Capitolo 6 - Ragione e sentimento
Erano passati molti anni da quando lo aveva rivisto l'ultima volta ed era evidentemente cambiato.
Portava la barba, sul viso gli si erano formate alcune rughe di espressione e sembrava che le sue spalle fossero più larghe, ma i suoi occhi erano inconfondibili; quelle iridi chiaroscuro le fecero lo stesso effetto della prima volta.
Il cuore di Sophie saltò un battito e involontariamente trattenne il respiro, schiudendo leggermente le labbra per lo stupore.
Il tempo sembrò fermarsi in quel preciso istante, portando a galla dei ricordi dolorosi che pensava di aver cancellato dall'anima.
Anche lui restò interdetto quando si trovò davanti la ragazza dai grandi e dolci occhi verdi, a cui involontariamente aveva fatto versare molte lacrime.
Restarono entrambi bloccati a fissarsi, senza dire una parola e senza riuscire a sbattere le palpebre per paura di interrompere anche solo per un secondo quel contatto visivo.
La mora si domandò se fosse un sogno quello in cui si era ritrovata, perché non credeva possibile rincontrarlo proprio lì, nel posto dove lavorava.
Tutto quello che li circondava venne spazzato via dalle loro menti, lasciando spazio solo per il viso dell'altro.
Giorgia restò in disparte, come una spettatrice esclusa dalla scena principale, a osservare i due fissarsi tacitamente per diversi minuti, finché non decise di rompere quel silenzio carico di tensione.
«Scusatemi, non vorrei disturbare la radiografia in atto, ma avrei intenzione di tornare a casa prima di cena. Sei il socio di Matteo, giusto?»
Lui si voltò verso la voce che aveva interrotto il flusso dei suoi pensieri, spezzando il momento di contemplazione avuto fino a pochi secondi prima con l'altra e regalandole un sorriso tirato.
Sophie tornò a respirare; portandosi una mano al petto e chiudendo le palpebre, pregò che lui sparisse una volta riaperti.
«S-Sì, sono uno dei proprietari dello Starlight. Ho portato la documentazione di marzo.»
Quella voce le provocò un brivido che le attraversò tutta la schiena e il suo cuore iniziò a galoppare a un ritmo insolito. Tornò a puntare le sue iridi verdi su di lui nello stesso momento in cui si girò a sua volta verso di lei.
Sentì le gambe diventare molli, come se fossero fatte di gelatina; dovette tenersi con la mano all'armadio per non cadere.
Non credeva che rivederlo le avrebbe fatto un effetto simile, che dopo tutti questi anni avesse ancora un tale potere su di lei.
Era convinta di aver dimenticato la delusione da lui provocata, visto che ora aveva al suo fianco un ragazzo che l'amava e che la rendeva felice.
Eppure, ogni cellula del suo corpo traditore aveva reagito all'incontro con quel burattinaio del passato, nonostante non fosse come lo ricordava.
Anche il suo profumo era cambiato. La fragranza profonda e sofisticata che lo avvolgeva, aveva una freschezza minerale che le ricordava l'incontro delle onde del mare con la roccia e il retrogusto del bergamotto si univa all'intensità dell'incenso. Un mix di aromi maturi, ma che le fecero perdere la ragione, come d'altronde successe tempo addietro.
Rimase stupita che lui avesse avuto una reazione simile alla sua, ma pensò che fosse semplicemente sorpreso per quell'incontro e che non provasse quel tornado di emozioni che invece stavano vorticando nello stomaco di lei.
La bionda, ancora una volta, si sentì a disagio per il nervosismo che aleggiava in quelle quattro mura, così cercò di alleggerire la tensione, riportando l'attenzione su di lei.
«Ok e pensi di volermela consegnare o preferisci tenertela stretta come si fa con la borsetta in metropolitana?»
Il ragazzo distolse nuovamente lo sguardo dalla mora e lo rivolse alla collega, che lo fissava con un sorriso di scherno disegnato sul volto.
«Scusami, ero sovrappensiero. Ecco a te.» Le allungò la pila di fogli, osservando i suoi movimenti, escludendo Sophie da quel quadretto.
Gesto di cui lei gli fu grata, perché le permise di incoraggiarsi, tacitamente, a superare quel turbamento che le aveva provocato il rivederlo.
«Quindi, tu sei l'ultimo dei magici cinque. Vi siete scelti all'edizione di Mr. Italia, per caso?»
Entrambi risero per quella battuta, a esclusione della mora, che restò nell'angolo a osservare con attenzione ogni mossa di lui, anche un semplice battito di ciglia.
«Io e Matteo siamo amici di vecchia data. Siamo cresciuti nello stesso paese, frequentato le scuole primarie nella stessa classe e girato nella stessa compagnia insieme a Giacomo; con quest'ultimo ho frequentato lo stesso liceo, mentre Cristian, invece, quello di Matteo. L'ultimo è Mattia; il fratello maggiore di Cristian.»
Per Sophie fu tutto più chiaro. Il biondo era famigliare perché uscivano in comitiva insieme ed era con lui quella sera che si erano conosciuti. Si era ricordato di lei e aveva volontariamente detto quella frase sul ritrovare i rapporti perduti.
"Occhi blu ha fatto male i suoi calcoli. Se pensa che rimetterò piede nel loro locale, ora che so che lui è uno dei proprietari, si sbaglia di grosso"
Mentre pensò quelle parole, non riuscì comunque a smettere di guardarlo con una leggera palpitazione.
La mente diceva una cosa, ma il suo cuore l'esatto contrario e si sa, quando ragione e sentimento sono contrastanti non può uscirne nulla di buono!
«Non ricorderò mai i loro nomi, a meno che non me li ripeta una decina di volte e forse nemmeno così potrei farcela.»
Una nuova risata ridestò la mora dai propri pensieri, mentre osservava l'amica scherzare con lui, ignara del fatto che in passato fu il suo carnefice.
«Mi presento, il mio nome è Giorgia, mentre la ragazza affetta da mutismo alle mie spalle si chiama Sophie.»
La bionda riportò l'attenzione del ragazzo sull'amica, alla quale regalò un sorriso sghembo che provocò in lei dei brividi al basso ventre.
«In verità io e lei ci conosciamo da molto tempo, ma ci siamo persi di vista. È un piacere rivederti, Sophie.»
Il suo nome, uscito da quelle labbra e pronunciato con quel tono sensuale, la mandò nella confusione più totale.
«Sembra di essere a una puntata di C'è posta per te!» Giorgia si girò verso l'amica, con la speranza di essere riuscita a cancellare la tensione che l'attanagliava da quando il ragazzo era entrato nell'ufficio, ma purtroppo il suo viso era ancora contratto in una smorfia.
«Vorrei dire lo stesso, ma purtroppo non è così e se fossimo su canale cinque direi a Maria di chiudere la busta.»
Il sorriso sul viso di lui sparì al suono di quelle parole cariche di ira, lasciando il posto alla tristezza.
«Okay... immagino che non sia un caso che vi siate persi di vista. Posso sapere qual è il tuo nome?»
Gli occhi di lui tornarono sul viso della bionda, mostrandole un sorriso finto, carico di tensione.
«Sì, il mio nome è-»
«Lui è Francesco. Francesco Motolese.»
*Spazio Autrice*
Francesco è uno dei magici cinque!
Vi lascio un'immagine del bel bruno per rinfrescarvi la memoria.
Nel prossimo capitolo ci sarà un altro flashback di quella serata, che potrà aiutarvi a capire come potrebbe essersi conclusa (o forse no).
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