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Capitolo 32.

Era un po' di tempo che tenevano d'occhio il comportamento di Maria all'interno dell'IPM, e oltre il piccolo inconveniente delle fuga dei suoi due amici, aveva avuto un'atteggiamento impeccabile, difatti le lasciavano trascorrere del tempo da sola con la bambina, le avevano anche dato più permessi d'uscita e di visite, e da poco, le avevano concesso di dare una mano come aiuto volontaria nella preparazione delle svariate attività che seguivano i detenuti.
Quella mattina si stava occupando di sistemare il laboratorio di cucina prima dell'arrivo di Tonino e dei ragazzi, posizionando sulle varie tavolate, tutto l'occorrente per gli impasti.
<<Stu post è impeccabile.>> si voltò in direzione di quella voce, e sorrise quando si rese conto di chi si trattava.
<<Comandà.>> finì di sistemare gli ultimi due taglieri e si scotolò le mani, pulendosi dai residui di farina.
<<E' bell a te verè 'a primma matin.>> soprattutto se si trattava di vederla svolgere lavori volontari che l'avrebbero aiutata con lo sconto della pena. Non meritava di rimanere li dentro per cosi tanto tempo.
<<M'agg ascitat appries' a 'e gallin.>> commentò, facendo ridere Massimo.
<<Però sono contenta della fiducia che mi è stata data.>> si fece seria subito dopo, sentendosi fortunata per l'opportunità che le era stata data.
<<Della fiducia che voi, mi avete dato.>> la giovane era consapevole che tutto quel che stava avvenendo nella sua vita, era merito del comandante, che non aveva mai smesso di credere in lei.
<<Pecchè o'sacce ca o'cor ca tieni è tropp bell pe sta rinchius' ca dint.>> si avvicinò a lei, scostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Chissà cosa si provava ad avere un padre come lui.
<<Grazie, comandà, pe tutto.>> sapeva che in quelle parole, vi era gratitudine anche per quel che aveva fatto per Carmine e Filippo, ma non aveva intenzione di metterlo nei guai e dirlo a voce alta. Lui avrebbe capito.
<<Però ve veche buon pur a vuje.>> diede una pacca giocosa sul suo petto, causando un sorriso sul viso dell'uomo. Allora aveva ragione.
<<Cre? Non me vulite ricere nient?>> lo provocò, osservando la sua reazione.
<<Tu seje proprij scem.>> rise, scuotendo il capo. Era davvero incorreggibile.
<<Allor?>> lo incitò.
<<Vogl sape 'o mutiv 'e stu sorris.>> gli disse mentre era intenta a mettere a posto gli utensili che le erano avanzati al terminare le varie postazioni.
<<Pietro è tornato a casa.>> e nel confessarle quelle parole, Maria chiuse in tutta fretta la porta del ripostiglio e si affrettò a raggiungere l'uomo.
<<Ma o'ver fate?>> era davvero felice per Massimo, sapeva quanto avesse sofferto il distacco con suo figlio.
<<Consuelo è tornata qualche giorno fa e sono riuscito finalmente a riabbracciare mio figlio.>> il suo volto era cosi sereno, che alleggeriva un po' anche il cuore della ragazza.
<<Avite vist? A' speranz 'e nu pat o 'e na mamm è a cos cchiù fort ca ce sta.>>
<<Chest me l'haje 'nsegnat tu.>> le parole che il comandante le aveva appena dedicato, la colpirono dritto al cuore.
<<Io...stavo per dirvi la stessa cosa.>> tirò su con il naso, reprimendo le lacrime che non era riuscita a fermare. Massimo la guardò commosso, consapevole che era stata proprio Maria ad insegnarli che la speranza e la fede, con l'amore non moriranno mai.

Maria gli aveva insegnato questo e molto altro ancora.

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Il laboratorio era pronto e mancava sempre meno alla lezione, cosi si concesse di sedersi per pochi istanti, in attesa che arrivasse Tonino, che cercava di raggiungerla sempre una ventina di minuti prima dell'inizio, per criticare giocosamente le cose che avrebbe potuto migliorare.
Qualcuno le sbucò da dietro le spalle e diede per scontato che fosse l'uomo, ma quando si voltò e si accorse che non era lui, si spaventò per la sorpresa.
<<Facc st'effetto?>> scherzò Carmine nel notare la sua reazione, ma lei si limitò a scuotere il capo in segno di negazione, mentre con una mano si sosteneva il petto, per paura che il cuore potesse esploderle.
<<Nun m parl mo?>> lei aggrottò le sopracciglia nel mentre che lui le girava attorno. Perché non riusciva a professare parola?
<<Mi staje evitann'?>> lo stava facendo?
<<E perché lo starei facendo?>> forzò un sorriso, cercando di non sentirsi intimidita dalla sua presenza.
<<Chest me l'adda ricere tu.>> si avvicinò di più a lei e quando notò che stava per fare qualche passo indietro, le afferrò il polso attirandola a sé e facendola scontrare contro il suo petto.
<<Anzi, o'sacce buon pecché o' staje facenne.>> era a pochi millimetri dal suo viso e riusciva a sentire il suo respiro su di lei, ciò le fece mozzare il fiato. Cosa le stava facendo?...
<<Pecchè tieni paur 'e chell ca sient, è over?>> lo guardò negli occhi, incapace di smentire la sua teoria.
<<Come sei cosi sicuro?>> non riuscivano più a distogliere lo sguardo l'uno dall'altro.
<<Pecche quanne te uarde, o' veco rint a l'uocchije tuoij chell ca sient overament.>> le scostò una ciocca di capelli, posizionandola dietro l'orecchio, allungando il suo tocco fino al mento, a mo di carezza.
<<E vulimme tutt e duje 'a stessa cos', Marì.>> il cuore stava per uscirle dal petto e non poteva fare nulla per placarlo, ormai era tra le sue mani, completamente suo.
<<Perché non ti concedi il privilegio di essere felice?>> le domandò il ragazzo, disperato dal muro che stava cercando di mettere fra loro.
<<Pecchè tenghe paur.>> confessò, non potendo tenersi più quel peso sul cuore.
<<Di me?>> negò subito con il capo. Ma certo che no.
<<Non ho paura di te, ma di quello che sento per te, per Futura...>> per un attimo, Carmine sembrò tornare a respirare.
<<Tu non hai idea, non immagini neanche la paura folle che ho di perdervi.>>
<<Il timore che un giorno tu possa renderti conto che non sono io ciò di cui hai bisogno o...che una volta fuori di qua tu possa svegliarti e accorgerti che non era questo ciò che volevi.>> Sole si era appena messa a nudo di fronte al ragazzo, aveva esternato quanto di più profondo avesse nel suo cuore e si sentiva tremendamente meglio.
<<N'agg bisogn 'e sta la for pe capì ca l'unica cosa che vogl ra sta vit' seje tu.>> non desiderava nient'altro, se non questo.
<<Ij vogl a te cu me e Futura...vogl na vit' assieme e nient cchiù.>> aveva un disperato bisogno di sentirglielo dire.
<<E nun t'agg cercat, ma t'agg volut sempe.>> se solo lui sapesse, quanto amore occupava per lui, il cuore di Maria, difficilmente l'avrebbe compreso.
<<Nun o' schiaccià stu cor, nun o' fa.>> le afferrò il viso con entrambe le mani, cosi da non farle distogliere lo sguardo da lui. Doveva capire che era tutto ciò che aveva sempre desiderato, doveva sapere.
<<E' che...io...>> la interruppe.
<<Ti sei pentita?>> le domandò, causando un'espressione confusa sul suo volto.
<<Di cosa?>> chiese.
<<Del bacio. Ti sei pentita?>> sorrise, ricordando il momento avvenuto fra i due e scosse il capo. Come avrebbe mai potuto pentirsene?
<<Nun me putesse maje pentì.>> gli occhi le si fecero lucidi, pensando all'intensità del momento e delle meravigliose sensazioni che era riuscito a farle provare.
<<Tu pe me seje sempe stat' a luce infondo al tunnel.>> tirò su con il naso, reprimendo quell'incessante voglia di piangere.
<<Ij senz 'e te nun fuss nient, Cà.>> terminò lei, sperando comprendesse quanto era stato difficile per lei confessargli i suoi sentimenti.
<<Marì, tu seje a cos cchiù bell ra vita mij.>> confessò lui, stringendo la presa sul suo volto, facendo unire le loro labbra in un bacio disperato, un bacio che entrambi necessitavano esasperatamente.
<<Faccimme diventà sta cos n'abitudine.>> commentò quando si separarono, causando una risata divertita da parte di Sole.

Per me possiamo iniziare anche adesso.

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Quel pomeriggio Maria sentiva particolarmente la mancanza di Futura, ma era stata lei a costringere Carmina a passare del tempo con lei senza averla fra i piedi, motivo per il quale cercava di stargli il più lontano possibile, almeno per quel pomeriggio, cosi da poter dedicare tutte le attenzioni su sua figlia e non a qualsiasi altra distrazione.
Stava per rientrare in cella ma in cortile, in lontananza vide Sasà ben vestito, con Lino che lo aspettava accanto all'entrata della struttura. Era il giorno della sua sentenza?
<<Maria.>> a distoglierla da quei pensieri, fu proprio il giovane che si avvicinò a lei, sotto il suo sguardo perplesso.
Una volta arrivato di fronte alla ragazza, si limitò a guardarla, tirando fuori un sospiro spezzato. Aveva paura.
<<Oggi è il grande giorno, eh?>> lui annuì, guardandosi attorno, cosi Sole lo invitò a sedersi a terra con lei, poggiandosi sul muro della mensa.
Tutto ciò avvenne sotto lo sguardo attento di Edoardo, Carmine e Pino, che sembravano non averla persa di vista un'attimo, ma lei li ignorò completamente.
<<Sono colpevole.>> sputò di punto in bianco, confondendo Maria. Di cosa stava parlando?
<<Ciò di cui mi accusano...io sono colpevole.>> quella volta, fu la ragazza ad annuire, lasciandolo continuare.
<<Io...ero a casa della mia ragazza, stavo cercando di farmi perdonare...>> si bloccò, fece un bel respiro e continuò il suo racconto.
<<Stavamo per farlo e...verso la fine lei voleva fermarsi, ma io non ce l'ho fatta...>> perché aveva la sensazione di aver già capito come finiva la storia?
<<Non l'ho ascoltata, non...ho fatto finta di niente e sono andato avanti mentre lei restava immobile, stanca di ripetermi che dovevo fermarmi.>> solo dopo aver concluso la sua confessione, prese coraggio e guardò Maria, cercando di capire quale potesse essere la sua reazione.
<<Non mi dici nulla?>> le chiese,nell'ascoltare il suo silenzio, ma lei semplicemente fece spallucce. Dentro di sé aveva tante emozioni contrastanti, che la riportavano con i ricordi a quel che aveva vissuto con Maddalena e Vincenzo, ma quella non era la sua storia e non doveva parlargli con risentimento.
<<Io sono rinchiusa qui dentro perché ho ucciso un uomo.>> confessò lei, confondendo il giovane, che non riusciva a capire il nesso con quel che le aveva appena rivelato.
<<Il motivo per cui l'ho ucciso, è perché stava per fare a mia cugina quello che tu hai fatto a quella ragazza.>> a quelle parole, Sasà tentennò e sentì la bocca farsi sempre più secca.
Forse non era stata poi una cosi grande idea parlarne con lei.
<<Ma non ti giudico, non posso farlo.>> guardò i suoi amici in lontananza, contrariati da quella vicinanza con Sasà, ma continuò ad evitarli, riprendendo la sua conversazione con il ragazzo.
<<Non capisco.>> Sasà sembrava essere più confuso che mai.
Non si aspettava di certo questo.
<<Posso stare qui a dirti quanto sia tremendo l'errore che hai commesso, che dovrebbero rinchiuderti in cella fino a quando il dolore di quella ragazza non si sia completamente alleviato, oppure augurarti che ti succeda esattamente quel che tu hai fatto a lei, ma a che scopo?>> poggiò la schiena contro il muro e piegò le ginocchia, poggiando le braccia su di esse.
<<Ma io quell'uomo l'ho ucciso, non mi rende migliore, né di lui, né di te.>> rispose, guardando negli occhi il giovane.
<<Qualcun altro sceglierà cosa farne della tua vita, ciò non spetta di certo a me.>> continuò, approfittando del suo silenzio.
<<Ma una cosa io voglio dirtela.>> si chinò verso di lui, in modo che l'ascoltasse attentamente.
<<Puoi rimediare, anche se solo di un minimo, puoi ancora farlo.>> c'era solo un modo per poterlo fare.
<<E come?>> sussurrò, con varie lacrime che gli bagnavano le guance.
<<Devi confessare.>> non vi era altro modo.
<<Devi dire ciò che hai detto a me davanti al giudice, lei deve sapere che non è colpa sua e che la legge è dalla sua parte. Lei deve sapere che pagherai per quello che le hai fatto, glielo devi.>> e tra un singhiozzo e un altro, si ritrovò ad annuire, ripensando a tutto il dolore che le aveva causato. Se solo potesse tornare indietro nel tempo...
<<Io non mi sono fermato.>> commentò, prendendosi il viso tra le mani, tentando di reprimere il pianto, ma con scarsi risultati.
<<Non mi sono fermato.>> si scoprì il volto, singhiozzando senza tregua, gesto che portò Maria ad accoglierlo fra le sue braccia.
<<Andrà tutto bene.>> gli sussurrò tra i capelli, lasciandogli delle carezze dietro la schiena, con l'intenzione di calmarlo.
<<Sono un mostro. Io sono un mostro...>> singhiozzava imperterrito sul petto di Sole, che non sapeva davvero come aiutarlo, soprattutto quando non faceva altro che pensare a sua cugina e all'uomo che stava per farle del male.
<<Sasà.>> gli prese il volto, costringendolo a guardarla. Volle tentare.
<<L'uomo che ho ucciso era una bestia, non avrebbe mai ammesso quel che stava per fare a mia cugina perché era esattamente ciò che voleva, prendersi la sua innocenza, non importandosene minimamente di quel che le avrebbe portato via e di quanto avrebbe rovinato la sua vita.>> al solo pensarci, ebbe delle fitte al cuore. Se non fosse arrivata in tempo, chissà come sarebbe andata a finire.
<<Ma tu non sei cosi, tu hai capito il tuo errore e queste lacrime, sono lacrime di pentimento e sensi di colpa.>> questo lo pensava davvero, e poteva davvero cambiare le cose.
<<Puoi ancora fare qualcosa, per lei ma anche per te stesso.>> annuì mentre la ragazza interrompeva il contatto con lui.
<<Grazie.>> disse lui, guardandola per pochi secondi, prima di distogliere immediatamente lo sguardo. Maria forzò un sorriso e si alzò, invitando anche il giovane a farlo, per raggiungere Lino, che lo attendeva da svariati minuti.
<<Sasà.>> lo chiamò, fermandolo. Doveva togliersi un dubbio che le ronzava in testa sin dall'inizio della loro chiacchierata.
<<Perché io? Perché confessarti con me?>> il ragazzo forzò un sorriso. A tratti, non lo capiva neanche lui.
<<Perchè sei l'unica a cui non importava...l'unica che non me l'ha mai chiesto.>> Sole annuí, comprendendo cosa l'avesse portato a parlargliene e da una parte gliene era grata. Aveva aiutato molto anche a lei affrontare l'argomento.
<<Buona fortuna.>> gli augurò, sperando davvero che quel tremendo errore, non abbia segnato drasticamente la vita di entrambi i ragazzi.
<<Non ne ho bisogno.>> Maria aggrottò le sopracciglia confusa dinnanzi a quelle parole.
<<Adesso so cosa devo fare.>> detto ciò, lui le dedicò un piccolo ed impercettibile sorriso, prima di darle definitivamente le spalle e affiancare Lino.
Una lacrima rigò il viso di Maria Sole, che aveva capito perfettamente cosa volesse intendere il ragazzo con quelle parole:
avrebbe confessato.

Solo dopo, si rese conto che con quella conversazione, sentiva di aver appena affrontato Vincenzo, così, senza render conto a nessuno, raggiunse la sua cella in tutta fretta, ignorando Carmine ed Edoardo che la chiamavano insistentemente.

Voleva solo crollare nel suo letto, e piangere tutte le lacrime che aveva la forza di tirar fuori.

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