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Capitolo 24.

Quella mattina Maria era stata convocata nell'ufficio della direttrice, perché da quanto ne sapeva, volevano parlarle di una questione abbastanza delicata.
Forse era per quello che l'avevano buttata giù dal letto così presto?
<<Comandà, volevate vedermi?>> entrando, notò il comandante situato di fronte il computer mentre Paola era intenta a cullare Futura nel suo passeggino, probabilmente per farla addormentare. La giovane saltò di gioia quando la vide, adorava quella
bambina, come poche persone al mondo.
<<Ma sta' Futura?>> la donna annuì alla domanda, facendole cenno di avvicinarsi, e Sole non se lo fece ripetere due volte. Chiuse la porta dietro di sé e si diresse verso la piccola.
Quando si ritrovò davanti a lei, non poté fare a meno di sorriderle e afferrarle una manina, che non esitò a stringere.
Le riempiva il cuore guardarla, l'avrebbe fatto per ore.
<<Ciao Futù.>> era uguale a Nina.
<<Comme seje bell, mamma mij.>> accennò un piccolo sorriso, che fece sciogliere la ragazza.
Quella bambina era davvero un miracolo.
<<Io...sono riuscita ad ottenere il suo affidamento.>> si voltò di scatto verso la donna e la guardò sorpresa.
Cosa voleva dire che era riuscita ad ottenere l'affidamento?
<<Ma che dite, direttrì?>>
<<Carmine mi aveva parlato delle sue intenzioni di dare Futura ad una famiglia affidataria pur di non lasciarla a sua madre, cosi...ne ho parlato con lui e ho chiesto il suo affidamento.>> la giovane fece la prima cosa che le venne in mente: abbracciò Paola, più forte che poteva.
Era sollevata nel sapere che Futura avrebbe avuto una vita degna di lei, quel che aveva sempre desiderato Nina per loro. E la direttrice era in grado di dargliela.
<<Non poteva avere una mamma miglior 'e vuje, direttrì.>> e quest'ultima si commosse, stringendo a sua volta la ragazza.
<<Grazie.>> si staccò da lei, mostrandole gli occhi lucidi per l'emozione.
<<So d'accord. Futura ha fatt' n'affare.>> si intromise il comandante, sorridendo alle due donne. Allora c'era anche lui.
<<Ma all'inizio non eri d'accordo.>> lo accusò Paola, con un sorriso di rimprovero.
<<O'sapite direttrì com'è fatt o'comandant, però niente di personale, è o'ver comandà?>> lo provocò lei, causando la risata di quest'ultimo.
<<Ma comme aggia fa cu te, Marì?>> scosse la testa, rassegnato ma divertito.
<<Vedo che andate d'accordo voi due, mi devo preoccupare?>> scherzò la direttrice.
<<O' comandant è nu pat, direttrì.>> disse la giovane, guardando seriamente l'uomo, che le dedicò un sorriso amorevole.
<<E nu pat pe 'e figl fa tutt cos.>> le rispose lui, guardandola a sua volta.
Era davvero il padre che non aveva mai avuto.
<<Però nun m'avite chiammate pe na visit 'e cortesia, giusto?>> lo sguardo di Massimo si fece improvvisamente serio.
<<Siediti, Marì.>> e cosi fece, mentre Massimo si chinò sulla scrivania, cercando qualcosa dal computer, e venne affiancato poco dopo da Paola.
<<Siamo riusciti a scoprire qualcosa sul presunto assassino di Nina.>> e dinnanzi a quelle parole, Maria si gelò quasi immediatamente. Non aveva ancora mai affrontato quell'argomento, se non nella discussione con Carmine, ma dell'incidente in sè...mai.
<<Sapete chi è stato?>> domandò lei, con il cuore che sembrava volerle uscire dal petto.
Era sicura di volerlo sapere?
<<No, ma siamo riusciti a risalite al SUV che ha investito Nina il giorno del matrimonio.>> ciò la confuse.
<<E io che c'entro, comandà?>> domandò. Perché ne stava parlando con lei?
<<Il SUV ha seguito Beppe e Filippo dall'IPM, e...siamo riusciti a risalire anche al guidatore.>> girando di poco il computer, le mostrò un'immagine che raffigurava la mano di qualcuno che impugnava in mano una pistola, e sopra le dita, aveva tatuato il nome di Ciro.
Poi comprese cosa ci facesse li e perché l'avevano mandata a chiamare.

Edoardo.

<<A' stat pe vendetta, Marì.>> le comunicò Massimo, riportando il computer verso di sé.
<<E ij ca pozze fa pe vuje?>> gli domandò lei, cercando di trattenere le lacrime dinnanzi a quel che aveva appena scoperto.
Non poteva essere vero.
<<Tu sei quella più vicina ad Edoardo, magari riesci a scoprire se ha un alibi o se sa qualcosa a riguardo.>> Maria non ebbe nessun dubbio su quel che stava facendo Edoardo quel giorno.
<<Edoardo il giorno in cui hanno investito Nina stava con me, è stato il giorno in cui Viola mi ha pugnalata e lui...il suo è stato l'ultimo volto che ho visto.>> gli comunicò, ripensando a quel giorno straziante.
Massimo tornando con la mente a quell'avvenimento, sentì il petto farsi pesante e una profonda angoscia gli riempì il cuore. Quanto aveva sofferto.
<<O'ssaij pecché te o' sto chiedendo, no Marì?>> lei annuì. Carmine.
Non voleva metterla in difficoltà, soprattutto con quella famiglia e con qualsiasi collegamento vi fosse con i Ricci.
Era pericoloso.
<<Io vado a parlare con Milos, Gaetano e Totò, vediamo cosa riesco a scoprire.>> comunicò alle due donne, rimettendosi la giacca che aveva poggiato sul divano.
<<Se non è stato Edoardo, ma uno del suo gruppo, dobbiamo capire se sia stato lui il mandante.>> esternò Paola, dopo aver prestato attenzione alla conversazione.
<<Ce pienze ij, comandà.>> lei era l'unica a poterlo scoprire. Edoardo si fidava di lei, abbastanza da essere sincero.
<<Grazie piccrè. Chell ca staje facenn nun è facil.>> confessò l'uomo, dispiaciuto per la grande responsabilità che le avevano affidato.
<<Tutt pe Nina, comandà.>> forzò un sorriso, alzandosi dalla sedia e avvicinandosi a Futura, che dormiva beatamente.
<<Ti prometto che scopriremo chi ha fatto questo alla tua mamma.>> le sussurrò sulla fronte, per poi depositarvi un bacio.
<<Ce verimme arope, piccolo miracolo.>> sorrise, guardandola per l'ultima volta, cosi come fece con Massimo e Paola, per poi dirigersi verso la porta e chiudersela alle spalle.

Aveva da fare.
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La giovane Cirillo aveva raggiunto gli altri, impegnati a pitturare il sotto barca che Beppe voleva rimettere in acqua, trovando la scusa perfetta per far fare qualcosa di diverso ai ragazzi. Beppe era un genio.

In lontananza, sentì la voce di Edoardo e il rumore di lamenti soffocati, che non riusciva a decifrare. Quando si avvicinò per vedere cosa stesse accadendo, notò i compagni del giovane Conte prendersela con il nuovo arrivato...Sasà era forse il suo nome?
<<Edoà.>> lo chiamò, facendo voltare tutti i presenti nella sua direzione.
<<Piccrè.>> si avvicinò a lei, ma la ragazza lo scansò per avvicinarsi a Sasà, allontanandolo da quei violenti. Poggiò una mano dietro la schiena del ragazzo, per rassicurarlo.
<<Ma che cazz state facenne?>> li rimproverò la ragazza. Li guardò tutti e per primo il giovane Conte, che era il protagonista della sua frustrazione.
<<O' guaglione teneve mbara a' lezione, o no Sasà?>> questa volta fu Totò a parlare, tentando di riavvicinarsi a lui, ma Maria glielo impedì, mettendosi in mezzo.
<<Tu quanne te 'a mbare invece, Totò?>> lo provocò lei, assicurandosi che non si avvicinasse al nuovo arrivato.
<<Ma tu o'ssaij chell ca fatt?>> si avvicinò a lei, con sguardo spavaldo.
Eppure se l'avesse saputo? Nessuno era nato giustiziere, tanto meno nessuno poteva diventarlo, quindi nessuno aveva il diritto di processarlo, tanto meno dei piccoli camorristi.
<<E' nu criatur, nun è accussi ca capisce.>> spinse Sasà in direzione di Lino, che era impegnato a tenere d'occhio la nuova arrivata, Kubra. Voleva che lui si allontanasse da loro, perché sapeva che potevano essere davvero spietati la maggior parte delle volte.
<<Tu seje troppe n'anima bell, Marì, ma nun è accussi ca funzion ro sistem.>> Il sistema.
Il sistema ha distrutto la vita di Nina e quella di Carmine.
<<T'aggia parlà, Edoà.>> quest'ultimo guardò i suoi compagni, che poco dopo si allontanarono per lasciarli soli, ma caso volle che, proprio in quell'esatto momento, arrivarono le guardie con l'intenzione di portarli in isolamento.
<<Arò ce state purtann, oì!?>> gridò Totò, mentre cercava di dimenarsi, cosi come i suoi due amici.
<<Ma che cazzo fate, oh!?>> quella volta fu Gaetano a parlare. Il più simpatico.
<<In isolamento, forza!>> urlò una delle guardie, trascinadoli via di forza.
<<In isolamento pe n'omm 'e nient comm a iss?>> li provocò Edoardo, avvicinandosi a loro, ma venne bloccato da Maria.
<<Nun è pe Sasà, Edoà.>> gli aveva stretto il braccio, impedendogli di avanzare verso di loro. Lei ne sapeva qualcosa.
<<E tu ca ne saje?>> le domandò il ragazzo, digrignando i denti. Maria c'entrava qualcosa?
<<Hanno trovato degli indizi sulla morte di Nina e so sicur ca è success pe vendicà 'a muort 'e ru cumpagn vuostr.>> lo accusò Maria, con sguardo duro. Per la prima volta, era furiosa con il ragazzo. Sapeva quel che provava per i suoi amici, ma se gli fosse successo qualcosa o se scopriva che aveva provato a fare loro del male in qualche modo, non glielo avrebbe mai perdonato.
<<E chi cazz te l'ha ritt, mh!? O' comandant?>> rise lui amaramente. Non le credeva.
<<L'assassino teneve o' nome 'e Ciro ngopp 'a man.>> e il giovane si pietrificò.
Era impossibile.
<<E allor pecche non m'hanno portato in isolamento?>> domandò lui, stranito.
Anche lui aveva lo stesso tatuaggio, allora perché non era stato portato con loro in isolamento?
<<Pecche agg ritt a o' comandant ca chell 'o journe ij stav cu te.>> si guardarono un po', lasciando parlare il silenzio.
<<Hai testimoniato a mio favore?>> ignorò la sua domanda sorpresa, affrontandolo una volta per tutte.
<<Chell ca vogl sape' però, è si tu o' sapive, Edoà. O' sapive?>> lei lo guardò con gli occhi colmi di lacrime, avendo paura della sua risposta. Ti prego, fa che non sia stato lui.
<<Marì, ij tenghe nu codice, 'e femmine nun se toccan, m'he capit?>> e rimase in silenzio.
<<E' andato storto qualcosa? L'haje mannat tu?>> ignorò la frase di poco prima, continuando per la sua strada.
<<Marì nun so stat ij!>> le urlò disperato, esasperato dalla mancanza di fiducia da parte della giovane.
<<Però tu vulive accirr a Carmine e Filippo ed erano loro il suo bersaglio.>> disse, riferendosi all'assassino.
<<Cre? Nun te fidi?>> quella volta non gli rispose, lei voleva solo delle risposte.
<<E' o'ver ca vogl vendicà a fratm,e agg ritt ca rint all'IPM nun vogl problemi, ma chell che succede for a ca...>> non terminò perché vide Sole chiudere gli occhi, lasciando libero arbitrio alle lacrime.
Ma quel che succedeva fuori non era affare suo.
<<Marí...nun te putesse mentì maje, no mentr' te uarde rint a l'uocchije.>> e non capiva perché, ma nel suo sguardo leggeva la verità.
<<Giurami ca nun seje stat tu e ij te crer, Edoà.>> le lacrime ormai le rigavano completamente il volto, ricordò Nina e Sole  non sarebbe mai stata in grado di accettare che lui fosse il responsabile di quel che le era accaduto.
<<Marì...>> le prese il viso fra le mani, obbligandola a guardarlo.
<<Te o' giur ca nun so stat ij, te o'giur.>> lei annuì, mentre lui con i pollici le asciugava il viso. Stava dicendo la verità.
<<Te crer.>> e detto questo, il giovane non poté fare a meno di stringerla in un abbraccio.

Non voleva perderla.
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Fuori il cortile, Filippo era seduto da un po' sulla solita panchina e Carmine lo vide in lontananza, ripensando a come si era comportato e a quanto fosse stato sciocco, così poco dopo, raggiunse l'amico, sedendogli affianco.
<<Che c'è? Vuoi picchiarmi di nuovo?>> gli chiese Filippo, senza degnarlo di uno sguardo. In realtà non era ferito dal modo in cui l'aveva trattato, sapeva che stava passando un brutto momento, e lo rattristava vederlo in quelle condizioni. Volevo solo farglielo patire un po'.
<<T fa mal?>>domandò Carmine, evitando la sua frecciatina, mentre il milanese si limitò a negare con la testa.
<<Mi dispiace Chiattì, pe tutto.>> lo guardò per la prima volta e gli forzò un sorriso.
Gli diede una pacca sulla spalla, facendogli intendere che fosse tutto apposto.
Aveva bisogno solo di sentirglielo dire.
<<Tenghe o' cor chien 'e rabbia, nun sacc c'aggia fa cu tutt stu dolor.>> piegò la gamba destra, portandosela all'altezza del petto.
<<Tiralo fuori, no?>> non gli sembrava il caso.
<<Haje vist ca t'agg cumbinat?>> entrambi risero della loro lite. Quella era stata senza dubbio, la conseguenza di aver esternato il suo dolore.
<<Intendo, parlarne con qualcuno, non picchiando la gente.>> lo accusò il ragazzo, facendo sospirare l'amico.
<<Nun è accussi facil.>> è non lo era davvero.
<<La prossima volta, posso sempre sguinzagliarti Sole.>> commentò Filippo, ripensando a quante volte la sua amica si fosse fatta rispettare.
<<Nun l'agg maje vist accussi Chiattì, no cu me.>> lo guardò e il milanese sorrise. Lo aveva fatto per difenderlo, non poteva non sorridere al pensiero.
<<E poi?>> gli chiese Filippo, ripensando alla fine della loro ultima conversazione.
<<Poi che cos?>> sapeva a cosa si riferiva.
<<Poi cos'è successo?>> chiese, riferendosi al momento in cui erano a pochi centimetri di distanza l'uno dall'altro.
<<Poi agg pers a' capa, Chiattì.>> poggiò la testa contro il muro, sospirando.
<<Cosa provi per lei?>> si voltò verso di lui, in attesa di una risposta.
<<Nun o'sacc.>> non era del tutto vero.
Qualcosa stava accadendo in quel suo cuore tormentato, ma era di gran lunga più semplice fare finta di niente.
<<Lo vedo come la guardi, Cà.>> al ragazzo non era sfuggito il modo in cui si cercavano con lo sguardo, come si preoccupavano l'uno per l'altro, come si sorridevano, senza contare quando si ritrovavano a parlare, sembrava che non esistesse più nessun altro attorno a loro, quasi come se fossero soli.
<<Nun può capì chell ca sient quanne a' uarde.>> esternò per la prima volta, da quando l'aveva conosciuta. Era così strano.
<<E mi sento in colpa, Chiattì.>> lo fissò, sperando in qualche parola di conforto.
Ne aveva un disperato bisogno.
<<E perché, Cà? So che magari può sembrarti troppo presto e so anche quanto amavi Nina, ma hai tutta la vita davanti e se ricominci a vivere, non significa che tu ti stia dimenticando di lei e di ciò che è stata per te.>> e forse un po' si sentì meglio...solo un po'.
<<O'sacc Chiattì, ma nun è sol pe chest.>> abbassò il capo, incapace di guardarlo. Vi era dell'altro.
<<E cosa c'è?>> era confuso.
<<Me sentive accussi pur quanne Nina steve ancor ca.>> e questo lui l'aveva sempre saputo, ma di certo non l'avrebbe fatto sentire peggio di come si sentiva già.
<<Provavi già qualcosa per lei?>> gli chiese conferma e lui annuì. Adesso capiva il suo senso di colpa.
<<Dal primo giorno.>> era più che una conferma.
<<Un colpo di fulmine.>> rise Filippo, tentando di sdrammatizzare la situazione, comprendendo quanto Carmine si trovasse in difficoltà.
<<Solo ca 'o fulmine ha mancate 'o bersagl'.>> avrebbe dovuto colpire lui e elettrizzarlo, solo per quello che sentiva.
<<Devi fare quello che senti, Cà.>>
<<Allor nun o' vuò sape' chell ca sient.>> rise per la disperazione. Cosi forti erano i suoi sentimenti?
<<E lei?>> Filippo in realtà sapeva.
<<N'agg idea.>> guardò a terra, sospirando. Il non sapere cosa lei provasse o cosa le passava per la testa, lo destabilizzava parecchio.
<<Fai quello che ti dice il cuore, non puoi sbagliare.>> gli consigliò l'amico. Il problema era proprio ciò che gli dettava il cuore.
<<O'ssaij ca me sta ricenne o'core mij mo?>> sorrise sinceramente, iniziando a sollevarsi dalla panchina.
<<Cosa?>>
<<Ca vuò vede a Futura.>> sorrise felice, alzandosi in piedi. Finalmente.
<<E allora corri da lei.>> lo incitò il milanese. E cosi fece, corse dalla sua piccola, pensando a quanto tempo avevano da recuperare.

Il suo miracolo.
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Maria si ritrovava nell'ufficio della direttrice per la seconda volta quel giorno, avrebbe potuto farci l'abitudine.
Bussò, prima di ricevere il permesso di entrare, e trovò il comandante chinato sulla scrivania controllando dei documenti e Paola intenta a calmare Futura che stava piangendo.
<<Cre, sta chiagnenn?>> entrò, avvicinandosi al soggetto di quei lamenti.
<<Si, è l'ora della pappa.>> sorrise la donna, mentre Maria guardava la piccola, innamorata.
<<Vuoi darglielo tu?>> le domandò, indicandole il biberon che teneva fra le mani. Sole rimase sorpresa dinnanzi la sua richiesta e la guardò titubante.
<<Mi piacerebbe, ma...non lo so...io e Carmine ultimamente non...>> la interruppe.
<<Sono sicura che non gli dispiacerà affatto.>> la giovane annuì, avvicinandosi al passeggino, per poter afferrare la bambina delicatamente.
<<E' possibile ca te faje cchiù bell ogni ora che passa?>> se la portò all'altezza del viso, per strofinarle il nasino sul suo, posizionandola poi adeguatamente sul suo petto per poterle dare il latte. A Massimo si sciolse il cuore dinnanzi a quella scena, sollevato che Carmine avesse qualcuno come Maria nella sua vita.
<<Me lo stavo chiedendo anche io.>> confermò la donna, dedicando loro un sorriso.
<<O'ver?>> disse Maria in modo giocoso, ridendo insieme a Paola.
<<Tieni, dovrebbe essere della giusta temperatura.>> glielo porse e Sole per sicurezza se ne versò un po' sulla mano, portandosela all'altezza della bocca per accertarsi che non fosse troppo caldo.
Se ne intendeva abbastanza.
Sua zia era un educatrice infantile, era la titolare di un asilo nido e quando poteva, andava a dare una mano, potendo svolgere ovviamente mansioni minime, ma osservando le altre, aveva imparato molto.
Poggiò delicatamente il biberon sulle piccole labbra della bimba, facendole capire che stava per darle da mangiare, difatti poco dopo, iniziò a berlo in maniera vorace.
<<Tenevi fame, vero Futù?>> sorrise alla piccola, osservandone ogni dettaglio, ricordandosi poi, del motivo per cui si trovava lì e sospirò.
<<Nun è stat Edoardo.>> disse, non distogliendo lo sguardo dalla bambina. Le trametteva tanta tranquillità osservarla.
<<Si sicur?>> le chiese il comandante, facendola annuire.
<<Nun è o' mandant.>> confermò ulteriormente.
<<Perché ne sei cosi sicura?>> domandò Paola, che era poggiata sulla scrivania.
<<Pecche iss tiene nu codice, e femmin nun s toccan, direttrì.>> e guardò entrambi gli adulti, facendo capire loro la serietà delle sue parole.
<<E se Nina non era parte del piano? Se qualcosa fosse andato storto?>> domandò nuovamente la donna.
<<L'agg uardat rint a l'uocchije, comandà. Er' sincer, 'e chest so sicur.>> quella volta parlò direttamente con Massimo, perché lui poteva comprendere di cosa stesse parlando, sapeva quale fosse il codice della strada e soprattutto, sapevano entrambi quando si trattava della verità.
<<Va bene, allora dobbiamo verificare solo gli alibi di Gaetano e Totò, uno dei due è l'assassin 'e Nin.>> a Maria vennero i brividi nel sentirgli pronunciare quelle parole, ma lo guardò anche con rimprovero.
<<Comandà! Ce sta 'a criatur ca, nun parlat accussì.>> la cullò, continuando a darle il latte, avendone bevuto quasi un terzo. L'uomo non riuscì a ribattere, perché Carmine aveva deciso di apparire in ufficio all'improvviso e alla ragazza si gelò il sangue. Che ci faceva lì?
<<Direttrì, è permesso?>> domandò, con la porta semi aperta.
<<Si, certo. Entra pure.>> sorrise lei, contenta nell'averlo lì.
<<Che ci fai qua?>> gli chiese la donna, e una volta fatto il suo ingresso, notò la presenza di Maria che teneva fra le braccia sua figlia.
Non si aspettava di vederla lì, con Futura poggiata sul suo petto, e ciò gli provocò improvvisamente uno strano calore impossessarsi del suo petto.
Che meraviglia.
<<So venuto a vede' Futura.>> sorrise al guardare l'immagine della sua amica, che dava il biberon alla sua piccola.
E mamma mij comm' è bell.
<<Sta in buona compagnia.>> sorrise alla giovane. Non vi era di certo una migliore compagnia di lei.
<<Io...scusami, non...non volevo, davvero...aspetta, tienila.>> si avvicinò a lui, pronta a cedergli la bambina ma lui si tirò indietro, guardandola stranito.
Pensava davvero che l'avrebbe rimproverata?
<<Marì, puoi vede' a Futura tutte le volte che vuoi.>> l'ultima volta che l'aveva guardata negli occhi in quel modo, era quando aveva quasi provato a...
<<Volevo solo salutarla, non...non volevo prendermi tanta libertà.>> e lo pensava davvero. Dopo la discussione che avevano avuto, non era certa che Carmine la volesse vicino a sua figlia.
<<Ma che staje ricenne? So felice ca sta cu te.>> si posizionò dietro di lei, potendo osservare meglio la sua meraviglia.
Le sue meraviglie.
Massimo e Paola si guardarono complici, e senza aggiungere altro, lasciarono soli i due giovani e Carmine non potè che ringraziarli mentalmente, mentre Maria non smetteva di mandare loro tutte le maledizioni che le venivano in mente.
<<Ciao amore mio.>> sussurrò il ragazzo a sua figlia, lasciandole un piccolo bacio sulla fronte e accarezzandole la testa.
<<Credevo che non volessi vederla.>> forzò un sorriso nel guardare gli occhietti di Futura spalancarsi.
<<Nina nun me o' perdunass maje.>> lei si limitò ad annuire, mentre lui la fissava insistentemente.
<<Marì...>> la chiamò piano, cercando di non infastidire sua figlia.
<<Cre?>> rispose lei, utilizzando il suo stesso tono, non guardandolo mai negli occhi, per fortuna che gli dava le spalle.
<<Mi stai evitando?>> Si Cà, è proprio quello che sto facendo.
<<Ma quanne maje.>> non era riuscita a risultare più convincente di cosi.
<<E pecche a me par ca me staje prorpij evitann?>> era cosi vicino al suo volto, che non poté non sentire le farfalle nello stomaco.
Era per caso tornata una bambina alla sua prima cotta?
<<Nun o' sto facenne, Cà.>> insistette lei, sempre meno convincente.
<<E allo pecche nun me uarde, Marì?>> le chiese lui, scostandole i capelli e lasciandole il collo scoperto.
Futura aveva appena finito di bere il latte e nel mentre aveva chiuso gli occhi, si era talmente rilassata bevendolo e ascoltando la voce del padre, che si era addormentata subito dopo.
Maria trovò la scusa perfetta per distanziarsi da lui e tornare a respirare, lasciando un vuoto dentro Carmine, ma lei facendo cosi, non faceva altro che aumentare la sua voglia di averla accanto.
La ragazza si avvicinò al passeggino e la poggiò delicatamente al suo interno, avvolgendole il corpo con la sua copertina, con le sue iniziali designate.
Maria non aveva pensato al fatto che, non avendo più tra le braccia la piccola Di Salvo, non aveva più scuse per allontanarsi da lui, difatti, il giovane né approfitto e la raggiunse poco dopo, piazzandosi nuovamente dietro di lei.
<<E' pe chell ca è success?>> domandò lui, ricordando la loro ultima conversazione.
<<Nun è success niente.>> rispose lei, subito dopo. Continuava a non guardarlo.
<<Ma stava per succedere.>> la corresse e lei non gli rispose. Aveva ragione.
<<Nun m'evita, Marì.>> avvolse le sue braccia attorno alla vita della ragazza e poggiò la testa sulla sua spalla, incastonando il suo viso nel suo collo, beandosi del suo profumo.
<<Accussi m'accir.>> le sussurrò, accarezzandole il collo con la punta del naso.
E lui non stava forse uccidendo lei?
<<Ma ca stamme facenne, Cà?>> chiuse gli occhi, beandosi della sua vicinanza.
<<Nun o'sacc Maria, n'agg idea.>> gli sussurrò sfiorandole il collo con le labbra.
La giovane era rimasta senza fiato, non riusciva a credere a quanto fosse surreale tutta quella situazione.
Cosa gli stava succedendo?
Sole tentò di staccarsi nuovamente, ma il ragazzo non glielo permise e le afferrò il braccio, avvicinandola a lui, rimanendo faccia a faccia. Il che forse era ancora peggio.
<<Non scappare da me, Marì.>> poggiò la fronte sulla sua, sussurrando quelle parole, mentre i loro nasi si toccavano. Portò la mano sul viso di lei, lasciandole delle piccole carezze con il pollice. Nell'averlo così vicino a lei, sentì un uragano farsi spazio nel suo cuore, non riusciva a darsi pace. Non sarebbe mai potuta scappare da tutto questo.
<<Nun l'agg fatt.>> lo guardò, poggiando la mano sulla sua, facendogli capire che lei era li, di fronte a lui. Era lì per lui.
<<Nun o' fa maje.>> le sorrise, facendo sfiorare i loro nasi, procurando diversi brividi alla giovane.
<<Forse è meglio che vada.>> lo disse, ma non si mosse di un millimetro, anche perché lui non sembrava molto propenso a lasciarla andare.
<<Arò vaij?>> il suo viso parve abbastanza contrariato. Non voleva che si allontanasse, non voleva sentirsi vuoto di nuovo.
<<Devi passare del tempo con tua figlia, gli sei mancato assaij.>> gli sorrise lei, contenta del fatto che fosse tornato a trovarla.
<<E a te?>> lei lo guardò confusa.
<<A te ti so mancato?>> le chiarì meglio la confusione con quella domanda.
<<Tu me manc semp, Cà.>> e il suo cuore scoppiò. Lei gli lasciò un bacio sul mento e una carezza sul petto, prima di dedicargli un ultimo sorriso e dargli le spalle, per uscire definitivamente dall'ufficio della direttrice, mentre il cuore di Carmine sembrava quasi volesse uscirgli dal petto.

Marì, già me manc.

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