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Capitolo 33.

Maria Sole non ne poteva più di tutte quelle terribili sensazioni che l'accompagnavano da un po' di tempo e il fatto che Sasà avesse voluto confessare proprio a lei il suo più grande tormento, sicuramente l'aveva aiutata quanto devastata, portandola ad avere un confronto indiretto con il defunto Vincenzo.

<<Sto ascenn'pazz.>> sussurrò tra se e se, sfregandosi il viso in segno di disperazione.
Cosa aveva fatto di cosi tremando per meritarsi una vita cosi piena di dossi? Non riusciva davvero a spiegarselo. Eppure si trovava lì, seduta sul pavimento caldo del cortile, avvolta dal forte sole di quella giornata. La solitudine nell'IPM a volte la faceva sentire al sicuro, lontana da tutte le possibili minacce, emotive e fisiche, non avrebbe mai capito il motivo di queste sue emozioni bipolari e avverse.
<<Ca t'ha ritt chillu scem?>> si, molto meglio la solitudine ai rimproveri dei suoi amici detenuti.
O meglio...di Edoardo.
Lo guardò per fargli capire che si era accorta della sua presenza, ma non aveva alcuna voglia di controbattere alle sue malate curiosità.
<<Marì, ma tu o'saje ca cumbinat?>> ritentò il giovane Conte, che si irritò dinnanzi al silenzio dell'amica mentre quest'ulitma si limitò a sospirare.
<<Marì Sò, sto parlann cu te.>> gli annunciò, sperando quella volta in una sua risposta.
<<Ti sto ascoltando.>> contestò disinteressata, osservando il pavimento su cui posavano i suoi piedi.
Non aveva le forze di discutere, specialmente con lui.
<<Nun m par proprij.>> rispose spazientito. Non voleva che la sua amica avesse alcun tipo di contatto con Sasà, non dopo il motivo per cui era stato arrestato.
<<Edoà, sacc a me chell c'aggia fa, vabbuò?>> chiese retorica, quasi ironica, con una certa nota di nervosismo nel suo tono.
Non aveva bisogno dei suoi rimproveri, non quel giorno, non in quel momento.
<<Chell omm 'e nient s'approfittat' e na guaglion'.>> le comunicò, non sapendo che però, Maria aveva avuto ogni dettaglio da parte di Sasà.
<<O' vuò capì o no?>> gli annunciò, inginocchiandosi di fronte a lei, sperando in una sua qualsiasi reazione, ma Sole non rispose e li Edoardo comprese che lei, già sapeva.
<<Te l'ha ritt...>> sussurrò più a se stesso, che a Maria. Com'era possibile che fosse così impassibile?
<<Si, me l'ha detto.>>confermò lei.
Era proprio per quello che non aveva voglia di parlare con Edoardo, perché sapeva come sarebbe andata a finire.
<<Marì...ma che cazz t'ha pigliat'?>> posò le sue mani sopra le ginocchia dell'amica scuotendola, con l'intento di farla entrare in ragione ma non capiva che non ne aveva bisogno.
<<Ha ammesso di aver sbagliato, al processo dirà la verità...confesserà.>> tentò di spiegarli, ma non sembrava esser disposto a sentire alcuna ragione.
<<Edoà...>> la interruppe.
<<E femmn nun s toccan Marì, adda' pava' pe chell c'ha fatt, 'e chell c'ha passat ca dint nun bast.>> concluse, con la mascella contratta.
<<E allor ca t'aggia ricere, mh? Ca nun adda sta ngopp a sta terr'? Che adda' fa a' stessa fin 'e chella guaglion? Ca vuò sentere?>> sbottò di botto Maria, che si avvicinò di più al ragazzo, non volendo dare spettacolo.
Tentò di calmarsi e fece un bel respiro, facendo sciogliere un po' i muscoli, che sembravano essere più tesi di una corda.
<<Ha commesso uno sbaglio, un grosso grosso sbaglio...ma ij e te simme miglior 'e iss, mh? Ij so n'assassin, e tu...tu o'saje buon chell ca faje.>> questo era un colpo basso e lo sapeva bene.
<<Ij a na femmn nun l'agg maje tuccat, maje.>> affermò deciso, non volendo prestare davvero attenzione alle parole dell'amica.
<<Non aver mai toccato una donna, non compenserà mai tutto il male che hai fatto.>> le sue parole, per quanto veritiere, parvero colpirlo in pieno petto, provocandogli un dolore intenso.
Aveva ragione.
<<Pagherà per ciò che ha fatto, ma non avverrà per mano tua.>> detto ciò, vide in volto la sua espressione da cane bastonato e sospirò, poggiando la mano sulla sua, e per quanto fosse contrariato dalle sue parole, non potè evitare rilassarsi sotto il suo tocco e il suo tono di voce.
<<Quello che voglio dire è...>> tirò indietro i capelli e sospirò per la millesima volta quella mattina.
<<Tu non sei uno stinco di santo...e nemmeno io. Non è compito nostro giudicare quel che ha fatto, soprattutto quando un gesto simile, mi ha convertita in un...in quella che sono.>> forzando un sorriso, gli fece cenno di sedersi accanto a lei e lui non facendoselo ripetere due volte, obbedì.
Maria ne approfittò e poggiò la testa sulla spalla del ragazzo, causando un piccolo sorriso sul suo volto.
Perché loro erano cosi, si insultavano dicendosi la verità...e non erano mai riusciti a spiegarsi quanto riuscisse ad essere forte il loro legame, nonostante la loro notevole diversità.
<<Nun 'o fa...>> la giovane corrugò le sopracciglia, confusa dinnanzi quella frase, Edoardo sembrò cogliere la sua perplessità e prese nuovamente parola.
<<Non devi mai paragonarti a me.>> alzò il capo dalla sua spalla e vi poggiò il mento, osservando il suo viso. Cosa voleva intendere?
<<Ij so n'omm 'e nient Marì...tu nvece si n'anima bell. Non paragonarti a me, nun o' fa maje.>> la guardò con gli occhi lucidi e con un certo peso sul petto Sole, non poté non farsi piccola dopo questo momento di vulnerabilità.
<<Tu tieni nu cor' gruoss Edoà, devi solo capire come usarlo...>> sussurrò mentre gli dedicò una carezza sul viso, che portò il giovane Conte a chiudere gli occhi dedicandole una piccola e dolce risata. Come segno di gratitudine, avvolse un braccio attorno le sue spalle e le depositò un piccolo bacio sulla fronte come era suo solito fare, mentre lei si lasciò cullare dall'affetto che le stava donando e di cui era fortemente grata.
Il loro rapporto, pochi erano in grado di comprenderlo.
<<E' o'comandant'.>> disse, facendo si che Maria guardasse nella sua stessa direzione.
Quest'ultima curiosa, si alzò in piedi, seguita dal ragazzo, che si era posizionato proprio dietro di lei.
Massimo era appena sceso dalla macchina, ma non era solo, perché quando aprì lo sportello posteriore, qualcuno uscì da esso poco dopo.
A Sole parve crollarle il mondo addosso, quando finalmente mise a fuoco quella figura.
Viola.
<<Che cazz ce fa ca chella pazz'?>> era furioso. Com'era possibile che dopo quel che aveva fatto a Maria, non l'avessero rinchiusa in un manicomio per il resto dei suoi giorni?
Balzò sull'attenti quando il comandante si avvicinò a loro, affiancato da Viola, dovendo sicuramente avere un colloquio con la direttrice.
<<Piccolo Sole...>> la salutò la rossa, facendo irrigidire la mascella di Edoardo.
<<Ti sono mancata?>> abbozzò un sorriso divertito, priva di alcun tipo di pentimento. Anzi, Maria aveva la certezza che se ne avesse avuto l'occasione, avrebbe ripetuto quel suo orrido gesto ben volentieri.
<<Comme cazz te permiett a parla cu ess?>> Maria si trovò a dover bloccare l'amico, che era già pronto a scaraventarsi su di lei.
<<Edoà, no...>> gli sussurrò, poggiando una mano sul suo petto, cercando di tranquillizzarlo.
<<Vedo che non è cambiato molto da quanto sono andata via.>> si pronunciò, con quella sua solita espressione da far accapponare la pelle.
<<Potresti rimanere sorpresa.>> commentò il comandante, portandola via e allontanandola dalla giovane Cirillo, che aveva appena ripreso a respirare. Cercò di sembrare forte ma gli occhi non mentivano e questo Edoardo lo sapeva bene. Difatti, andò in suo soccorso e la strinse tra le sue braccia, gesto che la fece scoppiare in un pianto liberatorio nell'incavo del suo collo.
<<Nun chiagnere, Marì.>> le accarezzò la schiena, mentre le sussurrava parole rassicuranti all'altezza dell'orecchio.
<<Nun te preoccupà, sto ca cu te.>> la tranquillizzò, accarezzandole il capo.
<<Nun adda' tene paur, pecche t'o giur ca sta vot tiene le ore contate.>> a quelle parole, Sole si allontanò, rimanendo faccia a faccia con il ragazzo.
<<Edoà, ij nun vogl...>> la interruppe, afferrandole il viso con entrambe la mani.
<<Nun vogl sentì nient, vabbuò? Avimme sempe fatt comma vulive tu, mo sta vot' s fa comme ric ij.>> la strinse nuovamente a se, lasciandole un bacio tra i capelli. Non le permise di ribattere.
Quella volta non riuscì a contraddirlo e si lasciò solo cullare dalle sue braccia, non potendo evitare di sentirsi al sicuro.

Quella volta, avrebbero fatto a modo suo.

<<Scusate, interrompo qualcosa?>> quella voce, portò Maria a staccarsi da Edoardo e asciugarsi le lacrime in tutta fretta.
Carmine.
<<No, niente.>> rispose Sole, precedendo il giovane Conte, che non aveva sicuramente parole gentili da rivolgergli.
<<Non mi sentivo tanto bene ed Edoardo mi ha aiutata.>> forzò un sorriso, sperando non notasse il suo stato d'animo. Cosa davvero molto improbabile.
<<Pecche, che tieni?>> domandò, non curandosi della presenza del rivale. Si avvicinò a Maria, trainando vicino a sé la carrozzina, con Futura dormiente.
<<Vabbuò Marì, ce verimme arope.>> la salutò Conte, lasciandole un bacio sulla guancia e uno sguardo d'avvertimento.
Lui non parlava mai invano.
Una volta allontanato, la giovane sapeva bene che Carmine non si sarebbe arreso così facilmente. Voleva sapere.
<<Allor'? Che c'hai?>> si preoccupò Di salvo nel vedere il volto stanco di Sole.
<<Niente, sul nu poche 'e penzier.>> tentò di tagliar corto, ma non le aveva di certo creduto.
Sospirò, in preda al nervosismo e alla vicinanza avuta poco prima con Edoardo, che lo mandava in bestia come poche cose al mondo.
<<Nun m piac sta cos'.>> accennò, guardandosi prima le scarpe, per poi dedicare un piccolo sguardo furtivo alla ragazza.
<<Che cosa?>> era davvero confusa o faceva la finta tonta?
<<Come che cosa? Chell c'agg vist, Marì.>> li perse proprio le staffe. Come poteva non capire a cosa si stesse riferendo?
<<Allor'?>> ritentò.
<<Sta Futura.>> affermò e sorrise nel vederla, avvicinandosi al passeggino e ignorando le parole del ragazzo. Il fatto che avesse scelto volutamente di evitarlo, lo infastidì.
<<Che fai, mi eviti?>> domandò, notando la sua mancata risposta. Perché tutte oggi accadevano?
<<Sto parlann cu te.>> insistette, mentre la giovane accorse a vedere la piccola. Odiava questo tipo di atmosfera, ma non poteva essere sempre tutto rosa e fiori. La domanda che sorgeva spontanea era: quando mai lo è stato?
<<Cà, lo sai che io ed Edoardo siamo amici, nun è na novità.>> rispose, lasciando un bacio sul naso della bambina. Amava averla attorno.
<<Ma nun m piace tutt' sta confidenza ca tenite.>> quella frase attirò la sua attenzione. Era per caso geloso? Si era sempre comportato cosi quando si trattava di Conte, ma quella volta...quella volta era diverso.
Cos'era cambiato?
<<E pecché?>> corrugò le sopracciglia, quasi divertita. Non le dispiaceva vederlo così, dopotutto era una dimostrazione d'affetto.
<<Ma comme pecché? E' normal secondo te ca ij stong ca e tu sapenne ca te pozze vere', comunque stive accussi' cu iss?>> doveva esserne contenta o sentirsi offesa?
<<E si m'haje vist cu iss accussi è pecche nun tenghe nient' da nascondere, o no?>> si ritrovò a controbattere, cercando di reprimere un piccolo sorriso.
<<'E ca facimme cu o fatt ca nun ce a' facc a te vere accussi vicin' a iss?>> le gambe le si fecero molli e un fremito si impossessò del suo corpo. Com'era possibile che le facesse quest'effetto?
<<Carmine, ma overament...>> la interruppe.
<<Marì, nuje stamm assieme e ij nun te vogl vere a vicin a iss, no accussi.>> la rimproverò per la millesima volta quella sera, rendendo Sole la ragazza più felice della terra. Per lo meno, in parte.
<<Stamme assieme?>> gli domandò ironica, cercando di metterlo in difficoltà, nonostante fossero nel bel mezzo di una discussione.
<<Marì Sò, nun pazzija cu me.>> quella discussione era tutta un rimprovero.
Pecchè nun rir manc nu poc?
<<Cà, ma over faje? Certo ca stamme assieme.>> smise di sdrammatizzare, gli afferrò il viso con entrambe le mani, sperando comprendesse quel che sentiva dentro.
Perché con Carmine le parole non sembravano mai essere indispensabili, riuscivano sempre a capirsi soltanto con uno sguardo.
<<Edoardo è nu cumpagn pe me.>> iniziò a spiegarsi, posandogli le mani sulle spalle, accarezzandole di tanto in tanto.
<<E so che questa cosa non ti scende giù e davvero sto cercando di separare le due cose, ma soprattutto, devi avere fiducia in me, pecche sennò nun simme nient'.>> a quelle parole, si irrigidì.
Cosa voleva dire "sennò non siamo niente"?
<<Tutto quello che abbiamo vissuto insieme, tutt chell c'avimme passat pe sta ca accussi, nun cont' nient?>> Carmine si ritrovò a sospirare e poggiare la fronte su quella di Maria, assimilando ogni singola parola.
<<Marì, tu sei tutto per me e se ti perdessi ij nun...>> lo interruppe.
<<Nun me pierd, Cà.>>
<<Ij e te simme na cosa sola.>> gli accarezzò il viso e lui strofinò il naso contro il suo, tirando fuori un sospiro. E ora?
<<Stavi piangendo.>> perplessa, si allontanò leggermente per poterlo guardare.
Che voleva intendere?
<<Prima con Edoardo.>> ecco spiegato il motivo di quel momento di insicurezza.
<<Stavi male, iss stav cu te e ij no.>> si sentiva in colpa per questo?
Ma come poteva rimproverargli lei una cosa simile? Non l'avrebbe mai fatto.
<<Ma che stai ricenne, Cà? Tu ci sei sempre per me, non ricordo un singolo giorno in cui non abbia pianto sulla tua spalla o che tu non mi abbia asciugato le lacrime.>> lo costrinse a guardarla, non facendogli mai distogliere lo sguardo da lei. Era un pazzo se credeva che gli avrebbe lasciato pensare di lui una cosa simile.
<<Edoardo nun sape tante cose, Cà...>>
<<'E pecche, ij 'e sacce?>> Maria si ritrovò a sospirare, per via di quella battuta fuori luogo. Era davvero irritato.
<<E' tornata Viola.>> sbottò all'improvviso, tentando di placare un po' il fastidio del giovane.
<<Ma ca stai ricenne?>> non poteva essere, Viola di nuovo nell'Ipm?
<<Mentre parlavo con Edoardo, l'abbiamo vista arrivare con il comandante, si è avvicinata a me e mi ha parlato, ma avresti dovuto vederla...non mostrava nessun pentimento, nessun tipo di rimorso...>> gli occhi invitabilmente le si fecero lucidi.
<<Non l'è importato niente di avermi quasi uccisa, ne sembrava addirittura...felice.>> lo guardò e si sentì sollevata. Era la prima volta che parlava di quello che era accaduto con Viola e parlarne con qualcuno, soprattutto con Carmine, la feceva sentire libera.
<<Non sta bene Marì. E' malata, e nun capisc pecché sta ca n'ata vota.>> non lo capiva neanche lei.
<<Probabilmente non la ritenevano un caso psichiatrico grave, ma semplicemente una criminale.>> era brava a prendersi gioco delle persone ed era certa che non aveva avuto alcun tipo di difficoltà nel far credere alle autorità di essere in perfetta salute.
<<A me nun me ne fott proprij si è malat veramente o no, non deve avvicinarsi a te.>>
<<E lo stesso vale per te.>> aggiunse.
Cosa voleva intendere?
<<Non devi avvicinarti a lei sol' pecchè tieni nu cor bell.>> si limitò ad annuire. Doveva dargli ascolto. Sarebbe riuscita a non fare di testa sua?
Lei e il suo essere cosi croce rossina...
<<Grazie.>> si avvicinò a lui e lo abbracciò, poggiando la testa sul suo petto. Come avrebbe fatto senza di lui?
<<Per cosa?>> ricambiò, stringendola con un braccio mentre con l'altro le accarezzava il capo.
<<Pecché staje sempe ca.>> rispose lei, stringendolo a sua volta. E doveva sapere che non sarebbe andato da nessuna parte.
<<O vir ca o'ssaje pur tu ca sto sempe ca?>>
scherzò.
<<Allor' a prossima vot' parl cu me, t vas e t'abbracc ij, no Edoardo.>> non capiva se fosse una ramanzina o un modo per alleggerire la tensione che si era creata fino a poco prima.
<<Ja sce', ho capito.>> rise, non attendendo una sua ulteriore predica.
<<O sper' pe te.>> rise divertita.
<<Perché la prossima volta non sarò cosi buono.>> ironizzò, stampando un bacio sulle labbra di Maria, cogliendola alla sprovvista.
<<Ah si?>> lui annuì, e tra un sorriso e un altro, le lasciò un altro bacio sulle labbra, un po' più duraturo.

E lì, finalmente, entrambi compresero di essere l'uno la famiglia dell'altro.

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Sole si trovava in procinto di entrare nell'ufficio della direttrice, sotto richiesta del comandante, che l'aveva mandata a chiamare per un recapito urgente che doveva avere.
<<Comandà, m'avete fatta chiamare? E' successo qualcosa?>> chiese, trovandosi sull'uscio della porta.
<<Siediti.>> un po' titubante, fece come le venne chiesto e si sedette.
<<Come stai?>> domandò l'uomo, ignorando tutto quel che le aveva chiesto precedentemente.
<<Per cosa lo chiedete esattamente?>> era certa lo stesse chiedendo per l'incontro avuto poco prima con Viola.
L'uomo non rispose, si limitò ad osservarla, in attesa di una sua risposa. La giovane sospirò, forzando un sorriso, non smettendo di agitare le mani.
<<Volete sapere se sto bene? Colei che mi ha quasi uccisa vivrà letteralmente nella stanza accanto la mia come se nulla fosse.>> ironizzò, come suo solito.
<<E sta pagando nella cella accanto alla mia.>> si sfogò, sotto l'attenta attenzione dell'uomo, che pareva compatirla. Dopo aver fatto un bel respiro e aver regolarizzato il battito ormai in fibrillazione, sembrò calmarsi quasi del tutto.
<<Non è uno scherzo, vero?>>domandò, per essere certa che il suo timore fosse concreto. Massimo si ritrovò a scuotere la testa, dandole la conferma di cui aveva bisogno, cosi da abituarsi a questa nuova orrida realtà e mettersi il cuore in pace.
<<Temo proprio di no.>> vide lo sconforto nel suo viso e tentò di rasserenarla.
<<Ma chest nun è nient in confronto a tutt chell c'haje passat, Marì.>>rise amaramente.
<<Nun o'sacce si sta vot' ce riesc, comandà.>>
<<Non ti succederà nulla, fidati di me.>> sorrise dinnanzi quelle parole, a lei non nuove.
<<Siete la terza persona che pronuncia quelle parole oggi.>> forzò un sorriso, ricordando quelle frasi dedicatele attimi prima.
<<Allora vedi ca t'adda sta quiet? Non ti farà del male.>> la rassicurò nuovamente. Tutti lo precisavano, ma nessuno capiva che non aveva affatto paura di Viola.
<<Il problema è ca ij nun tenghe paur 'e ess e manc 'e ro problem ca me può fa mal...>> ora si che il comandante parve confuso.
<<E allor pecché staje accussi?>> gli chiese.
<<Pecché vuje nun avite vist l'uocchije suoij quanne chell u cacciavit' m'ha trafitt, comandà...>> il cuore dell'uomo, andò in frantumi. Come poteva esser successa una cosa simile sotto i suoi occhi?
<<Sapite quali so state le sue ultime parole, prima di lasciarmi morente su quel pavimento?>> Massimo si ritrovò a scuotere il capo, non riuscendo più a proferire una frase di senso compiuto, stava per crollare, e con lui, anche le sue lacrime al ricordarla in quelle condizioni.
<<Che bramava dal desiderio di scoprire che cosa avesse provato Carmine nel pugnalare Ciro, vulev sape' che cosa si provava a veder scorrere la morte negli occhi di un essere umano...chest è chell ca m'ha ritt.>> Massimo non poté evitare di far scappare una lacrima lungo il suo viso e non ci pensò due volte prima di asciugarla.
<<Marì...m dispiace assaij, ma verament'...se potessi tornare indietro....>> lo interruppe.
<<E che colpa tenite vuje, comandà? Non dovete dispiacervi, vuje stavate addo tenavat 'e a sta.>> con Carmine.
<<Si na brava gualion, o'ssaje?>> ci tenne a ricordarle.
<<Si me ne scordo, ci state voi che me lo ricordate.>> sorrise, riuscendo a metterla di buon umore. Lui aveva questo meraviglioso potere.
<<A qualcosa ti servo allora.>> esternò.
<<Comandà, vuje facite pur' troppo pe me.>> prima che potesse dire qualcosa, prese nuovamente parola Maria, che sapeva di non trovarsi li per pura informalità.
<<Ma non mi avete chiamata per chiedermi solo come stessi, giusto?>> dalla sua espressione, aveva centrato il punto.
<<Devi leggere una cosa.>> e senza aggiungere altro, le porse una lettera, indirizzata proprio a lei.
Confusa, la prese tra le mani e quando vide il mittente, per poco non le si mozzò il fiato.
Maddalena.
<<Teneva molto al farti sapere alcune cose.>> ancora più perplessa, aprí la lettera, iniziando a leggerne il contenuto.

"Ciao mia Mery, come stai?
So che ti starai facendo tante domande e ti starai chiedendo il perché non mi hai più vista, e per come ti conosco so bene quanto questa mia assenza ti abbia spaventata, ma non devi essere preoccupata per me, perché sto bene.
Sto cercando di assimilare quante vite abbia spezzato tutta questa situazione e sto cercando di imparare a conviverci, soprattutto di smettere di pensare a come abbia rovinato la tua.
Spero con tutto il mio cuore che tu stia bene anche se so che c'è qualcosa che turba quel grande cuore che hai nel petto, qualcosa che non ci dici, qualcosa che tieni per te soltanto, perché tu anima mia...pecchè' tu seje accussí, a famiglia nun adda' tene nisciuna preoccupazion', ma devi capire che se dovesse accaderti qualcosa, nuje venimme appresa a te.
Core mij, non temere per me ma pensa a te e a come sopravvivere lì dentro, al resto truamme na soluzion', non mi dicevi sempre cosi tu?
Allora non preoccuparti per il mondo qui fuori, è già dura lì dentro, non caricare le tue spalle con altri fardelli, non è necessario, hai fatto pure troppo.
Tornerò,
torneremo.
Tua, Maddy."

Il viso in lacrime di Maria, descriveva a pieno il suo stato d'animo attuale, e presto, si ritrovò a singhiozzare tra le braccia del comandante, che appena aveva iniziato a leggere la lettera, aveva compreso che un abbraccio le sarebbe stato di conforto.

Il cuore di Maria, aveva patito tanto, sfortunatamente, non solo in quella lunga giornata.

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