1.12 ~ Le spille
Erano passati diversi giorni da quando il nome di Harry Potter aveva fatto capolino dal Calice di Fuoco, e la prima prova, che avrebbe avuto luogo il 24 novembre, si stava avvicinando con esagerata rapidità.
Albus Silente aveva appena avuto il tempo di recepire la notizia che Minerva gli aveva comunicato - Rose Potter desiderava parlare con lui - prima di essere del tutto assorbito dal Torneo Tremaghi, le lamentele di Karkaroff e Madame Maxime, l'entusiasmo di Ludo Bagman, le stranezze nel comportamento di Barty Crouch, gli avvertimenti preoccupati di Severus e Minerva, e tutte le discussioni con i ritratti dei precedenti presidi di Hogwarts (in particolare con Phineas Nigellus Black, antenato di Sirius). E così aveva dovuto mettere da parte la richiesta della signorina Potter ricevuta tramite la professoressa McGranitt, fino a quel pomeriggio.
Rose, a una ventina di minuti dalla lezione di Pozioni con i Grifondoro, l'ultima della giornata scolastica, passeggiava da sola per il parco di Hogwarts, specchiandosi di tanto in tanto nel Lago Nero, per osservare la sua tenebrosa superficie. Tra quelle acque, l'immagine della ragazza appariva più scura e cupa di quanto fosse realmente ma non più di quanto un giorno sarebbe stata.
Mancava decisamente poco alla prima prova del Torneo Tremaghi, e lei non faceva altro che supportare suo fratello come poteva. Nessuno dei partecipanti possedeva i dettagli della prova; sapevano solamente che ci si poteva presentare armati soltanto della propria bacchetta, nient'altro. E Harry non eccelleva particolarmente nell'utilizzo della bacchetta, motivo per cui il supporto di Rose non era solo emotivo, ma anche pratico: lo aiutava a migliorare i suoi incantesimi attraverso degli esercizi, dato che lei era la migliore del suo anno - successivamente lo sarebbe diventata in senso assoluto - in Incantesimi (il professor Vitious era infatti molto fiero della propria alunna).
Albus la osservava camminare avanti e indietro già da qualche minuto, chiedendosi se a tormentarla in quel momento fosse ciò di cui lei avrebbe voluto parlargli, prima di lasciarsi guidare dal vento novembrino e raggiungerla in silenzio.
«Una bella giornata, vero?»
Colta di sorpresa, Rose si voltò con un sussulto.
«Professore! Mi ha spaventata.»
«Scusami, Rose. Non era mia intenzione.»
«No, è solo che... non la aspettavo» affermò Rose, le braccia strette attorno al busto e un sorriso sul volto appena percettibile.
Albus decretò che, sì, qualcosa la stava torturando, perché quel sorriso poco pronunciato nascondeva molto, e non era difficile indovinare cosa.
«La professoressa McGranitt mi ha detto che volevi parlare con me» disse il professore, e lei annuì. «Vieni, facciamo due passi.»
E iniziarono ad avanzare lungo il prato, tra l'erba fresca e le acque scure del lago, la foresta di fronte a sé e il castello alle loro spalle. Rose raccontò al professore i suoi timori, chiedendo quale soluzione ci fosse.
«Harry non può partecipare al Torneo, è troppo pericoloso.»
Quando Silente accolse le sue parole con il silenzio, lei lo prese come un invito a continuare.
«Deve esserci un modo per tirarlo fuori da questo problema.»
«Un modo per evitare che partecipi non c'è, purtroppo, e, se c'è, non ne sono a conoscenza. Il Calice di Fuoco lo ha scelto come campione, e io non posso fare nulla per contrastare questa decisione.»
Rose si sorprese del fatto che Silente, il mago più potente di tutti i tempi, non avesse potere su un artefatto magico.
«Non si può semplicemente non farlo partecipare?»
Albus scosse la testa.
«Non è possibile non soddisfare le decisioni del Calice.»
«Perché?» domandò Rose.
«Contrastare un'entità così potente e antica porterebbe a problemi ancora più grandi della partecipazione di tuo fratello al Torneo. Bisogna obbedire ad ogni ordine del Calice di Fuoco. Abbiamo tutti le mani legate, io in prima persona. Non credi che se avessi potuto aiutare Harry lo avrei già fatto?»
Rose abbassò la testa. Senza neanche rendersene conto, i suoi occhi si erano velati di lacrime.
«So bene che lei avrebbe aiutato Harry senza esitare, professore. Io credevo solo che ci fosse qualcosa da fare. Perché in realtà il Calice non ha scelto mio fratello, ha scelto la persona che si è iscritta con il suo nome. Non pensa che far partecipare Harry sarebbe un po' come far partecipare qualcuno al posto suo?»
«Il suo nome è uscito dal Calice di Fuoco, e lui deve partecipare» replicò gentilmente Albus. «Ma tu non devi preoccuparti di questo. Sappiamo bene che Harry non avrebbe dovuto partecipare e conosciamo i suoi limiti. Nessuno lo spingerà a fare qualcosa che non può fare.»
«Ma potrebbe... morire. Le prove sono uguali per tutti e lui... lui non è pronto.»
«In tal caso interverremo. Penseremo noi a tuo fratello, non correrà il rischio di restare ucciso. Ci sono delle misure che abbiamo preso per proteggere i campioni da questo pericolo. Tu non devi temere più di quanto non faccia tuo fratello.»
La osservò attraverso le lenti a mezzaluna dei suoi occhiali, e gli fu chiaro all'istante che i timori di Rose non fossero intenzionati a darle tregua.
«Hai menzionato qualcosa, Rose, appena un attimo fa» esordì, avanzando con lo sguardo chiaro fisso davanti a sé.
Rose voltò il capo per guardarlo, e allora Silente fece lo stesso.
«Hai detto che qualcuno ha messo il nome di Harry nel Calice di Fuoco.»
«Oh. Sì, è vero.»
«E ne sembri quanto mai convinta.»
«Lo sono, professore» affermò infatti lei. «Sappiamo entrambi che è impossibile che sia stato Harry, e non penso proprio che il bigliettino con il suo nome sia entrato da solo nel Calice.»
Si fermò all'improvviso, e Albus con lei, restando al suo fianco. Scrutò i tratti gentili del suo viso, ricordando una giovane dai capelli rossi e i suoi stessi occhi verdi che correva per il prato di Hogwarts, mano nella mano con un ragazzo di cui Rose portava solo qualche ombra, e un'altra coppia di studenti che li osservava da lontano, ignari del fatto che l'amore di Lily e James non fosse tanto diverso dal taciuto sentimento che provavano l'uno verso l'altra.
«Cosa ti turba, Rose?»
Lei schiuse le labbra, sollevando la testa per fissare il professore negli occhi, riducendo poi la voce a un mormorio.
«Lei... lei non crede che chiunque abbia messo il nome di Harry nel Calice lo abbia fatto per... ucciderlo?»
«Mia cara Rose» rispose con un dolce sorriso Albus, «chiunque lo abbia fatto si trova a Hogwarts, e Hogwarts, adesso, è un posto sicuro. Mi fido di coloro che sono qui, anche se, devo ammetterlo, qualche volta è bene guardarsi le spalle comunque. Ma non prendere questo avvenimento come un segno negativo: talvolta, ciò che sembra augurare disgrazie porta con sé una luce che può cambiarti la vita.»
L'occhiata penetrante che Silente le rivolse lasciò a Rose un'inaspettata inquietudine, ben consapevole che il preside fosse a conoscenza di un qualche evento prossimo di cui lei non aveva la benché minima idea.
«E, cosa molto importante, non escludere che possa trattarsi dello scherzo di qualche studente che credeva di divertirsi.»
«Ma il Calice lo ha scelto... se fosse così, dovrebbe trattarsi di uno studente all'altezza del Torneo, non di uno...» Rose cercò il termine esatto per non risultare volgare, «... sciocco.»
«Nessuno dice che non possa essere entrambi. Sei così abituata, purtroppo, al male, alle disgrazie, che non ti accorgi di trascurare, molto spesso, la semplicità. Cerca di non farlo; le cose più piccole si rivelano, alla fine, le gioie più grandi.»
Rose abbassò lo sguardo.
«So di esagerare, professore. È solo che sono molto molto preoccupata per mio fratello.»
Si morse il labbro inferiore, appena esitante, poi decise di parlare francamente con il preside.
«Una volta, prima di questo casino, mi ha detto... mi ha detto di non riuscire più a sopportare tutto... penso che intendesse la sua vita. E io... io non voglio che si senta così, ma non so cosa fare per aiutarlo. E mi sento così... così... inutile. Nessuno può aiutarlo, è questo che mi ha detto. Non riesco a non sentirmi davvero inutile, professore...»
Un attimo di più e, ne era sicura, avrebbe pianto, lì, di fronte a Silente, coprendosi il viso con le mani per la vergogna, non potendo però fare a meno di continuare a singhiozzare e sputare fuori l'agitazione che la scuoteva. Ma, non sapendo come né perché, i suoi pensieri corsero per un fatale momento a Piton, e il ricordo della lezione di Pozioni, probabilmente già iniziata da un pezzo, la investì.
«Merlino, sono in ritardo!» esclamò, volgendosi in fretta prima verso il castello, poi di nuovo verso Silente. «Grazie di tutto professore, ma adesso devo andare, mi scusi!»
E corse via, come ormai aveva imparato a fare. Percorse i sotterranei con la milza dolorante ma senza accennare a fermarsi per prendere fiato, e avrebbe sbattuto contro la porta dell'aula di Pozioni se i suoi piedi non avessero preso il controllo. Il naso a un centimetro dal legno, ruotò la maniglia senza neanche bussare.
Gli occhi di tutti i Serpeverde e i Grifondoro, più quelli neri del professor Piton, si fissarono su di lei, che arrossì per l'imbarazzo.
«Scusi per il ritardo, professore» disse Rose, chiudendo la porta dietro di sé con lo sguardo su Piton. «Ero con...»
«Il professor Silente, sì» la interruppe lui dietro la cattedra, la solita voce strascicata. «Lo so. Adesso siediti e presta attenzione.»
Stupita e con il fiato corto, Rose annuì e, stringendo la borsa in spalla, prese posto accanto a Daphne, che le lanciò una lunga occhiata, pronta a rimproverarla per non averla avvertita.
«Dopo ti spiego» sussurrò Rose.
Il professor Piton riprese la lezione, e gli studenti smisero di interessarsi alla giovane Potter. Lei si voltò alla ricerca di Harry, ma trovò soltanto Ron.
«Dove sono Hermione e mio fratello?»
«Lei in Infermeria, lui a fare delle foto per il Torneo» rispose Daphne a mezza voce, cercando qualcosa nella borsa.
Avrebbe voluto far vedere a Rose quanto fosse offesa di non esser stata avvisata e tenerle il broncio, ma non era il momento opportuno.
«In Infermeria?»
«Malfoy. E non è tutto. Guarda qua.»
Lasciò cadere sul banco una spilla luminosa.
TIFA PER CEDRIC DIGGORY - IL VERO CAMPIONE DI HOGWARTS
Rose alzò lo sguardo su Daphne senza capire. Se Malfoy distribuiva in giro spille a favore di Cedric Diggory che lo facesse pure, aveva tutta la libertà di tifare per chi riteneva migliore. E poi, di certo non avrebbe tifato per Harry.
«Non questo» replicò Daphne, spingendo poi un dito sulla spilla. «Questo.»
Ora la scritta lampeggiante era molto più maligna.
POTTER FA SCHIFO
«Ci penso io a Malfoy.»
Rose sollevò la testa, e vide che Draco la stava osservando con un ghigno malevolo sul volto. Dopo, mimò lei con le labbra, uno sguardo fulminante, e il sorriso beffardo di lui si allargò.
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