Capitolo 6.
Carmine non riusciva a darsi pace. Non era riuscito ad affrontare Maria dopo aver rivelato il vero motivo per cui l'avevano rinchiusa nell'istituto, non era riuscito a dirle che la capiva, che le sarebbe rimasto accanto perché comprendeva il suo dolore perché aveva timore. Timore di tutte quelle strane sensazioni che arrivava a provare quando gli girava intorno. Non poteva. E poi, che stava aspettando? Lui e Nina stavano per sposarsi di li a breve, avrebbe dovuto invitarla al matrimonio, cosi da poter chiedere insieme a Filippo un permesso d'uscita.
Perché provava timore nel darle la notizia?
Il gruppo di Ciro, aveva in serbo qualcosa di speciale per la piccola Sole, qualcosa che questa volta non sarebbe riuscita a controllare. Era cosi bella, pensò il giovane Ricci ma era troppo sfrontata ed era una qualità che non gli piaceva, affatto.
<<Marì!>> Ciro le fece cenno con il capo di avvicinarsi a lui, gesto che attirò l'attenzione di Filippo e Carmine. Qualcosa stava per succedere. Maria stava osservando le sue compagne perdere in una partita di pallavolo, nulla di interessante, non tanto quanto l'essere chiamata da Ciro e i suoi amici fidati. Questo si che era strano.
L'osservò per poco, capendo di non poter tirarsi indietro, cosi lo raggiunse passando davanti ai suoi due amici ed entrando dentro il campo da calcio.
<<Che c'è?>> si piazzò davanti a lui con le braccia incrociate sotto il petto. Non doveva mostrare paura.
Ciro non riusciva a capire.
Si era informato su di lei, non era una persona a lui nemica, non aveva un cognome a lui conosciuto, la sua famiglia era umile e non attirava molto l'attenzione, allora perché lei era così? Perché non mostrava sottomissione? Perché non abbassava la testa quando le passava accanto? Pecche nun tene paur?
<<Oggi te veche buon, haje fatte coccose ai capille?>> gli chiese innocentemente, tirandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Gesto che stranì la giovane e irritò Carmine, che si alzò dalla panchina rimanendo attento a ciò che accadeva tra i due.
<<Tieni corrotta na guardia pe famm veni' cca, e me addummann re capill miei?>> domandò diffidente, notando che Lino si era allontanato da loro.
<<Nun te faceve accussi dettaglist.>> commentò con un sorriso falso in viso.
<<E' vist?>> rise Ricci.
<<Nun haje fatte cas a n'ata cos però...>> riformulò, avvicinandosi ancor di più a lei.
<<Cre'?>> aggrottò le sopracciglia, confusa dalla situazione e dalla sua vicinanza.
<<Cca dint cumman ij.>> sorrise in maniera strafottente. Detto ciò, non ebbe neanche il tempo di metabolizzare quel che stava accadendo, che Pino la scaraventò per terra prendendola dalla gola, sotto lo sguardo divertito del giovane boss.
<<Ooh ma che cazz staij facenn,Pino!? Omm'e merd!>> urlò Carmine, correndo dentro il campo insieme a Filippo, ma entrambi vennero bloccati da Totò, O'Pirucchio e Milos, che li tenevano fermi dalle braccia. La giovane si dimenò e provò ad allentare la presa che Pino aveva su di lei ma tutto sembrava invano. Che fosse giunto il suo momento?
<<E' na femmn, Cirù.>> tentò Edoardo ma con scarsi risultati. Conte non voleva questo. Il loro codice non prevedeva alcun tipo di violenza su donne e bambini. Non capiva a cosa volesse arrivare il suo amico facendo quella stronzata.
<<Na femmn nu poc ribelle, o'ver?>> si protese verso di lei, sorridendo, osservando come il suo respiro si mozzava sempre di più.
<<T'o giur ca t'accir! T'accir!>> Carmine non si dava pace, non riusciva a placare la sua rabbia nel vederla stesa lì per terra. Aveva il cuore a mille e non faceva altro che dimenarsi sotto le braccia dei due fedeli di Ciro. "Nun murì annanze a me, t preg."
<<Ciro! Nun sta respirann! Ciro!?>> urlò Edoardo in preda al panico. Dava delle pacche sulla spalle del suo amico per farlo tornare a ragionare, ma nulla sembrava persuaderlo. Non era cosi che doveva finire.
<<Pino! Non sta respirando! Lasciala, cazzo!>> gridò Filippo.
Le grida del suo amico, sembravano aver risvegliato in Carmine qualcosa, gli tornarono in mente le scene in cui il figlio di Valletta metteva le sue sporche mani addosso a Nina, una scena che continuava a ripetersi all'infinito nella sua testa, le immagini non cessavano, cosi non ci vide più. Con uno strattone riuscì a ribellarsi e a far lasciare la presa a Gaetano sulle sue braccia, avvicinandosi alla giovane, solo che proprio quest'ultima lo prese alla sprovvista. Maria non voleva morire in quel modo, non cosi e non in quel posto, allora con quel po' di lucidità e le poche forze che le erano rimaste, diede una ginocchiata allo stomaco di Pino, facendo si che lasciasse la presa dal suo collo e ne approfittò per dargli una gomitata sul viso, spaccandogli il labbro.
Iniziò a tossire senza sosta, afferrandosi il collo cercando di regolarizzare il suo respiro e sembrava funzionare. Ce l'aveva fatta. Era ancora viva. Aveva avuto paura, terribilmente. Non riusciva a spiegarsi cosa fosse appena accaduto, non si aspettava una cosa del genere, non in quel modo e non sotto gli occhi di tutti.
Dopo essersi assicurata che Pino fosse a terra ancora sofferente, si voltò verso Carmine e le sembrò di tornare a vivere di nuovo. I suoi occhi le fecero entrare ossigeno nei polmoni. Non ci pensò due volte nel fiondarsi tra le sue braccia. Lui la strinse forte a sé, come non aveva mai fatto con nessuno prima d'ora, se non con Nina dopo quella tragedia.
<<E' tutt'appost Marì, è furnut, sto cca cu te.>> le sussurrò tra i capelli, lasciandole un piccolo bacio sulla fronte. Il suo profumo gli penetrò tra le narici. "Sta cu me, sta buon."
Si sentiva sollevato nel poter stringerla a sé, aveva avuto cosi paura di perderla che non credeva di averla tra le sue braccia.
Maria si staccò leggermente, dirigendo il suo sguardo verso il giovane Ricci, che sembrava voler sbranare la sua preda.
<<Ere chiste chille ca vulive, no?>> chiese la giovane fissando Ciro. Quella domanda gli fece spuntare un ghigno divertito sul viso.
<<E che vulev?>> vedendo che si era allontanata da Carmine quasi del tutto, si avvicinò a lei.
<<Nun t'avvicinà, m'he capit?>> si mise in mezzo Carmine, non lasciando che Ricci si avvicinasse ulteriormente ma fu proprio la giovane a voler avere un confronto con Ciro, cosi guardò il suo amico, facendogli cenno che fosse tutto apposto, in questo modo riuscì a farlo allontanare, anche se solo di poco.
<<Vuliv accirr a O' Chiattil però m'agg miss a mmiezze e chest' è 'a punizione mij, no?>> chiese, avvolgendosi il collo ancora dolorante con le mani.
<<Allore nun seje sul troppa bell... coccose rint 'a sta cap lo tieni.>> le accarezzò il volto, delineando con la mano i lineamenti del suo viso, fino ad arrivare all'altezza della sua bocca, dopo essercisi soffermato un po', prese il suo mento tenendolo fermo e avvicinandosi ancora di più a lei. Carmine tentò di avvicinarsi per separarli ma Edorardo lo bloccò, facendogli segno che fosse tutto apposto, il peggio per lei era passato.
<<Nun te mettere contro e me pecchè te faje mal, piccrè.>> Ciro le lasciò un bacio in fronte e si allontanò da lei.
Ciro Ricci l'aveva appena minacciata.
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<<Maria, quasi ti ammazzano per causa mia!>> la rimproverò Filippo mentre si dirigevano nella sala di musica, sia ragazzi che ragazze.
Ciò significava che la lezione avveniva anche con Ciro e i suoi fidati amici.
Dopo quello che era successo, il giovane boss non si sentiva appagato. Era riuscito a spaventarla ma non quanto avrebbe voluto, anzi, era riuscita a battersi nuovamente per la sua vita. Lo irritava, molto.
Tutto ciò accade sotto l'occhio indagatore di Viola, che non sembrava essere contenta delle attenzioni che Ciro aveva rivolto all'ultima arrivata.
<<Filippo, t'agg ritt lascia stà, vabbuò? Sto bene.>> concluse, non volendo sentire altro. Non voleva che Filippo si sentisse in colpa perché lei aveva scelto di intromettersi e fare qualcosa per fermare Pino e Gaetano.
Non era colpa sua.
<<Come faccio!? Hai visto il segno che ti ha lasciato quello stronzo di Pino? Dovevi farti visitare.>>> continuò a strillarle il giovane.
<<O'Chiattill ten 'a raggion. Hai vist ca te' a cumbinat a'o cuoll, chell omm 'e nient?>> la sgridò Carmine. Che diamine avevano che non andava?
<<E tu? Mo mi rivolgi la parola?>> chiese al giovane Di Salvo. Questo non fece altro che farlo sentire in colpa. Sapeva che avrebbero dovuto parlare ma con tutto quello che era successo, si sentiva solamente grato che la sua amica fosse ancora viva.
Carmine fece segno a Filippo di allontanarsi, cosi da dargli modo di trovarsi solo con lei e parlarle serenamente, almeno era quello che sperava.
<<Marì, ti devo parlare.>> si voltò verso di lui tentennante. Erano giorni che non rimanevano soli, tanto meno per parlare, dato che continuavano ad evitarsi.
<<E dici.>> lo incitò, non mostrando il suo nervosismo. Beppe non era ancora arrivato, cosi ne approfittò per approfondire il discorso senza il rischio che iniziasse l'attività e li azzittisse.
<<Mi volevo scusare co te.>> sputò in maniera cosi diretta che la ragazza quasi barcollò dalla sorpresa.
<<Pe che cos, Cà?>> non lo sapeva davvero, perché ad entrambi non era ancora chiaro il perché si fossero allontanati.
<<Non o'sacc, ma sentivo che te lo dovevo dire, Marì. Nun m piac a sta accussi.>> la guardò negli occhi e se ne pentiva ogni volta che lo faceva.
<<Facciamo pace?>> sorrise Carmine per sdrammatizzare la situazione, provocando la risata di Sole. "E marò, comm è bell quand rir."
<<E ca teng 5 ann?>> rise, contagiando anche il giovane.
<<Ja, mi perdoni?>> le diede una spallata in maniera giocosa, osservandola con la coda dell'occhio.
<<Nun tenghe niente da perdonarti, Cà.>> poggiò la testa sulla sua spalla, causando il sorriso di Carmine davanti a quel gesto inaspettato.
<<Chest signific ca m'accompagni all'altare?>> Maria sollevò la testa, voltandosi lentamente verso di lui.
<<Ca staij ricenne?>> le chiese quasi in un sussurro. Perché provava delle fitte all'altezza del cuore? Era na cosa normal?
<<Che dopo che nasce Futura, io e Nina ci sposiamo e...>> iniziò, incapace di terminare la frase.
<<E che cosa?>> chiese Sole, spronandolo a continuare.
<<Marì, mi accompagneresti all'altare il giorno del nostro matrimonio?>> il giovane non sapeva come sentirsi. Era certo che per lui era importante che lei fosse lì, sentiva la necessità di averla al suo fianco, che le infondesse coraggio nel giorno in cui la sua vita veniva destinata alla sua fidanzata per il presto dei suoi giorni. Sembrava essere un periodo cosi lungo. Tutt na vit.
Maria invece non faceva altro che chiedersi, se il dolore che provava in quel momento, fosse normale. Era sicuramente l'emozione, giusto?
<<Allor?>> insistette. La giovane scosse il capo tornando alla realtà e forzò un sorriso.
<<Ne sarei felice, Cà, assaij...>> non era vero. Ma per lui era importante, perciò lei sarebbe stata presente e l'avrebbe consegnato alla sua futura moglie.
<<O'ver faij?>> sorrise spontaneamente. Per te tutto, Cà.
<<Non me lo perdo per nulla al mondo.>> "anche se vorrei davvero farlo."
In risposta, il giovane Di Salvo la strinse a sé in un forte abbraccio.
<<So cuntent, Marì, assaij...>> le accarezzò la testa, mentre l'avvolgeva a lui.
E' pe chiste ca 'o facce Cà, solo pe chiste...
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