Capitolo 17.
Era arrivato il grande giorno per Carmine e Nina, ormai mancavano sole poche ore e le loro vite sarebbero state legate per sempre dalla sacra unione del matrimonio.
Il giovane era felice, stava per sposare la donna della sua vita e la madre di sua figlia, era quel che aveva sempre desiderato, una vera famiglia, tutta sua...eppure, nel petto aveva la sensazione di starsi dimenticando di qualcosa, non riusciva a capire cosa ci fosse di cosi tanto strano in lui, da dargli una minuscola percentuale di probabilità in grado di riuscire a fermare quel matrimonio, che aveva tanto sognato. Ma la domanda era: cosa o...chi?
A differenza di Carmine, che non faceva altro che torturarsi la mente, Filippo era già pronto per raggiungerlo. Il giovane aveva ottenuto un permesso di 12 ore, al contrario di Maria che stava ancora pagando il naso rotto che aveva provocato alla rossa, e aveva il permesso di assistere solamente al matrimonio, e al suo termine, aveva l'obbligo di rientrare nell'IPM immediatamente, senza nessuna fermata.
I due, erano seduti sulla loro solita panchina, mentre si godevano gli ultimi attimi di silenzio, prima di prendere parte alla festa che tutti aspettavano con immensa felicità.
Maria però, aveva notato un certo tormento negli occhi del suo amico. Che gli stesse accadendo qualcosa e non ne era a conoscenza?
<<Sole...>> quest'ultima si voltò verso di lui, aspettando continuasse.
Lo sapeva, ne era certa. Stava per confessare.
<<Io...devo dirti una cosa.>> allontanò la schiena dal muro, torturandosi le mani.
<<Dici, Filì.>> aggrottò le sopracciglia confusa e al col tempo preoccupata.
<<So che è il momento sbagliato ma, non ce la faccio a non dirtelo.>> cosa diamine aveva?
<<Filì, che è successo? Mi spaventi cosi.>> si scostò anche lei dal muro, per posizionarsi meglio di fonte il suo amico.
<<I miei genitori hanno richiesto il mio trasferimento a Milano.>> sputò, aspettandosi qualsiasi tipo di reazione.
La verità era che, non aveva idea di come prenderla, perché era una situazione che non era ancora riuscita a metabolizzare. Il suo amico sarebbe andato via, sarebbe andato lontano da Napoli, lontano dall'IPM, lontano da lei...avrebbe mai potuto accettarlo davvero?
<<E... quando ti traferiscono?>> quasi lo balbettò.
<<Tra poco più di una settimana.>> era troppo troppo presto.
<<Manca cosi poco, Filì...>> sussurrò.
Carmine ormai, era stato messo sotto protezione, ed erano rimasti solamente loro due. Erano diventati una persona sola da quando Carmine se n'era andato e pensare di rimanere sola e senza di lui, si sentiva persa.
<<Naditza tra qualche giorno avrà la scarcerazione e verrà a Milano con me, siamo riusciti a far affidare la sua custodia a mia madre.>> avrebbe perso anche la sua unica amica lì dentro, l'unica di cui si fidasse davvero.
Non poteva negare di essere felice per i due giovani, perché sapeva quanto Naditza avesse sofferto nella sua vita e si meritava anche lei un finale felice.
<<So cuntent Chiattì pe vuje, le farà bene ripartire da zero.>>
<<Insieme a te.>> accarezzò il volto del suo amico, con delle lacrime che le rigavano il viso, pensando a quanto sarebbe stato difficile per lei abituarsi a stare con persone nuove, soprattutto, abituarsi a stare senza di loro nell'IPM. Quello sì che non sarebbe stato per nulla semplice.
<<Mi mancherai da morire, Sole, davvero.>>
<<A me tu già me manc, Chiattì.>> gli sorrise tra la lacrime.
<<E mo? Non tieni nessuno ca vatt a chi te vuò vattr.>> risero entrambi dinnanzi all'ironia della giovane.
<<Qualcosa però l'ho imparata grazie a te.>> ed era vero. Aveva imparato più cose con lei nell'istituto, che in tutta la sua vita.
<<O sper pe te.>> sorrise ma poi, Filippo non riuscì più a trattenersi e scoppiò a piangere sentendo Maria prenderlo in giro.
Quanto gli sarebbe mancato tutto questo?
<<Nun chiagnere Chiattì, e nun te preoccupà, ca resti semp o' frate mij.>> gli prese il viso tra le mani, poggiando la fronte contro la sua, per poi asciugargli le lacrime.
<<Sarai sempre un pezzo importante della mia vita, lo sai vero?>> le confessò, tirando su con il naso.
<<O'sacc buon.>> si separarono e lui si asciugò immediatamente le lacrime, cercando quanto meno di ricomporsi.
Non si accettavano musi lunghi quel giorno.
Si guardarono e si sorrisero, entrambi poggiandosi con la schiena sul muro, di nuovo.
<<Filì, ma tu te rendi conto ca Carmine se sta pe sposa'?>>
<<Si, mi sembra assurda come cosa.>> scosse il capo, sorridendo incredulo.
<<A chi lo dici.>> sospirò invece lei.
<<E tu?>> sì voltò confusa, cercandolo con lo sguardo.
<<Sei veramente felice di questo matrimonio?>> perché le stava facendo quella domanda?Ma poi, perché mai secondo Filippo, Maria non era felice per la loro unione?
<<Perché non dovrei, Filì?>> non capiva quel che gli stava chiedendo l'amico, eppure tentennò dinnanzi le sue parole.
<<Ce l'ho gli occhi Marì, e voi due non vi guardate come ci guardiamo io e te.>> dei brividi le salirono lungo la schiena, e per un istante, le si mozzò il fiato in gola.
<<Chiste è 'o sogn suoij da semp, nun me mettesse maje a mmiezze.>> non voleva continuare a negare che qualcosa dentro di sé stava nascendo nei confronti di Carmine, soprattutto a Filippo, ma lei non avrebbe mai fatto nulla che potesse rovinare o mettere in difficoltà il rapporto tra lui e Nina.
<<E se anche lui provasse le stesse cose? Non vorresti saperlo?>> Filippo sapeva che era una situazione troppo complicata, ma non voleva vedere la sua amica stare male, non di nuovo.
<<O'core suoij appartiene a Nina, Filì. Nun veche n'ata'realtà.>> sorrise amaramente.
<<E il tuo cuore? Come sta il tuo cuore?>>
<<Adda'sta buon pe forz, Chiattì.>> doveva essere così per forza.
<<Ti voglio bene, lo sai?>> strinse la giovane fra le sue braccia, non dandole neanche il tempo di metabolizzare il suo gesto.
<<E ij ne voglie a te, Chiattì, ma assaij.>> ricambio l'abbraccio, con delle lacrime che minacciavano di rigarle il volto, ma fortunatamente, riuscì a tirarle indietro.
Filippo intravide da non molto lontano Lino, poggiato sulla macchina, intento ad osservare i due giovani.
Filippo era super in ritardo.
<<Dai muoviti, ca tu'e ascì e ij m'aggia finì a preparà.>> si staccò da lui, dandogli dei piccoli scappellotti sul braccio.
<<Ci vediamo lì, allora.>> corse verso la guardia, fermandosi poi di colpo, urlando il nome dell'amica per attirare nuovamente la sua attenzione.
<<Cre?>>
<<Puoi prendere tu gli spartiti del matrimonio, in sala musica? Se perdo altro tempo, Lino m'ammazza.>> la supplicò lui, unendo le mani a mo' di preghiera.
<<Ci penso io, tu vai!>>
<<Grazie, sei un angelo.>> le lanciò un bacio volante e si affrettò ad entrare nel veicolo che l'avrebbe condotto da Carmine.
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Maria aveva da poco finito di prepararsi, indossando un abito di raso rosa, scollato sul decolletè e con uno spacco sulla gamba sinistra. Quel vestito lo aveva acquistato mesi fa, quando si trovava ancora fuori l'istituto, in una giornata qualunque passata con sua cugina. L'occasione era un ricevimento di una loro cara amica ma poi, non aveva più avuto modo di utilizzarlo.
Sua madre aveva adorato vederglielo indosso la prima volta.
Una volta finito di sistemarsi, si era diretta verso la sala musica, alla ricerca degli spartiti che aveva composto Filippo appositamente per il matrimonio di Carmine. Non poteva accadere nulla a quei fogli, altrimenti il suo amico l'avrebbe distrutta.
<<Ciao piccola Sole.>> Viola.
La giovane continuò a cercare gli spartiti, dissimulando lo spavento che aveva provato nel sentire la voce della rossa.
Quando era arrivata?
<<Viola, non ho tempo pe ste strunzat.>> la ignorò.
<<Sarò rapida.>> Maria sospirò brutalmente, smettendo di fare ciò che stava facendo per prestare attenzione a quest'ultima.
<<Non trovi che il mio naso sia migliorato?>> le fece vedere il suo volto di profilo, mostrandole i lineamenti del suo naso.
In effetti la sua testata aveva aiutato.
<<Che vuoi, Viola? Nun tenghe tiemp.>> incrociò le braccia al petto, attendendo un responso da parte sua.
<<Tu...sai cosa significa avere il pieno controllo di quello che accade attorno a te?>> si avvicinò al volto di Maria, a pochi centimetri dalle sue labbra.
<<Come quello che avevi su Ciro?>> la provocò, causandole un sorrisetto.
<<In un certo senso.>> Maria la guardò confusa, ma lei proseguì, continuando a girarle attorno.
<<E' stato appagante vederlo lì, stesso su quel lettino, completamente morto.>>
<<Tu si pazz'.>> si voltò nella sua direzione, spalancando gli occhi per la sorpresa.
<<Immagini mai come ci sentiremo quando la morte si impadronirà del nostro corpo? Il dolore lancinante, l'esalar dell'ultimo respiro, la vita che ti scorre davanti agli occhi...non ti eccita?>> le sussurrò nell'orecchio.
Era completamente fuori di testa.
<<Viola, ti rendi conto di quello che cazzo stai dicendo? Tu sei malata.>> esternò, davanti l'indifferenza di lei e la crudeltà delle sue parole.
<<Mi chiedo sempre cosa abbia provato Carmine nel pugnalarlo, da quel giorno non riesco a pensare ad altro e, non posso credere di stare per scoprirlo...>>
<<Di cosa stai p...>> non riuscì a terminare la frase, perché Viola gliel'aveva impedito, pugnalandola con un cacciavite all'altezza della cassa toracica, lasciandola completamente senza fiato.
<<E' questo il modo in cui i tuoi amici l'hanno ucciso?>> le chiese, riferendosi all'attrezzo che le perforava l'addome.
<<Perché...perché...lo stai facendo?>> a fatica, riuscì a pronunciare quella domanda, un po' per lo shock, un po' per il dolore e un po' perché non riusciva più a respirare.
<<Il modo in cui tutti ti amano mi disturba, ma il modo in cui questo li farà soffrire...a me darà un piacere indescrivibile.>> sfilò il cacciavite con un colpo secco, facendolo cadere a terra. La giovane non poté soffocare dei lamenti di dolore dinnanzi a quel gesto, poiché il male che provava era davvero insopportabile.
Viola si allontanò dalla giovane, con un espressione indecifrabile sul viso, lasciando Maria stesa su quel pavimento freddo, sola e morente. L'unica cosa che accompagnava Sole in quel silenzio lancinante, erano i suoi gemiti di dolore.
Perdonami Cà, se non riuscirò ad accompagnarti all'altare.
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Il matrimonio era iniziato e Nina aveva già percorso la navata della chiesa, raggiungendo il giovane sposo. Tutti quanti erano al settimo cielo, eccetto coloro che si chiedevano dove fosse finita la giovane Cirillo. Nessuno aveva una risposta, neanche Filippo che fu l'ultimo a vederla, ne aveva una.
Carmine aveva posticipato il matrimonio di quasi 20 minuti per dare la possibilità alla giovane di raggiungerli, ma ciò non accadde. Era deluso, triste e arrabbiato, perché mai si sarebbe aspettato che Maria potesse fargli una cosa del genere, non pensava che potesse abbandonarlo proprio nel giorno più importante della sua vita.
Non l'aveva accompagnato all'altare perché lei non c'era.
Doveva smetterla di tormentare la sua mente, Maria non doveva essere il centro dei suoi pensieri, era il giorno del suo matrimonio e non aveva tempo per i dispiacersi. Stava per sposare la donna della sua vita, colei con cui avrebbe passato il resto dei suoi giorni. Nessuno avrebbe rovinato quel giorno, neanche Maria.
<<Signore, benedici e santifica l'amore di questi due sposi, l'anello che porteranno come simbolo di fedeltà, li richiami continuamente al vicendevole amore.>> disse il prete, in riferimento alle fedi nuziali che Filippo aveva consegnato loro.
<<Amen.>> risposero tutti in corso.
Filippo si guardava intorno, non riuscendo a smettere di guardare l'entrata della chiesa, sperando che Maria potesse varcare quella soglia, ma non avvenne. Non riusciva a credere che la giovane non fosse lì con loro.
Dove diavolo era finita?
<<Nina, ricevi questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà. Nel nome del padre, del figlio e dello spirito santo.>> sorrise alla ragazza, infilandole la fede al dito.
<<Carmine, ricevi questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà. Nel nome del padre, del figlio e dello spirito santo.>> ripeté la giovane, infilandogli l'anello, per poi stringergli le mani fra le sue.
La cerimonia si concluse, con i due giovani che sigillarono il loro amore e la loro unione con un bacio, con il sottofondo degli applausi che accompagnavano il momento.
<<L'uomo non osi separare ciò che Dio ha unito.>>
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