Capitolo 18.
Tutti parevano cosi felici durante i festeggiamenti, che Carmine quasi si dimenticò dell'assenza di Maria, quasi.
Si era immaginato tutto nei minimi dettagli, ad iniziare da Filippo come suo testimone di nozze, Maria che lo accompagnava all'altare, Massimo che accompagnava Nina e le concedeva la sua mano e Filippo con in braccio Futura che consegnava loro le fedi. Tutto era andato secondo i piani, eccetto la presenza di Maria, che era stata inesistente durante quel giorno, il più importante.
<<So' cosi felice, Cà. Finalmente siamo sposati.>> disse la neo sposa, sorridendo al suo attuale marito.
<<Pure io Nì, so troppo felice.>> rispose lui, stampando un bacio sulle labbra della sua ragazza. Quest'ultima poi, si allontanò da suo marito e sua figlia, stampandogli di nuovo un bacio sulle labbra, per poi raggiungere Massimo e Paola, che la strinsero in un abbraccio.
Carmine ne approfittò e si avvicinò a Filippo, cercando di capire cosa stesse accadendo a Maria e capire il motivo per il quale non fosse presente. Non riusciva ad accettarlo.
<<Chiattì.>> lo chiamò l'amico, che teneva ancora Futura tra le braccia, cullandola di tanto in tanto.
<<Che c'è?>> sapeva cosa voleva chiedergli.
<<Che cazz è success, Filì? Pecché Maria nun sta cca?>> sussurrò vicino a Filippo.
<<Non lo so Cà, vorrei saperlo anche io. Quando l'ho lasciata, stava andando a prepararsi per venire qui, avrebbe dovuto portarmi anche gli spartiti per il matrimonio ma...non riesco a capire.>> il giovane milanese davvero non riusciva a comprendere il perché Maria non fosse lì a festeggiare con loro. Non se lo sarebbe mai perso.
<<E se gli è successo qualcosa?>> guardò il ragazzo accanto a se preoccupato. Era l'unica spiegazione plausibile.
<<La direttrice sarebbe stata la prima a saperlo, Cà.>> cercò di rassicurarlo, ma ora anche lui sentiva quella sua stessa preoccupazione.
<<Nun o'sacc Chiattì. Maria nun m'avess maje fatt na cos accussì.>> Maria non si sarebbe mai persa quel giorno, "per nessun motivo al mondo", era stata proprio lei a dirglielo quando le aveva chiesto di accompagnarlo all'altare.
Che cosa era cambiato?
<<Lo credo anche io.>> confessò Ferrari.
<<Carmine!>> sentì in lontananza l'urlo della sua fidanzata, che lo portò a voltarsi senza neanche avere il tempo di comprendere cosa stesse succedendo. Nina corse verso di lui, scaraventandolo a terra, mentre quest'ultimo continuava a stringere a Futura contro il suo petto. Entrambi caddero addosso a Filippo, che non riusciva a capire perché si trovassero stesi sull'asfalto.
Un SUV si era diretto verso Carmine, Futura e Filippo, con l'intenzione di travolgerli tutti e tre, ma Nina, avendo notato in lontananza il veicolo avvicinarsi troppo alla sua famiglia, si era messa in mezzo, finendo per essere travolta al posto loro.
Carmine si alzò lentamente dall'asfalto, assicurandosi che sua figlia stesse bene dopo la loro recente caduta e quando si guardò intorno, il suo cuore si fece in mille pezzi.
<<Oì Cà! State bene?>> chiese Filippo, avvicinandosi al suo amico, ma lui sembrava non averlo ascoltato minimamente.
<<Nina!> gridò con tutte le sue forze, nel vedere sua moglie distesa a terra, circondata dal suo stesso sangue.
Massimo corse in direzione della giovane, insieme a Paola, cercando di darle dei piccoli colpetti sul viso per farla reagire, ma tutti i tentativi sembravano ormai vani.
<<Chiammate n'ambulanza!>> urlò il comandante, che lasciò il suo posto a Paola mentre lui si diresse verso Carmine, che urlava e piangeva disperato, con sua figlia ancora tra le braccia.
<<Nina! Ascitt, Nina!>> urlò a squarciagola, fino a quasi perdere i sensi. Massimo afferrò lentamente la bambina, per porgerla ad un Filippo completamente sconvolto e in lacrime, ma mai quanto quello del giovane Di Salvo.
Il comandante lo strinse in un abbraccio disperato, cercando di allontanare il suo sguardo dal corpo di Nina, steso a terra inerme. Ma chi mai avrebbe potuto toglierglielo dalla testa?
Quel giorno, più di una vita venne spezzata, di nuovo.
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Edoardo quel giorno era di rientro nell'IPM, felice come non lo era mai stato, per via della nascita di suo figlio e perché finalmente, aveva rivisto Teresa, che però era all'oscuro di quel che era in realtà la sua vita.
<<Buongiorno Gennà, tutt'appost?>> gli sorrise come suo solito ma la guardia non sembrava essere dell'umore giusto, difatti ricambiò il saluto con un semplice cenno di capo.
<<Ma Maria aro' cazz sta?>> si guardava intorno, alla ricerca della giovane, che però non sembrava trovarsi nei paraggi.
Cosa stava succedendo?
Maria non perdeva mai un permesso o una visita.
Cosi anche lui, stranito dall'assenza della ragazza, diede un'occhiata verso le panchine, nei campi sportivi, ma di lei nessuna traccia. Qualcosa poi, attirò la sua attenzione e fu proprio quando, con la coda dell'occhio, il giovane Conte vide uscire Viola dalla sala di musica con le mani sporche di...era sangue quello?
Edoardo lasciò cadere il suo borsone a terra e si precipitò verso la sala musica, proprio dove si trovava la rossa pochi istanti prima.
<<E mo aro' va chist?>> si lamentò Gennaro, nel vedere i ragazzi tutti particolarmente irrequieti quel giorno. Che fosse il mare?
Il ragazzo entrò di corsa nell'aula ispezionandola velocemente, fino a quando la sua attenzione non ricadde sul corpo di Maria che giaceva morente sul pavimento. Si affrettò a raggiungerla e afferrarla, stringendola fra le sue braccia.
<<Oh Marì! Ma che cazz t'ha fatt...>> le scostò i capelli dal viso, lasciandole dei piccoli colpetti per farla reagire.
Il giovane aveva il cuore che gli batteva all'impazzata, non riusciva a credere di avere Maria davanti a sè, distesa su un pavimento, quasi prima di vita.
Stava davvero per sentirsi male.
<<Marì...Marì! Arap l'uocchije!>> le prese il mento, costringendola a guardarlo.
<<Gennà! Maria sta ca, Gennà! Muovt!>> gridò disperato, in preda al panico, sperando riuscisse a sentirlo.
<<Edoà...>> al sentire la sua voce, al ragazzo gli vennero gli occhi lucidi e un sospiro di sollievo fuoriuscì dalle sue labbra.
Era ancora viva.
<<Si, song ij piccrè, arap l'uocchije, jà.>> le accarezzò il viso, sorridendole dolcemente.
<<Ma cre?...Staij...staij chiagnenn...?>> gli domandò a fatica, dando vita ad uno sorriso stanco, ma divertito.
<<Tenive cocche dubbij?>> rise debolmente, accovacciandosi di più fra le braccia del giovane, troppo esausta per restare sveglia. Quest'ultimo, notando che stava per appisolarsi, si trovò nuovamente a scuoterle delicatamente il capo, lasciandole altri colpetti.
<<Ehi ehi piccré, resta cu me, vabbuò? Resta ca cu me.>> vederla in quello stato lo stava rendendo vulnerabile e debole. Dopo Rosa, la sorellina di Ciro, non aveva mai creduto potersi affezionare ad una ragazza in quel modo, e invece, si era dovuto ricredere.
Lei era diventata importante per lui.
<<Nun ce a' facc', Edoà...so tropp stanc, vogl durmì.>> le confessò in un sussurrò quasi impercettibile. Era l'unico modo in cui riusciva ad esternare parole, utilizzando al minimo quelle poche forze che le erano rimaste.
<<O'sacc Marì, ma aspett nu poc, nun t'addurmì.>>
<<Gennà!>> continuò a gridare il nome della guardia, fino a quando non arrivò in tutta fretta, dirigendosi verso il corpo disteso della ragazza.
<<Ma che cazz è success ca, Edoà!?>> si sedette accanto a loro, mentre uno dei due operatori che l'avevano accompagnato, si occupò di chiamare un'ambulanza.
<<'A stat chell ' figl 'e bucchin 'e Viola, Gennà.>> gridò, mentre indicava fuori la stanza con fin troppa enfasi.
<<Ij l'accir Gennà, ij l'accir co 'e mane mie!>> Maria, quando sentì quelle parole, non riuscì a non temere per la vita d Viola. Nessuno doveva essere condannato o giustiziato.
<<Edoà...>> gli sussurrò lei, portando la sua mano all'altezza del suo viso, sporcandolo un po' con il suo sangue.
<<Cre piccré?>>
<<Ij ...nun vogl...nisciuna vendett.>> il giovane Conte era strabiliato. Lei davvero non si rendeva conto di quanto quella ragazza fosse psicopatica e di quante cose, dolori e guai gli avesse arrecato?
Doveva pagare, con la sua vita.
<<Adda' pavà pe chell ca t'ha fatt.>> le sussurrò, asciugandosi in fretta le lacrime del
viso, con il colletto della sua maglia.
<<Ascoltala, Edoà. Non peggiorare la tua situazione. Viola pagherà per quello che ha fatto, ma non per mano tua, m'he capit?>> Gennaro sperava davvero che potesse ascoltare le loro parole, ma difatti, lo sperava soltanto.
<<Gennà, a me nun me ne fott nient, Maria è na cumpagn e Viola pe me è muort.>> rispose in modo brusco, rivolgendosi alla guardia.
<<Piccrè, resisti, vabbuò? L'ambulanza sarà qui fra poco.>> Gennaro ignorò nuovamente la minaccia di Edoardo verso Viola, per rassicurare la piccola Sole che sarebbe andato tutto bene.
<<Edo...>>ritentò lei nel
pronunciare il suo nome, quasi in un sussurro.
<<Dimmi Marì...>> rispose, guardando il soffitto, reprimendo le lacrime. Non riusciva a guardarla, non mentre la sua vita si stava spegnendo.
<<Resti qua con me?>> lo pregò, ormai priva di forze.
Se doveva andarsene, non voleva farlo da sola.
<<Nun vache da nisciuna part', stong ca cu te.>> si poggiò con la sua fronte su quella di lei, chiudendo gli occhi.
Edoardo entrò nel panico, quando si accorse che la giovane non riusciva più a trovare la forza di rimanere sveglia.
<<Marì...Oh Marì, nun scherzà!>>
<<Marì, t'adda' sceta'...>> portò il viso all'altezza del suo petto, stringendosela di più a se, versando un fiume di lacrime.
Si stava lasciando andare.
<<Arap l'uocchije Marì, arap st'uocchije...>> pianse come un bambino, abbracciando il suo corpo inerme, sotto gli occhi sofferenti di Gennaro, che non aveva mai visto Edoardo in quelle condizioni, se non alla morte di Ciro, il suo compagno più fidato.
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Dopo l'incidente di Nina, avevano raggiunto l'ospedale poco dopo l'ambulanza, per non lasciarla sola neanche un momento.
Carmine non era riuscito a darsi pace, non si sarebbe calmato fino a quando non avrebbe rivisto gli occhi della sua amata fidanzata.
La sua Nina...
<<I familiari della signorina Nina?>> domandò un dottore avvicinandosi ai ragazzi, osservando con attenzione la cartella che aveva fra le mani.
<<Si...lui è il marito.>> rispose il comandante al posto di Carmine, che era ancora sotto shock.
<<Purtroppo la ragazza aveva riportato seri danni al tronco encefalico, il trauma che aveva riportato ha fatto cessare tutte le sue regolari attività, facendola entrare in uno stato vegetativo.>> e Filippo, comprese che quelle parole non rappresentavano buone notizie.
<<Chest che vuò ricere?>> chiese Massimo, invitandolo ad essere più chiaro.
<<Vuol dire che la ragazza è in coma ma il cervello non svolge più le sue normali funzioni, respira grazie ad un macchinario, e quando il tronco encefalico cessa di funzionare...si parla di morte celebrale.>> concluse, terminando di spiegare lo status della giovane.
<<Purtroppo non ci sono possibilità che si risvegli con vita...la ragazza non ce l'ha fatta.>> bastarono quelle parole, in quel preciso istante, ad essere in grado di uccidere l'animo del giovane Di Salvo, che al sentire quella frase, si buttò a terra fra le braccia di Filippo disperato, mentre Massimo consolava la direttrice in lacrime.
Come avrebbe fatto senza Nina?
Il cellulare di quest'ultima incominciò a squillare incessantemente, rivelando il nome di Gennaro sullo schermo.
Dovette rispondere per forza.
<<Gennà finalmente, è tutto il giorno che cerco d...>> la bloccò l'uomo dall'altra parte de telefono, impedendole di continuare il rimprovero.
<<Si ma...cos'è successo?>> si allontanò da Carmine e Filippo, sotto lo sguardo attento di Massimo, che non esitò a raggiungerla.
<<Che vuol dire?>>
<<Avete chiamato un'ambulanza?>>
<<Chi è stato?>> sospirò fortemente, portandosi una mano fra i capelli.
<<Ora come sta?>>
<<D'accordo, arrivo subito.>> riattaccò sconvolta. Cosa diamine stava accadendo quel giorno? Perché sembrava non esserci qualcosa andare per il verso giusto?
<<Oì Pà, che è successo?>> le chiese il comandante, avendo notato la sua espressione e i suoi occhi sofferenti.
E non erano per Nina quelli.
<<Viola ha pugnalato Maria...è molto grave.>> esternò di getto, guardandolo negli occhi e a stentò riuscì a trattenere un singhiozzò.
<<Ma che cazz staij ricenne?>> l'uomo era scioccato e non riusciva a credere a quel che aveva appena sentito. Maria era forte, non l'avrebbe mai consentito. Le aveva rotto il naso, aveva picchiato Gaetano e Pino, lei...com'era possibile?
Maria non poteva star per morire.
<<Era andata a prendere gli spartiti nell'aula di musica, doveva portarli a Filippo, gli servivano per il matrimonio e...e Viola l'ha seguita...>> non riusciva a terminare il discorso, per via del respiro mozzato causato del pianto.
<<Stava venendo al matrimonio...>> disse il comandante in un sussurro.
Se solo i suoi due amici lo scoprissero...
<<E' questo il motivo per cui non c'era, perché Viola non gliel'ha permesso...>> Massimo l'abbracciò nuovamente, dandole un po' di conforto, ma lui non si sentiva tanto meglio. Che conforto era in grado di darle, se proprio lui sentiva la necessità di demolire qualsiasi cosa? Erano solo dei ragazzi.
<<Ora vado in ospedale, non riportare Filippo all'IPM, non adesso. Vorrà affrontare Maria dopo il matrimonio e noterebbe la sua assenza. Capirebbe che le è successo qualcosa.>> si staccò dalla sua presa, asciugandosi il viso, per ricomporsi un po'.
<<Carmine non sopporterebbe una notizia come questa, non adesso.>> esternò Massimo, guardando il giovane con la coda dell'occhio.
Era ancora fra le braccia del suo amico, non riuscendo più a versare neanche una lacrima.
<<Lo so...è per questo che non deve saperne niente.>> concluse la direttrice, dandogli le spalle per raggiungere la piccola María, che stava lottando tra la vita e la morte.
Avrebbe dovuto continuare ad essere arrabbiato con lei ancora per un po'.
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