Capitolo 25.
Filippo e Maria si trovavano all'interno del campo da calcio, poggiati contro la rete che lo circondava, mentre Carmine quella mattina, aveva deciso di passarla con Futura, volendo recuperare tutto il tempo perduto, e questo non poteva non rendere felici i suoi due amici.
<<Hai parlato con Carmine? Avete chiarito?>> gli chiese Filippo, essendo a conoscenza degli ultimi avvenimenti avvenuti fra i due.
<<Io...beh, più o meno.>> ripensò a quel che era avvenuto nell'ufficio della direttrice e non ancora riusciva a darsi delle risposte. Come diamine era possibile che si fossero ritrovati in quella situazione?
Maria era felice del comportamento del giovane verso di lei e questo non poteva di certo negarlo, ma era spaventata. Non era passato molto dalla scomparsa di Nina, e sentiva che c'era qualcosa che la frenava, come se il suo sesto senso la stesse avvisando che, potrebbe rimanere ferita dai sentimenti di Carmine. E se stesse facendo cosi per sanare il suo dolore pensando ad altro? Erano cosi tante le domande a cui voler dare della risposte, che non sapeva neanche da dove cominciare.
<<Che vuol dire più o meno?>> aggrottò le sopracciglia, confuso.
<<Vuol dire che non ho la minima idea di cosa stia succedendo.>> si voltò verso l'amico, per notare il suo volto perplesso.
<<Ce pigliamme a mazzate, mi chiede scusa e arope discutiamo n'ata vota, si avvicina a me comme si nun me vedesse cchiù comme na sora, e poi...penze a Nina, Chiattì...>> sospirò, guardando in direzione del cielo, cercando di trattenere le lacrime.
<<Perché ti torturi in questo modo?>> si voltò con il corpo nella sua direzione, comprendendo le sue paure. Ma le paure vanno anche affrontate, giusto?
<<Perché so che i suoi sentimenti feriranno i miei.>> il suo dolore per la scomparsa di Nina verrà fuori, tante volte, e doveva sapere in che ruolo sarebbe dovuta rimanergli accanto.
<<E allora dovresti parlargliene, per evitare che accada.>> gli passò l'indice sul naso, percorrendone i lineamenti, gesto che le causò un sorriso.
<<Non lo so...non saprei neanche cosa dirgli.>> era cosi frustrata.
<<Potresti iniziare mettendo in chiaro cos'è ciò che provi.>> la faceva facile il chiattillo.
<<E' che...la paura mi impedisce di pensare e di...>> si bloccò e Filippo continuò al suo posto.
<<Ammettere quello che provi?>> lei annuì, avendo centrato il punto.
Si ripoggiò sulla rete, guardando davanti a sè, proprio come la piccola Cirillo, tormentata dai suoi sentimenti.
<<Che bel casino, eh?>> sospirarono entrambi. Proprio uno bello grosso.
<<Già...>> ad un tratto, i suoi piedi le parvero interessanti.
Dopo qualche attimo di silenzio, il giovane prese a guardare insistentemente il loro amico dagli occhi azzurri, ripensando a ciò che gli aveva rivelato giusto qualche ora prima.
<<Tu che pensi? Perché hanno messo Totò e Gaetano in isolamento?>> lei non gli prestò la minima attenzione, fece finta di non sentire la domanda, ma Filippo non aveva intenzione di demordere.
<<Pino e Carmine credono che quella di Sasà sia solo una copertura e che probabilmente il comandante sospetti di loro per l'incidente di Nina.>> Maria invece, persisteva con il suo silenzio, incapace di esprimersi.
Infondo però, si trattava di Filippo...
<<Sole...mi stai ascoltando?>> la smosse lui, scuotendogli una mano davanti al viso.
<<E' cosi.>> si limitò a confermare.
<<Di cosa stai parlando?>> ora si che era davvero perplesso.
<<Io sto...aiutando il comandante a scoprire chi è il vero responsabile.>> sapeva che quelle parole avrebbero potuto scatenare l'apocalisse.
<<Stai scherzando?>> la rimproverò lui. Come aveva potuto nascondergli una cosa simile?
<<Abbiamo pensato che, la mia amicizia con Edoardo ci sarebbe tornata utile per scoprire qualcosa di più sull'incidente.>> ed era stato così, ma il suo amico non poteva fare a meno di essere preoccupato per lei.
<<E che hai scoperto?>> incrociò le braccia al petto, in attesa che Sole parlasse.
<<Non è stato lui e non è neanche il mandante.>> Filippo non sembrava convinto.
<<Sei sicura?>> chiese conferma.
<<So sicura, Filì.>> sicura come non lo era mai stata.
<<Se i dubbi di Carmine si confermassero, vorrà vendicarsi e...diventerebbe esattamente come uno di loro.>> ed era quella la sua paura più grande.
<<Sai che potrebbe incazzarsi di brutto se sapesse cosa gli stai nascondendo?>> e il ragazzo aveva davvero timore che lei potesse soffrire, perché era l'ultima cosa che voleva.
<<Si, ne sono consapevole.>> rispose lei.
<<Ma se ciò mi consentirà di scoprire chi è l'assassino di Nina, allora è un rischio che sono disposta a correre.>> concluse. Lo stava facendo per Carmine e Futura.
<<Stai sacrificando il vostro rapporto per dargli un po' di pace.>> era sorprendentemente colpito da Maria, perché riusciva a stupirlo ogni giorno, con la sua anima meravigliosa.
<<Sappiamo entrambi che lui non la vedrà cosi.>> forzò un sorriso amaro. Magari un giorno avrebbe capito.
<<Dopo tutto quello che stai facendo per lui, te lo deve.>> scosse la testa in segno di negazione.
<<No Chiattì, non mi deve niente. Io lo devo a me stessa e...lo devo a Nina.>> tirò indietro le lacrime, che erano già pronte a rigarle il volto.
<<E sono convinto che, oltre a restituire la pace a Carmine, la donerai anche a Nina.>> le afferrò il viso fra le mani, lasciandole un bacio sulla nuca, per poi stringerla in un abbraccio.
Gli abbracci di Filippo le facevano sempre bene al cuore.
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Poco dopo pranzo, dedicarono la loro ora libera nella sala di musica in cui Maria e Filippo, erano intenti a canticchiare un po' vicino il piano, Edoardo era impegnato in una partita a biliardino con Milos, mentre Pino e Carmine non riuscivano a staccargli gli occhi di dosso.
Carmine in cuor suo sapeva il motivo per cui i compagni del giovane Conte si trovavano in isolamento, e fremeva dalla rabbia, al solo pensiero non riusciva a controllarsi.
<<L'avite vattut buon a Sasà, si Gaetano e Totò stann ancor in isolamento.>> provocò Carmine, avvicinandosi ad Edoardo, che aveva smesso di muovere le aste del biliardino. I due si ritrovarono faccia a faccia, attirando l'attenzione di Maria e Filippo.
<<Cre Edoà? Nun me ric niente?>> stava continuando con la sua provocazione, sperando di cacciargli qualche informazione. Credeva che facendolo infuriare avrebbe avuto delle risposte?
<<Ij crer ca la domanda giusta è: che cos' vuò sentì tu, o no Piè?>> lo affrontò Conte.
<<Ca vuò sentì, ah?>> ora era Edoardo che lo stava fomentando.
<<Pecché staje ca e nun staij nsieme a 'e compagn tuoij?>> a quella domanda, i suoi due amici si avvicinarono alle loro figure, nell'eventualità perdessero il controllo.
<<Tenne 'a capa pure loro, iss o' sann pecche stann a la rint.>> era un'indiretta?
<<Quindi non l'haje mannat tu a m' accirr?>> Conte rise dinnanzi la sua sfacciataggine.
<<Nun stavam parlann 'e Sasà?>> chiese, facendosi il finto confuso.
<<Stamm parlann, ca un 'e cumpagn tuoij vulev accirr a me e a O'Chaittill', ma chell c'ha pavat 'a stat Nina.>> e solo Carmine, sapeva quel che stava sopportando pur di non farla pagare a tutti loro, in quel preciso momento.
<<Ij nun sacc nient.>> e per quanto potesse sembrare surreale, era la verità.
<<Nun tieni 'e pall 'e uardarm rint a l'uocchije e dirmi c'avite accis 'a mujerem?>> si avvicinò a lui con aria minacciosa e Maria, sentendo la troppa tensione, si interpose fra i due.
<<Statt accort, staje pazzijanne assaij, piè.>> disse, irrigidendo la mascella e causando il sorriso divertito di Carmine.
<<Edoà...bast.>> lo guardò negli occhi, supplicandolo di smetterla, ma lui sembrava essere un'altra persona.
<<Marì nun te mett 'a miezz, ca o' Piecuro sa essere aggressivo quanne sta ngazzat.>> Sole mise una mano sul petto dell'amico, prevedendo il possibile avvicinamento di quest'ultimo.
<<Cà, te vuò provoca. Nun 'e da rett.>> ma tutti i suoi tentativi sembravano invano.
<<Iss m'adda ricere chi ha ammazzato a Nina.>>
<<Ij nun o'sacc, nun sacc chi è stat, nun lasciasse maje a na criatur senz 'a mamma suoij.>> strano ma vero, entrambi i ragazzi si rilassarono, anche se di poco.
<<Sta ricenne 'a verità.>> gli confermò Maria.
<<E tu comme o'saje? Mo siete diventati migliori amici?>> rise amaramente il giovane Di Salvo, furente per la sicurezza della sua amica nei confronti di Edoardo.
<<Cà, uardame.>> gli afferrò il volto fra le mani.
<<Iss nun c'entr nient.>> lui scostò le sue mani dal suo volto e la guardò duramente.
<<E pecché si accussi sicur?>> si avvicinò a lei, spronandola a parlare.
Non poteva rivelarglielo.
<<Ti devi fidare di me, Cà.>> era l'unica cosa che poteva dirgli.
<<'O saje che penze?>> lei si limitò a negare con il capo, aspettando continuasse.
<<Ca nun o'sacc cchiù 'e chi m'aggia fida'.>> e con quella frase, diede un'ultima occhiata a Maria ed Edoardo, e se ne andò, voltandogli le spalle.
Dov'era finito il Carmine che non voleva lasciarla andare?
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Mentre Maria girovagava per il cortile, incontrò Sasà, che a fatica riusciva a camminare, intento a reprimere delle smorfie di dolore.
<<Sasà.>> lui la guardò e lei ne approfittò, invitandolo a sedersi, lungo le scale che affiancavano la discarica dell'istituto, molto poco distanti dal cortile.
Dopo pochi istanti di silenzio, la giovane prese parola, sotto lo sguardo indagatore dei suoi due amici, e lo stesso sembrava star facendo Edoardo.
<< Sei l'ultimo arrivato, non deve essere facile.>> lo guardó con la coda dell'occhio e notò il suo nervosismo.
<< E tu che ne sai?>> domandò scorbutico, causando la risata di Sole.
Non poté fare a meno di ricordare Ciro.
<< Anche per me non è stato facile essere l'ultima arrivata.>> esternò, fissando un punto indefinito davanti a se.
<< Ti hanno mai...fatto del male?>> era così spaventato, che la ragazza era sicura che gli fosse successo qualcosa.
In lontananza, notò Edoardo che li fissava con la mascella contratta, così, come tutti i muscoli del suo viso. Che c'entrasse qualcosa?
<<Si...l'hanno fatto.>> sospirò, non riuscendo ad allontanare la mente da quei ricordi.
<<Non so neanche come io sia riuscita a sopravvivere, in realtà.>> e molto probabilmente se Ciro fosse ancora vivo, non sarebbe di certo sopravvissuta.
<<Cosa vogliono da me? Perché non mi lasciano in pace?>> quasi pianse.
<< I lupi se le mangiano le pecore qua dentro, Sasà.>> rispose, ricordandosi le parole che gli dedicò Ciro durante una loro discussione, dopo aver menzionato il nome di Carmine.
<<Ma io non ho fatto niente!>> per la prima volta la guardò, con gli occhi colmi di lacrime.
<<Sei vulnerabile e sei tormentato, questo loro l'hanno capito e lo usano contro di te.>> confessò, avendo notato anche lei il suo turbamento.
<<Ma deve esserci un motivo se continuano a darti il tormento.>> c'era qualcosa di più scuro che non gli dava pace e questo Edoardo lo sapeva.
<< È per il motivo per cui sono qui.>> quella volta fu lui a confessargli qualcosa di prezioso.
<<Nun 'o vogl sape chell c'haje fatt, ma sappi che è importante quello che farai d'ora in poi, per sopravvivere qua dentro.>> lui annuí, stranamente grato per la sua vicinanza, priva di impertinenza.
<<Grazie.>> si limitò e Maria gli diede una pacca sulla spalla che lo fece gemere dal dolore.
La ragazza, stranita, osservò meglio dietro la sua schiena e notò che, vicino il collo della maglietta, vi era un pezzo di garza.
Senza il suo permesso, gli abbassò l'indumento, notando una fasciatura che prendeva gran parte della scapola.
Ecco perché era così spaventato.
<<Chi è stato?>> chiese lei, non distogliendo lo sguardo dalla ferita.
<<Nessuno.>> abbassò il capo, incapace di ricordare l'accaduto.
<<Sasà, chi è stato?>> alza di poco gli occhi, guardando il ragazzo dietro la sua figura.
Edoardo.
Come era potuto accadere? Perché non riusciva a capire che si stava mettendo contro due delle persone più importanti della sua vita per difenderlo, e lui continuava a dare loro motivi per dubitare delle sue parole?
La ragazza si alzò di corsa e si diresse in tutta fretta verso il giovane Conte, sotto lo sguardo confuso e attento di Filippo e Carmine.
<<Oi piccré.>> la salutò lui, ma sapeva che la sua non era una visita di cortesia.
<<Ma ca cazz tieni rint a sta capa, Edoà?>> era furiosa.
<<Te l'agg spiegat, Marí. Accussi funzion ro sistem.>> tirò fuori il fumo della sigaretta, che stringeva fra le dita.
<<Me ne sbatt 'o cazz 'e ro sistem, Edoà!>> gli urlò lei, facendo avvicinare i due amici, che non li avevano persi di vista.
<<É nu criatur.>> sussurrò lei, incredula dinnanzi al suo gesto.
<<Nu criatur c'ha fatt na cos malamente.>> rispose lui, sorpreso che stesse avendo questa conversazione con lei.
<<E tu chi cazz seje? Gesù Crist'? O' giustiziere? Chi cazz seje tu pe decidere a punizion 'a suoij?>> non si era mai rivolta a lui in que modo e se fosse stata un'altra persona, gliel'avrebbe fatta pagare.
Ma era Maria.
<<Io mi metto tutti i giorni contro le persone che amo, per far sì che abbiano fiducia in te e credano alle tue parole, e tu faje na strunzat accussi pe che cos, Edoà?>> le sue parole l'avevano colpito duramente. Se poco prima non comprendeva la sua reazione, adesso la condivideva. Ma lui era così, e averlo nella sua vita, avrebbe comportato questo.
<<Pe 'e regol ro sistem'?>> non poteva davvero girare tutto attorno a quel sistema maledetto.
<<Tenev a' mbara' a lezione, Marí. Chell c'ha fatt, nun o' teneva a fa.>> irrigidì la mascella, sperando che Sole non lo provocasse ulteriormente.
<< Tu nun si miglior 'e iss.>> per quanto arrabbiata potesse essere, ad Edoardo quelle parole ferirono tremendamente, nonostante sapesse che aveva ragione.
<<Mi dispiace piccré, ma chest è chell ca song.>> le sussurrò, con un sorriso forzato, ferito dalle sue parole e da se stesso.
<<Tu nun si accussi, tu scegli chi sei e chi vuoi diventare, nun seje chest.>> e lui, non riuscì a trovare una risposta, dinnanzi alla poca compassione del momento.
<<Penz a tutt 'e muort ca te puort a' rint, alla condann 'e Sasà nun ce penzà.>> detto ciò, si voltò, facendosi spazio tra Carmine e Filippo, rientrando definitivamente nella sua cella, come sottofondo i richiami del ragazzo tigre. Lo chiamavano davvero così.
<<Maria!>> non poteva andarsene e lasciarlo così. Non poteva...
<<Maria, viè ca!>> urlò straziato dal dolore.
Dolore per averla delusa.
Marí nun fa accussi...
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Maria, dopo aver passato gran parte della sua giornata in cella, quel pomeriggio decise di sfruttare quel po' di tempo libero che avevano a disposizione, sedendosi sulla sua solita panchina, con la testa appoggiata sul muro.
Aveva bisogno di stare con se stessa.
Carmine però, la vide in lontananza e non poté reprimere il desiderio di raggiungerla e chiederle cosa le fosse accaduto. Così, la raggiunse e si sedette accanto a lei, ma la giovane non lo degnò neanche di uno sguardo.
<<Non ho le forze per discutere.>> disse lei, non curante di quali fossero le sue intenzioni.
<<Non sto qua per quello.>> esternò lui, poggiando la testa sul muro, non smettendo di fissarla.
<<E allor pecche staje ca?>> era così stanca.
<<Ci deve stare per forza un motivo?>> dopo ciò che le aveva detto, durante la loro ultima discussione, di certo non si aspettava un qualsiasi suo gesto.
Maria sospirò. Lui lo aveva il suo motivo.
<<Staje ca, nu motiv ce sta.>> e sapeva anche qual era.
<<E pecchè tenesse a sta ca? Pare che lo sai meglio di me.>> poggiò nuovamente la sua schiena contro il muro, attendendo una risposta.
<<Tu vuò sape' comme facc a esser sicur ca Edoard nun ha accis a Nina.>> sorrise amaramente, dinnanzi al suo silenzio.
Carmine però sospirò, prendendo parola poco dopo.
<<Nun riesc a penzà ca tu seje amica 'e iss quanne ha pruvat a m'accirr.>> scosse il capo, incredula nel sentire le sue parole. Pensava davvero che se fosse stato così, avrebbe difeso Edoardo?
<<La mia amicizia con Edoardo, v'ha permiss 'e sta ancor ca, accussi comme m'ha permiss 'e scuprí ca nun a stat iss a' accirr a Nina.>> E finalmente, tacque dinnanzi le parole dell'amica, di cui la maggior parte erano tutte vere. Lui decise di crederle, perché i suoi occhi lo supplicavano di farlo, di credere in ciò che diceva. E così fece, si fidò e affidò a lei.
<<Edoardo co te è diverso...te vuò bene.>> anche a lui non era passato inosservato, il modo in cui il giovane Conte, si preoccupava per Maria.
<<E tu?>> le domandò, attirando la sua attenzione, ma lei non era riuscita a comprendere la sua perplessità.
<<Tu 'o vuò bene?>> e quando poi comprese, rise.
<<Nun è chest a vera domanda.>> lui però, non si mosse di un millimetro, voleva avere la sua risposta.
<<Iss a stat present in uno dei momenti più brutti 'e tutt ra vita mij, gli voglio bene e...per me Edoardo è molto importante...>> la interruppe, non volendo sentire altro.
<Vabbuò, agg capit, ja.>> fece per alzarsi, ma Maria gli bloccò un polso, facendolo risedere accanto a lei.
<<Ma per rispondere alla tua vera domanda...>> ancora sorpreso dal suo gesto, aspettò che continuasse.
<<No, nun song nnamurat 'e iss.>> un enorme sorriso nacque sul volto di Carmine, sorriso che cercò di reprimere subito dopo. Era davvero così evidentemente sciocco?
<<E mo pecche stai ridendo?>> domandò lei, guardando il suo volto divertito.
<<Nient, so content.>> come poteva non esserlo?
<<Chi ti capisce è bravo, Cà.>> sospirò lei, confondendo il giovane.
<<E mo che tieni?>> la guardò, osservando attentamente i suoi lineamenti rigidi.
<<Non dovevi rivalutare la tua fiducia verso il genere umano?>> ironizzò lei, ancora ferita dalle sue parole.
Non si era di certo dimenticata.
<<Mi dispiace per quello che ho detto, Marí...>> il viso da cane bastonato con cui la stava guardando, le fece quasi sciogliere il cuore. Quasi.
<<E pecchè?>> era confuso.
In che senso perché?
<<Non ti devi scusare per esternare quello che senti.>> riprese a fissare un punto indefinito, anziché guardarlo.
<<Marí, ma tu over faje? Crir ca nun me fid 'e te?>> le poggiò una mano sul viso, per accarezzarle la guancia. Sperava forse di addolcirla?
<<È chell c'haje ritt tu.>> e aveva ragione. Era stato lui a dirle quelle cose, e difficilmente poteva rimediare.
<<Mi dispiace Marí, mi dispiace veramente...>> gli afferrò il viso con entrambe le mani, costringendola a guardarlo. Sapeva che stava dicendo la verità ma non avrebbe potuto risolvere ancora a lungo le loro liti, semplicemente con delle scuse.
Ma la sua condanna era perdersi dentro quegli occhi.
<<O'sacc.>> questa volta fu lei, ad accarezzargli il volto.
Carmine non poté non bearsi di quel tocco, che lo spinse a chiudere istintivamente gli occhi, per potersi gustare quella sua vicinanza e quella sua dimostrazione d'affetto, che sempre bramava in lei.
<<Mi dispiace per come ti ho trattata, ma quanne te veche co Edoardo...>> sospirò, strofinando il naso contro il suo, mentre lei gli lasciava qualche carezza fra i suoi ricci, all'altezza dell'orecchio.
<<...nun ce capisc cchiù nient, Marí.>> con la punta del suo naso, il giovane percorse i lineamenti del suo viso, a partire dalla fronte, per lasciarle un bacio sulla punta del naso.
Proseguì lungo quest'ultimo, fino ad arrivare alla sua bocca, dove si soffermò più a lungo, bramando dal desiderio di accorciare le distanze fra loro, definitivamente. Ma riuscì a contenersi, proseguendo con quella piacevole tortura, mentre Maria era letteralmente succube di lui, in tutto e per tutto.
Arrivò a sfiorarle il collo, provocando alla ragazza dei brividi lungo tutto il corpo, lui notando la sua reazione, depositò un bacio nell'incavo del suo collo, facendole chiudere gli occhi istintivamente.
Dovevano separarsi.
<<Carmine...>> lo richiamò lei, non volendo che si allontanasse, ma era necessario, anche se lui non sembrava averne alcuna intenzione.
<<Cà...>> trovò la forza di afferrargli il viso, per portarlo all'altezza dei suoi occhi, e li, firmò la sua condanna a morte.
<<Non guardarmi in quel modo.>>lo supplicò lei. Gli occhi di lui, vagano lungo tutto il suo viso, soffermandosi sulle sue labbra.
<<È l'unico modo in cui riesco a guardarti.>> bramandoti sempre. Portò entrambe le sue mani, ai lati del suo volto, avvicinandola a lui.
<<Dovremmo smetterla...>> non ci credeva neanche lei.
<<Non ho la minima idea di come si faccia.>>
<<A fare a cosa?>> lei mise le sue mani, sopra quelle di lui, ancora posizionate sul suo volto.
<<A smettere di volerti così tanto, Marí...>> e rimasero così a lungo, l'uno fra le braccia dell'altro.
Cosa stava cambiando?
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