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Capitolo 24 - Non lasciarmi da sola

Francesco parcheggiò l'auto al fianco della Smart argentata della ragazza che gli aveva fatto perdere il lume della ragione. Scese dal suv con addosso i suoi occhiali da sole neri dalle lenti azzurrate, i quali gli donavano un discreto fascino. Tra le mani teneva da una parte il sacchetto contenente il loro pranzo e dall'altra una rosa rossa e le chiavi; le ultime poi finirono nella tasca dei suoi jeans neri. Quando si avvicinò all'ufficio commercialistico, vide uscirci il suo amico a braccetto con Giorgia, felice come lo aveva visto poche volte nella vita.

Entrambi si sorrisero e notò che il ragazzo si era affacciato un'ultima volta verso lo studio, parlottando con qualcuno al suo interno.
Quando furono di fronte, Matteo gli lasciò aperta la porta, salutandolo velocemente per poi allontanarsi con la bionda al suo fianco. Il bruno sentì appena le parole dell'amico, perché la sua totale attenzione era stata rapita dalla ragazza con gli smeraldi al posto degli occhi.

Il cuore di entrambi galoppò a una velocità intensa, cercando di raggiungersi e potersi finalmente unire, ma i corpi che li contenevano restarono fermi, bloccati ad osservarsi come se il tempo intorno a loro si fosse arrestato. Lui le sorrise, non poteva far altro quando la vedeva, mentre lei deglutì faticosamente, cercando di non perdersi nella profondità di quei pozzi chiaroscuri.

«Buongiorno, Khaleesi, ti ho portato il pranzo!» Il ragazzo riuscì a riacquistare il dono della parola e del movimento, così da poter muovere i propri piedi per percorrere quei pochi metri che lo separavano dalla sua regina. Avrebbe voluto correre da lei, prenderla tra le sue braccia e inspirare il profumo dei suoi capelli corvini, baciarle il collo fino a ubriacarsi del suo aroma così vivo, che gli ricordava le giornate estive, dove una leggera brezza accompagnava l'odore del mare e il sole faceva da cornice.

Sophie osservò ogni suo movimento come se fosse uno slow motion, cercando di ritrovare la compostezza o almeno di riuscire a fingere di averne.
"Perché deve sempre finire in questo modo? Perché non riesco a provare indifferenza verso di lui?" si domandò nella sua testa, quando ormai il bruno era troppo vicino a lei. Talmente vicino che riusciva a sentire l'afrodisiaco profumo di lui sulla propria pelle, risvegliandole i sensi dormienti.

«Questa è per te» aggiunse il ragazzo, avvicinandole la rosa al viso e aspettandosi un sorriso da parte sua, quel sorriso che le illuminava il viso e che la rendeva ancora più bella ai suoi occhi.
Lei non seppe come reagire: la parte razionale le ricordava che quel gesto era un tradimento verso la ragazza con cui viveva, una bassezza in cui lei era già passata e non avrebbe voluto causarla a un'altra, per quanto sgradevole fosse quella biondina presuntuosa di nome Isabella. Il cuore però iniziò a fare capriole e volteggi, sussurrandole di accettare quel pensiero dolce e di ringraziarlo almeno con un sorriso.

«Non mi piacciono le rose rosse!» Scelse una via di mezzo, rispondendo con sincerità e freddezza, sentendosi poi terribilmente in colpa, vedendo nuovamente la delusione sul volto di lui. Fu come ricevere una stilettata nel petto, vedere quei due profondi e luminosi occhi rabbuiarsi dallo sconforto.

Francesco lasciò cadere il fiore sul bancone, appoggiandoci vicino il sacchetto trasparente al cui interno si trovavano due panini preparati appositamente per lei. Decise di lasciar perdere ogni suo tentativo di conquista, perché quella ragazza non era più interessata a voler spartire nulla con lui. A stento sopportava di condividere la stessa aria, figuriamoci se poteva vederlo al suo fianco in un futuro. Si sentì sconfitto, perdendo una battaglia che non aveva neppure cominciato.

Strinse le mani a pugno conficcandosi le unghie nella carne fino a sentire un leggero fastidio, che non era nulla se paragonato al dolore causato dalla freddezza di Sophie.
«Capisco quando la mia presenza non è gradita. Ti lascio i panini che avevo preparato per il pranzo; uno è senza glutine, l'altro buttalo o dallo a Giorgia.»

Diede le spalle alla ragazza avvicinandosi al portone, ma prima che potesse premere il pulsante che avrebbe sbloccato l'apertura, la voce tremante e acuta di lei lo fermò.

«Aspetta!» gridò prima di alzarsi, restando però ferma con i palmi puntati sulla scrivania. Guardò la schiena del ragazzo muoversi lentamente, seguendo il ritmo del suo respiro e desiderò poterci appoggiare il viso, mentre lo abbracciava e ne respirava il profumo.

«Non lasciarmi da sola.» Il vero messaggio di quelle parole era entra nella mia vita e non andartene mai più, non allontanarmi come hai fatto la prima volta, ma resta e permettermi di starti vicino. Preferì aggiungere un'altra frase, per evitare che il ragazzo riuscisse a captarne il significato effettivo.
«La pausa pranzo la trascorro sempre con Gio; visto che non c'è, hai voglia di farmi compagnia?»

Francesco sentì il tono di lei più calmo, quasi speranzoso che accettasse il suo invito. Per un attimo gli sembrò che le sue parole iniziali volessero dirgli altro, ma pensò di essersi sbagliato e che la sua mente iniziasse a giocargli cattivi scherzi, volendo trovare un qualcosa che probabilmente non avrebbe mai ricevuto da lei. Prese un profondo respiro prima di voltarsi e di incrociare i suoi occhi stanchi, contornati da segni scuri che la rendevano più fragile, i quali gli fecero venire voglia di abbracciarla e coccolarla, promettendole che nessuna preoccupazione avrebbe più dovuta angosciarla, perché ci avrebbe pensato lui a proteggerla, se lei glielo avesse permesso ovviamente.

«Dovrei dirti di no, visto come mi hai risposto, ma ti farò l'onore di passare un po' di tempo con l'affascinante Motolese.»
Francesco le regalò il suo solito e sexy sorriso sghembo, facendole infine l'occhiolino per farle capire di non prendere troppo sul serio le parole che aveva usato, perché avevano il fine di alleggerire la situazione e farla ridere; voleva vedere il suo viso rasserenarsi.

Sophie allargò leggermente le labbra, portandosi le mani sui fianchi e accennando un no con la testa, divertita dal suo modo di sdrammatizzare.
«Sei un idiota! Seguimi nella sala relax, ci sono tavoli e sedie.»

Il ragazzo si sentì al settimo cielo, trionfante per aver superato quella battaglia anche se con qualche ferita. Seguì la marcia di lei, soffermandosi nuovamente sul suo lato b che gli ancheggiava davanti agli occhi, nascosto da jeans bianchi, i quali aderivano al suo corpo perfetto, sottolineandone ogni curva.

Razionalmente Sophie si diede della stupida, visto che il suo persecutore se ne stava andando e l'avrebbe probabilmente lasciata stare definitivamente, ma la parte emotiva le batteva il cinque, soddisfatta per come era riuscita a salvarsi in calcio d'angolo. Sapeva che era sbagliato quello che sentiva, sapeva che si sarebbe fatta male se non lo avesse allontanato, ma non riusciva a stargli lontana. Lui era la sua ossessione, e non voleva assolutamente rinunciarci.

*Spazio Autrice*

La prima parte della pausa pranzo è iniziata e ovviamente Sophie ha riversato al povero Francesco un po' della sua solita freddezza. Riuscirà il nostro bel bruno ad abbattere quel muro che la nostra Soph ha issato per difendersi o sarà una battaglia persa?
Nel frattempo vi lascio una foto del Motolese cortese:

Ora toglietemi una curiosità, mie care lettrici; di che team siete?

Fraphie

o

Daphie

Al prossimo capitolo! <3

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