1.11 ~ Preoccupazioni
Harry non si sarebbe aspettato di trovare Rose ad attenderlo davanti al ritratto della Signora Grassa, quella sera. O, meglio, si aspettava di trovarla ma non così, seduta sul pavimento con la testa reclinata all'indietro contro il muro, un'aria stranamente tranquilla vista la situazione. Aveva le ginocchia piegate e le braccia inermi su di esse.
Lo vide arrivare con la coda dell'occhio e non voltò la testa né lo salutò. Harry si fermò al suo fianco, aspettando un cenno da parte della sorella che però non arrivò. Quindi, con un sospiro stanco, si abbassò e si sedette accanto a lei. Respirarono il silenzio per qualche attimo, prima che Harry parlasse.
«Non ho messo il mio nome nel Calice» mormorò.
«Lo so» replicò piano Rose. «Lo so, Harry.»
Gli tese la mano e lui gliela strinse.
«Ma devo partecipare comunque.»
«E perché? Non puoi partecipare.»
«È una decisione del Calice, devo rispettarla. Non ho scelta.»
Rose scosse la testa, indignata.
«È questo che ti hanno detto? Che è una decisione del Calice? Be', Harry, sinceramente, chi se ne fotte del Calice! Tu... tu non devi partecipare!»
Rose sospirò, tesa, e Harry le strinse più forte la mano.
«Quando sono entrato nella stanza dove c'erano Cedric, Krum e quella Fleur» esordì piano, «credevano che uno studente più grande avesse messo il mio nome nel Calice... magari perché gliel'avevo chiesto io. Ma quando Silente mi ha chiesto se lo avevo fatto, io ho detto di no e lui mi ha creduto. Sa che io non ho fatto assolutamente niente, e che lui mi creda è la cosa più importante. Che mi frega che Madame Maxime e Karkaroff se la siano presa perché Hogwarts ha due campioni e loro...»
«Due campioni? Harry, tu non...»
«Lo so, lo so. Ma Crouch ha detto che il Calice ha deciso che...»
«Che importa del Calice!»
«... che devo partecipare! Rose» si affrettò a interromperla Harry, prima che lei ricominciasse a delirare, «in qualche modo - ascoltami! - in qualche modo ne uscirò fuori. Anche Moody e la McGranitt sono dalla mia parte, sono sicuro che troverò un modo. Tu sta' tranquilla... va bene così.»
«Non va bene così. Hai quattordici anni... come speri di poter... non so - sopravvivere? La gente muore nel Torneo Tremaghi, e tu non sei pronto. Nessuno nella tua condizione potrebbe esserlo.»
Harry si trattenne dal rivelarle i timori che Moody gli aveva esposto; il professore gli aveva infatti confessato di credere che chiunque avesse messo il suo nome nel Calice di Fuoco lo avesse fatto con l'intenzione di ucciderlo, sapendo bene che non sarebbe riuscito a sopravvivere. E, l'unico a volerlo morto con tutto se stesso, era solo Lord Voldemort, il Signore Oscuro. Ma lui... no. Lui non poteva essere a Hogwarts, era completamente impossibile.
In quel momento, poi, Harry era sicuro che Rose fosse già abbastanza tesa e spaventata per riuscire a sopportare quella terribile supposizione che la mente preparata di Moody, il miglior Auror ai suoi tempi, aveva elaborato.
Restarono in silenzio per qualche secondo, poi Rose si alzò.
«Tu non parteciperai al Torneo, Harry... buonanotte.»
Si allontanò rapidamente, muovendosi senza fare rumore, le braccia strette attorno al busto, e Harry sospirò, chiudendo gli occhi.
«Buonanotte anche a te, Rose.»
~
L'indomani mattina, mezza fetta biscottata stretta tra le dita e l'altra metà nello stomaco, Rose finiva la sua colazione correndo per i corridoi di Hogwarts. Mancava un'abbondante mezz'ora all'inizio delle lezioni, quando bussò alla porta dell'ufficio della professoressa McGranitt. Quest'ultima la accolse sulla soglia vestita di tutto punto e pronta per la giornata lavorativa, con l'intenzione di avviarsi, di lì a qualche minuto, nella propria classe.
«Signorina Potter» pronunciò, sollevando entrambe le sopracciglia, sorpresa di trovare una delle sue studentesse.
«Buongiorno, professoressa» disse Rose, dopo aver riacquistato fiato. «Mi scusi per il disturbo, ma ho bisogno di vedere il professor Silente.»
«Il professor Silente?» ripeté la McGranitt. «Perché mai?»
«Una cosa urgente.»
«Non penso che il preside sia reperibile a quest'ora della mattina.»
«Ma, professoressa...»
«Mi dispiace, signorina Potter» disse la McGranitt, stringendosi le mani. «Se però è una cosa così urgente puoi parlarne con me. Posso darti venti minuti.»
«Oh, non voglio disturbarla» replicò Rose, ingoiando un boccone di fetta biscottata. «Davvero, posso parlare con il professor Silente più tardi. Grazie lo stesso.»
Sistemandosi la borsa di cuoio che portava in spalla e infilando in bocca l'ultimo pezzo della sua colazione, fece per andarsene, quando la McGranitt la richiamò.
«Di che si tratta?»
Rose si voltò piano, masticando in fretta prima di mandar giù il boccone.
«Di Harry, professoressa.»
La McGranitt non parlò, segno che attendeva una spiegazione più precisa da parte della ragazza.
«Più che altro del Torneo Tremaghi.»
«Ti stai chiedendo perché tuo fratello debba partecipare?»
Rose annuì.
«Non riesco a capire.»
«Non penso ci sia qualcuno in grado di farlo, signorina Potter» replicò la McGranitt, con un sospiro sommesso. «Ma, se ti fa sentire meglio, sappi che ho discusso abbondantemente con il preside riguardo la partecipazione del signor Potter... e non sei l'unica ad essere contraria a questa situazione.»
«Non è che ne sono solo contraria» precisò Rose. «Ne sono... spaventata.»
La McGranitt la osservò con uno sguardo addolcito che diceva molto, e lei provò un inspiegabile moto d'affetto verso l'insegnante di Trasfigurazione.
«La ringrazio per il suo tempo, professoressa. Buona giornata.»
E Rose corse di nuovo via. Corse senza una direzione, corse perché non sapeva che altro fare. Non aveva idea di come proteggere suo fratello, e continuare a correre in quel momento le sembrava un'ottima soluzione. Sfuggire ai problemi non era poi così tanto male. Stupido, forse, ma non malvagio, per come stavano le cose. Rose era ragionevole, non si sarebbe arresa facilmente e non avrebbe perso tempo.
Si sentiva oppressa, anche se sapeva che a sentirsi così sarebbe dovuto essere Harry, e probabilmente lo era. Cosa poteva fare, lei? Come proteggere suo fratello? Voleva tenerlo al sicuro, voleva vegliare su di lui visto che Lily e James non potevano, ma doveva fare attenzione a qualsiasi cosa, ad ogni minima cosa. Il Torneo Tremaghi sarebbe dovuto essere un evento positivo, non un'altra, ennesima, condanna. Oramai bisognava guardarsi le spalle anche da ciò che all'apparenza poteva sembrare benevolo. Non bastava proteggersi dai maghi oscuri, dal Male, adesso si doveva fuggire anche da calici e tornei. Non basta stare alla larga dai guai, se sono i guai a cercare te.
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