Capitolo 3 - Agnes
Agnes: sette anni
Liam: nove anni
«Trovato! » gli dico aprendo l'armadio di sua madre.
«Ti ho fatto vincere apposta, lo sai?» mi rinfaccia Liam con tanto di risata nell'armadio dove si è nascosto per il gioco.
«Lo sai che nascondersi nell'armadio a nascondino è un cliché?» gli faccio notare mettendo le mani sui fianchi.
«Mi spieghi da dove esce quel termine che hai detto a fine frase? Nemmeno riesco a dirlo!!» mi dice Liam scioccato ed esce dall'armadio sistemandosi i capelli scombinati dai vestiti.
«Me lo ha spiegato mia madre. Sai, mia madre è stata un avvocato, perciò nel momento in cui mi rendo conto di non conoscere una parola nuova, lei mi spiega che cosa significa.» gli dico immaginando la mamma che parla davanti al giudice per difendere le povere persone che non hanno la forza di farlo da sole.
«Ah, capito. E cosa vuol dire cli-cil-li...QUELLO CHE E'!» mi domanda Liam infastidito dalla domanda, facendomi ridere.
«Vuol dire che è risaputo e non è una cosa nuova. Adesso tocca a te contare.» gli dico mentre Liam cambia stanza e aspetto che inizi a contare per nascondermi bene.
«Uno, due, tre, quattro, cinque...»
Liam inizia a contare e io corro fuori dalla camera da letto. Scendo le scale e vado direttamente nel giardino, entrando nella capanna degli attrezzi da giardino. Non potrà mai trovarmi qui. Così gli faccio vedere chi sa giocare! Passano due minuti, tre, quattro fino a quando vedo i genitori di Liam che tornano a casa e non sono per niente felici.
«Fino a quando vorrai mandare avanti questa recita, eh? TI RENDI CONTO CHE FARAI SOFFRIRE NOSTRO FIGLIO?» urla la mamma di Liam a suo marito sbattendo la porta della macchina così forte da farmi spaventare.
«Pensi non abbia pensato a nostro figlio??»
Salgono i gradini con passo pesante.
«Sicuro? Ci hai pensato mentre scopavi quella puttana della tua segreteria??»
Questa non l'ho capita ma deve aver detto qualcosa di veramente brutto perché il padre di Liam ha un'espressione molto triste.
«Rebecca, per favore! Dammi una possibilità!!» Non posso seguire il resto perché sono entrati in casa.
Raggiungo Liam nel retro prima che lo facciano i suoi genitori. Lo trovo a terra nel salotto, che piange con le ginocchia al petto.
«Lo sapevo! Lo sapevo!» si lamenta mentre mi siedo al suo fianco per confortarlo. Sarò anche più piccola di lui ma questo non vuol dire che non sia capace di aiutare il mio migliore amico.
«Hey, perché dici così? Qualunque cosa accada, io sarò sempre con te. Hai capito?»
«Mamma e papà litigano ogni giorno e ogni volta papà non dorme mai qui a casa.»
«Ma è terribile!»
«Mamma e papà non hanno mai litigato così tanto come ora e penso che non rivedrò più papà in casa mia.»
«No, non dire così! Non sarà così!» cerco di dargli conforto quando sentiamo un vaso rompersi per terra e la madre che dice urlando: «NON NÈ POSSO PIU'! VATTENE VIA! VOGLIO IL DIVORZIO! –
Vediamo il padre di Liam in corridoio e lui vede noi. «Mi dispiace tanto che abbiate assistito a tutto ciò.» è desolato e guarda Liam che ha lo sguardo rivolto verso il camino per non farsi vedere in lacrime. Arriva anche la madre e ci nota. Ha la faccia di chi si sente in colpa per quello che è successo.
Un giorno chiesi a mamma cosa vuol dire divorzio, sentendolo dire da lei in una delle tante telefonate che ha ricevuto dai suoi clienti. Lei mi ha detto che è una procedura che gli adulti sposati utilizzano per non stare più legalmente insieme. Penso che Liam non sappia ancora cosa vuol dire il divorzio ma nel momento in cui lo scoprirà, io sarò pronta ad aiutarlo. Sarò la sua spalla su cui piangere.
***
Dopo aver bevuto il nostro drink al bar decidiamo di fare una passeggiata nei dintorni chiacchierando e ricordando i vecchi tempi.
«Hey, che ne dici se andiamo a giocare a biliardo?» mi propone Liam.
«Ma io non so giocare e poi sarei una frana.» gli dico ricordando quella volta che giocai a baseball con lui e per sbaglio mirai la palla alla sua faccia.
«Ma il biliardo è diverso dal baseball.» Bene, Ha pensato alla stessa cosa. CHE RIDERE...
«Dovrai insegnarmelo perché non ci ho mai giocato.» gli dico attraversando la strada per raggiungere Amsterdam Billiards Club.
«Ma a quest'ora non è chiuso?» domando interdetta.
«Si, è così. Però qui ci lavora un mio amico e scambiandoci favori a vicenda, mi fa venire qui quando voglio.» Liam apre la porta del locale. Quando entriamo ci sono le luci accese come se fosse sera. Una stanza stretta ma profonda. Ci sono divani sparsi per la stanza, perlopiù vicino alle finestre e ai muri. Il parquet è coperto da un bellissimo tappeto rosso porpora con disegni circolari e, ovviamente, ci sono dei bei tavoli da biliardo e un piano bar in fondo.
«Josh.» Penso sia l'amico di cui mi ha parlato poco fa. Il ragazzo viene da noi e abbraccia il mio migliore amico. È un ragazzo tatuato, alto, muscoloso, con capelli biondi e con una barba corta e ben curata.
«Eii! Chi c'è qui con te?» domanda Josh notando la mia presenza.
«Josh, lei è Agnes, la mia migliore amica.» mi presenta Liam e stringo la mano del suo amico.
«Non ti ho mai vista in giro. Di dove sei?» mi domanda.
«Di Brooklyn. È il mio primo giorno qui, nel cuore di New York.» gli dico un po' timida.
«Ah, se è la prima volta che vieni qui, fai un bel giro turistico. Non te ne pentirai!» mi suggerisce Josh, accogliendoci e portandoci a un tavolo da biliardo, vicino al piano bar.
«Dacci due stecche per favore.» Dopo due secondi me la ritrovo tra le mani.
Aspetto che inizi Liam ma vuole che faccia io il primo passo.
«Dai Aggie, non è così difficile giocarci! Adesso ti faccio vedere.» mi dice Liam tra un lamento e uno scherzo visto che dopo ride. Lo raggiungo e lui si mette al mio fianco, posando la stecca sul muro.
«Allora devi piegarti quasi a novanta gradi per un tiro ottimale.» lo faccio.
«Prova a mettere l'indice sopra la stecca, incurvandolo, mentre il pollice lo posizioni sotto. Si tratta di una buona impugnatura di base, perché ti garantisce il controllo totale della stecca, okay? Tienila stretta.» Lo faccio, almeno penso di farlo bene.
«E ora mira a una palla colorata colpendola con quella bianca.» mi continua a spiegare mentre io cerco di seguirlo e tento di colpire la palla, anche se sto avendo difficoltà e Liam lo nota. Si mette alle mie spalle, sentendo il suo respiro vicino al mio orecchio e posa le sue mani sulle mie. Per un momento ci guardiamo, solo per un secondo, ma quel secondo è stato diverso dalle altre volte perché Liam guarda le mie labbra socchiuse, e io le sue. Ma che cosa...?
Sento il suo corpo che tocca il mio, la sua gamba destra vicino alla mia, e quella sinistra tra le mie gambe, in particolare il ginocchio che mi fa quasi divaricare di più a causa del mio pessimo equilibrio, sentendo una piacevole sensazione lì. Sento all'improvviso caldo e le mani mi diventano scivolose. Tra l'altro il battito del mio cuore accelera come quando mi ha toccato il dorso della mano al bar.
Ma cosa mi sta succedendo?
Deglutisco, sentendo la bocca secca mentre Liam mi aiuta a mantenere stretta la presa e mi aiuta a puntare per lanciare la palla.
«Bravissima!» mi dice allontanandosi subito da me, come se avesse avuto una brutta scossa elettrica, girandosi per darmi le spalle.
Che imbarazzo! Se ne sarà accorto?
Proseguiamo la nostra partita con divertimento, tra battibecchi e scherzi, come se l'episodio iniziale non fosse mai accaduto.
«Ti rendi conto che stai vincendo?» mi fa notare Liam.
«Fortuna del principiante.» gli dico con nonchalance.
«Sappi che non ti sto facendo vincere.» continua a farmelo notare mentre io sto per lanciare la mia palla bianca contro quella nera, l'ultima rimasta. Sono riuscita a fare tanti punti e anche se perdessi sarei sempre in vantaggio.
Faccio punto.
«Vaii!!!»
«Non è da tutti vincere al primo colpo.» dice Josh mentre io e Liam posiamo le stecche.
«Fortuna del principiante.» ripeto anche se ne vado piuttosto fiera.
«Ha ha ha spiritosa!» mi dice Liam scompigliandomi i capelli come se avessi cinque anni.
«No daii, smettila! Ci ha già pensato mio padre a farlo.» mi lamento allontanando la mano di Liam dalla mia testa.
«Quanto mi diverto quando ti infastidisco.» si esalta sorridendo come un ebete, cingendomi le spalle e io gli do una gomitata all'altezza dello stomaco.
«Non perdi mai il vizio di picchiarmi vero?» mi domanda nascondendo il dolore che gli ho procurato al suo stomaco massaggiandolo.
«Mai.» gli dico fiera, sorridendo divertita.
«Da quanto tempo state insieme?» ci domanda Josh all'improvviso.
«COSA?» diciamo all'unisono io e Liam imbarazzati, soprattutto lui che si sta grattando la nuca.
«Sì, perché vi vedo così in sintonia. Una cosa che non vedo in tante altre coppie che conosco.» ci rivela Josh appoggiandosi con un fianco vicino al tavolo da biliardo, sostenendosi con i palmi delle mani sul piano liscio, dove abbiamo giocato poco fa.
«Fidanzati? Nono per niente!» dice Liam alzando un po' troppo la voce per l'agitazione.
«Ma che cazzo dici, non è vero!» ci dice Josh incredulo.
«Lo so Josh che è difficile da accettare ma sappi che è meglio così.» gli dico con tanto di sospiro teatrale, infatti Liam ride.
«Non so voi ma io sento che siete molto compatibili.» ci confida il ragazzo invitandoci ad avvicinarci al piano bar.
«Amico, non sai quanto siamo diversi. Tu non ne hai idea.» inizia a dire Liam.
«Ma allo stesso tempo l'uno completa l'altro.» concludo mentre mi siedo sulla sedia di pelle nera.
«Beh, gli opposti si attraggono.» tenta Josh mentre offre una birra al mio migliore amico. Io invece desidero una bibita analcolica, al gusto di fragole e ginger.
«Potrebbe anche succedere ma non a noi.» gli dico iniziando a bere.
«Allora mi arrendo.» dice Josh asciugando un bicchiere per versarsi l'acqua.
Mi squilla il telefono. Deve essere Susan.
«Pronto? Ciao Susan...Veramente? Ma è fantastico!...Okay grazie..» aggancio.
«Ti hanno portato l'armadio?» mi domanda Liam.
«Sisi, giusto un momento fa.» dico soddisfatta.
«Appena arrivata alla NYU?» domanda Josh appoggiando i gomiti sul piano bar.
«Esatto e se devo essere sincera non vedo l'ora di iniziare a frequentare i corsi.» dico eccitata, soprattutto per i salotti letterali.
«Sei sempre stata una cervellona, eh Aggie?» mi ricorda Liam con sorriso sornione.
«Beh, signorino ti devo ricordare che eri un quattr'occhi anche tu a scuola.» gli dico quasi dispettosa, ma anche divertita dato che gli ho tolto quel sorriso dalla faccia.
«Meglio se andiamo a vedere il tuo armadio.» taglia corto Liam e saluta Josh, invitandomi a fare altrettanto.
«È stato un piacere conoscerti Josh.»
Lo saluto e raggiungo Liam che già è all'ingresso, fifone di un coniglio.
Usciamo dal locale e ritorniamo al dormitorio attraversando la strada.
«Ma perché hai deciso di voler interrompere la nostra chiacchierata? Non mi sembrava che ti stessi facendo sentire così tanto a disagio. Non è caso di sentirti in imbarazzo.» gli faccio notare una volta che siamo entrati nel dormitorio e siamo andati al piano di sopra utilizzando le scale.
«Non mi va di parlare del passato, soprattutto se riguarda me.» mi dice Liam alle mie spalle.
«Uh, certo. Tu puoi strapazzarmi e io no. Come sempre...» gli dico facendo la finta offesa.
«Non mi sembra nemmeno che ti dispiaccia.» mi dice una volta finito di salire tutti i gradini e si mette al mio fianco.
«Ti piacerebbe...» gli dico a mo' di sfida.
«Inutile negarlo, te lo leggo negli occhi che ti piace quando stiamo insieme.»
«Forse perché sei l'unico ragazzo che mi sopporta dall'alba dei tempi?»
«Hahahahah questa era buona.» mi dice Liam ridendo quando giriamo l'angolo e raggiungiamo la porta della mia stanza. Non siamo soli.
«Ragazzi, che ci fate qui?» domanda sorpreso Liam.
Quando li vedo rimango un po' spiazzata. Da dove escono questi tre ragazzi? Hey, ma c'è Ace!
«Liam secondo te perché siamo qui? Per mettere nella camera della signorina l'armadio al suo posto.» dice Ace quando nota la mia presenza e sgrana gli occhi. «Agnes ciao!» si avvicina mettendosi di fronte a me.
«Hey hey, allora sei tu quella di cui Liam ci ha tanto parlato.» dice il ragazzo con la pelle ebano.
«Parlato? E cosa avresti detto di me?» domando quasi scettica.
«Che sei una ragazza fantastica.» mi dice Ace per poi essere sostituito dal ragazzo dagli occhi neri, tanto neri da sembrare che non abbia le pupille. «E che sei così dolce che farebbe di tutto per proteggerti.»
«Aahh così io sarei preziosa?» dico a Liam scompigliandogli i capelli come se fossi sua madre per prenderlo in giro. Però sapere che sono così importante per lui mi riempie il cuore di gioia.
«Per un momento ho pensato che tu gli piacessi però Liam ci ha detto che ti considera come la sorellina più piccola da proteggere.» mi dice Ace ridendo.
«Ah ah.» dico e guardo Liam, che evita appositamente il mio sguardo.
Alla fine, i ragazzi si presentano (a parte Ace ovviamente): il ragazzo dagli occhi neri si chiama Austin: pelle olivastra, naso a punta, belle labbra, capelli tanto corti quanto ricci e ribelli e alto; il ragazzo afro-americano si chiama Jaden: occhi cioccolato fondente come i suoi capelli corti e super ricci, anche lui belle labbra, naso conforme al suo viso dai lineamenti marcati, fisico palestrato, alto più di Austin e più basso di Ace. Mi sa che la maggior parte dei ragazzi viva in palestra da queste parti. Anche Ace non è da meno: alto, fisico asciutto, occhi azzurri, labbra carnose, pelle chiara, naso dritto, capelli corti e biondi. Ace, Austin e Jaden formano un trio bellissimo ma è ancora più perfetto se aggiungiamo Liam.
«Sapete, è strana la cosa perché Liam non mi ha mai parlato di voi.» dico con tono sospettoso ma allo stesso tempo scherzoso.
«Almeno avremo modo di conoscerci meglio tra di noi, che dici?» propone Jaden prendendomi il dorso della mano per darmi un bacio leggero e delicato.
Ma che cavaliere!
«Incantata Monsieur.» dico, stando al gioco.
«Ah-ah, se vi mettete in fila, allora io sono il primo in classifica.» dice Ace prendendo il posto di Jaden spingendolo via con un colpo sulla spalla.
«Se vogliamo essere sinceri non è il momento di scherzare dato che Aggie ha bisogno di orientarsi all'università, perciò, BYE!» Liam caccia via dalla mia stanza i suoi migliori amici che sbraitano e protestano come bambini desiderosi di un biscotto al cioccolato prima di cena.
Mi scappa una bella risata, vedendo Liam che li spinge con difficoltà verso la porta.
«Ci vediamo presto Aggieeee!» dice Austin ridendo, seguito da Jaden e da Ace che mi fa l'occhiolino. Liam chiude la porta, stanco ed esausto.
«Scusami, che problema c'è se i tuoi amici sono interessati a me?» domando nascondendo il fastidio in quanto per la prima volta mi sono sentita al centro delle attenzioni di qualcuno al di fuori di mamma e papà.
«Nulla. E' solo che...secondo me stavano esagerando.» dice Liam cambiando d'umore, in peggio.
«Non penso siano stati esagerati. Solo divertenti.» dico sorridendo.
«Sono forti, vero? Ma mai quanto me, haha!» dice Liam vantarsi.
«Tu non sei il Liam che conosco. Da quand'è che ti piace così tanto vantarti di te stesso? » domando dandogli un piccolo pugno sul suo bicipite.
«Sai cos'è? Quando capisci di possedere certe qualità, fai di tutto per dimostrarle.» scherza e, anche se in realtà non diciamo niente di particolarmente divertente, ridiamo tutti e due come se fossimo due cretini. Una cosa che ho sempre amato della nostra amicizia è proprio questo: le risate. Ci è sempre bastato anche un solo sguardo per iniziare a ridere fino a piangere e a piegarci su noi stessi dallo sforzo. Nonostante tutto, il divertimento è entrato nella mia vita insieme a lui e non è mancato più.
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