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Capitolo 11: Holy father


"In quella parte del libro de la memoria, si trova una rubrica la quale dice:
incipit vita nova."
- Dante Alighieri

Era l'ora di pranzo, l'aria calda di agosto sferzava i miei capelli rosso fuoco e i sorrisi erano dipinti sui volti di tutti i ragazzi e soprattutto sul mio. Ero così su di giri che sentivo le farfalle allo stomaco e tutto ciò che desideravo fare era ridere, abbracciare i miei amici e ridere ancora.

Era finalmente giunto il giorno del concerto che tutti noi aspettavano con ansia e trepidazione, soprattutto io e Dom. Dal momento in cui mi avevano ceduto i biglietti e avevamo festeggiato il mio compleanno, ogni giorno io e lui facevamo il conto alla rovescia per aggiornarci su quanto tempo mancava di fatto al concerto.

Mi sembrava surreale il pensiero di vedere uno dei miei cantanti preferiti dal vivo e con le persone che amavo, poter cantare le canzoni che mi avevano accompagnata lungo tutta la mia adolescienza, finalmente, sotto al palco insieme a lui.

Eppure, per qualche strano motivo ancora a me sconosciuto, Dominic non mi sembrava essere così entusiasta come lo era stato fino a quel giorno. Non riuscivo a comprendere per quale motivo mi sembrasse così distante, nonostante il sorriso non avesse abbandonato il suo viso nemmeno per un istante dal momento in cui ci eravamo incontrati, c'era qualcosa in lui e nel suo sguardo, nei suoi gesti, che mi preoccupava.

Anche Angel doveva essere della stessa opinione perché non gli aveva tolto gli occhi di dosso nemmeno per un secondo da quando ci eravamo seduti a tavola.

Lucas, dal canto suo, lo osservava di sottecchi, richiamando la sua attenzione di tanto in tanto cercando di interpellarlo nei discorsi, ma lui non faceva altro che rispondere a monosillabi. Era evidente che qualcosa lo turbasse, tutti noi ce n'eravamo resi conto. Mi si stringeva il cuore e mi faceva arrabbiare la consapevolezza che qualcuno stesse rovinando il nostro giorno, il suo giorno.

Lucas gli scompigliò i capelli, posò le dita sulle sue guance e gli impose di sorridergli e fui felice di vedere che riuscì a far scintillare gli occhi azzurri del mio amico, anche se solo per un breve istante, prima che nubi grige tornassero a offuscare la serenità racchiusa nel suo sguardo.

Il telefono di Dom prese a suonare improvvisamente, richiamando la sua attenzione e la nostra. Lo prese tra le mani, sospirò e si infilò la mano fra i capelli, poi si alzò da tavola e sorrise amaramente.

<<Scusate, torno subito.>> Disse prima di voltarsi e allontanarsi.

<<C'è qualcosa che non va.>> Arricciai il naso osservando i capelli verdi del mio amico fluttuare nel vento.

Lo osservai passeggiare avanti e indietro freneticamente, infilarsi le dita fra i capelli e stringere i pugni. Lo vidi sospirare frustrato, esasperato, allo stremo.

Non avevo mai visto Dominic abbattuto, la sua piccola e scintillante luce era qualcosa che nel corso dei mesi trascorsi insieme mi aveva tenuto compagnia e mi aveva fatta sentire al sicuro, protetta, non mi aveva fatto perdere la speranza. E vederlo in quello stato mi spezzava il cuore.

Feci per alzarmi e andare da lui, ma la mano di Angel afferrò la mia e mi fermò. Mi voltai a guardare il mio ragazzo che, però, aveva lo gli occhi puntati e fissi sul suo migliore amico. La sua mascella serrata e tesa mi fece immaginare che lui fosse al corrente di ciò che stava accadendo e che anche lui, come me, fosse urtato e arrabbiato.

<<Lascialo. Ha bisogno di un po' di spazio al momento.>> Sussurrò senza smettere di guardarlo.

<<Vorrei fare qualcosa però.>> Lucas si accese una sigaretta e anche lui, come me e Angel, aveva lo sguardo incollato su Dom.

Tutta la pacatezza che portava sempre con sé, tutta la positività con cui ci contagiava, il suo dolce sorriso, erano scomparsi. Dominic aveva gli occhi lucidi e stava urlando al telefono, aveva il viso alzato al cielo e sembrava così triste, così risucchiato da ogni forza ed energia. Più lo guardavo, più il mio cuore si spezzava.

<<Mi sento talmente inutile.>> Sospirò frustrato il mio migliore amico.

<<Vederlo così abbattuto rattrista anche a me. Non sapere cosa fare mi manda ai pazzi. E la consapevolezza che effettivamente non posso fare altro che stargli accanto, mi fa ancora più male.>> Parlò con la voce tinta dal dolore, con una sincerità tale da spiazzare anche a me.

Lucas e Dominic erano un uragano di emozioni. Riuscivano a travolgere chiunque con la personalità eccentrica, uno per un motivo e l'altro per un altro. Dominic sapeva far sentire a casa chiunque avesse l'onore di assaporare un suo abbraccio, di ammirare il suo sorriso, di poter imbattersi nei suoi luminosi occhi azzurri.

Lucas era tutto ciò che di più caro avevo, gli avrei dato in mano la mia vita con la consapevolezza che l'avrebbe custodita e se ne sarebbe preso cura come se fosse la propria.

Vedere la luce spegnersi negli occhi del mio migliore amico, perdere il sorriso sul viso di Dom, era un tipo di dolore che non conosceva ragione.

<<Dagli tempo.>> Sussurrò Angel. <<Non possiamo fare altro.>>

Prima che uno di noi potesse rispondere Dom tornò a sedersi di fronte a me e accanto a Lucas, infilandosi le dita fra i capelli con disperazione e trattendo il respiro.

Lo vedevo il dolore farsi strada sul suo volto, rigare la sua pallida guancia e accarezzare le sue labbra. Potevo sentire l'acre sapore delle lacrime nella mia bocca, la paura insinuarsi sotto la mia pelle, farmi rabbridire e arricciare il naso nel tentantivo di contrastarla.

Avrei lottato io per lui se non ne avesse avuto le forze, gli avrei fatto da scudo pur di proteggerlo, pur di continuare a vedere il suo sorriso. Sfiorai la sua mano con le dita, stringendola nella mia e portando il mio amico a guardarmi negli occhi.

<<Ehi>> Gli dissi cattirando una lacrima. <<Non sei solo.>>

Dominic annuì debolmente e baciò il dorso della mia mano, un triste e amaro sorriso a tenergli compagnia. <<Lo so>> Rispose.

Il silenzio regnò sovrano per diversi minuti, a smorzarlo c'erano solo le nostre boccate di fumo e il chiacchiericcio della gente. Dom si guardò attorno inspirando profondamente svariate volte, poi posò lo sguardo in quello di Angel. Il suo viso non si smosse di un millimetro. Continuava a guardarlo con la mascella serrata, le sopracciglia incurvate e l'espressione infuriata.

<<Per mia madre ho sempre avuto qualcosa che non andava.>> Esclamò all'improvviso.

<< Fin da quando da bambino le chiesi di tingermi i capelli di blu. Ricorderò sempre quel giorno e l'espressione sul suo viso. Mi ricordo che per me era un desiderio innocente, una domanda innocente. Il blu era semplicemente il mio colore preferito e io lo volevo vedere ovunque, anche sui miei capelli. Sapevo che per mamma i miei capelli biondi erano sempre stati qualcosa di sacro, quindi pensavo che avesse reagito in quel modo solo perché le piacevano i miei capelli, perchè per lei ero troppo piccolo. Anche se con il senno di poi dico che qualsiasi motivo sarebbe stato gradito, sarebbe stato recepito da me in maniera differente, rispetto a quello reale. Dopo il suo tassativo e irragionevole rifiuto lasciò la stanza guardandomi come se non mi riconoscesse e mio padre le andò dietro. "Che Dio ci assista", disse con le mani giunte e baciando il suo rosario. Ricordo che presi posto sul divano e mi misi a coccolare il mio gatto, mentre le urla di mia madre ci tenevano compagnia in quella domenica pomeriggio. Non avrei mai immaginato che una domanda così banale potesse generare un tale scompiglio e disagio, eppure l'aveva fatto. Si mise a urlare che non era normale per un ragazzino volersi tingere i capelli, che qualcosa non andava perché il suo bambino non le avrebbe mai fatto una richiesta tanto strana, da bambina. Eppure io non capivo. Non capivo cosa ci fosse di così sbagliato nel volere i capelli blu. Non ricevetti mai una risposta. Solo uno sguardo dispiaciuto e afflitto di mio padre e una carezza fra i capelli.>> Dom lanciò il mozzicone di sigaretta a terra.

Osservò la cameriera che posò i piatti a tavole e le sorrise calorosamente, ringraziandola. Era una persona così dolce, come si poteva causare tanto dolore a qualcuno come lui non riuscivo davvero a spiegarmelo. Addentò una patatina e lanciò uno sguardo a me e Lucas, prima di continuare a parlare.

<<Sapete, i miei genitori erano e sono molto religiosi. Sono quelle persone che pregano ogni giorno, che vanno chiesa ogni domenica e a ogni festività. Mio padre è cristiano praticante, rispetta tutti i comandamenti e va in chiesa ogni domenica. Non mangia la carne di venerdì, fa i fioretti a pasqua e fa le preghiere prima dei pasti. Crede fermamente in Dio, nella vita dopo la morte, nella resurrezione, nei miracoli, nei dogmi della chiesa senza mai nessun dubbio. Però mi ha sempre accettato così come sono, non mi ha mai rinnegato. >>

<< Non mi ha mai detto che ho ceduto alla tentazione del diavolo, che dovevo confessare i miei peccati, che c'era qualcosa di malato e disturbato in me e in ciò che ero. Non ha mai detto che mi avrebbero scomunicato, che dovevo farmi aiutare perché il mio difetto si sarebbe corretto con il tempo, che sono sbagliato, che devo pregare perché se non lo faccio andrò all'inferno. Non ha mai cercato di manipolarmi, di combinarmi un matrimonio giusto per mostrare al mondo che in realtà io sono eterosessuale, che dei figli. >>

<< Crescendo, naturalmente, ho iniziato a comprendere meglio, a riconoscere ciò che provavo e come mi sentivo. Cosa mi piaceva di più e cosa di meno, come volevo essere, quale fosse il vero me stesso. Per me non è mai stato un problema, non mi sono mai vergognato di essere la persona che sono o delle mie preferenze sessuali. Non sono una persona che si dichiara etero o gay, che ama particolarmente le etichette. >>

<< A me piace l'amore, in ogni sua sfaccettatura ed emozione. Mi piace conoscere le persone a fondo, pregi e difetti, vedere nei loro occhi ciò che amano davvero, ciò che sono davvero. È questo che me le fa amare, è questo quello di cui ho bisogno. Indipendentemente dal sesso. Non ho mai reputato tutto questo un problema. Sono sempre stato molto estroverso e socievole, ho sempre cercato di mettere il più possibile una persona a proprio agio, ed è bello riscontrare che in mia compagnia è così che effettivamente ci si sente. Mi piace, lo amo. Amo far ridere e ho sempre desiderato regalare un sorriso per ogni lacrima versata. Per me è bellissimo, per mio padre e per il mio migliore amico è bellissimo. Ma per mia madre no, per lei è una vergogna. >> si interruppe e per un istante, ma presto riprese a parlare.

<< È tutto sbagliato, aberrante e mi guarda con un tale ribrezzo che talvolta mi viene da vomitare. Per lei e la sua comunità io sono nato con un difetto di fabbrica, come un qualcosa che va aggiustato. Lei si vergogna di me, non vuole che mi msotri per ciò che sono. Dovrei indossare una maschera ed essere come tutti gli altri, essere "normale". E mi fa male ammetterlo, ma ci sono dei momenti in cui le credo. Ci sono momenti in cui mi sputa addosso parole che fanno così male che vorrei non essere come sono, che vorrei essere qualcun altro. E so che essere me stesso è ciò che mi rende unico, però è doloroso quando guardo mia madre. Una madre dovrebbe volere il tuo bene a prescindere da tutto, da qualsiasi cosa. Dovrebbe insegnarti a essere te stesso sempre e ad amarti per ciò che sei. Perché se prima non impari ad amare te stesso è difficile che concedere alle persone di amarti. >>

<< Mia madre mi ha insegnato a nascondermi. Mi toglieva gli anelli alle dita, mi impediva di mettere lo smalto alle unghie, di tingermi i capelli, di farmi i buchi alle orecchie. Non dovevo avere tatuaggi, tanto che quando ho fatto il primo, con tanto di buchi all'orecchio, era pronta a portarmi da un prete esorcista. >>

Lo guardai con riluttanza, il sopracciglio inarcato e il naso arricciato.

<< No, non sto scherzando. Questo solo per dire che se io le avessi dato retta, probabilmente non sarebbe questa la versione di me seduta a tavola assieme a voi in questo momento. Ad essere del tutto onesto, anche se fossi stato eterosessuale, per mia madre sarebbe stato ugualmente un problema e una vergogna, perché sono dell'idea che la mia personalità sia disturbante per lei. E probabilmente tu, Lucas, non mi avresti mai guardato. Sono contento e felice di non averla ascoltato, di aver continuato dritto per la mia strada. Perché questa strada mi ha portato a te, Lucas, mi ha portato molte cose belle e cose di cui vado molto fiero. Però a volte mi fa male guardare mia madre e sapere che non mi considera più come suo figlio, che non mi guarda con amore. Che mi odia, che prova ribrezzo quando mi sta accanto, che si vergogna di ciò che sono. E mi dispiace. Perché vorrei che fosse diverso, che vedesse com'è bello il mondo dalla mia prospettiva. Ma non lo farà mai e questo mi fa soffrire più di qualunque altra cosa.>>

Rimasi a bocca aperta. Con le lacrime agli occhi guardavo il mio amico, per la prima volta, senza riuscire a dire una sola parola. Non mi era mai successo di rimanere a bocca asciutta, di ritrovarmi spiazzata in un tal modo.

Più ascoltavo il suo racconto, più mi si stringeva il cuore e meno volevo ascoltare. Dom parlava con una tale amarezza nella voce, con una tristezza tale che mi ditrusse.

Sentii l'anima frantumarsi, osservando il modo in cui evitava i nostri sguardi come se si vergognasse di ammettere che lo faceva star male tutta la situazione. La prima emozione che si fece strada nel mio petto fu la rabbia. Rabbia per ciò che doveva affrontare ogni giorno, per ciò che un innocente bambino era costretto ad ascoltare, a sentirsi dire.

Mi chiesi come si potesse distruggere una persona in quel modo, come fosse possibile seminare così tanto dolore e con quale faccia qualcuno fosse in grado di guardare il proprio figlio e ripetergli che era un difetto da correggere.

C'era pura cattiveria in lei, nel fargli credere che non meritava amore. Se c'era una cosa che avevo capito di Dominic, che era anche la cosa che amavo di più in lui, era che fosse proprio la sua peculiarità a renderlo speciale, a donargli quella luce che portava con se ovunque andasse. E sapere che c'era qualcuno che tentava di spegnerla ogni giorno, mi fece infuriare terribilmente.

Lucas, dal canto suo, aveva chiuso gli occhi e ascoltato ogni parola assorbendola. Lo guardava come se ciò che gli avessero inflitto fosse stato fatto a lui. I suoi capelli scuri fluttuavano nel vento e una lacrima solcò il suo incarnato olivastro. Era la prima volta che vedevo Lucas guardare Dominic in quel modo.

<<Ascoltami bene.>> Disse prendendo un respiro profondo e con voce tremante.

<<Non c'è niente, assolutamente nulla, di sbagliato nel sentirsi in questo modo. Non posso dire che ti comprendo, perché mentirei, posso solo immaginare come ti senti. Solo pensare a cosa ti è stato detto, alle convinzioni che ti sono state inculcate, credimi mi fa andare fuori di testa. >> mi interruppi solo per controllare le lacrime, la rabbia.

<< Io ti ammiro molto, Dom. Ammiro tutto ciò che sei, mi piace come mi fai sentire e come fai sentire tutti noi. Sei un uragano di emozioni Dominic e non c'è niente di sbagliato in te. Non è sbagliato desiderare essere amati dal proprio sangue, da chi ti ha dato la vita, non vergognarti di desiderare ancora che tua madre ti ami. È lecito e più che giusto sperarci. C'è qualcosa di così radicato in lei che ne è accecata al punto tale da non riuscire a vedere che persona meravigliosa ha regalato al mondo. Tu sei un regalo Dominic, per tutti noi, non dubitarne mai. Anche quando vorrei essere diverso, anche quando senti di non voler essere te stesso e la voce di tua madre ti ripete che dovresti essere "normale", devi ricordarti che in te c'è una luce rara che di questi tempi è difficile trovare. >>

Dominic mi scrutava a fondo, con le labbra schiuse e gli occhi lucidi.

<< Ricordarti che non esiste una definizione della parola normale, che non c'è una cosa normale e una cosa diversa, ed è per questo che non esiste niente di sbagliato in nessuno di noi. Ed è questa luce che ti rende così speciale ai miei occhi e agli occhi di tutti. È di questa luce che devi prenderti cura. Devi sempre, sempre avere cura di splendere Dominic e ricordarti di amare te stesso. Sei molto coraggioso e ti ammiro davvero per questo. Non pensare mai di essere una persona debole o codarda, perché c'è tanta forza in te e devi essere orglioso di te e della persona che sei. Non permettere mai, mai a nessuno, di dirti che devi cambiare e che non vai bene come sei, indipendentemente da chi sia. Hai tanto da dare al mondo, regali tanti sorrisi alle persone e devi andarne fiero.>>

<<Se tua madre fosse nata muta, il mondo sarebbe un posto migliore.>> Disse improvvisamente Angel interrompendo il suo silenzio stampa.

Mi voltai ad osservarlo con le labbra dischiuse per lo stupore qualche istante, ma la sua espressione seria e la convinzione con cui pronunciò quelle parole mi fecero scoppiare a ridere senza riuscire a trattenermi. Tutti lo fecero, Dominic compreso.

Sentire la sua risata fu musica per le mie orecchie e Angel stesso si rilassò quando lo vide ridere di gusto e asciugarsi le lacrime. Vidi il ghiaccio sciogliersi nei suoi occhi grazie al calore della risata del suo migliore amico, la sua mascella rilassarsi. Mi fu chiaro che ciò che aveva detto fosse stato proprio per alleggerire la tensione, per far ridere Dominic.

<<Non ho intenzione di sprecare altro fiato per qualcuno che fa delle parole scritte su un vecchio libro da uno sconosciuto le fondamenta su cui basare l'odio che nutre per il figlio. Non c'è cosa più ammirevole che innamorarsi di un'anima piuttosto che di un corpo, nessuno mi convincerà mai del contrario.>>

In quel momento, presa dalla voglia di far stare meglio il mio amico, mi alzai e lo abbracciai, senza una ragione precisa. Dominic fu colto alla sprovvista, tanto che lasciò cadere la sua forchetta sul tavolo, ma non ci mise molto a stringermi fra le braccia e ringraziarmi in un sussurro che solo a me fu concesso udire. Tuffò il viso fra i miei capelli ed io fui inebriata dal suo dolce profumo. Accarezzai la sua schiena e lo strinsi forte come mai avevo fatto fino a quel momento.

<<Sono molto fiera di te, Joker.>> Gli dissi.

<<Sono fiera del tuo coraggioso modo di affrontare il mondo, di camminare a testa alta in qualsiasi circostanza e riuscire a sorridere sempre. Sai già come la penso: sai già che amo il modo in cui riesci sempre a farti sentire meno sola, a darmi speranza, a farmi sentire al sicuro. Non ho intenzione di ripetermi, di dirti cose che già sai. Voglio solo precisare che non riesco a capacitarmi della cattiveria che devi avere nel cuore per far credere a tuo figlio che non merita amore, per imporre a tuo figlio di indossare una maschera e mostrarsi per ciò che non è per un tuo torna conto personale. Mi fa molta rabbia sapere che sarebbe disposta a vederti stare male piuttosto che guardarti veramente e vedere che meravigliosa persona sei. Sei prezioso Dom e io sono molto felice di averti nella mia vita. Avrò cura di te sempre, nel bene e nel male. Ti starò accanto in ogni momento e ti proteggerò come se fossi il più raro dei fiori. Perché è questo ciò che sei per me. Come ha detto Lucas, è difficile trovare persone come te al mondo e non sarò mai abbastanza grata alla vita per il regalo che mi ha fatto il giorno in cui ho incontrato te.>>

Dominic mi strinse di nuovo fra le braccia, ancora più forte di prima, e fu un abbraccio così bello che pensai di non lasciarlo più andare. Poche persone avevano un cuore puro quanto il suo ed era un onore per me averlo nella mia vita.

<<Grazie di tutto ragazzi, vi voglio bene, davvero.>> Disse Dom asciugandosi i rimasugli di lacrime.

Tirò su con il naso e Lucas gli scompigliò i capelli allegramente. Io tornai a sedermi accanto a Angel e osservai il mio amico ricomporsi sbuffando teatralmente e infastidito da Lucas.

<<Comunque, vorrei farvi presente una cosa.>> Lucas richiamò la nostra attenzione e bevve un sorso di birra tossicchiando un po' prima di parlare.

<<Questo stronzo qui, la prossima settimana ha un esame importante e non ha ancora studiato un cazzo.>>

<<Dovrebbe stupirmi la cosa?>> Chiesi ridendo. Scossi il capo e risi quanto sbuffò frustrato e alzò il dito medio.

<<Che materia devi dare?>>

Lucas sospirò e battè le palpebre, mangiò una patatina e tornò ad osservarmi dritto negli occhi.

<<Lineamenti di criminal profiling.>> Rispose.

<<Che figo però, deve essere bellissimo studiare per diventare profiler. Magari diventerai una sorta di Spencer Reid di criminal minds.>> Intervenne Dom.

Ammiravo molto Lucas per il corso di studi che aveva scelto. Mi aveva sempre affiscinato il mondo criminale. Mi aveva cresciuta raccontandomi tutta la storia dei serial killer più famosi. Ted Bundy, Jeffrey Dahmer: il cannibale di Milwaukee, Dean Corll, soprannominato anche Candyman.

Grazie a Lucas mi sono interessata al mondo dei serial killer e me ne sono appassionata: seguivamo un sacco di podcast, guardavamo tutte le serie poliziesche esistenti. Era così che ci piaceva passare il tempo alle volte: addormentandoci guardando criminal minds mentre Lucas tentava di fare i profili dei serial killer insieme all'FBI di Quantico.

<<Magari Dom>> Sospirò il mio migliore amico.

<<L'obiettivo sarebbe quello, in realtà. Ma di strada ce n'è molta. Però mi appassiona da morire quello che studio, soprattutto perché ora che sto facendo il master mi trovo spesse volte sul campo. L'esame della prossima settimana sarà sul campo, dovrò eseguire un profilo di un killer.>> Spiegò.

Quando parlava dei suoi studi la vedevo la luce della passione nei suoi occhi, il sorriso che faceva e l'amore che aveva per il suo lavoro. Era ammirevole.

<<Lucas, posso chiederti cosa esattamente ti ha fatto appassionare a questo lavoro?>> Chiese Angel d'un tratto. Vidi una punta di curiosità nei suoi occhi e anche in quelli di Dominic.

<<Nulla di particolare ma anche ogni cosa.>> Disse Lucas.

<<Ho sempre amato studiare i casi dei serial killer. Sia di quelli più famosi che quelli che hanno fatto un po' meno scalpore. Sono certo che tutti sappiano cosa ha fatto Ted Bundy, piuttosto che Jeffrey Dahmer o Richard Ramirez. Però in pochi sono a conoscenza di altri killer che in realtà hanno commesso molti più omicidi di Ted Bundy. Theodor è stato definito un sociopatico che provava piacere nel fare male alle sue vittime, che voleva avere il controllo fino alla morte e anche oltre. Tutti sanno che Jeffrey Dahmer era un cannibale e quanti omicidi ha commesso Richard Ramirez. Ma sapete che il serial killer americano con più vittime alle spalle non è nessuno di loro tre? >> fu più una domanda retorica che una con spiraglio di risposta, infatti non ci lasciò nemmeno il tempo di replicare.

<< Gary Leon Ridgway, chiamato anche l'assassino di Green River, è l'omicida che ha fatto più vittime. Accertate sono 49, ma lui ha confessato di aver ucciso 71 donne. Gli inquirenti però sospettano che siano anche oltre, dovrebbero essere circa una novantina. Ci sono molti altri che hanno fatto scalpore come il clown killer, chiamato così perché gli piaceva fare numeri da circo durante feste e ricevimenti. Fu arrestato dopo aver ucciso un ragazzino conosciuto in una farmacia e condannato all'ergastolo con 32 vittime alle spalle. Eppure era una persona esemplare, il vicino di casa e marito perfetto. Divorziò dalla moglie dopo averle dichiarato di essere bisessuale, non per altro. Questo esemplare uomo aveva solo un piccolo segreto: gli piaceva uccidere il ragazzini. Nel 1994 fu giustiziato e le sue ultime parole furono "andate all'inferno".>> Parlò con una tale passione negli occhi.

Ascoltarlo era un piacere, non annoiava mai, sarei rimasta a parlare con lui dei serial killer per ora ed ero certa che avesse mille storie da raccontare e nessuna di queste mi avrebbe stancata.

Sia Angel che Dominic seguiron con attenzione ogni sua parola e Dom, dopo qualche istante a fissarlo, fece un respiro profondo e gli stampò un bacio sulle labbra.

<<Più ti guardo e ti ascolto, più ti conosco, più mi piaci. Mi dispiace per te Lucas, ma ti trovo sempre più attraente.>>

<<Mi sembra ovvio. Come potresti non trovare attraente un criminal profiler?>> Gli domandò Lucas sorridendo calorosamente.

Dom gli mandò un bacio con l'espressione malizios e Lucas ricambiò il gesto mimando anche un cuore con le mani.

Scoppiamo tutti a ridere, io posai la testa sulla spalla di Angel, strinsi la sua mano e gli lanciai un'occhiata così piena di amore che il mio cuore perse un battito. Guardarlo ridere era qualcosa di meraviglioso, era come un'opera d'arte perfetta in tutto e per tutto. La sua risata era diventata la mia canzone preferita e mi sarei strappata il cuore dal petto donandoglielo se questo sarebbe servito a farlo ridere e sorridere in quel modo per tutta la vita.

Machine Gun Kelly era sul palco davanti a noi.
Si era calato dall'elicottero e stava cantando letteralmente davanti alle nostre facce. L'unica cosa che ero riuscita a fare per tutto il concerto fino a quel momento era stata saltare, cantare e ballare insieme ai miei amici. Quando era saltato in piedi sulle scalinate della scenografia ed era calato il buio, si era sentita solamente una voce: <<welcome to hotel diablo>>

Io e Lucas avevamo cantato abbracciati tutta floor 13 a squarciagola dalla prima all'ultima parola, come avevamo sempre fatto. Il nostro sogno si era avverato: essere lì insieme a lui era qualcosa che non aveva eguali, era un'amozione unica che sarebbe rimasta impressa nel mio cuore per sempre.
Il concerto stava per terminare, Colson aveva appena cantato lonely ed io ero rimasta fra le braccia di Angel tutto il tempo, a guardare il mio idolo nel calore del suo abbraccio e a piangere insieme a lui per quella canzone che, ogni singola volta che l'ascoltavo, spezzava il mio cuore.

In quel momento, però, avevo sentito le prime note di una delle mie canzoni preferite e avevo urlato fino a lacerarmi le corde vocali. Avevo Dominic accanto e anche lui, come me, saltava come un grillo da tutto il tempo. Strinse la mia mano con forza, mentre le note di i think i'm ok accompagnarono l'abbraccio forte che mi diede.

Lo sguardo di Dom mentre cantava insieme a me fu un qualcosa che sarebbe rimasto impresso nei miei ricordi per l'eternità. La forza che portava nel cuore, nello sguardo, in quegli occhi color cielo, mi scaldava il cuore. Mi chiesi come si potessero non notare le ali da angelo che aveva sulla schiena. Lo strinsi a me, cantando insieme a lui e sorridendo con il cuore colmo di gioia. In quel momento pensai che Dominic fosse il mio angelo custode e che lo sarebbe stato per sempre.

La musica s'interruppe nuovamente e le luci si abbassarono. Ci fu il buio per qualche istante che mi mischiò ai bisbigli delle persone che attendevano con ansia la canzone successiva. Il respiro di Colson catturò la nostra attenzione poi, finalmente, parlò.

<<Ora vorrei che illuminaste l'arena al meglio che potete, come se stessimo sotto a un cielo stellato, tutti insieme. Ho scritto questa canzone per mia moglie. Se avete trovato l'anima gemella e non è qui con voi in questo momento, dedicatele questa canzone. Se è qui con voi, invece, prendetela per mano e cantate insieme. Questa è per voi. Questa è per te, buon compleanno amore mio.>>

Mi voltai a guardare Angel e lo abbracciai forte come mai avevo fatto in vita mia. Colson cantava twin flame e io baciai Angel come se quel gesto mi fosse stato necessario per tornare a respirare. Angel avvolse il mio viso fra le mani e catturò le timide lacrime che bagnavano le mie guance, sorridendo sulle labbra e stringendomi a sé. Lui era la mia fiamma gemella, tutto ciò che di più bello potesse capitarmi nella vita.

Ogni centimetro del cuore batteva solo per lui, mi aveva fatta tornare a vivere dopo tanto tempo e l'amore che nutrivo lui mi consumava giorno dopo giorno. E anche se lui nel lieto non sembrava credere, anche se lui pensava di essere una tossina per me e per chiunque lo amasse, sarei stata felice di morire intossicata dal suo veleno e fra le sue braccia.
Avrei voluto donargli i miei per mostrargli ciò che vedevo io ma pensai che, infondo, lui lo sapesse.

Sapeva perfettamente di essere la mia anima gemella e mentre mi baciava e sorrideva insieme a me sfiorando la mia pelle con una delicatezza che nemmeno gli appartaneva, sentii il suo cuore battere all'impazzata sotto al palmo della mia mano e capii che per lui era lo stesso.

Non mi importava di cosa sarebbe accaduto in futuro, mi bastava quello che avevo in quel momento. La verità era che mi ero innamorata di Angel probabilmente fin dal primo momento in cui l'avevo guardato negli occhi e lo avevo visto sorridermi. Mi ero innamorata del modo in cui mi faceva sentire viva e si prendeva cura di me. E l'avrei amato per sempre, fino alla morte e anche in una vita successiva.

Spazio marshmellow:

Holaaaaaa

Come vi è sembrato il capitolo?

Dom è uno dei personaggi che amo di più, oltre a essere diverso da chiunque abbia mai preso vita dalla mia penna.

Sono felice di aver avuto l'opportunità di farvi conoscere uno spicchio della sua realtà assieme a Ila.

Spero possiate comprendere le sue parole e amarlo quanto lo amiamo noi.

Vi ricordò che il capitolo che avete appena letto è stato scritto da wendygoesaway

Grazie dei commenti che mi lasciate,

Vi voglio bene

-Alex

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