Capitolo 36 - Devi nasconderti
«Va bene, mamma, vi aspetto!» Chiuse la chiamata, appoggiando il cellulare sul divano, per poi rintanarsi sotto il caldo plaid in pile dalle sfumature beige e rame. Quel sabato era iniziato nel peggiore dei modi, con mal di gola, raffreddore e qualche linea di febbre. Il giorno precedente aveva già avvertito l'arrivo dell'influenza, sentendosi fiacca, con le ossa intorpidite, dunque non si stupì quando, quel mattino, si svegliò con il naso colante, la trachea in fiamme e un leggero mal di pancia dovuto a quel periodo del mese che tutte le donne odiavano.
Aveva avvisato la sua migliore amica del proprio malessere, comunicandole che quella sera non si sarebbe potuta unire alla comitiva, la quale si sarebbe radunata allo Starlight a fare festa. Non vedeva Francesco da Pasquetta, anche se lo aveva sentito tutti i giorni con lo scambio di sms ironici; questi l'avevano fatta sentire più vicina al bel bruno, dal quale era nuovamente ossessionata.
Si soffiò il naso rumorosamente, appallottolando l'ennesimo fazzoletto, riprendendo la lettura di Storm, una storia d'amore che la stava appassionando negli ultimi giorni, grazie allo stile accattivante della giovane autrice.
Non si era accorta del passare del tempo, tanto era proiettata nelle vicende del libro, finché non sentì il suono del citofono, il quale la riportò alla realtà nella sua accogliente casa.
Diede una rapida occhiata all'ora sullo schermo del suo smartphone, notando che erano da poco passate le sei del pomeriggio; la madre e la nonna erano decisamente in anticipo, ma probabilmente erano arrivate prima per farle compagnia e non lasciarla sola.
Si alzò lentamente, sollevò la cornetta del citofono e premette il pulsante di apertura, senza chiedere nemmeno chi fosse dall'altra parte, dopodiché si avvicinò alla porta d'ingresso, girò le chiavi nella serratura e lasciò socchiuso, tornando poi a sedersi. Si preparò psicologicamente alla sfuriata della sua adorata nonnina, dato che avrebbe trovato la nipote con addosso il tenero pigiama bianco di pile, sul quale l'immagine di Bambi era ben raffigurata all'altezza del petto; non era consono accogliere degli ospiti in quelle condizioni, ma data la sua salute cagionevole, non se la sentiva di cambiarsi nemmeno per mettersi in tuta.
«Non chiedi mai "chi è" quando qualcuno ti suona? Se fossi stato un ladro?»
Quella voce calda e vigorosa la fece sobbalzare, portandola a voltarsi verso il suo possessore, bello come sempre, nonostante il leggero cipiglio sul volto.
«Non ho mai sentito di ladri che suonano alle case delle proprie vittime! Che ci fai qui?»
La sua domanda fece ridere Francesco, ancora accostato alla porta d'ingresso.
«Un uccellino mi ha detto che sei malata e sono venuto a vedere come stessi. Ho appena finito il mio turno e fino a domani sono libero!»
Guardò la sua Khaleesi, con il naso arrossato, gli occhi gonfi e le labbra leggermente screpolate, trovandola tenera e bellissima anche in quelle cagionevoli condizioni.
Le gote di Sophie si colorirono dopo l'affermazione premurosa del bruno: non credeva avesse un lato così dolce.
«Un passero biondo che è a stretto contatto con una chiacchierona di nome Giorgia immagino... comunque accomodati, vuoi bere qualcosa?»
La mora si alzò, leggermente barcollante, portando Francesco ad avvicinarsi fulmineo a lei per sostenerla, preoccupato che potesse cadere da un momento all'altro.
«Non sapevo di farti questo effetto! Per favore, non svenire davanti al mio fascino!» ironizzò, regalandole il suo solito sorriso sghembo che lei tanto adorava.
Sophie, esasperata, alzò gli occhi al cielo, cercando di trattenere la sua risata, non dando soddisfazione a quel impertinente, beandosi però delle mani calde di lui sulle proprie braccia.
«Cretino! Se svengo è per la febbre, non di certo per la tua faccia da schiaffi!» mentì, sorridendogli poi vittoriosa.
«Nemmeno la febbre ti fa essere più docile? Non disturbarti, resta seduta; sono venuto per aiutarti non per farti affaticare.»
Non le sarebbe dispiaciuto stancarsi insieme a lui, se si fosse trattato di loro due avvinghiati nel letto, ma evitò di trattenersi troppo su quel pensiero. Si lasciò adagiare sul divano, studiando il volto perfetto di quell'affascinante bruno, soffermandosi sui suoi occhi così penetranti e luminosi, i quali le facevano palpitare il cuore a un ritmo incalzante.
«Grazie, è bello che tu sia qui!»
Francesco si sedette vicino a lei, appoggiando la testa sul morbido schienale, scostandole una ciocca scura e soffermandosi con i polpastrelli sul pallido viso di lei.
«Non devi ringraziarmi, Soph; mi piace passare il mio tempo con te.»
Con il pollice tracciò una linea immaginaria che andava dalla sua guancia al lato della bocca, ripetendo quel gesto più volte, mentre lei gli prese la mano libera e la strinse tra le sue.
Il silenzio che aleggiava in quelle quattro mura non risultò pesante o imbarazzante, perché con quelle carezze e l'unione dei loro sguardi carichi di significato, i due stavano comunicando, più di quanto avrebbero potuto fare con le parole.
Passarono diversi minuti in quella posizione, finché la mora non prese un profondo respiro, prima di slegare le loro dite.
«Vuoi guardare le partite?» Era talmente abituata a passare il weekend da sola o in compagnia di Daniele, solo se la tv veniva sintonizzata sul canale sportivo, che gli venne spontaneo porgli quel quesito.
Francesco le sorrise, interrompendo quell'adorabile carezza per avvicinarsi di più a lei.
«Solo se va anche a te, altrimenti potremmo guardarci un bel film o spararci una maratona di GOT!»
Era certo che con quell'ultima proposta avrebbe ravvivato l'umore di Sophie e infatti i suoi smeraldi brillarono di nuova luce e un sorriso radioso fece capolino sul suo viso.
«Maratona dalla prima stagione?» domandò con una tale enfasi da contagiare anche lui. Quando sorrideva lo lasciava senza fiato, incredulo che si potessero provare simili emozioni, le quali riscaldavano il petto.
Guardarono il primo episodio, accoccolati sulla penisola monoposto, commentando vari spezzoni, ridendone insieme.
Vedendoli da fuori, sarebbero apparsi come gesti di una coppia di innamorati che passavano da sempre del tempo insieme, non di certo due sconosciuti che si erano rincontrati dopo sette anni e stavano imparando a conoscersi.
Prima che potessero iniziare la visione del secondo episodio, il citofono suonò per la seconda volta, ricordandole solo in quel momento che la sua famiglia avrebbe cenato da lei.
«Merda! Mi ero dimenticata che stavano arrivando!» Si alzò di tutta fretta, gettando la coperta addosso all'inconsapevole ragazzo, il quale la guardò confuso.
«Devi nasconderti!» affermò lei, guardandosi in giro, cercando un nascondiglio sicuro dove avrebbe potuto rinchiuderlo, lasciandolo libero una volta che le due donne fossero state distratte in un'altra stanza.
«Perché devo nascondermi, scusa?» chiese divertito, osservando con un sorriso i movimenti sconclusionati di lei.
«Perché di sotto ci sono mamma e nonna... vai sul balcone!»
Il trillo del campanello agitò ancora di più la ragazza, la quale iniziò a tirare il bruno dalle mani per farlo alzare, provocando in lui maggiore ilarità.
«Non mi nasconderò come un ladro! Se non vuoi presentarmele le saluterò e poi me ne andrò, non preoccuparti.»
Sophie bloccò ogni suo gesto, tenendo però le dita intrecciate a quelle di lui, soppesando le sue parole. Era felice che lui non volesse scappare, vedendo in quell'incontro una sorta di presentazione ufficiale non programmata, ma dall'altra parte era terrorizzata per quello che avrebbero pensato le sue donne.
Un nuovo scampanellio, questa volta più prolungato, riecheggiò per la casa.
«Credo che dovresti rispondere...» Francesco la incoraggiò con un sorriso, al quale lei rispose con un sospiro. Si avvicinò al citofono con passo lento e insicuro, alzando infine la cornetta.
«Chi è?» domandò tremante, senza mai staccare gli occhi da quei pozzi profondi che avevano il potere di quietarla.
«Sto cazzo! Allora, ci apri o no?» La voce squillante e leggermente adirata della nonna le rimbombò nell'orecchio, facendola ridere. Pigiò il pulsante di sblocco e le aspettò, appoggiando la schiena contro la libreria alle sue spalle.
«Sei diventata sorda per caso? Ti devo portare da Amplifon?» esordì l'anziana signora una volta giunta nell'appartamento, seguita dalla figlia. Non si era accorta che la nipote era in piacevole compagnia, finché il ragazzo accomodato sul divano non si alzò, mostrando tutta la sua imponenza e il fascino selvaggio.
«Porca vacca!» esclamò, dopo aver squadrato il bel bruno dalla testa ai piedi, provocando una risata generale.
«Nonna, mamma, lui è Francesco!»
*Spazio Autrice*
Buon martedì a tutti! La nostra povera Sophie è un po' influenzata, ma fortunatamente ha a disposizione un bellissimo infermiere, accorso in suo aiuto appena ha potuto.
Non erano dolcissimi mentre guardavano GOT abbracciati? *__*
Se vi state chiedendo quale fosse il libro letto da Soph, vi consiglio di passare dal profilo di koreleven per leggere Storm, storia veramente bellissima che vi consiglio vivamente!
L'appuntamento è per giovedì, per scoprire meglio le reazioni della super nonna e della mamma, alla vista del bel bruno :P
Baci, Sara
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