Capitolo 8.
Quella mattina i ragazzi, cosi come le ragazze, erano diretti giù in cortile per svolgere le loro solite attività pomeridiane, ciò per Maria significava nuovamente incontrare Carmine e scegliere se affrontarlo o evitarlo. Non si riteneva una persona codarda, né tanto meno una che non riusciva ad affrontare i problemi o le discussioni ma da quando era entrato a far parte della sua vita, tutto quello in cui credeva era andato letteralmente a rotoli.
I due si erano incrociati proprio quando il gruppo delle ragazze era appena sceso, passando accanto ai ragazzi. Maria cercò di non fa ricadere il suo sguardo su quello di Carmine, ma fu del tutto inutile. Lui l'aveva notata subito perché il suo intento era proprio quello di parlarle e chiarire quel che era successo ieri. Non gli piaceva stare cosi con lei, soprattutto non gli piaceva pensare che fosse arrabbiata con lui, quando l'unica cosa che desiderava era che non si mettesse nei guai.
<<Marì, possiamo parla'?>> le afferrò il braccio, facendo in modo che si voltasse verso di lui.
<<Dopo, Cà.>> sospirò guardando davanti a sé, tentando di ignorarlo. Non si riteneva una persona orgogliosa ma quando era ferita, aveva bisogno di tempo per assimilare l'accaduto, solo cosi sarebbe stata in grado di affrontarlo senza rabbia o risentimento.
<<Marì...>> ritentò il giovane mentre lei in risposta gli guardò la mano che aveva ancora attorno al suo braccio, Carmine comprese così che voleva essere lasciata in pace. Lasciò delicatamente la presa, contraendo la mascella e la vide allontanarsi da lui.
Era cosi frustrato per tutta quella situazione, perché se solo lei avesse saputo tutto quello che gli passava per la testa e tutte le pressioni che aveva per via della sua famiglia, era sicuro che avrebbe capito, ma lui era uno sciocco e non gliene avrebbe parlato. Non doveva entrare dentro ad cosa più grandi di lei per causa sua. Avevano litigato perché non voleva si esponesse cosi tanto, non sarebbe stato invano.
<<Di Salvo!>> lo chiamò Lino.
<<Cre?>> si impegnò a chiedergli, senza alcuna espressione, ancora con la mente occupata dalla piccola Maria.
<<Aiutalo a scaricare il materiale in magazzino.>> gli comunicò, indicandogli il piccolo furgone che si era appena fermato e contro voglia, si diresse verso l'uomo che lo aspettava, non sapendo cosa in realtà lo aspettava davvero.
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I giovani avevano ormai finito con il laboratorio e a Maria parve strana la totale assenza di Carmine. Dov'era finito?
Si pulì le mani dai residui del materiale della ceramica e si diresse verso Filippo per cercare di capire dopo fosse finito il loro amico.
<<Filì...>> disse, richiamando la sua attenzione mentre lo conduceva fuori il laboratorio, con la scusa di fumarsi una sigaretta.
<<Oì Marì, che c'è?>> camminarono ancora un po' verso il campo.
<<Aro sta Carmine?>> la guardò confuso, non comprendendo a pieno la preoccupazione dell'amica.
<<E' andato a dare una mano a scaricare il materiale per i laboratori, perché?>> gli chiese, osservando l'espressione di Maria.
<<E che ci vuole tutt' stu tiemp?>> comprese che c'era del vero in quel che diceva l'amica. Si guardarono per qualche istante, arrivando entrambi alla stessa conclusione.
<<Andiamo a controllare.>> detto ciò, corsero verso il magazzino.
In lontananza si sentivano dei lamenti in sottofondo e non ci volle molto a capire di chi si trattasse. Si affrettarono ad entrare nella struttura, ritrovando Carmine steso a terra che cercava di tossire, regolarizzando il suo respiro.
<<Carmine!>> urlò la giovane Cirillo, dirigendosi di corsa verso il suo amico. Si buttò a terra accanto a lui e lo tirò verso di sé stringendolo in un abbraccio.
Aveva il cuore che le batteva all'impazzata nel vederlo cosi. Non riusciva a capacitarsi di una cosa simile, non riusciva a comprendere come qualcuno avesse osato fargli del male, proprio a lui che era una delle persone migliori lì dentro, proprio a lui che era privo di cattive intenzioni.
Poco dopo, vedendo che tossiva sempre meno, gli prese il viso fra le mani osservandolo attentamente, accertandosi dello stato in cui si trovasse.
<<Cà! Che è successo? Stai bene?>> chiese Filippo in preda alla preoccupazione, cosi si inginocchiò di fronte a lui, notando che Carmine non diceva una parola.
<<Cà, ti fa male qualcosa?>> le domandò lei preoccupata, con ancora il suo volto tra le mani.
Lui la guardò, la guardò attentamente e si sentì sereno, nonostante i suoi occhi fossero colmi di lacrime e pieni di preoccupazioni, lui era felice di averla con sé. Lei era lì. Loro erano lì, con lui.
<<Carmine, se non parli, non possiamo aiutarti.>> tentò Filippo, cercando di farsi raccontare quel che gli era successo e chi fosse stato a fargli una cosa simile.
<<Nisciun mi può aiutà, Chiattì...>> parlò per la prima volta, guardando il suo amico, sperando comprendesse. Non voleva metterli in mezzo, rivelare loro quel che si portava dentro avrebbe comportato un prezzo, un prezzo che un giorno o l'altro avrebbe dovuto pagare.
<<Cà...t preg...>> lo supplicò lei, facendogli poggiare la testa sul suo petto, non cessando di accarezzargli i capelli.
<<Adesso ci dici chi cazzo è stato a farti questo, hai capito?>> l'obbligo Filippo.
<<Tu ci sei sempre stato per me e mi hai letteralmente salvato la vita da quando sono qua dentro, quindi ti prego, lascia che ti aiuti.>> questa volta lo supplicò, ripensando a quante volte Carmine l'avesse coperto e salvato da morte certa. Doveva fare qualcosa per lui adesso.
<<L'omm c'agg accis...>> iniziò, lasciandosi convincere, sotto lo sguardo sorpreso di Filippo e Maria, che si guardarono per un'istante per poi riportare l'attenzione su Carmine, ancora poggiato sulla giovane.
<<Era Nazario Valletta.>> a Maria si seccò la bocca. Filippo magari poteva non saperne molto, o forse niente ma Maria sapeva bene chi erano i Valletta, perché erano proprio coloro che comandavano nel suo quartiere.
<<Valletta?>> sussurrò lei. Era preoccupata, tremendamente. Non aveva la minima idea che Nazario fosse morto per mano di Carmine e dentro di sé, le si formò un macigno nel petto, pensando al fatto che loro non facevano mai niente per niente.
<<Vogliono vendicare la sua morte?>> domandò Filippo, non riuscendo a comprendere chi fosse e il tremendo errore che aveva commesso Carmine, anche se per una giusta causa.
<<Non capisco...allor perché non ti hanno ammazzato?>> Maria non riusciva a capire. Non serviva un genio per comprendere che se avevano lasciato Carmine in vita, era perché avevano qualcos'altro in serbo per lui.
<<Agg' accider a 'o comandant, Marì...>> rivelò tutto d'un fiato e pianse. Pianse come non aveva mai fatto e come mai gli avevano visto fare. Era disperato e compresero che era troppo tempo che conviveva solo con quel segreto.
Un segreto che presto gli avrebbe fatto perdere la testa.
<<Stai scherzando?>> domandò l'amico, per essere certo che quel che aveva sentito era vero.
<<Si nun 'o facce, ammazzano a Nina, Chiattì.>> esternò tra un singhiozzo e l'altro. La giovane in quel lasso di tempo non proferì parola, ancora troppo scioccata da tutta quella rivelazione, si militava solamente a tenere Carmine tra le sue braccia, lasciandogli una carezza di tanto in tanto sul capo.
<<Accirm Marì...t preg...nun ce a facc' cchiù...>> pianse, stringendo la sua amica più che poteva. Il cuore di lei si rimpicciolì dinnanzi a quelle parole. Lui non riusciva più a vivere con tanta pressione, tanta preoccupazione. Era per via del suo cognome se si ritrovava cosi, per via della sua famiglia, e se avessero messo fine alla sua vita, avrebbe facilitato le cose a tutti.
<<Troveremo un modo per cavarcela Cà, lo troviamo sempre, no? Stai tranquillo.>> Filippo lo incoraggiò, dandogli delle pacche sulla gamba. Avrebbero trovato una soluzione. Glielo doveva.
<<Ij t'acciress solo pe chell ca m'haje chiest.>> lo strinse a sua volta, lasciandogli un bacio sui capelli e rabbrividì ripensando alle sue parole, a quelle in cui gli supplicava di mettere fine alla sua vita. Perché?...Vi era una vita senza di lui?
<<Filippo tiene ragione, na soluzione la troviamo.>> lo costrinse a guardarla prendendogli il viso tra le mani e lui ricambiò lo sguardo, non potendo non aggrapparsi alla speranza che quegli occhi gli stavano dando.
<<Ma tu al comandante nun l'accir, te'o giur Cà...tu come loro non ci diventi, m'he sentit?>> il giovane annuì e lei poggiò le sue labbra sopra la fronte del suo amico, stringendolo a sé. E paradossalmente parlando, il suo cuore si alleggerí nel ascoltare le parole della sua amica.
Si era affidato alle sue parole.
Grazie Marì, per avermi ridato una speranza, si ritrovò a pensare.
Di una cosa era certo: Carmine senza di lei, senza di loro, non ce l'avrebbe fatta.
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Dopo l'accaduto, erano andati a sedersi in cortile per passare insieme l'ora che avevano a disposizione all'aria aperta, quando Filippo venne chiamato da Lino, la guardia di turno.
<<Ferrari! Dalla direttrice.>> i suoi amici lo guardarono confusi ma lui pareva esserlo più di loro, cosi lasciò soli i giovani e seguì Lino.
Carmine voleva approfittare dell'assenza dell'amico, per poter parlare con Maria di quel che era successo l'altro giorno fra loro. Sembrava che ora parlassero nuovamente, non perché avessero chiarito ma solo perché lei era preoccupata per lui dopo l'accaduto con Valletta.
<<Grazie.>> sputò Carmine senza preavviso, guardandola. Lei ricambiò lo sguardo, accennandogli un piccolo sorriso confuso.
<<E di che?>> le chiese.
<<Che stai qua co' me.>> ed era vero. Era grato che fosse rimasta al suo fianco, sapendo che ciò non le avrebbe garantito più alcuna sicurezza.
<<E dove altro dovrei sta', Cà?>> azzardò a domandargli.
<<Dopo quello che ti ho confessato...ovunque, ma no qua co me, Marì.>> la preoccupazione negli occhi di lui, riscaldò il cuore di Maria.
<<Non è colpa tua Cà e poi te l'ho detto, ho bisogno di un Di Salvo nella mia vita.>> si guardarono e li Carmine non poté che sorriderle, scuotendo il capo.
Come doveva fare con lei?
<<Forse so io che ho più bisogno di te, Marì.>> lei gli sorrise dandogli una spallata amichevole, per cercare di alleviare la tensione che regnava da un po' fra di loro.
<<Mi dispiace Marì, so stat' nu strunz.>> si rammaricò lui, ripensando al modo in cui l'aveva trattata.
<<Ja lascia sta', Cà. Non ci pensa'.>> lo rassicurò lei.
<<Comme facc, Marì? Nun c riesc.>> non riusciva a non rimproverarsi per non aver scelto un modo diverso di comunicare con lei.
<<Sarai stat' pur nu strunz, però tenevi ragione, mi sono esposta troppo, quindi...nun c penzà.>> gli accarezzò la spalla, rasserenando il giovane Di Salvo. Entrambi ci avevano messo del loro, non avevano più nulla da farsi perdonare.
<<Tu mi hai difeso con uno dei Ricci senz usa' a violenz comme avess fatt a famiglia mij, non ti dovevo urlare contro, t tenev a' ricere grazie, Marì.>> dallo sguardo che le dedicò, Sole comprese che si sentiva davvero in colpa.
<<L'hai appena fatto, Carminiè.>> gli scompigliò di poco i capelli facendolo sorridere. Poggiò poi la testa sulla spalla dell'amica, trovando un po' di pace.
Ormai le braccia di Maria, sembravano esser diventate il suo posto sicuro.
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Filippo aveva appena terminato una difficile conversazione con il comandante, che voleva sapere che cosa stesse accadendo a Di Salvo ultimamente, avendo notato uno strano comportamento da parte di lui, come se nascondesse qualcosa. I suoi sospetti erano reali ma Filippo non poteva rivelargli di cosa si trattasse, non quando il problema riguardava proprio Massimo in persona.
Carmine era tornato in cella insieme a Gianni, e Filippo ne approfittò per raggiungere Maria in cortile, sentendo di dover parlarne con lei, dato che ormai era l'unica a conoscerli così bene nell'IPM.
<<Maria, ti posso parlare?>> corse Filippo verso di lei.
<<Si Chiattì, dici.>> lo invitò a parlare.
<<Ecco io...>> Maria aveva notato Filippo un po' nervoso, ciò significava che stava per rivelarle qualcosa che non le sarebbe piaciuto per niente.
Prese il polso di Filippo, trascinandolo lontano dai campi e lontano dai loro compagni.
<<Che è successo stavolta, Filì?>> lo incitò, una volta isolati dagli altri.
<<I Valletta non sono l'unico problema.>> confessò lui mentre si guardava attorno, torturandosi le mani.
<<Di che stai parlann?>> chiese lei.
<<Ci sono altre cose...cose che ancora non sai.>> continuava a guardarsi intorno, forse accertandosi che nessuno dei suoi compagni l'avesse mirato.
<<Che cosa, Filì? Mi stai facendo venire l'ansia.>> esternò, mettendosi un mano sul petto.
<<Ciro.>> sbottò lui. Ciro Ricci.
Maria, ogni qualvolta che sentiva pronunciare il suo nome o lo vedeva nei pareggi, sentiva di avere dei mancamenti. Lui stava per renderla una persona che non voleva diventare.
<<Embé? Che ha cumbinat?>> aggrottò le sopracciglia confusa mentre lui le afferrò la mano tirandola giù a terra, a mo' di invito per farla sedere.
<<Lui...mi aveva dato un compito da fare fuori di qua il giorno che mi hanno dato il permesso.>> iniziò una volta seduti l'uno di fronte all'altra.
<<Un compito? A te?>> chiese perplessa.
<<Ciro doveva far arrivare della droga a Milano e voleva farlo utilizzando i miei genitori a loro insaputa, solo che non volevo metterli in pericolo, cosi ho confessato tutto a mio padre e ha dato fuoco alla macchina che conteneva la droga.>> continuò.
<<Lasciando Ciro senza...>> disse lei, immaginando quel che comportava far sparire il veicolo.
Questa storia iniziava a piacerle sempre meno, soprattutto se vi era un Ricci di mezzo.
<<Ciro ovviamente è venuto a cercarmi e gli ho fatto credere che ci avessero rubato la macchina, sembrava essersela bevuta, o almeno cosi, sono riuscito a guadagnarmi un altro po' di tempo.>> si distrasse dal forte sospiro fuoriuscito dalle labbra di Maria, che sembrava sentirsi davvero in difficoltà.
<<Sai cosa mi chiedo io? Come cazzo fate ad essere ancora vivi voi due cap'e cazz!>> lo accusò la giovane, non commentando direttamente quel che gli aveva appena rivelato l'amico. Si afferrò il viso con entrambe le mani, incredula di tutte le informazioni appena ricevute.
<<Cosi Carmine ha avuto un piano che ha fatto ricadere tutta la colpa su Pino.>> gli esternò, continuando il racconto tutto d'un fiato, ignorando il suo rimprovero.
Sapeva che sarebbe stata una delle parti che avrebbe meno gradito.
<<Ma che staij ricenne, Filì?>> lo fissò con sguardo da rimprovero. Pino poteva anche essere una persona senza cuore ma era un essere umano agli occhi di lei, non dovevano sacrificarlo per qualcosa che non aveva fatto. La cosa più assurda e nella quale a stento credeva, era che fosse stato proprio Carmine a pianificare una cosa del genere.
<<Ha fatto fare un bonifico sul conto di Pino, cosi da far credere a Ciro di essere lui quello che aveva rubato la droga dall'auto per ricavarne un qualche profitto.>> concluse lui.
<<Ha pagato per qualcosa che non ha fatto, Chiattì...>> sussurrò al suo amico dispiaciuta.
<<Lo so Sole, ci ho pensato tanto anche io, però...detto da te che ti ha quasi uccisa...>> non lo lasciò terminare.
<<Lo so.>> abbassò il capo, non volendo ricordare. Tutti convivono con dei mostri e Pino, sembrava non conoscere ancora i suoi.
<<Ciro però sta iniziando a sospettare, vero?>> domandò lei, ignorando l'ultimo riferimento della loro conversazione.
<<Credo che già lo sappia.>> commentò Filippo.
<<Se quello che dici è vero...>> iniziò lei, guardando il suo amico intimorita.
<<Ci vuole morti.>>concluse il giovane Ferrari per lei, ricambiando lo sguardo.
Ma c'avit cumbinat?
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