Capitolo 21.
I ragazzi avevano comunicato a Beppe, quali erano le loro intenzioni riguardante il piccolo concerto commemorativo dedicato a Maria e l'aveva trovata un'idea meravigliosa, tanto che, si commosse dinnanzi la spiegazione dei giovani.
Proprio per quel motivo, i giovani si radunarono tutti nella sala di musica quella mattina, pronti per dare inizio quella giornata dedicata alla loro compagna.
<<Ciao a tutti e grazie per essere qui.>> Filippo non poté fare a meno di far cadere i suoi occhi sulla figura del suo amico, che molto difficilmente aveva convinto a partecipare.
<<So per certo che Maria adorerebbe tutto questo, questa iniziativa è solo per augurarle una pronta guarigione e per quanto poco bello possa risultare, un presto rientro all'IPM.>> disse, scatenando una risata divertita da parte di alcuni.
<<Ci manchi Sole.>> detto ciò, si allontanò dal microfono per raggiungere il posto al pianoforte, lasciando spazio a Cardiotrap.
<<L'ammor è comm a music,
Te vatte ma nun te fa mal,
E lacrim te scennen
Ma nun so lacrim e dolor.>> Carmine distolse lo sguardo, tentando di trattenere le lacrime, mentre tutti gli altri cantavano insieme a Gianni, quella canzone che aveva conquistato tutti nell'istituto.
Filippo si sentì...fiducioso. Per la prima volta, dopo tanto tempo. Vedere i suoi compagni e i suoi amici così vicini, per un iniziativa così toccante, gli diede speranza.
Maria gli dava speranza.
<<A chi ti dice ''Scusami'',
e ca t voj tropp bene,
A chill nun l'ea crerer,
e paccher nun so parol.>> E per il giovane Di Salvo, era sempre più difficile trattare di ascoltare le parole di quella canzone, soprattutto in una sorta di elogio a Maria.
Non era morta.
Perché stavano facendo tutto ciò?
Per finire di distruggerlo?
Aveva già perso Nina, l'amore della sua vita, nonché madre di sua figlia, e il solo pensiero che potesse toccare anche a Maria...si sentì sprofondare nel vuoto.
Maria, perché non ti svegli e smetti di torturarmi in questo modo?
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Massimo aveva deciso che, anziché assistere alla giornata che avevano organizzato i ragazzi, avrebbe portato il piccolo concerto da Maria in ospedale, per non farle perdere neanche uno spezzone di quel che i suoi compagni avevano preparato per lei, facendole sentire tutto l'amore che le stavano mandando i giovani.
<<Haje vist, Marì? Chest o' stann facenn pe t' fa scetà.>> sorrise, tenendo il telefono stretto fra le sue mani, consentendo alla ragazza dormiente di ascoltare le parole che le stavano dedicando.
<<Tutte quant' te vonne ben.>> guardò Maria, che giaceva ancora sul letto, con gli occhi chiusi.
<<Sai a chi è venuto in mente tutt' stu burdell? A chell u'scem 'e Edoardo.>> rise per l'assurdità delle parole che aveva appena pronunciato. Conte che si preoccupava per un'amica del nemico...questa cosa l'aveva piacevolmente sorpreso.
<<Pur ess te vuò ben.>> mentre con una mano reggeva il telefono, con l'altra le accarezzò il viso, scostandole di poco i capelli.
<<Sei riuscita a mettere pace tra duje 'e famigl cchiù potenti, o'ssaij ca signific chest'?>> le sussurrò nell'orecchio, non smettendo di sorriderle.
<<Haje vist quant' è fort o' poter 'e l'amicizia, Marì?>> continuó ad accarezzarle i capelli, osservando i lineamenti rilassati del suo volto.
Quando ti sveglierai, non sarai più così rilassata, Marí Só.
<<T'adda' scetà...ti aspettano tutt quant, piccrè.>> le disse, riprendendo a guardare il piccolo concerto, svoltosi nell'IPM.
<<Nun to voglio ricr cchiù, nun song comm a l'ati,
E me te può fidà, me song nnamurat,
E a primma vot ca to dic, e meglio si to dice sta canzone,
Ca forse si parlass già faciss o'cor, l'ammor nun fa mal>>
<<Nun crerer a nisciun, l'ammor fa sta sazio, pur si staij riun,
L'ammor nun so paccher, fors male parol,
L'amore ven a notte, ma torn semp o sole.>>
<<O'sient, Marì? Chest è pe te.>> disse il comandante, mentre osservava Gianni cantare dal piccolo schermo, fino a quando non sentì dei lamenti provenire dalla giovane. Si voltò immediatamente verso di lei, lasciando il telefono ai piedi del letto e concentrandosi sulla sua figura.
I suoi occhi sbattevano all'impazzata e faticava a respirare per via del tubo che aveva in gola, si ritrovò Massimo accanto a lei, che cercava di farle mantenere la calma, ma quel tubo l'aveva mandata nel panico più totale.
<<Mari...>> sussurrò, incredulo dinnanzi quel che stava accadendo, poi tornò subito alla realtà, vedendo la giovane in serie difficoltà.
<<Presto, un dottore! Un dottore, veloc'!>> urlò con tutte le sue forze nel mentre che spingeva il pollice sul pulsante di emergenza, sperando arrivassero il più presto possibile.
<<Piccrè...t'addà calma, vabbuò? Respira...ij sto ca cu te, respira...>> cercò di tranquillizzarla, mantenendo la calma e respirando lentamente insieme a lei, ma fortunatamente, entrarono di corsa gli infermieri per rimuoverle il tubo dell'ossigeno, perché non ne avrebbe avuto più bisogno.
Massimo si sentì immensamente felice per quel miracolo e non poté evitare di sorridere come un bambino.
Maria si era finalmente svegliata.
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I ragazzi, dopo il piccolo concerto in onore di Maria, si erano guadagnati un'ora di svago, in cui svolgere le attività che più preferivano. Il giovane Conte, insieme ai suoi amici fidati, si divertivano a giocare a biliardino, mentre Carmine e Filippo erano seduti sul divano rosso, posizionato al centro della stanza.
Gaetano però, non riusciva a distogliere lo sguardo dal giovane Di Salvo, che ovviamente non poté non notarlo.
<<Tieni cocche problem'?>> gli domandò Carmine, ancora seduto sulla poltrona.
<<Penze ai problemi tuoi Piecur, ca nun so pochi.>> sorrise Gaetano, infastidendo il giovane.
<<E pecche Pirù? Nun me vuò cchiù accirr?>> si alzò dal divano, dirigendosi verso il ragazzo a braccia aperte, con l'intenzione di provocarlo. Filippo si alzò subito dopo, portando indietro l'amico. Ma cosa gli diceva il cervello?
<<Nun me scassa'o' cazz.>> rispose, digrignando i denti per la rabbia.
<<Me vuò vattr? Ja Pirù, ij sto ca.>> allargò le braccia, invitandolo nuovamente a farsi avanti.
Dopo la morte di Nina e quel che era successo a Maria, Carmine sembrava perso in un mondo tutto suo. Non gli importava di morire, anzi, la morte la cercava, incapace di continuare a provare tutto quel dolore. Era diventato troppo straziante per un corpo solo.
Forse sperava che il dolore fisico, l'avrebbe distratto dalla sofferenza che abitava il suo cuore.
Voleva solo smettere di soffrire così tanto...
<<Pirù, lascialo sta', o' dolor parl' pe iss.>> si intromise Edoardo, cercando di placare le acque.
Lui non si sarebbe dimenticato della promessa che aveva fatto a Maria.
<<Cre, Edoà? Vuliss fa na cos' a tre?>> lo provocò Carmine.
Filippo non lo riconosceva, non era più il Carmine di una volta. La sofferenza l'aveva reso diverso, freddo e distaccato. Non gli importava più di niente e di nessuno.
<<Cre Cà? Mo che non tieni più a tua moglie, cerchi nuove esperienze?>> rise Pirucchio, per poi tornare a dargli le spalle, mentre il ragazzo, al sentir pronunciare il nome di Nina, sentì qualcosa ardergli dentro, sentendo una rabbia e una ferocia improvvisa e non poté più controllarsi. Si avvicinò a lui ma non senza prima esser bloccato da Filippo, che lo guardava sconvolto e confuso.
<<Che cazzo stai facendo?>> gli sussurrò per non farsi sentire dagli amici di Conte, ma a Carmine non sembrò importargli niente, difatti il tentativo di Filippo nel fermarlo risultò inutile, perché si era già diretto verso Gaetano.
<<Pirù!>> lo chiamò, attirando la sua attenzione. Quest'ultimo non ebbe il tempo neanche di metabolizzare il tutto, che il giovane Di Salvo si era scaraventato contro di lui, tirandogli un cazzotto in pieno viso. Questo suo gesto, scatenò l'ira di Milos e Totò, che tentarono di scagliarsi contro di lui ma Edoardo, con estrema fatica, glielo impedì.
<<A' piezz' e mè, nun me fa pentì ra tregua ca sto facenn' pe Maria.>> si era avvicinato a lui, tanto da rimanere ad un palmo di distanza. Al sentir pronunciare il nome di Maria dalle sue labbra, qualcosa in lui si smosse, e non era di certo una sensazione piacevole.
<<E pecché? Mo tu e Maria facite pur' gli accordi 'e pace?>> perché lei aveva quel tipo di confidenza con Edoardo Conte?
<<Nun me sfidà, Piè.>> Edoardo era furibondo, ma si era ripromesso che fino a quando Maria non fosse tornata nell'IPM, non avrebbe toccato nessuno dei suoi amici.
Ma loro lo stavano mettendo a dura prova.
<<Pecché? Agg' scetat a' tigre ca steve rurmenne?>> questa sua battuta, non fece altro che provocare la risata amara del giovane Conte.
<<E' pe Maria si tu e O'Chiattill stat ancor ngopp a sta terra, adda' ricere grazie a ess, nun te o'scurdà.>> detto ciò, Carmine non rispose, si limitò a contrarre la mascella pensando a quanto Maria si fosse avvicinata ad Edoardo durante la sua assenza. Era una cosa che non riusciva ad accettare. Dinnanzi al suo silenzio, Edoardo gli diede le spalle, tornando alla partita, lasciando un Carmine furioso, pensando al rapporto che era riuscito ad instaurare con la sua Maria Sole.
Marì, appena ti svegli, dobbiamo parlare di un po' di cose.
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Il comandante finalmente stringeva le mani della giovane Cirillo, poteva rivedere il suo sorriso e ascoltare nuovamente la sua voce. Non riusciva a credere che fosse sveglia, che ce l'aveva fatta.
<<Piccre...>> sorrise alla ragazza, che ricambiò quasi immediatamente. Era bello vederlo.
<<Come ti senti?>>
<<Adesso che vi vedo, stong buon, comandà.>> rispose, facendo ridere l'uomo.
<<Nun fa' maje cchiù na cosa accussi.>> la rimproverò, mentre le stringeva le mani, guardandola severamente. Aveva avuto davvero paura che non potesse farcela.
<<Comandà, a me nun m'accir niente, o' vulite capì?>> gli diede un pizzico sulla guancia, provocando in Massimo l'ennesimo sorriso.
<<Fai n'ata vot na cosa del genere, e t'o giur ca t'accir ij.>> la minacciò in modo giocoso.
<<Nun o' putest fa maje, aua comm so bellil?>> si mise le mani attorno al viso, facendogli gli occhi da cerbiatta.
Ma come doveva fare con lei?
<<Tu si tutta scem.>> rise, scompigliandole i capelli.
<<E vuje?>> alzò il capo, cercando di capire quale fosse la domanda.
<<Come state?>> sospirò, guardandola silenziosamente.
Sentiva già che c'era qualcosa che non andava.
<<Che è successo, comandà?>> sospirò, forzandole un sorriso.
Non poteva dormire per qualche giorno, che subito accadeva l'impensabile.
<<Sono successe un po' di cose mentre non eri presente...>> si torturò le mani, non riuscendo a mantenere lo sguardo fisso nei suoi occhi.
<<È per il matrimonio? Dio mio, Carmine sarà cosi confuso.>> si mise una mano davanti la bocca, per placare il suo sconforto.
<<Te seje appena scetat, e staje penzann a comme sta Carmine?>> non smetteva mai di sorprenderlo.
<<Nun ne pozze fa' a meno.>> sussurrò lei, giocando con le lenzuola che le coprivano metà corpo. Tutto sembrava girare sempre attorno a lui.
<<Carmine nun sta buon, Marì.>> quell'affermazione, allarmò Maria e non poco. Cosa diavolo era accaduto?
<<Che è successo?>> aveva paura di sentire quale fosse la sua risposta.
<<Il giorno del matrimonio, hanno provato ad uccidere Carmine e Filippo...>> iniziò, venendo interrotto subito dopo.
<<Ma che state dicendo, comandà? E stanno bene? Gli hanno fatto del male?>> iniziò ad agitarsi, tanto che cercò di alzarsi dal letto ma l'uomo glielo impedì, afferrandola dalle braccia.
<<Stann buon, Marì, calmt, vabbuò?>> gli accarezzò il viso e al suo gesto, la giovane si rilassò, tornando alla posizione iniziale.
<<Ma purtroppo Nina non ce l'ha fatta...>> Maria si ritrovò a stringere gli occhi, facendo fuoriuscire diverse lacrime. Non poteva essere.
Come avrebbe fatto il suo amico a superare una perdita e un dolore simili? E Futura? Che ne sarebbe stato di lei?...
<<No...non è vero...non il giorno del loro matrimonio...>> si erano sposati e avevano avuto una bambina meravigliosa, e lui l'aveva perduta nel giorno più importante delle loro vite. Come si superava una cosa del genere?
<<Carmine da allora è del tutto fuori controllo.>> Sole si ritrovò a sospirare, asciugandosi le lacrime che continuavano a rigarle il volto.
<<Ha perso l'amore della sua vita, comme sa'essa sentì?>> singhiozzò, dinnanzi alle parole che aveva appena pronunciato, pensando al dolore che stava provando Carmine in quel momento.
<<E' prorpij pe chest ca tene' bisogn'e te.>> l'uomo le asciugò le lacrime con il pollice, forzandole un sorriso.
<<Comandà, nun pozze cancella 'o dolore ca si porte rint 'o core, nun 'o pozze fa'.>> scosse il capo, in segno di negazione.
Non sarebbe mai riuscita a colmare del tutto quel dolore, come avrebbe potuto farlo? Lei non aveva le abilità per poter placare l'ira nel suo cuore, solo lui era in grado di farlo.
<<Ma 'o dolore si può allevia' co l'ammor, piccrè.>> gli mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio, sperando comprendesse quanto lei fosse importante per il giovane Di Salvo.
<<'O mij nun basta.>> sorrise amaramente, sapendo che quella, era una verità dolente.
<<'O tuoij è cchiù ca sufficiente, Marì.>> le accarezzò il volto, quella volta, dedicandogli un sorriso sincero.
Il dottore entrò nella stanza, interrompendo la conversazione fra i due, volendo aggiornare la giovane sulle sue attuali condizioni fisiche.
<<Signorina Cirillo, come si sente?>> domandò l'uomo, dedicandole un sorriso premuroso.
<<Un po' stordita ma sto bene.>> sorrise al dottore e poi al comandante, che non le aveva lasciato la mano, neanche per un istante.
<<Molto bene, anche perché l'infezione è sotto controllo con gli antibiotici che le abbiamo somministrato, e dalle analisi i valori sembrerebbero nella norma, quindi non c'è molto materiale per trattenerla qui.>> Aveva sentito bene? Poteva evadere finalmente di lì?
<<Quindi potrò uscire?>> domandò emozionata, per avere una conferma al suo dubbio.
<<Voglio tenerla in osservazione almeno altre 24 ore, ma...salvo imprevisti, non vedo perché no.>> ciò non poté non riempirle il cuore di gioia. Non vedeva l'ora di uscire e rivedere i suoi compagni.
Il dottore salutò i due, ed uscì dalla stanza per proseguire con il suo giro di visite.
Maria, presa dall'emozione, abbracciò Massimo come non aveva mai fatto, causando la risata di quest'ultimo, che non poté non ricambiare, stringendola a sua volta.
<<Si torna all'IPM, piccrè...>> le sussurrò nell'orecchio, lasciandole delle carezze dietro il capo.
<<E voi tornate con me, comandà.>> sussurrò la giovane a sua volta, staccandosi dall'abbraccio.
Tentò di ribattere, ma Maria non glielo permise.
<<E' quello il vostro posto.>> l'uomo le sorrise, lasciandole un bacio sulla fronte e stringendola nuovamente fra le sue braccia, proprio come la figlia che non aveva mai avuto.
Menomale ca te seje scetat, Marì.
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