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Capitolo 35.




Maria quel giorno non aveva ancora lasciato andare Futura, data l'assenza del padre in riunione con la direttrice per motivi a lei ancora sconosciuti. Questa cosa non le dispiaceva, a prescindere da cosa fossero realmente lei e Carmine, adorava passare del tempo con la piccola, e in un certo senso, l'aiutava a scappare da quell'orribile realtà di ci faceva parte.
Davanti il piccolo ritrovo di preghiera con Futura nella carrozzina, si ritrovava a pensare a quel che sarebbe avvenuto di lì a qualche anno. Sarebbe rimasta nell'IPM ancora per molto? E Carmine? Sarebbero durati nel tempo? Ma poi...loro cos'erano realmente?
Qualcuno interruppe i suoi pensieri e si sorprese quando le avvolsero la vita da dietro.
Quel profumo e quel tocco li avrebbe riconosciuti ovuqnue.
<<Piccrè...>>le sussurrò all'orecchio, lasciandole un bacio sotto il lobo, che causarono in Maria un eccesso di brividi sparsi lungo tutto il corpo.
Perché le faceva quell'effetto?
<<Ti avevo dato per disperso.>> scherzò lei.
<<Non ti liberi di me così facilmente, nun ce penzà.>> aumentò la presa su di lei, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo.
<<Azz... allor stong 'nguaijat.>> rise lui, divertito dall'ironia della ragazza.
<<Comm 'è bell?...>> disse osservando sua figlia innamorato.
<<Assaij.>> le rispose la giovane.
<<Grazie.>>
<<E pe che cos'?>>domandò, osservandolo con la coda dell'occhio, dato che aveva ancora la testa poggiata sulla sua spalla.
<<Pecche staije ca, perché ti occupi di Futura...e di me.>> le lasciò un bacio sulla guancia, respirandole nell'orecchio.
L'avrebbe devastata, la sua vicinanza l'avrebbe uccisa.
<<Si cchiù criatur tu, c 'a figlia tuoij, l'aggia fa p forz.>> lo provocò, attendendo una reazione che non tardò ad arrivare.
<<Marì, nun pazzija cu me, ca t faje mal.>> la fece voltare verso di lui, tenendo una mano ancora sulla sua vita, ma l'altra la poggiò sulla carrozzina, affiancando quelle di Maria.
<<Eh ja sce'...>> non le diede il tempo di ribattere che la zittì con un bacio, inizialmente innocuo, che però, non tardò ad approfondire, facendo rabbrividire la ragazza, inebriata dal suo odore, ammaliata dal suo tocco e beata tra le sue braccia. Cosi immensamente felice...
<<Ma mo overament...comme staje?>> domanda che fece sospirare Sole, che si limitò ad avvolgere le braccia attorno al suo collo.
<<Meglio...non è stato facile ma, piano piano dovrò accettare quello che è successo e...tentare di superarlo.>> Carmine poggiò la fonte sulla sua, sfiorandole il naso.
<<Però assieme, nun o'fa sol tu, simme ij e te, parlam, nun m scaccià.>> gli accarezzò il viso, mentre le mani del giovane le avvolgevano la vita e si ritrovò a chiudere gli occhi, beandosi del tocco che aveva su di lui.
Non rispose ma si limitò a sospirare. Era pronta a condividere ogni cosa con lui? Ma forse la vera domanda non era quella, forse aveva solo paura di fidarsi di qualcuno, anche se quel qualcuno era proprio Carmine.
<<Oi Marì, guardm...>> le alzò il volto con l'indice e il medio, obbligandola a guardarlo negli occhi.
''Perché mi allontani, Marì?'' si ritrovò a pensare il giovane.
<<Simme ij e te, nun t e'o scurdà. Ij sto ca pe te.>> annuì, non riuscendo a dire nient'altro, Carmine lo notò e le baciò la fronte, avvolgendola tra le sue braccia.

Voleva lasciarsi andare, voleva provarci davvero...

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<<Comandà, m'avete fatta chiamare?>> domandò, entrando in ufficio senza bussare, l'uomo si voltò nella sua direzione e annuì. Era abituato a queste iniziative da parte sua.
<<Si Maria, entra.>> fece come gli disse e si chiuse la porta alle spalle.
<<Siediti.>> sembrava un'ordine il suo, ma non ribattè, semplicemente obbedì, non sembrava in vena di scherzi.
Era molto teso e impacciato nei movimenti, doveva essergli successo qualcosa, qualcosa di davvero importante per renderlo cosi tormentato.
<<Comandà...tutto apposto?>> alzò il capo nella sua direzione, e subito dopo prese posto sulla sedia della direttrice. Ma lei dov'era?
<<Paola non c'è.>> come aveva...?
<<Maria...come penso saprai, sono successe tante, troppe cose in questo istituto..>> la guardò seriamente, e ciò non fece che inquietare la giovane. Cosa stava succedendo?
<<Non capisco...>> esternò lei, non smettendo di analizzarlo.
<<Abbiamo ricevuto un avvertimento, o meglio, Paola lo ha ricevuto.>>
<<Che avvertimento?>> perché non arrivava dritto al punto?
<<Paola ha avuto richiamo disciplinare dal direttore generale del dipartimento di giustizia minorile.>> ciò mandò in allarme Sole. Cosa voleva dire?
<<Potrebbero toglierle il posto?>> poggiò le mani sulla scrivania, sporgendosi un po' verso l'uomo, nonostante continuasse ad esserci una notevole distanza fra i due.
<<Peggio...potrebbero toglierle anche la custodia di Futura.>> Maria balzò in piedi, terrorizzata. Non poteva essere vero, non poteva...
<<Cosa state dicendo? Non può essere...>> era nel panico più totale. Vi era la possibilità di non vedere più Futura e questa cosa la devastava.
<<Se le dovessero togliere la custodia...la bambina andrebbe al parente più prossimo, e ciò vorrebbe dire...>> Sole lo interruppe, sapendo perfettamente come finiva la frase.
<<...Che Futura verrebbe affidata a Wanda Di Salvo...>> che il cielo non voglia!...
<<Voi...non potete permetterlo, vi prego.>> gli occhi le si fecero lucidi e il cuore iniziò a batterle all'impazzata solo al pensiero.
<<Si Maria, andrebbe a finire accussí, ma noi possiamo impedirlo.>> ora era confusa. Noi?
<<E come?>> domandò lei.
Era disposta a qualsiasi cosa, qualsiasi.
<<Siediti.>> fece come gli disse e prese nuovamente posto.
<<Devi aiutarmi con i detenuti o meglio, tentare di mediare quanto più possibile. Poi parlerò con Carmine ma...devo prendere la faccenda con le pinze, se dovesse conoscere la verità e sapere che esiste la possibilità di perdere la custodia di Futura, potrebbe perdere le staffe e non possiamo permettercelo, non adesso.>> Maria annuì, ancora scossa per tutta quella situazione. Non riusciva a crederci.
<<Marì, posso contare su di te?>> aveva lo sguardo basso, nell'intento di trattenere le lacrime ed evitare di esternare pensieri poco carini, perché sapeva che non sarebbe servito a nulla.
<<Come sempre comandà, o'sapite. Sto sempe cu vuje.>> l'uomo sorrise.
Sapeva che Maria non l'avrebbe deluso, non l'avrebbe fatto mai, soprattutto quando si trattava di Carmine o di Futura.

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Maria sembrava avere un super potere: quello di trovarsi nei luoghi giusti al momento sbagliato.
<<Edoà nun m romper o'cazz!>> esclamò il ragazzo, bloccato dal giovane Conte.
<<Cre? Si diventat' sensibile?>> scherzò, provocandolo.
<<Perché non mi lasci in pace?>> fato volle che Maria si trovasse proprio dietro la colonna, che ridava sull'uscita d'emergenza.
Non si mosse, rimase lì inerme, ascoltando quel che i due avevano da dirsi.
<<T l'agg ritt chell c 'e a fa.>> cosa gli aveva chiesto?
<<Non posso farlo, te l'ho gia detto, non faccio più parte di questo mondo.>> non sapeva quello che Edoardo le avesse chiesto di fare, ma era sollevata sentendo il rifiuto del ragazzo.
<<Fors nun l'haje capit, non tieni scelta, altrimenti o'ssaje buon chell ca succer, o no Pirù?>> cosa diamine sarebbe accaduto?
<<Nun metter 'a famiglia mij a'miezz, Edoà.>> quindi aveva minacciato di far del male alla sua famiglia? Era davvero caduto così in basso? Sole sapeva bene cosa comportasse quel tipo di vita, ma lui era suo amico, un suo compagno, Gaetano era...era suo fratello, come poteva?
<<E pecché? Tieni paura di non essere all'altezza?>> non riusciva a vedere i due, poteva solamente limitiarsi a sentire le loro voci, se non voleva essere scoperta.
<<È da tanto che ho smesso di essere alla loro altezza.>> e non riusciva a spiegarsi come, Maria nel sentire quella frase, sentì il suo cuore spezzarsi.
<<Stamm nu poc melodrammatici stammatin'?>> rise il giovane boss.
<<Nun o' facc Edoà, chest è la mia ultima parola.>> isistette, probabilmente non volendo più saperne.
<<Allor ci saranno gravi conseguenze Pirù, guardat 'e spall.>> Gaetano aveva ragione, il comando adesso era nelle mani di Edoardo e non poteva più aspettarsi alcun tipo di sensibilità da parte sua, ai boss non era concessa.
<<Gaetano.>> Sole decise di uscire finalmente allo scoperto e solo allora notò che l'amico era affiancato da Milos.  Avrebbe dovuto aspettarselo, lui non era mai solo.
<<Marìa...>> pronunciò sorpreso il suo nome, pensando di aver appena aggiunto un nuovo problema da risolvere alla sua lista.
<<Si chiama Gaetano.>>ripetè, difendendolo nuovamente.
<<Marì, non è necessario, lascia stare.>> disse quest'ultimo.
<<Dagli retta Cirì, nun so cos' re tuoij.>> si intromise Milos, che poche volte aveva sentito parlare.
<<Oh! Cu ess no.>> alle parole di Edoardo, il suo fidato si limitò ad annuire e fare un passo indietro, seguito poco dopo da un cenno di capo, che lo invitava ad andarsene.  Maria comprese che Edoardo volesse parlargli, e dopo aver lasciato una carezza sulla spalla di Gaetano, accompagnato da un sorriso rassicurante, invitò anche lui ad allontanarsi.
<<Sta provando a rifarsi una vita, perché non glielo permetti?>> tentò lei.
<<Nun è accussi facil Marì, na vot' ca 'e lasciat entra ro sistem ind 'a vit a tuoij, nun è facil scacciall.>> quello sguardo...così disperato e infelice.
<<Tu non c'hai neanche provato.>> gli sussurrò, abbassando il capo.
<<E che senso ha, Marì? Che senso ha?>> ne aveva?
<<Tu perché continui a difendere le persone che ti hanno fatto del male? Nun t capisc.>> e davvero non la capiva, Gaetano era un grande amico fidato di Ciro e come lui, erano state tante le volte che aveva provato a farle del male, perché questa cosa non le smuoveva niente?
<<E tu? Pecché tu nun m'he fatt ancor nient?>> ed era ipocrita da parte sua porle quella domanda, quando lui stava facendo la stessa cosa con lei.
<<Non capiresti.>> rise amaramente.
<<Tu provaci.>> gli sussurrò debolmente, avvicinandosi di qualche passo.
<<Pecchè secondo te nun t'agg fatt nient? Nun agg' minacciat' a famiglia tuoij, nun t'agg mis n'cap stran'pinzier, n'agg mannat nisciun a te fa male, peecché? Mh?>> il perché?
Non ne aveva idea.
<<T crir ca m piacev sta vit? Ca m piacev a minaccià 'e cumbagn si nun facevn chell ca vulev ij? Poi cresci, ti abitui e ti ritrovi a non saper fare nient'altro se non a farti rispettare, l'unica cosa c'agg mbarat' 'a stat a fa paur a ra gent'.>> irrigidì la mascella e non distolse neanche per un secondo lo sguardo da Maria, per lo stesso motivo per il quale non le aveva ancora fatto del male:
aveva paura di rimanere solo.
<<Però tu...>> tentò di esternare, cercando di non far vincere l'emozione.
<<Tu si l'unica person ca m ver pe chell c song, cu te nun so Conte, nun so temut, cu te so sul Edoard.>> nel cuore della ragazza, si era appena aggiunta un'altra crepa.
<<Tu conosci il bello e il brutto di me e nun te ne seje ijut, staje ancor ca a cercà 'e famm capì ca chest nun è vit e ca pozz cagnà, nun t seje arres.>> continuò, avvicinandosi a lei e lasciandole una carezza delicata sul volto mentre Sole, l'unica cosa che era stata in grado di fare, era quello di trattenere infinite lacrime che erano sul punto di scenderle lungo il viso.
<<E' pe chest ca nun te pozze fa mal e nun te vogl fa suffrì, pecché tu tiri fuori il meglio di me senza chiedermelo.>> si asciugò di fretta una lacrima solitaria, scesa spedita sulla sua guancia.
<<Uccidere te, significherebbe uccidere la parte buona di Edoardo Conte.>>sussurrò lui nell'orecchio dell'amica, stringendola forte a sé.
Era la cosa più significativa che le avessero mai detto, soprattutto sapendo quanto fosse rischioso per una persona come lui provare sentimenti verso il prossimo. Per chiunque probabilmente poteva essere una frase dolce sentire, ma per Maria...lei sapeva quanto fosse rischiosa quella confessione e che, questo la metteva ulteriormente in pericolo.
L'unica cosa che fece, era godersi con il cuore in gola quella confessione e stringere l'amico a sua volta.

Lei era un'impedimento per Edoardo di seguire le regole del sistema.

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