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Capitolo 30.

Da poco, i giovani avevano iniziato delle attività con un ragazzo di nome Tonino, che proprio come loro, aveva avuto un passato difficile e si era ritrovato a vivere per un periodo della propria vita da detenuto, ma ne era uscito, riuscendo a farsi valere da solo, aprendo la sua attività nella ristorazione, fu così che diventò titolare della sua pizzeria, una delle più apprezzate e conosciute del posto.
<<Comandà.>> Tonino salutò l'uomo, che aveva appena varcato la soglia dell'aula di pratica, Massimo invece, si limitò a rispondere con un cenno, dirigendosi a passo svelto verso Pino, mentre Maria osservava tutta la scena, intenta a maneggiare il suo impasto.
<<Mi siete venuto a trovare?>> chiese il biondo ironicamente, aggiungendo un po' di farina nel suo impasto. Se il suo intento era quello di provocarlo, ci riusciva benissimo.
<<Si, pecche? T dispac?>> domandò, non distogliendo lo sguardo dal ragazzo.
<<No comandà, quanne maje? Siete il benvenuto.>> Maria dovette trattenere una risata, cosi abbassò il capo, tornando a dedicarsi a quel che aveva tra le mani. Pino era sorprendentemente fastidioso alle volte, Sole adorava quel suo lato, perché era l'unica in grado di tollerarlo.
<<Tu o'ssaje pecche sto ca.>> tutti lo sapevano.
<<E vuje sapite qual è 'a risposta mij.>> si guardarono negli occhi, quasi come se fossero sul punto di sfidarsi.
<<Quindi nun saje proprij nient?>> il comandante non aveva alcuna intenzione di mollare.
<<Nun sacc nient.>> affermò il biondo, ripetendo le sue parole.
<<Hai finit a fa o' scem?>> Pino guardò Maria, che gli abbozzò un sorriso, cercando di incoraggiarlo quanto più possibile.
<<E' tutta colpa dell'amore, comandà, è ciò che muove il mondo.>> si voltò verso Kubra, che abbassò il capo imbarazzata.
<<Gira tutto intorno all'amore.>> terminò il suo discorso, con la ragazza che aveva ripreso a fissarlo con occhi dolci. Non si sarebbe mai aspettata di dirlo ma, erano davvero carini insieme.
<<Ti sei messo a fare il filosofo?>> non era poi cosi male come poeta.
<<Pecche? Nun è over?>> azzardò, provocando l'uomo, che sembrava essere davvero spazientito.
<<L'amore nun se po' fermà, nun se po' mettere in una gabbia.>> Sole sorrise dinnanzi le sue parole, senza perdere il contatto con il suo impasto. Si stava lasciando ispirare dalle dolci parole dell'amico, mentre Massimo non voleva fare altro che rinchiuderlo in isolamento  per tutta la durata della sua vita.
<<Mo bast! Li vuoi aiutare gli amici tuoi, o no? Non sai nemmeno che cazzo rischiano!>> diede una botta sul tavolo, facendo sobbalzare la giovane Cirillo, che aveva spostato tutta la sua attenzione su di loro.
<<Per tutto c'è un prezzo da pagare.>> rispose inerme il ragazzo, guardandolo negli occhi.
<<E quello dell'amore è un prezzo giusto.>> Maria si sentiva il cuore pieno. Era cosi fiera del cambiamento di Pino, che non aveva parole per poterlo spigare, aveva solo il petto pieno di emozione. Quel lato di Pino era sempre stato lì, ma per paura dell'amore, l'aveva sempre represso.
<<Ma che parl' a fa cu te?>> detto ciò, diede un'ultima occhiata a Maria e se ne andò, senza aggiungere altro.
La ragazza afferrò un panno per pulirsi le mani e si diresse verso Pino, raggiungendolo con un sorriso.
<<Si stat' brav, Pinù.>> gli lasciò un bacio sulla fronte, causando un piccolo sorriso sul volto del biondo.
<<Ij 'e cumpagn non li tradisco, Marì.>>
<<O'sacc, è pe chest ca so cuntent 'e sta ca dint cu te.>> gli scompigliò i capelli, per poi dargli una piccola spinta amichevole.
<<Ij nun t'abbandon, Marì, nun te o' scurdà.>> abbracciò Pino, grata alla vita per averlo con sè in quei momenti.
<<Manc ij...>> si staccò da lui, per poi voltarsi verso la giovane che occupava i pensieri dell'amico da un po' di tempo ormai.
<<Però mo l'adda' fa.>> era confuso, cosi per essere un po' più esplicita, mosse il capo in direzione di Kubra.
<<Arop' tutt stu discors sull'amor', vuò sta ca cu me? Va da a' nnamurata tuoij.>>
<<Marì, ij nun...>> lo interruppe.
<<Ma ca ce faje ancor ca?>> scherzò lei, spintonandolo in direzione di Kubra.
<<Agg fatt na prumess, t'aggia proteggere.>> l'aveva promesso a Carmine.
<<T seje scurdat ca te stav pe te vattr?>> lo provocò divertita, costringendolo quasi ad andare via.
<<Mi hai quasi fatto ingoiare un dente, comme me o'pozze scurdà?>> ironizzò lui, toccandosi la bocca, intento a ricordare la scena, causando la risata di Sole.
<<E allor vai, ja.>> insistette lei.
<<Sicur?>> alla domanda dell'amico, Maria notò la presenza della direttrice dalla finestra, proprio fuori il laboratorio, e sembrava che la stesse guardando, cercando di attirare la sua attenzione.
<<Sicur Pinù, aggia fa na cos.>> gli fece l'occhiolino e si affrettò verso l'uscita, con l'intenzione di raggiungere la donna.
<<Marì, aro vaje?>> le chiese Tonino, vedendo che si era allontanata dalla sua postazione.
<<Sta Futura, Tonì.>> rispose, indicando verso la porta. Una volta assicuratosi che fuori ci fosse effettivamente la piccola, accompagnata dalla direttrice, la lasciò andare.
Corse in tutta fretta verso di loro, fermandosi di fronte al passeggino e a Paola, che dall'espressione che aveva in volto, non sembrava essere molto contenta.
<<Direttrì.>> la salutò, più per educazione che per voglia, si vedeva che tutto gradiva in quel momento, meno che la sua presenza.
<<Sai perché sono qui, no?>> la ragazza scosse il capo, in segno di negazione.
<<So che ti piace passare del tempo con Futura e dopo gli ultimi avvenimenti avrei dovuto severamente vietarti questo privilegio.>> sospirò volendo ribattere, ma non lo fece, cosi si limitò a sentire quel che aveva da dirle.
<<Ma qui dentro, al di fuori di me e Carmine, ha solo te ed è ingiusto privarla dell'amore che puoi donarle.>> gli occhi le si fecero improvvisamente lucidi, nell'ascoltare le parole che le aveva dedicato la donna. Futura era davvero importante per lei.
<<Sei quanto di più caro e vicino abbia a Carmine e Nina, non le toglierò questa possibilità.>> nonostante fosse dispiaciuta per il comportamento della giovane, capiva l'immatura fedeltà del suo silenzio.
<<Grazie, io...non so che dire.>> Paola forzò un sorriso.
<<Non serve che tu dica nulla.>> annuì debolmente, iniziando ad avvicinarsi alla piccola.
Cercava di mantenere quanto più possibile la promessa che aveva fatto al suo amico: non smettere di passare del tempo con sua figlia, soprattutto durante la sua assenza.
<<Fra qualche ora ripasso per Futura.>> annunciò, dedicandole un ultimo sguardo prima di darle definitivamente le spalle, lasciando Maria piacevolmente sorpresa. Gliel'avrebbe lasciata per cosi a lungo?
Non poteva sentirsi più felice di cosi.
<<Futù...>> sussurrò, concentrandosi sul suo meraviglioso viso.
Diventava sempre più bella.
Prese il passeggino, trasportandolo fino alla sua solita e famosa panchina, per poi chinarsi su di esso e afferrare Futura, stringendosela tra le braccia e sedendosi poco dopo.
<<O'ssaje aro stamme sedute?>> rise, portandosi le ginocchia all'altezza del petto, utilizzandole come schienale per la bambina, posizionandola in maniera eretta.
<<In questa panchina so successe tante cose...>>
<<Agg piant, agg ris...agg fatt tante scemità.>> non poté contenere un sorriso malinconico, ripensando ai suoi amici.
<<Cu patet, O'Chiattill', Eduard...sta panchina è 'mportante, Futù.>> la guardò, lasciandole un piccolo toccò sul naso, che le fece strizzare gli occhietti.
<<E' il riassunto di tutta la mia permanenza rint a l'IPM.>> le baciò la fronte, facendo poi sfiorare i loro nasi.
<<Patet tenev da fa, però fa veloc'.>> quello era ciò che sperava.
<<Mo simme ij e te, Futù.>> sorrise.
<<Simme sul ij e te.>> sussurrò, e la piccola si trovò ad accennare un piccolo sorriso.
<<Comme seje bell...tal e qual a mammt.>> le solleticò il pancino, cercando di strapparle un altro sorriso ma poco dopo, venne affiancata da Edoardo, che in silenzio, aveva assistito a tutta la scena. E per un istante, per un solo istante, le si fermò il cuore...
<<Vist? Ca t'agg ritt? Sta panchin' m par nu confessional.>> scherzò, non distogliendo gli occhi dall'esserino che stringeva fra le braccia.
<<Mamma mij, comm è bell sta criatur.>> sorrise il ragazzo, guardando la bimba.
Vi furono dei piccoli istanti di silenzio, prima che Conte potesse riprendere la parola.
<<Si sul sapess a' verità...>> sussurrò, più a se stesso che all'amica. Non gli importava di chi fosse figlia, l'unica cosa a cui non riusciva a smettere di pensare era a come Totò, con quel suo gesto impulsivo, aveva stravolto la vita di quell'esserino.
<<O core suoij saprà perduna' tutt sta cattiverij.>> e Sole non aveva dubbi su ciò.
<<Dopotutto è a figl 'e Nina.>> nel suo volto, fu inevitabile dare vita ad un sorriso triste e malinconico al ricordare la giovane madre.
<<E Carmine ha saput perdunà a Totò.>> commentò, attirando su di se, l'attenzione di Conte.
<<Futura terrà n'anima nella, comm 'a mamm e 'o pat ro suoij.>> concluse la ragazza, credendo fermamente nelle sue parole.
<<O' sper pe ess...pecché sto munn' sa essere crudele.>> le accarezzò la guancia, dedicandole un sorriso. Era il ritratto dell'innocenza.
<<Tu ne sai qualcosa.>> commentò lei, lanciandogli un'indiretta.
<<Pur o' pat suoij.>> parlava davvero di Carmine? Sospirò, facendo finta di non aver sentito. La voglia di discutere non le mancava di certo, ma non l'avrebbe fatto davanti alla più piccola dei Di Salvo.
<<Me vulive ricere coccose o vulive sul vedè a Futura?>> gli domandò, concentrandosi sul volto della piccola, ancora posizionata sulle sue ginocchia, mentre lei la sorreggeva con una mano sul capo e una sul pancino.
<<Me vuleve fa nu poc mal e verè a criatur ca Totò ha lassat senz 'a mamma.>> a quelle parole, Sole si gelò sul posto.
<<Nun parlà accussi annanz' a ess.>> lo rimproverò, come tempo a dietro fece con il comandante.
<<A vuò ben over?>> forzò un sorriso, osservando quanto l'amica avesse preso a cuore la neonata.
<<Manc te o' sacc  spiegà.>> si emozionò guardandola, confermando quel che il ragazzo le aveva domandato.
<<Tu o' sapive?>> chiese di punto in bianco, lei lo guardò e sospirò, comprendendo a cosa si stesse riferendo.
<<Nun t vogl' ricere 'e strunzat, coccose o'sapeve ma di certo non sapevo come sarebbero andate le cose.>> lui annui, apprezzando la sua sincerità.
<<M dispiac, Edoà.>> le dispiaceva davvero, ma era stato necessario.
<<O'sacce...>> ma non poteva evitare di sentire la rabbia crescere nelle sue viscere.
<<Mo stamm appost, o no?>> lei aggrottò le sopracciglia, alquanto confusa.
<<Ca vuò ricere?>>
<<Chell ca è success, gli amici tuoi...siamo pari, Marì.>> quel suo modo di ragionare, la irritò a tal punto da sentire un'irrefrenabile desiderio di tirargli una seconda botta in testa.
<<Tu over faje?>> era così furiosa.
<<Crir veramente ca l'occasione 'e na fug' se pò paragunà a nu criatur senz ra mamm'?>>
<<Marì...>> tentò, ma invano.
<<No, Edoà...ma tu veramente faje?>> strinse gli occhi, cercando di calmarsi. Come poteva anche solo aver trovato il coraggio di pronunciare quelle parole?
<<L'haje vist a Futura?>> gli domandò, voltandosi verso di lui, facendo si che osservasse meglio la bambina.
<<L'agg vist.>> irrigidì la mascella, distogliendo di poco lo sguardo dalla giovane e da Futura.
<<L'haje vist buon?>> continuò a provocarlo, ma lui non le rispose, si limitò a guardarla negli occhi, sperando la smettesse.
<<Dille che suo padre è scappato al posto tuo.>> iniziò, confondendo il ragazzo.
<<E poi dille anche, che paragoni la tua fuga, alla vita che avete tolto a sua madre.>> quella frase detta da Maria, ebbe un certo impatto su di lui.
<<Pecché nun o' faje, Edoà? E' chest chell ca pienze, no? E allor pecchè nun parl' cchiù?>> nel suo sguardo, intravide uno strano luccichio. Delle piccole gocce di lacrime si stavano formando nei suoi occhi, quasi pronte a rigargli il volto, ma lui non glielo avrebbe permesso di certo, mai.
<<Come pensavo.>> scostò lo sguardo da Edoardo e riprese a cullare Futura, notando il repentino sonno che stava per colpirla, mentre uno strano silenzio regnò per un po' fra i due amici.
<<Marì, tu o'ssaje pecché O'Chiattill' e O'Piecur' stann ancor ca?>> come poteva dimenticarlo?
<<Pecché sacc ca sonn 'e frate tuoij.>>
<<E' pe te ca stann ancor' ngopp 'a sta terr'.>> un modo carino per farle capire che doveva esserle debitore?
<<Farò in modo di ricordarglielo.>> ironicamente, gli forzò un sorriso, stanca di tutta quella situazione.
<<Brav piccrè.>> lui le sorrise di rimando, mentre lei poi, lo fissò duramente. Le lasciò un bacio sulla fronte, lasciando una carezza sul piccolo capo di Futura, prima di dare ad entrambe le spalle e raggiungere i suoi compagni.
<<Nun ce 'a facce cchiù, Futù.>> esternò sospirando, una volta accertatasi che Edoardo si fosse allontanato da loro.
<<Ca dint è sempe tutt nu problem.>> le sorrise, cercando di allentare la tensione.
<<Menomale ca stamme assieme, almen o' tiemp passa veloce.>>
<<E' over?>> le solleticò il pancino e la piccola anziché ridere, sbadigliò, lasciando intendere a Maria che era giunta l'ora del riposino.
<<Durm nu poc, ja.>> poggiò la testa di Futura tra il suo braccio e il petto, posizionandola all'altezza del cuore, per poi iniziare a cullarla.
<<Fai la nanna bimbo d'amore...>> iniziò a canticchiarle una vecchia ninna nanna, per accompagnare i suoi movimenti e agevolarle il sonno.
<<La tua mamma ti ha fatto col cuore...>> le delineò il naso con l'indice, gesto che le fece socchiudere gli occhi. Cantò svariate volte piccole parti della canzone, permettendole di dormire con più facilità.
<<La tua mamma ti ha fatto col cuore...>> continuò, non smettendo di accarezzarle il viso.
<<Fai la nanna bimbo d'amore...>> piano piano, gli occhi iniziarono a chiudersi definitivamente, cosi poté riposizionarla all'interno del passeggino, consentendole di dormire più comodamente.
<<Fai bei sogni, piccrè...>> le sorrise, alzando di poco la cappottina della carrozzina, per non permettere alla luce del sole di infastidirla.

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"È una follia odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto, abbandonare tutti i sogni perché uno di loro non si è realizzato, rinunciare a tutti i tentativi perché uno è fallito. È una follia condannare tutte le amicizie perché una ti ha tradito, non credere in nessun amore solo perché uno di loro è stato infedele, buttate via tutte le possibilità di essere felici solo perché qualcosa non è andato per il verso giusto. Ci sarà sempre un'altra opportunità, un'altra amicizia, un altro amore, una nuova forza. Per ogni fine c'è un nuovo inizio."



Fu cosi, che Maria si ritrovò a leggere ''Il piccolo principe'' per la millesima volta. Sua mamma le leggeva quella storia ogni notte prima di andare a dormire, e vi era molto affezionata, tanto che nonostante Futura stesse dormendo, la stava leggendo ad alta voce, con la speranza che quelle parole arrivassero anche al cuore della piccola.
La giovane sarebbe voluta tornare in cella per paura che la bambina potesse raffreddarsi, ma il sole era talmente bello e caldo che non se l'era sentita di privarle di quel po' d'aria fresca.

Quella volta però, fu il comandante ad affiancarla, attirando la sua attenzione. Ma che avevano tutti quel giorno?
<<Allor fors è over ca sta panchin' è nu confessional.>> rise della sua stessa battuta, ma riprese a guardare il contenuto del libro. Perché faceva così?
<<O' problem è che ca nisciun confess'.>> commentò l'uomo, guardandola.
<<Fors pecché nun ce sta nient da confessà.>> girò la pagina per andare al capitolo successivo.
Sapeva che però, stava mentendo.
<<M dispiac Marì, so stat duro co te.>> le stava chiedendo scusa?
<<Stavate solo facendo il vostro lavoro.>> forzò un sorriso, osservando il volto dell'uomo.
Conosceva bene le regole della strada e non sarebbe mai riuscito a convincere Maria a rivelargli quel che sapeva, soprattutto non se si trattava dei loro amici, così si era dovuto arrangiare e iniziare a pensare come facevano loro.
<<E allor cos'ho sbagliato?>>
<<C'avite sbagliat, comandà? Nient.>>
<<Sit comme nu pat ca sta preoccupat' pe 'e figl' suoij, è normal.>> chiuse il libro e lo poggiò sopra le sue gambe, tenendolo vicino a se.
<<Nun o'sacc pecchè, nun me maje success, però cu Carmine...>> lasciò la frase in sospeso, ripensando a tutto quel che aveva vissuto il giovane e a quanto la sua storia l'avesse toccato nel profondo. Così simile alla sua...
<<Iss è divers, il suo cuore è buono, o' capisc pecche o' vulite salvà.>> sorrise, pensando all'animo del suo amico.
<<Tu capisci troppe cose.>> rise, scuotendo il capo. Come doveva fare?
<<Menomal comandà, almen cu coccorune putite parla'.>> entrambi risero alla battuta della ragazza, riuscendo a rompere quella tensione che li aveva accompagnati fino a poco prima.
<<Dispiace assaij pur' a me...>>
<<Tu nun haje fatt nient'. Marì.>> di cosa avrebbe dovuto scusarsi?
<<Fors è chest o' prublem.>> sussurrò, osservando Futura dormire, e Massimo decise di prendere la palla al balzo e ignorare i sensi di colpa della giovane, che non condivideva affatto.
<<Futura sta bene con te.>> commentò, sorridendo alla vista della piccola.
<<E' nu criatur, sta ben cu tutt quant.>>
<<'E criatur stann buon sul cu chi 'e sap ama' overament', Futura sta bene con te perché sa quanto amore le dai, 'e criatur o'sann.>> Maria doveva solo ringraziare Massimo per le parole che sapeva dedicarle, erano sempre quelle che poi, rasserenavano il suo cuore.
<<E vuje comme siete accussi sicur?>> domandò lei, sorridendo all'uomo, in attesa della sua risposta.
<<O' veche tutt chell ca faje pe Futura e vedo la serenità con cui ti guarda e ti sorride quando le parli di sua madre, ess o'sape o'core ca tieni.>> si commosse nel pronunciare quelle parole. Comandà, menomale che esistete.
<<O' sper...ij 'a vogl ben, però assaij, comandà...>> sorrise, con gli occhi colmi di lacrime mentre esternava le sue emozioni. Non riusciva a spiegare l'amore che provava per Futura.
<<O' sacc, o' sapimme tutt quant.>> non aveva mai avuto alcun dubbio sulla sincerità delle intenzioni di Sole. Sospirò e le lasciò una carezza sul viso, accompagnato da un piccolo sorriso in volto.
<<Me ne vache.>> annunciò, ripensando a tutte quelle orribili scartoffie che aveva abbandonato sulla sua scrivania.
<<La parte burocratica del lavoro mi attende.>> Maria si trovò a sorridere.
<<Il vostro lavoro nun è tutta burocrazia?>> questa volta fu l'uomo a dare vita ad una piccola risata, non rispondendo alla sua ironia.
<<Ij v'agg capit, o'ssaje?>> disse, mentre lentamente si alzava dalla panchina, sotto lo sguardo confuso di Maria.
<<Di che parlate?>> ignorò la sua domanda.
<<Sono arrivati in tempo.>> non era possibile. Lui intendeva forse...
<<Naditza nun s'è spusat.>>Maria si alzò di scatto dalla panchina, incredula delle sue parole. Come faceva a saperlo?
<<Io, io non...>> tentò di pronunciare, ma si azzittì l'attimo dopo.
<<Perché li avete lasciati andare?>> le dedicò un piccolo sorriso, sembrando quasi divertito.
<<Ho voluto lasciargli un po' di vantaggio.>> quell'uomo era un pezzo di pane, uno dei pochi e rari meravigliosi essere umani su questa terra.
Si voltò, non attendendo una sua risposta, cosi le diede le spalle e iniziò a distanziarsi da lei.
<<Comandà?>> lo chiamò, facendolo voltare nuovamente verso la sua direzione.
<<Grazie.>> con un sorriso stampato sul volto e delle lacrime che minacciavano di rigarle le guance, ringraziò Massimo, per avere un cuore così buono. Il comandante le fece l'occhiolino, per poi darle definitivamente le spalle.
Con un sorriso stampato in volto e delle
lacrime che le avevamo inondato il viso, si sedette nuovamente accanto alla carrozzina.
<<Haje sentit, Futù?>> sussurrò alla neonata ancora dormiente.
<<Papà ce l'ha fatta.>> e a quella frase, il suo
cuore prese a battere alla velocità della luce.

Ce l'hanno fatta.

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