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Capitolo 9.

Quella mattina la direttrice aveva mandato a chiamare Maria per riferirle che i permessi erano stati riabilitati e che quando voleva, la sua famiglia sarebbe potuta andare a trovarla, e molto probabilmente, presto, avrebbe avuto anche lei un permesso per poter uscire almeno qualche ora dall'IPM. E non stava più nella pelle. Desiderava con tutta sé stessa rivedere la sua famiglia, voleva rivedere Maddalena.
Subito dopo aver ringraziato la direttrice, Liz accompagnò la giovane in cortile dalle ragazze e ci si diresse quasi saltellando per la felicità, incapace di contenersi. Venne scortata giù da Liz e in lontananza vide Carmine, Naditza e Filippo. Si diresse verso di loro, non vedendo l'ora di raccontargli quel che le aveva detto la direttrice, solo che lungo la strada incontrò Totò e Edoardo.
<<Oè zucchero filato.>> la salutò Totò come sua abitudine.
<<Uè Toto, quasi mi mancavi, o'ssaij?>>
<<Ma cre na dichiarazione d'amore' chest? Aspett ca m' aggiust dint 'e mutand.>> fece per mettersi le mani dentro le mutande ma venne bloccato dal suo amico.
<<Ma 'a vuo' ferni'?>> lo fissò serio quest'ultimo.
<<L'adda scusà Marì, non tieni i modi.>> disse accarezzando la testa di Totò, sorridendo alla giovane.
<<Edoà, a' ro' vaje tu cu sta facc? Maria pe te è troppa bell, tu nvec m par nu cricet mannar.>> e Maria, a quelle parole, non poté trattenersi dal ridere e si lasciò scappare un risolino.
<<Totò, ma pecche' nun te vaje a fa' na partita a pallone?>> disse dandogli uno schiaffo dietro la testa.
<<Chest è tutt scem.>> gli disse Totò mentre si dirigeva verso il campo.
<<Marì, allor...?>> la guardava con un sorriso da ebete.
Carmine alla vista dei due da soli si incupì, non riuscendo a togliere loro gli occhi di dosso. Filippo sembrava aver notato il repentino cambio di umore e d'espressione del compagno, ma era abbastanza limitato nel parlare, data la presenza di Naditza.
Il giovane Di Salvo non riusciva a comprendere di cosa stessero parlando. E poi, cos'avevano da sorridere cosi tanto?
<<Che cos, Edoà?>> rispose lei con un sorriso, avendo notato lo sguardo del suo amico in lontananza.
<<Come stai?>>
<<Stong buon Edoà, e tu? Te vec fresc o è n'impressione?>> gli rispose dandogli un pizzico amichevole sulla guancia.
Edoardo era una persona simpatica e con lei si era sempre comportato in maniera gentile, questo non significava che condividesse la vita che aveva scelto per lui, ne tanto meno le persone che frequentava, ma lei chi era per giudicarlo?
<<E' nu compliment?>> domandò perplesso ma divertito.
<<Pecché è n'insult?>> rise di ricambio lei. Certo che era tutto scemo.
<<Vulev ess' sicur.>> rispose lui, con un sorriso smagliante. Che sciupa femmine.
<<E Teresa? Gli è piaciuta la poesia?>> lui cambiò espressione. Edoardo si era infatuato della ragazza che veniva nell'istituto per aiutare gli educatori con alcuni laboratori e Maria aveva notato i comportamenti di lui verso quest'ultima e le attenzioni che le dava, era difficile che passasse inosservato.
<<Si nota proprio assaij?>>
<<Nu poc.>> lo prese in giro lei.
<<Agg pers 'a cap, Marì.>> si tirò indietro i capelli, scotendo la testa. Un piccolo sorriso gli spuntò in viso, pensando a Teresa.
<<Almen falla rimane' ngopp 'e spalle sta cap, Edoà.>> gli diede una pacca sopra la spalla, allontanandosi da lui con un sorriso divertito, per dirigersi verso i suoi amici.
<<Sul pe te, Mari!>> urlò lui, provocando la risata della giovane. Nel mentre che Maria era quasi giunta a destinazione, qualcosa le bloccò il passaggio, o meglio, qualcuno.
Ciro.
<<Marì ma tu staij sempe a mmiezze?>> le disse lui con un sorriso falso. La giovane invece, non sapeva perché, ma si ritrovò ad osservare Carmine, che con lo sguardo la supplicava di reprimere qualsiasi cosa le stesse passando per la testa.
<<Non ti ho visto, scusami.>> si ritrovò ad abbassare il capo, oltre che la cresta. Capiva che non poteva permettersi altri sbagli, non quando la situazione era cosi tesa.
<<'A prossima vot' stai attenta piccrè, che ti potresti fare molto male.>> in risposta, le prese il mento fra le due dita, costringendola a guardarlo negli occhi.
<<Starò più attenta>> si limitò lei, ricambiando lo sguardo. Sembrava essere quasi una sfida la loro, pareva quasi volessero darsi fuoco con solo un'occhiata. Ciro non comprendeva come fosse possibile che il carattere strafottente che si ritrovava, riuscisse ad irritarlo così tanto.
Eppure se non fosse cosi ribelle, ci avrebbe già fatto un pensierino.
<<Accussì mi piaci, piccrè.>>
<<Pensa che potremmo quasi andare d'accordo.>> gli sussurrò lui a pochi centimetri di distanza l'uno dall'altro.
<<Marì, tutt'appost?>> si intromise Carmine, interrompendo quel momento ambiguo fra i due. La giovane ne approfittò per staccarsi dalla sua presa e allontanarsi da lui, riprendendo finalmente a respirare.
<<Si Cà, tutt appost.>> continuò a guardare Ciro negli occhi e lui ricambiava senza alcun briciolo di vergogna. Era furiosa del potere che aveva Ciro su di lei e nell'IPM, riusciva ad intimorirla e a renderla insicura. La sua vicinanza la terrorizzava, cosi come ogni qualvolta che la toccava.
<<Ce verimm, Piecur.>> salutò Carmine, per poi dedicare un ultimo sguardo a Sole.
Perché si ritrovava sempre in queste situazioni?

<<Che t'ha ritt?>>
<<Niente, voleva dare solo fastidio.>> rispose lei molto brevemente. Ed era vero. Voleva solo cercare di intimorirla.
<<Sta nu poc' agitat, stammatin'?>> scherzò lui, per ammorbidire la situazione.
<<Sul' stammatin'?>> commentò lei, causando la risata di entrambi. Il giovane sapeva bene quanto fosse difficile per Maria tutta quella situazione e sapeva anche quanto fosse stato difficile per lei reprimere tutto che avrebbe voluto dire a Ciro. Gli era grato per averlo fatto.

Ci furono alcuni minuti di silenzio, prima che Carmine riprendesse nuovamente la parola.
<<Quindi mo' sei amica di Edoardo?>>
<<Mh?>> si voltò verso di lui, confusa.
<<Stat accort', Marì.>> sospirò, guardando tutto eccetto lei.
<<Nun t capisc, Cà. Che m vuò ricere?>>
<<O'ssaij ca a ess nun gliene 'mporta niente 'e esser' amico tuo.>> sputò, quasi senza pensare.
Maria rimase sorpresa dal suo modo di parlare e dal modo di rivolgersi a lei, sembrava quasi...risentito?
<<Cà, ma staij buon?>> scherzò, cercando di non prenderlo troppo seriamente.
<<Ho visto come vi sorridevate.>>
<<E come gli sorridevo, signor Di Salvo? Ca pare ca tu già tieni tutt 'e risposte.>> commentò a braccia conserte, aspettando che il suo amico continuasse con quelle ipotesi ridicole.
<<Nun te o'dimentica' ca te stavene pe accirr.>> l'accuso lui, infastidito da qualcosa che non era ancora riuscito a comprendere.
Perché gli dava cosi tremendamente fastidio il solo pensiero che potesse interessargli Edoardo?
<<No Cà, nun t preoccupà, che non mi scorderò mai le mani di Pino attorno il mio collo mentre stev soffocann.>> perché si stava comportando in quel modo?
<<E Edoardo allor' cre mo? O' nnamurat tuoj?>> gli dedicò uno sguardo duro, con la mascella contratta. Non aveva mai usato quel tono con lei, sembrava esser diventato cosi rude in cosi poco tempo.
<<Ma che stai dicendo, Cà?>> lo guardò sbigottita, incapace di capire cosa stesse accadendo nella testa del suo amico.
<<Nun so scem, Marì.>> pronunciò con tono risentito.
<<Ma tutt' stu' burdell sul pecché ho parlato co' Edoardo Conte? O'ver faij?>> non rispose. Era troppo nervoso per poterle rispondere e sapeva che se l'avesse fatto, l'avrebbe ferita nuovamente e non era ciò che voleva, soprattutto quando il problema da risolvere era solo suo e lei non c'entrava niente.

Filippo si rese conto che qualcosa non andava. Vedeva i suoi amici troppo tesi, e loro non erano soliti comportarsi cosi fra di loro, cosi si avvicinò ai due sorridendo disinvolto, seguito da Naditza, che non proferì parola, fino ad arrivare vicino i suoi amici.
<<Oì, come andiamo?>> sorrise Filippo, attirando l'attenzione di Carmine e Maria, che sembravano non riuscire a smettere di fulminarsi con lo sguardo. Andiamo bene, pensò.
<<Sole, hai saputo la novita?>> tentò Naditza, avendo percepito anche lei una certa tensione fra i due.
<<Che novità?>> si voltò verso Nad, evitando lo sguardo del giovane Di Salvo. Era ancora stranita dalla loro recente conversazione. Non era ancora riuscita a comprenderlo. Neanche lui si comprendeva.
<<I permessi.>> accennò Filippo. E allora forse, Maria capì che dietro c'era il suo zampino.
<<Non capisco.>> sussurrò lei, osservando il suo amico sorriderle.
<<Ho parlato con la direttrice.>> aggiunse lui. E li non ebbe più alcun dubbio.
<<La lametta...>>
<<Le ho detto che l'ho presa io e le ho spiegato tutto, è stata stranamente molto compresiva, per cui...è andata bene.>> sorrise quest'ultimo.
Grazie a lui avrebbe rivisto Maddalena.
Lo abbracciò, cogliendolo alla sprovvista.
Maria sapeva che se i permessi erano stati vietati era per la storia della lametta, ma a prescindere da ciò, era fiera di Filippo per aver compiuto un passo cosi importante.

Avrebbe rivisto la sua famiglia. Non poteva esserne più felice.

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Maria rientrò in cella con Naditza, senza proferire parola, o per lo meno, Sole rispondeva a monosillabi ad ogni tentativo di Nad nel fare conversazione.
Quest'ultima si sedette su una sedia accanto la finestra, mentre Maria si buttò sul letto, sbuffando, in preda ad una crisi interiore.
<<Allor Marì, che dici?>> tentò Nad, sperando gli raccontasse qualcosa di quel che era successo tra lei e Carmine.
<<Che dico, Nadì? Nient.>>
<<Che è successo?>> insistette. Quando ci si metteva...riusciva ad essere davvero assurda.
<<Di che parli?>> chiese Maria, guardando il letto sopra di sé.
<<Marì...tu e Carmine siete molto uniti ultimamente.>> accennò quasi con fare ovvio.
<<E quind?>> sapeva dove voleva andare a parare.
<<Nun m vuò ricere niente?>> Naditza cercava in tutti i modi di comunicare con la sua amica, ma sembrava essere sempre più complicato. Sospirò davanti il silenzio di quest'ultima, che aveva iniziato a giocare con la rete del materasso sopra a lei.
<<Vi ho visti. Ho notato come vi guardate.>>
<<E comm c guardamm?>> si alzò improvvisamente dal letto, mettendosi a sedere. Tutti sembravano sapere tutto di lei, in quella giornata in particolare.
<<Come ci guardiamo io e Filippo.>> tentennò di fronte la rivelazione dell'amica. Nuovamente, scelse il silenzio come risposta, guardando un punto indefinito della stanza.
<<Di che parlavate in cortile? Non teneva na' bella cera.>> commentò Nad, sperando di ottenere qualche informazione in più.
<<M'ha ritt che io ed Edoardo sembravamo innamorati.>>
<<O ' ver faij?>> le chiese, per assicurarsi di aver sentito bene.
Carmine era geloso? si domandò dentro di se.
Maria aveva bisogno di parlare con qualcuno e chi meglio di Nad per farlo? Cosi, si lasciò convincere dalle sue suppliche e le accennò un po' quel che era il suo tormento.
<<Già.>>
<<E chest che vuò ricere, Marì?>> le domandò l'amica, con un grande sorriso in volto.
<<Nun o'sacc, Nadì.>> la guardò confusa.
<<Che forse nun è poi accussí convint 'e chell che prov, no?>>
<<Si è solo preoccupato, dopo quello che mi è successo con Ciro e gli altri.>> la rimproverò.
<<Marì se fosse davvero cosi, si teness' a preoccupa' pe te, no 'e chi te vuò chiavà.>>
<<Si sta per sposare Nadì! Questa conversazione pe me può fernì ca.>> concluse lei, non dando modo a Naditza di ribattere. Ormai la sua amica si era già chiusa nel bagno, per evitare altre domande e altre pressioni. Voleva solo qualche minuto di pace, lontano da tutti.
Nessuno escluso.

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Maria ormai sembrava essere caduta in un sonno profondo, trovandosi rannicchiata nel letto della sua cella, senza neanche aver cenato per mancanza di appetito.
Era stata una giornata con emozioni un po' contrastanti, la felicità dei permessi e lo strano comportamento di Carmine l'avevano messa a dura prova, senza contare i fastidiosi atteggiamenti di Ciro, che la irritavano sempre di più.
Lasciatasi cullare dal sonno, venne scossa in maniera brusca dalla sua compagna di cella, con l'intenzione di svegliarla a tutti gli effetti. Il suo incubo le stava strattonando il braccio, urlandole cose che non riusciva a comprendere.
<<Nadì, ma nun staij buon!>> si stropicciò gli occhi, cercando di non riaddormentarsi, non prima di aver soffocato la sua amica.
<<Marì, svegliati!>>
<<Ma pecché staij urlann?>> una volta aperti gli occhi, capi che qualcosa non andava. Tutte le ragazze erano affacciate alle proprie finestre, cosi come Silvia e Naditza alla finestra della loro cella. C'era il caos.
<<Che sta succerenn?>> sussurrò, con il cuore che le batteva all'impazzata. Stava accadendo qualcosa di terribile.
<<Na rivolta, Marì!>> che significava? Una rivolta? A quale scopo?
<<Pecché? Che stann facenn?>> si affacciò anche lei alla finestra, tentando di capirci qualcosa in più.
<<Ciro vuò accirr a Carmine e Filippo.>> le disse Naditza, senza neanche poi darsi il tempo di metabolizzarlo, volle immediatamente sapere dove si trovavano i suoi amici.
<<Aro stann?>> sussurrò Maria, con il respiro mozzato.
<<Maria...>> tentò di avvicinarsi Silvia, vedendo la sua amica con lo sguardo perso nel vuoto.
<<Aro stann!?>> urlò con tutte le forze che aveva in corpo mentre i suoi occhi si colmavano di lacrime, che non avevano ancora il coraggio di rigarle il viso.
<<Non lo sappiamo Marì...ma non stanno là dentro.>> si affrettò a spiegarle Silvia, mentre la stringeva tra le sue braccia. Sole la guardò confusa, con le lacrime che ormai avevano preso il sopravvento sul suo volto.
<<Che staij ricenne, Sì?>> sussurrò lei, in preda alla disperazione.
<<Marì, stann facenn'a rivolta pecché nun sann aro' stann.>> confessò l'amica. La giovane era confusa. Perché non erano con loro? Che già sapessero di essere in pericolo?Maria non ne aveva idea.

Desiderava solo che i suoi amici stessero bene.

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