Capitolo 28.
A Maria in quel momento non le importava nulla delle formalità, difatti si diresse verso l'ufficio della direttrice senza neanche preoccuparsi di bussare, entrò e basta, sicura che il comandante fosse lì dentro. Si fermò per qualche istante al centro della stanza, osservando la direttrice e l'uomo, che smise di fare quel che stava facendo, osservando la ragazza, che poco dopo, si affrettò a stringerlo a sé in un forte abbraccio.
Non se ne importò della direttrice ed egoisticamente parlando, neanche se Futura stesse dormendo, voleva solo vederlo e in qualche modo, scusarsi per la loro ultima conversazione.
<<Piccre.>> sorrise, avendo notato il suo volto sollevato. E lo era anche lui.
<<Ce l'abbiamo fatta, comandà.>> si poggiò sulla sua spalla, mentre lui le accarezzava i capelli, avvolgendola fra le sue braccia.
<<Tu ci hai sempre creduto.>> le baciò la fronte, per poi poggiare il mento sul suo capo.
Tante cose erano cambiate in quella struttura dopo l'arrivo di Sole, e non era l'unico a pensarla in quel modo.
<<Seje stat brav, Marì.>> sussurrò, e la giovane pianse, estenuata da tutte quelle emozioni che sembravano sul punto di divorarla, pianse tutto quello che non era riuscita a dire a sua madre, tutta la rabbia che provava verso Edoardo, pianse tutto il dolore che il suo povero cuore stava patendo.
<<Chiagne piccrè, chiagne...>> sapeva quanto stesse soffrendo e soprattutto, quanta pressione aveva vissuto negli ultimi giorni, per non parlare dell'ultimo periodo, cosi come tutto quel che era accaduto durante la sua permanenza nell'IPM da quando vi aveva messo piede.
<<Avimme fatt giustizia, comandà.>> si staccò, allontanandosi di poco dall'uomo, che non perse tempo e le accarezzò il viso, tentando di asciugarle le lacrime.
<<Avimme fatt giustizia...>> sorrise, sussurrando le parole appena pronunciate da Sole.
Nonostante anche lui fosse sollevato nell'aver preso il responsabile dell'incidente di Nina, comunque non si dava pace, e non faceva altro che pensare alla loro ultima conversazione e allo sguardo deluso di Maria, nel venire a conoscenza della decisione che aveva preso per il giovane Conte.
<<Marì...pe Edoardo, ij...>> lo interruppe.
<<Nun vogl sapè nient, comandà.>> conosceva il bene che provava Maria per Edoardo, ma comprese che meno sapeva e meno il suo cuore avrebbe sofferto, per questo decise di lasciare per il momento, le cose cosi.
<<Maria...>> la chiamò la direttrice, dedicandole un sorriso dolce. Tra le braccia teneva a Futura e alla ragazza non poté non sciogliersi il cuore dinnanzi a quella piccola e meravigliosa creatura. Per quanto era rimasta incantata dal suo volto, si dimenticò persino di chiedere scusa alla donna per la maleducazione e il poco tatto con cui era entrata nel suo ufficio.
<<La vuoi tenere un po'?>> Paola non badò alla sua entrata repentina, ma si soffermò al dolore che aveva mostrato fra le braccia di Massimo. Conosceva il cuore di Maria e sapeva quanto Futura fosse curativa per lei. Ne aveva bisogno.
<<Si, vi prego.>> Necessitava di un miracolo.
La direttrice le passò delicatamente la neonata che la giovane si affrettò a prendere con sé, iniziando a cullarla nell'istante in cui le aveva poggiato la testa sul suo petto.
<<Ciao Futù...>> rise guardandola, mentre gli occhi le si fecero improvvisamente lucidi.
<<Haje vist'?>> tirò su con il naso, continuando a parlare.
<<Ce l'abbiamo fatta.>> guardò verso il soffitto, cercando di reprimere le lacrime. Era così straziante dover affrontare quella realtà con la piccola, che sentiva il petto farle sempre più male.
<<Mamma adesso può riposare.>> le sussurrò, baciandole la fronte. Paola, a differenza di Massimo, non riuscì a trattenere le lacrime e dovette voltarsi verso la finestra, per dare le spalle alle due figure al centro della stanza.
<<Ma tu mo nun t'adda preoccupà 'e nient.>> Massimo si asciugò gli occhi, non mostrandosi vulnerabile a quella scena, e rimase invece sorpreso, nel notare il giovane Di Salvo poggiato contro la soglia della porta, intento ad ascoltare le parole che Maria stava dedicando a sua figlia.
<<Tuo padre manterrà in vita il suo ricordo e farà si che tu non ti dimentichi mai di lei.>> una lacrima solitaria le rigò la guancia, che lasciò scorrere lungo il viso.
<<E lei vivrà attraverso i tuoi occhi.>> sorrise, tracciandole la linea del piccolo nasino con il suo dito indice.
<<Ij so sicur 'e chest.>> si morse il labbro, cercando di reprimere il suo dolore e il suo pianto. Come avrebbe fatto a reprimere tutte quelle emozioni?
<<Lei vivrà sempre in te, sempre.>> i suoi sforzi furono invano, perché poco dopo pianse, portandosi il piccolo faccino all'altezza del suo, facendo sfiorare i loro nasi, facendo attenzione a muoverla in modo sicuro.
<<Pecche nell'assenza, cosi come in vita, ti ha amata fino all'esalar dell'ultimo respiro, m'adda crerer.>> sussurrò tra un singhiozzò ed un altro, non potendo fare a meno di rivedere Nina in lei.
Maria non aveva ancora notato però, la presenza di Carmine, immobile sulla soglia della porta, ascoltando ogni singola parola che aveva dedicato alla piccola. I suoi occhi erano gonfi per le lacrime che aveva cercato di reprimere ma che alla fine, avevano avuto la meglio, mentre il cuore e il suo stomaco erano in subbuglio, non riuscendo a spiegarsi come fosse possibile che la sua amica potesse arrivare ad avere un animo cosi immenso.
Era grato alla vita ogni singolo giorno per averla immessa nel suo cammino, anche perché molto probabilmente senza di lei, si sarebbe smarrito. Senza di lei, non era niente.
<<Tuo padre si prenderà cura di te.>> la riposizionò sul suo petto e rise quando gli occhi di Futura si spalancarono, facendo nascere sul suo viso un piccolo sorriso, e non poté fare a meno di dedicarle una carezza.
<<Chest o' pozze fa sul grazie a te.>> Maria si voltò di scatto verso colui che aveva pronunciata quella frase, anche se sapeva perfettamente di chi si trattasse.
Carmine.
<<Cà...da quanto tempo sei lì?>> lui non riuscì a distogliere lo sguardo da lei, che stringeva sua figlia tra le braccia. Non si sarebbe mai stancato di dirlo e neanche di ripeterlo, ma amava vederle insieme.
<<E' important'?>> No, non lo era affatto. Scosse il capo in segno di negazione, mentre il ragazzo si avvicinò a Maria, lasciando però, un bacio sulla fronte della neonata, che al contatto con il pizzicore della leggera barba di Carmine, strabuzzò un po' gli occhi, sorridendo nuovamente.
<<Comme seje bell 'a papà.>> le accarezzò la testa, facendo attenzione a non fare troppa pressione. Erano cosi belli insieme quei due...
Si allontanò leggermente dalla piccola, riprendendo a guardare Maria, non prestando attenzione a nient'altro.
<<Direttrì, pozze parlà co Maria, pe piacere?>> domandò, lasciando intendere che voleva parlarle da solo.
<<Certo, vi lasciamo soli.>> sorrise Paola, riprendendo Futura tra le braccia di Sole, per poi scomparire con Massimo fuori l'ufficio, che dedicò un sorriso premuroso alla ragazza, prima di chiudersi la porta alle spalle.
Inizialmente vi fu silenzio, ma non distolsero mai lo sguardo l'uno dall'altro, nessuno dei due era intenzionato a perdere il contatto.
<<Me vuò ricere coccose?>> incrociò le braccia al petto, aspettando che prendesse parola. Dopo l'accaduto in cortile, non si erano parlati, o almeno, Maria non era stata molto predisposta nel farlo.
Non ne sarebbe stata in grado.
<<Me dispiace pe tua madre.>> ed era vero. Era davvero dispiaciuto per come si erano lasciate e il modo in cui le sue grida avessero ferito Maria. Lei non lo meritava.
<<E a me dispiace pe...o'ssaij, no?>> si riferiva a Totò, ma anche ad Edoardo. Al solo pensarci, gli occhi le si fecero nuovamente lucidi e Carmine al notarlo, fece l'ultima cosa che Sole si aspettava, l'abbracciò.
<<Grazie...>> le sussurrò tra i capelli.
<<Sul chest t'aggia ricere a te, Marì...grazie.>> le baciò la fronte, tenendo premute le labbra su di essa, per non perdere il contatto.
<<Nun n'agg fatt nient.>> non sentiva di aver fatto nulla che avesse potuto contribuire in qualche modo nella sua vita.
<<M'haje fatte arricurdà 'e chi er'.>> si allontanò, prendendole il viso fra le mani, dedicandole uno dei suoi meravigliosi sorrisi. Maria andava matta per quei sorrisi.
<<Mi hai ridato la pace...a me e a Nin', Marì.>> singhiozzò, sentendosi finalmente libero, non più attanagliato a quel dolore lancinante, un dolore straziante che non lo lasciava dormire la notte, ma che grazie alle persone che lo circondavo, era stato in grado di alleviare.
<<Ij chest nun me o' scord.>> Sole gli asciugò quelle poche lacrime che gli rigarono le guance, dedicandogli un debole sorriso.
<<Cà...ij vogl sul ca nun te scord cchiù 'e chi seje tu, vabbuò?>> lo voleva davvero. Non voleva che si dimenticasse di quanto fosse puro il suo cuore.
<<Fin a quanne me auarde rint a l'uocchije tuoij, nun me 'o pozze scurdà cchiù.>> poggiò la fronte sulla sua, facendo sfiorare i loro nasi. Ogni qualvolta si fosse specchiato negli occhi di Maria, non avrebbe avuto alcun dubbio.
<<Allor nun smetter 'e me uardà accussi...nun smetter maje.>> rise, toccando con la punta del naso quello di Sole, che fece una smorfia divertita.
Di punto in bianco, abbassò il volto, facendo scomparire il sorriso di pochi istanti prima, non riuscendo a fare a meno di pensare ad Edoardo e tutto quel che era successo.
Perché doveva andare in quel modo?
<<Che tieni?>> le prese il mento, facendole alzare la testa. Non sopportava vederla in quel modo.
<<Mi dispiace pe Totò...mi dispiace assaij..>> delle lacrime minacciarono di bagnarle il viso, ma Carmine non glielo permise.
<<Marì, oì! Non è colpa tua, m'he capit?>> il ragazzo sapeva che Sole aveva fatto il possibile per aiutarlo, non le avrebbe mai permesso di addossarsi la colpa di tutto.
<<Si, ma ij agg..>> la interruppe.
<<Però niente, Marì.>> lei si limitò ad annuire debolmente, sotto lo sguardo severo dell'amico, che vedendo Maria così turbata, decise di confidargli quel che era avvenuto nell'incontro tra lui e Totò.
<<L'agg perdunat.>> confusa, aggrottò le sopracciglia. Che voleva dire?
<<A Totò...l'agg perdunat.>> forzò un piccolo sorriso, ma dentro di sé, era l'unico a conoscere la sofferenza che aveva provato nell'abbracciare l'assassino di tua moglie.
<<Allor 'o vir ca tieni nu cor' gruoss?>> gli accarezzò il volto, concentrando il pollice sul suo mento, proprio sotto il labbro inferiore. Non aveva mai dubitato dei suoi sentimenti, mai.
<<Da qualcuno avrò imparato.>> lei scosse il capo. Non era d'accordo. Lui era così e basta.
<<Tu seje divers, Cà...o' seje sempe stat.>>
<<E tu nun haje maje dubitat.>> aveva sempre avuto fiducia in lui, anche quando non la meritava.
<<Pecchè o'sacc ca nun putisse fa maje na cos accussi a Futura.>> quel che aveva detto era la pura verità, non avrebbe mai potuto farle una cosa del genere.
<<Futura te vuò ben.>> disse, osservando i suoi occhi come se fossero la cosa più luminosa che avesse mai visto.
<<E comme o'saje?>> rise lei, pensando a quella remota assurdità. Come poteva essere a conoscenza dei sentimenti della figlia?
<<O'sacc e bast.>> come la guardava...
<<E ij vogl bene a ess.>> rispose la ragazza, causando un senso di felicità nel petto del giovane.
<<La vieni a trovà spesso?>> domandò, curiosa dalla frequenza con cui si vedevano. Ogni qualvolta che veniva a trovarla, la ritrovava fra le sue braccia, quasi ci aveva fatto l'abitudine, e quasi sperava di vederla ogni volta che varcava la soglia di quell'ufficio.
<<Se ti da fastidio io...>> la interruppe nuovamente, pensando già nell'assurdità che stava per pronunciare.
<<Marì a me m scoppia o'cor quanne te veche cu ess.>> amava vederle insieme, cosi come amava che lei si prendesse cosi cura di sua figlia...e di lui.
<<Pe nun parlà 'e quanne te sente parlà e me o' e Nina, pe me è importante, assaij.>> a lei non interessava quanto Carmine avesse amato Nina, a lei importava solo del bene di Futura.
<<O'sacc buon tutt chell c'haje fatt pe ess...>>
<<E pe te Cà...l'agg fatt pur pe te.>> lui era il motore di tutto.
<<E' chest ca...>> si bloccò, pensando immediatamente alla frase che stava per uscire dalla sua bocca. Cosa stava per dirle?
E' questo ciò che mi fa innamorare di te?
Era forse questo?
<<Ca t'apprezz a' murì.>> il cuore gli batteva all'impazzata. Cosa stava per combinare?
<<E ij a te.>> sorrise, osservandolo in tutta la sua bellezza.
<<Mi devi fa na promessa.>> disse lui, con io respiro mozzato.
<<Dici.>> incrociò le braccia all'altezza del petto, aspettando le parlasse.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa.
<<Nun smetter maje 'e parlà co Futura e di venire a trovarla, Marì...maje.>> se mai gli fosse accaduto qualcosa, lui voleva la certezza che sua figlia un domani, sapesse quanto l'avevano amata i suoi genitori.
<<Te o' promett, Cà.>> l'avrebbe fatto, sempre.
<<Pecché si nu journe nun stong ca pe parla' o pe sta nsieme a ess, l'addà fa tu, m'he capit?>>Lui le stava forse, affidando la vita di sua figlia?
<<Pecché staje parlanne accussi?>> non le piaceva affatto quel che le stava dicendo.
<<Me adda' prumetter, Marì.>> la ignorò, invitandola a rispondere alla sua richiesta.
<<Stong ca pe ess, sempre.>> non tardò molto nel dargli la conferma di cui aveva bisogno.
<<Chest vuleve sentere...>> sussurrò, sorridendo alla ragazza.
<<Grazie.>> si avvicinò a lei, accorciando le distanze, baciò la fronte della sua amica e la strinse a se in un abbraccio.
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Nonostante le cose con Carmine sembravano andare per il verso giusto, erano ancora tanti i pensieri che ronzavano nella testa di Sole. Sua madre era tra questi, non riusciva a togliersi il suo viso sofferente dalla mente.
Ne erano successe così tante, che non sapeva più quale problema affrontare per primo, nel concreto e nel suo animo.
<<Staje semp ca.>> commentò Pino, sedendosi accanto a lei, sul pavimento del cortile.
<<E tu nvece? Ca ce faje ca?>> gli chiese, continuando a guardare di fronte a se.
<<Nun me pozze cchiu avvicinà?>> al sentire quella frase, decise di osservarlo per pochi istanti, prima di abbassare il capo.
Era arrabbiata con lui ma aveva imparato a volergli bene e ad averlo nella sua vita.
Era impossibile rimanere arrabbiata con lui così a lungo.
<<Staje ancor ngazzat cu me?>> domandò, notando il suo tentativo di mostargli indifferenza.
<<Nu poc.>> lo guardò con la coda dell'occhio, provocando una piccola risata da parte del biondo.
<<Allor m'aggia fa perduna'.>> gli sorrise. Non era una cattiva idea dopotutto.
<<Non dovevi procurare quell'arma a Carmine, poteva finire male, Pinù.>> commentò, arrivando dritta al punto.
<<Se l'avesse fatto...se avesse davvero ucciso Gaetano, credi davvero che il dolore gli sarebbe passato?>> lo fissò, mirando dritto ai suoi occhi chiari, vedendoci del rimorso.
<<Avrebbe placato la sua rabbia e avrebbe vendicato sua moglie, è fors niente?>> tentò di convincerla, ma non riuscì a convincere neanche se stesso.
<<Ma alla fine l'assassino nun er iss e avrebbe solo aumentato la sua pena.>> aveva ragione, ma Pino non era abituato a pensare con razionalità, rispondeva all'attacco con rabbia e violenza. Non conosceva altro modo.
<<Quindi sarebbe rimasto con la rabbia e senz 'a vendett.>> concluse lei, in tono premuroso. Aveva sbollito la rabbia e ora, si era messa nei suoi panni, e un po' lo compativa.
<<T chied scus, Marì, o'sacc a me chell c'agg fatt, ma Carmine è nu frate e avisse fatt tutt cos pe iss.>> era consapevole anche di quello.
<<E ij o' capisc, ma tu adda' sul capì qual è 'a soluzion miglior pe aiutà a l'altri.>> gli lasciò una carezza sul viso, dedicandogli un sorriso.
<<T promett ca c prov.>>
<<Grazie.>> le sussurrò lei, forzandogli un piccolo sorriso. Lo apprezzava davvero.
Rimasero in silenzio, mentre Pino osservava l'amica, intenta a fissare un punto indefinito davanti a lei.
<<Marì.>> la chiamò, attirando di nuovo la sua attenzione.
<<Cre?>> si voltò verso il biondo, aspettando prendesse nuovamente parola.
<<O'sacc ca nun staje buon.>> sospirò lei.
<<E comme o'saje?>> poggiò la testa contro il muro, non distogliendo lo sguardo dal giovane.
<<O'veche rint a l'uocchije tuoij.>> Pino vedeva la sua sofferenza e conosceva il suo volto tormentato, quasi quanto lo era il suo animo.
<<Allor m'aggia metter nu par 'e occhiali da sol.>> tentò di sdrammatizzare ma invano, Pino pareva molto serio.
<<Ca te rice sta cap', Marì?>> voleva sapere cosa rendeva Maria così frustrata e triste.
<<Nun o'sacc, stanne succerenn troppe cos.>>
<<Di che tipo?>> chiese curioso, sperando parlasse un po' con lui.
<<Lascia sta Pinù, nun ce capisc niente manc ij cu tutt sti tarantell'..>> lanciò un sassolino davanti a se, rilasciando su quest'ultimo tutta la sua frustrazione.
<<Marì, ij so comm 'e cani, non le abbandono le persone che amo.>> a Sole si sciolse il cuore dinnanzi quelle parole. L'animo del biondo sapeva essere davvero immenso.
<<Pe me putimme sta pure in silenzio, però na spalla pront se vuò chiagnere l'adda tene' e ij stong ca pe chest.>> Maria avvolse un braccio attorno le spalle dell'amico e gli depositò un bacio sulla fronte.
<<Tu si cchiù 'e nu cumpagn, Pinù.>> gli occhi le si fecero lucidi, commossa dalle dolci parole del ragazzo.
<<Tu seje nu frate.>> Pino le afferrò il viso fra le mani e poggiò la fronte sulla sua, dinnanzi a quel gesto, Sole non poté fare a meno di scoppiare a piangere. Il biondo le lasciò un bacio sulla guancia e la strinse in un abbraccio, lasciandola sfogarsi sulla sua spalla.
<<T vogl ben, Marì.>>
<<E ij a te, Pinù.>>
<<Tu seje a' cumpagna mij, m'he capit? Nisciun te po fa mal, nisciun.>> le accarezzò i capelli, mentre Sole lo strinse di più a se, aggrappandosi alla sua maglietta.
<<A te 'nvece...si Kubra te fa suffrì, bast ca me 'o dici, poi o'sacc a me chell c'aggia fa.>> si staccò da lui, facendogli l'occhiolino, causando la risata del biondo.
Gli accarezzò il volto e si abbracciarono nuovamente.
Dall'odio all'amore, vi era solo un passo, e quei due ne erano la prova.
<<Marì!>>qualcuno gridò il suo nome, volendo attirare la sua attenzione. Si staccò da Pino, alzandosi in piedi dal pavimento e voltandosi verso chi aveva pronunciato il suo nome.
<<Oì Gennà, dici.>>si avvicinò a lui, per accorciare più velocemente le distanze.
<<Chest è pe te.>> confusa, afferrò la busta che le aveva consegnato l'uomo.
<<E cre?>> girò la carta, leggendo solo il suo nome al di fuori di quest'ultima.
<<Nun o'sacc piccrè, me l'ha dat o'comandant, ha ritt che è important.>> perplessa dinnanzi quelle parole, annuì, ringraziando la guardia.
Gli diede le spalle e si avvicinò nuovamente a Pino, che sembrava essere confuso quanto lei.
<<Che è sta roba?>>domandò l'amico.
<<N'agg idea.>> scosse la testa, non distogliendo lo sguardo da quest'ultima.
<<Arap sta cos, ja, ma vogl sape'.>> Sole rise, iniziando ad aprire delicatamente quella busta, che pareva tanto essere una lettera.
Era un invito.
<<E chi lo manda?>>aggrottò le sopracciglia, quando lesse il nome della persona che la stava invitando e l'evento a cui avrebbe dovuto assistere. Non poteva essere.
<<E' di Naditza.>>
<<E che dice?>> consegnò la lettera a Pino, che la guardò sconvolto, proprio come Maria in quel momento.
<<E' un invito al suo matrimonio...>>
<<Ma lo sposo nun è O'Chiattil'.>> concluse il biondo al posto suo, e Sole contrasse la mascella, in preda alla frustrazione.
La vera domanda era: Filippo ne era a conoscenza?
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