose gli puntasse un dito contro con fare accusatorio.

«Numero uno: le spille. Non voglio più vederle.»

Malfoy si esibì in un verso sprezzante.

«Come se io possa mai fare quello che tu...»

«Non mi interrompere!» esclamò Rose.

«Per Salazar, Potter, sei talmente isterica.»

«Se sono isterica è per colpa tua.»

«Bello vedere come, in tutto, il problema sia io» replicò lui con un ghigno divertito. «Non sia mai che San Potter o Lenticchia facciano qualche errore! La colpa è sempre mia, vero?»

«Smettila di chiamarli così, hanno dei nomi.»

«Davvero? Credevo che San Potter fosse meglio di Sfregiato, e Lenti-»

«Smettila!» esclamò di nuovo Rose, le guance in fiamme.

«Visto? Lieto di essere la causa della tua ira, Potter.»

«La vuoi piantare? Sei così... egocentrico! Il punto non era questo!»

«Illuminami, allora» fece Draco, con un tono più irritante del solito. «Non sto più nella pelle.»

«La devi finire, dannazione!»

«Wow, Potter, stavolta hai superato te stessa! Mezz'ora buona per dirmi che devo smettere di essere come sono! Complimenti davvero, riceverai un premio per la tua capacità di sintesi, e sicuramente anche per l'intelligenza!»

Rose si limitò a fissarlo con le braccia incrociate.

«Sei ridicola, Potter, ridicola» scandì Malfoy, avvicinandosi di un passo a lei, che frenò l'impulso di indietreggiare.

«Rose Potter?»

Entrambi si allontanarono di scatto l'uno dall'altra, voltando la testa verso l'angolo del corridoio, da cui la voce li aveva raggiunti. Una donna dai capelli biondi, acconciati in corti boccoli, avanzava verso di loro stringendo tra le mani dalle lunghe unghie laccate di rosso una borsetta in pelle di coccodrillo, lo sguardo indagatore fisso sui due attraverso le lenti degli occhiali rivestiti di strass.

«Sì?» fece Rose, non sapendo come comportarsi con quella donna che non aveva mai visto.

«Tu sei Rose Potter?» domandò quest'ultima.

La ragazza annuì.

«Sì, sono io.»

L'altra spostò gli occhi soddisfatti su Draco, osservandolo con un sopracciglio alzato.

«E questo giovanotto?»

«Draco Malfoy» rispose lui, visibilmente urtato.

«Ah, un Malfoy!» esclamò la donna, mordendosi compiaciuta il labbro inferiore coperto dal rossetto. «Cercavo proprio voi due.»

Si incamminò lungo il corridoio, poi, accortasi di essere sola, si voltò di nuovo verso di loro.

«Che diamine fate lì impalati? Seguitemi, forza!»

Rose e Draco si lanciarono un'occhiata, lei interrogativa, lui indignata. Poi lei si avviò per affiancare la donna, e lui si affrettò a fare lo stesso.

«Non credo che sia una buona idea» ammise Draco a mezza voce.

«Perché?»

«Non la conosci?» fece lui, stupito.

Lei scosse la testa.

«È Rita Skeeter, lavora per La Gazzetta del Profeta. E, ecco, non è molto... attendibile.»

Rose corrugò la fronte, in procinto di chiedere cosa Draco intendesse con l'aggettivo che aveva utilizzato, quando il frastuono di una porta sbattuta contro il muro la fece sussultare. I due Serpeverde si voltarono all'unisono: Rita Skeeter aveva trovato lo stanzino delle scope e ne sembrava a dir poco entusiasta.

«Qui è perfetto!» esclamò, battendo appena le mani. «Dopo di voi, cari

Il modo in cui pronunciò quel "cari" non piacque particolarmente a nessuno dei due, ma, anche se titubanti, entrarono comunque nello sgabuzzino. La Skeeter chiuse la porta dietro di sé, spingendo Rose e Draco sul fondo del buio stanzino.

Lei inciampò e si scontrò con la schiena di Malfoy, che dovette trattenersi con tutto se stesso per non insultarla di fronte alla giornalista, ben consapevole che qualsiasi cosa avesse detto o fatto si sarebbe potuta ritorcere contro di lui. Il problema era che, invece, Rose questo non lo sapeva.

Si scansò da Draco, o, almeno, ci provò: lo sgabuzzino non era poi così largo da concedere loro il lusso di non sfiorarsi; le loro braccia erano schiacciate l'una contro l'altra, e questa vicinanza era insopportabile per entrambi allo stesso modo. Sarebbe stato molto più comodo se lui avesse circondato le spalle di lei con un braccio, ma avrebbe preferito Schiantarsi con la sua stessa bacchetta piuttosto che anche solo azzardare un simile movimento.

Più passavano i secondi, più Rose desiderava spingere via Malfoy, e Draco estrarre la bacchetta e affatturare la giovane Potter, che continuava a muoversi in un chiaro stato di insofferenza.

«Allora» esordì Rita Skeeter, apparentemente incurante delle pene dei due, ma in realtà compiaciuta dalla loro presenza.

Afferrò un secchio, spostandolo dal suo angolino e facendo cadere una vecchia scopa, e lo rigirò per potervisi accomodare. Aprì la borsetta in pelle di coccodrillo, e rovistò al suo interno, tirando poi fuori una penna verde acido, un blocchetto di fogli di pergamena e una bacchetta. Accese la punta di quest'ultima per illuminare il piccolo ambiente, dopodiché succhiò la punta della penna e fissò Rose.

«Allora» ripeté, «tu sei la sorella di Harry Potter, no?»

«Sì» rispose la ragazza. «Ma cosa...?»

In quel momento, stroncando le parole di Rose, il blocchetto, sollevandosi in aria, si aprì e la penna schizzò su di esso, iniziando a scrivere sul foglio di pergamena.

La dolce Rose Potter, tredici anni, è qui con Rita Skeeter, inviata speciale de La Gazzetta del Profeta, per una breve intervista...

«Ehm, io ne ho quattordici di anni, signora Skeeter» la corresse la giovane Potter. «E non sapevo che volesse farmi un'intervista...»

«Ignora la penna, cara» disse semplicemente Rita Skeeter. «Come ci si sente a essere la sorella gemella del famoso Harry Potter? Soprattutto ora che fa parte dei campioni del Torneo Tremaghi...»

«Io, ecco...»

«Sei invidiosa?»

«Eccome» fece Draco con un ghigno, non rendendosi conto di aver parlato a voce troppo alta.

Pagò caro l'intervento non richiesto con una gomitata tra le costole da parte di Rose, la quale allargò il falso sorriso che si era tirata sul volto quando udì il gemito soffocato di Malfoy.

«No, non sono invidiosa. Ma ora credo di dover andare, signora Skeeter...»

Non conosceva Rita Skeeter, ma non era così stupida da non aver capito che la donna e la sua penna avrebbero potuto facilmente causare guai non tanto piccoli.

«Solo qualche minuto, cara.»

Rose gettò un'occhiata alla penna.

La nostra Rose è in evidente imbarazzo di fronte alla domanda. Dopo un po' di incoraggiamento da parte di Rita Skeeter, ci rivela di provare invidia verso il fratello Harry Potter, poiché sempre al centro dell'attenzione.

«Non è vero!» protestò Rose, tentando lo stesso di non alterarsi e rispondere educatamente alla giornalista. «Io non sono invidiosa di Harry, se cerca qualcuno che lo è dovrebbe parlare con Malf-»

Draco le pestò intenzionalmente un piede, e lei dovette mordersi il labbro inferiore a sangue per non sparare una sfilza delle prime parole che le erano sorte in gola. Rita Skeeter prestò poca attenzione ai due, distratta com'era a fare un resoconto di ciò che la sua penna aveva scritto.

«Davvero, penso che adesso dovremmo andare» intervenne Draco, spingendo già Rose verso la porta con decisamente poca cortesia.

«Ahia!» sibilò infatti lei, dopo aver sbattuto la spalla al muro di pietra.

«Non ancora!» li fermò Rita Skeeter, sistemandosi meglio per fa sì che non potessero passare.

«Signora Skeeter...»

«Solo qualche altra domanda. Allora... da quanto tempo state insieme voi due?»

Entrambi si fermarono all'improvviso, lui con le dita che stringevano il cappuccio del mantello di Rose, lei con il pugno a un centimetro dal viso di Draco.

«Cosa?» esclamarono in coro.

«Da quanto state insieme?» ripeté la Skeeter, come se fosse una semplicissima domanda.

Draco e Rose si affrettarono a separarsi, riprendendo le loro iniziali posizioni.

«Non stiamo insieme» disse Malfoy.

«E non succederà mai» aggiunse Rose, mentre lui annuiva.

Rita Skeeter inarcò un sopracciglio sottile.

«Davvero?»

Draco Malfoy e Rose Potter esitano a parlare liberamente della loro relazione. Si scambiano occhiate complici e fingono di non essere fidanzati.

«Cancelli quello che ha scritto» ordinò Draco a denti stretti.

«Come se potessi prendere ordini da due tredicenni» pronunciò la Skeeter, velenosa.

«Quattordicenni» la corresse Rose con un sibilo.

«Non mi interessa da chi prende ordini» continuò Draco, «ma si fidi se le dico che è meglio per lei cancellare quello che ha scritto.»

«Altrimenti?» lo provocò Rita Skeeter. «Che cosa farai tu?»

«Io niente» rispose Draco, i pugni stretti. «Qualcun altro però potrebbe. E ora ci lasci passare.»

«Non ho finito con voi» ribatté lei. «Non andate da nessuna parte.»

«Non ne sarei così sicuro» replicò Draco, estraendo la propria bacchetta, ma Rose lo fermò, posando la mano sulla punta di essa, prima di voltarsi di nuovo verso la giornalista.

«Il professor Silente non sarà felice di sapere che ha rinchiuso due minorenni in uno sgabuzzino» affermò.

«E che li ha intervistati senza il loro consenso» aggiunse Malfoy, tenendo ancora alta la bacchetta.

Rita Skeeter li osservò come si osserva uno schifoso scarafaggio, gli occhi rossi di ira e le narici frementi come quelle di un drago che si prepara ad attaccare.

«Insolenti» sibilò, prima di ritirarsi contro il muro per lasciare libero il passaggio.

Draco ghignò soddisfatto, mentre Rose apriva la porta dello stanzino, scavalcando la scopa sul pavimento, e sbucava di nuovo nel corridoio. Le parve di riprendere a respirare, dopo l'odore stantio di muffa che aveva avuto sotto il naso per tutto il tempo trascorso nello sgabuzzino.

I due Serpeverde si affrettarono ad allontanarsi.

«Ci si vede, Potter, o magari no» fece Malfoy, riponendo la bacchetta nella tasca interna del mantello, prima di lanciare un'ultima occhiata alla ragazza e andar via.

Dopo quanto era accaduto, Draco era sicuro di non volerla più vedere per qualche giorno: la disgustosa e imprevista vicinanza con Rose gli sarebbe bastata per almeno una settimana.

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