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Capitolo 14.

Maria era rimasta devastata davanti la figura di Carmine in quella stanza d'ospedale, tanto che il comandante aveva ritenuto opportuno portare fuori la ragazza a fare due passi.
L'assenza di Carmine iniziava davvero a pesare alla giovane Cirillo, era cambiata così tanto, a tal punto che, a stento si riconosceva.
Camminarono per qualche minuto, godendosi il bel venticello che li aveva accompagnati lungo il tragitto, fino a che non si fermarono vicino un bar, non molto distante dalla clinica.
Massimo colse l'occasione di un caffè, per fare quattro chiacchiere con la piccola Sole, che da quando avevano sparato a Carmine, sembrava non riuscire a trovare un'attimo di quiete.
<<Mi sembrano passati secoli dall'ultima volta che ho chiacchierato con qualcuno in un bar, bevendo un caffè.>> si sedettero ad uno dei tavolini fuori, l'uno di fronte all'altra.
<<E mo 'o sto facenne co 'o comandante dell'IPM a' ro stong carcerat.>> confessò divertita, una volta seduta.
<<E nun si cuntent?>> le chiese l'uomo, cogliendo per un istante, un po' di spensieratezza da parte di lei.
<<Nun avess putut scegliere a na' persona migliore e vuje.>> poggiò i gomiti sul tavolino e si mantenne il volto con entrambe le mani, dedicando un sorriso all'uomo di fronte a se.
<<Si proprij scè.>> rispose lui, ridendo.
Gli si riempì il cuore nel vedere un sorriso sincero sul viso della ragazza. Un sorriso che non gli rivedeva fare da molto tempo ormai.
Dopo piccoli attimi in cui aveva regnato il silenzio, Maria prese parola, ripensando a quel che era successo poco prima in clinica.
<<Scusate per prima comandà...non so che mi è preso.>> abbassò lo sguardo, giocando con una bustina di zucchero poggiata sul tavolino.
<<Perché ti stai scusando, Marì?>> si scusava perché non aveva mantenuto la sua promessa, quella di non piangere, invece al primo passo verso la stanza di Carmine, aveva ceduto.
<<Perché non ce l'ho fatta.>>
<<Nun è facile vare' nu cumpagne a chelli condizioni.>>
Sembrò quasi che comprendesse il suo dolore.
<<Tenete ragione>> il cameriere arrivò con i due caffè, per poi dileguarsi subito dopo.
Sole bevve un sorso del suo, prestando attenzione al comandante, che non smetteva di fissarla. Voleva chiederle qualcosa.
<< Tu sapevi quello che gli avevano chiesto di fare i Valletta?>> il comandante girò il suo caffè, prestando attenzione alle espressioni della giovane Cirillo, che dopo aver bevuto il suo caffè, posò la tazzina nell'apposito piattino, annuendo alla sua domanda.
<<Nun putevat fa' nient.>> se lo avesse saputo, avrebbe provato qualsiasi cosa, pensò Massimo.
Quest'ultimo, ignorò quel che le aveva detto Maria, per prendere parola e rivelarle uno dei suoi più grandi tormenti.
Era sicuro che lei avrebbe capito.
<<Io e Antonio Valletta siamo sempre stati amici, sin da ragazzini, facevamo sempre tutto insieme, eramm comme dduje frate, solo che poi lui iniziò ad entrare in giri poco raccomandabili. Ho cercato di convincerlo a cambiare vita, era ancora in tempo...ma ogni mio sforzo è stato inutile, lui già aveva scelto da che parte stare...cosi ci siamo allontanati >> guardava un punto indefinito della pavimentazione, troppo immerso nei ricordi del passato.
<<Immagino però, che non sia finita cosi.>> commentò Maria, vedendo il volto turbato dell'uomo.
<<Un giorno lo incontrai di nuovo, ma in spiacevoli circostanze. Lui non se lo aspettava ma mi aveva reso testimone di un azione terribile, e...se mi fossi portato quel segreto con me nella tomba, voleva dire che anche io, mi ero fatto fottere dal sistema, esattamente come Antonio.>> la ragazza sapeva bene di cosa fossero capaci ì Valletta, quindi non osava neanche pensare che cosa avesse potuto fare di così tanto orribile.
<<Cosi avete avuto il coraggio di denunciarlo.>> dedusse la giovane.
<<Vuole uccidermi perché sono il motivo per cui è finito dentro, e se fosse stato Carmine a farlo, sarebbe stato come se mi avesse ucciso due volte.>> quella fu la prima volta che la guardò, da quando aveva iniziato a raccontarle di Valletta. Aveva il timore che potesse dargli tutta la colpa e ritenerlo responsabile di quanto fosse successo al suo amico, ma invece la sua reazione lo sorprese.
<<E invece non siete morto neanche una volta, comandà.>> tentò di sdrammatizzare Maria, riuscendo perfettamente nel suo intento. Difatti, risero entrambi.
<<E' difficile?>> alla domanda del comandante, non poté non aggrottare le sopracciglia, in segno di confusione.
<<Vivere sotto la prospettiva dei Valletta?>>
Allora era questa la sua domanda?
<<Allora lo sapevate?>> era per quello che le aveva rivelato tutta la storia di Antonio Valletta, perché sapeva che lo conosceva e che era colui che comandava nel quartiere dove viveva.
<<Sai come si sopravvive dint a l'IPM e Filippo senz 'e te fuss muort...qualcosa lo sospettavo.>>  rise, nel sentire le ipotesi del comandante.
Era senza dubbio un uomo sveglio.
<<'O sapite meglio e me comme funzion.>> rispose, riferendosi alla domanda precedente.
I Valletta erano pericolosi, come ogni clan, si facevano giustizia da soli e si erano creati il loro business nel quartiere, ma se sapevi stare al tuo posto, nessuno avrebbe mosso un dito contro nessuno.
Ma Nazario...lui si che era un vero stronzo.

<<E' colpa mia, se Carmine è in quelle condizioni.>> esternò il comandante, fissando la sua tazzina vuota, sotto lo sguardo contrariato di Maria, che non era d'accordo con la sua ultima affermazione.
<<Nun è colpa vostra, comandà.>>
<<E tu pecche' sei cosi sicur?>> la guardò, attendendo di ascoltare la sua risposta.
Nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea.
Lui era il colpevole.
Come, non lo sapeva, ma lo era.
<<Voi avete fatto la cosa giusta, e si Carmine nun l'ha fatte è pecche' tene o' core pur, e quanne ve guarde rint a' l'uocchije, rivede in voi l'uomo che vorrebbe essere e o' pat ca nun ha mai tenut.>> vide lo sguardo di Maria mentre pronunciava quelle parole e ci credeva davvero. Lei aveva davvero fiducia in lui e nel suo lavoro, e quello che diceva, per lei era la pura verità, ed era anche la verità di Carmine.
<<Ro' sistem te fott ma con Carmine non ci sono mai riusciti, lui non l'ha mai permesso. Non vi avrebbe mai ucciso, site comme nu pat pe iss.>> Maria aveva questa magia dentro di se, far stare meglio chiunque con solo qualche parola di conforto. Difatti il comandante, non poté fare a meno di sorriderle ed emozionarsi, ripensando alle belle parole che gli aveva dedicato.
<<Non dovrei essere io a rassicurarti, piccrè?>> guardò la piccola Cirillo, con un mezzo sorriso sul volto.
<<E pe qual motiv?Pure voi dovreste cacciare fuori tutt stu dolor ca v purtat a' dint. Non siete invicibile, o' sapite?>> questa volta fu lei a sorridergli, infondendogli un po' di coraggio.
Non era un male mostrarsi deboli per una volta o due.
<<Sei na brava guagliona, Marì, e so cuntent.>>
<<E pecché?>> incrociò le braccia al petto, guardandolo un po' accigliata.
<<Pecchè tieni o' cor' buon e sto cchiù tranquill sapendo ca chelli duje cap'e cazz tenn a n'amica comme te.>> lui aveva notato tutte le volte che Filippo si era messo nei guai e Maria si metteva sempre in mezzo per evitare che lo picchiassero o gliela facessero pagare in qualche modo.
Lei era una croce rossina per i due ragazzi.
La giovane sorrise, notando il turbamento del comandante. Pensava ancora di essere il responsabile di quel che era successo al suo amico.
<<Non tutti sonn comme vuij o come Carmine, nun 'e putite salva' tutt quant', comandà.>>
<<A me ne basta uno, Marì.>> esternò lui.

Ne basta solo uno.
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Maria rientrò nell'IPM con il comandante, attirando l'attenzione dei suoi compagni, ma soprattutto quella di Filippo, che non appena notò la sua presenza, le corse incontro, stringendola in un abbraccio.
<<Oi...come stai?>> le prese il volto tra le mani, assicurandosi che non avesse pianto di nuovo. A lui non piaceva quando lo faceva.
<<Sto bene.>> guardò il comandante, che le sorrise. Era stata essenziale la sua presenza.
<<Carmine?>> chiese l'amico. Maria scosse la testa in segno di negazione, portando una mano sul volto di lui, lasciandogli una carezza.
<<Sempre uguale.>> Il comandante si allontanò, dirigendosi verso l'ufficio della direttrice per aggiornarla del loro rientro e dei fatti avvenuti in ospedale, mentre i due amici si erano subito diretti verso la loro solita panchina, fuori il campo da calcio.
Ormai era il loro posto fisso.
<<Ti è piaciuta la sorpresa?>> lei in risposta, gli diede un colpo sulla spalla.
<<Si nu scem! Perché non me l'hai detto?>>
<<Non sarebbe stata una sorpresa.>> rise lui, toccandosi il punto dove la sua amica l'aveva appena colpito.
<<E' bellissima, Chiattì.>> disse con occhi sognanti, ripensando al momento in cui l'aveva tenuta fra le sue braccia.
<<O' miracol di Carmine.>> sussurrò, dando vita ad un sorriso malinconico sul suo viso.
<<E lo sarà.>> le mise una mano attorno la spalla e in risposta lei, poggiò la testa sulla spalla di Filippo.
<<E' strano.>> esternò la giovane, guardandosi attorno.
<<Che cosa?>>
<<L'IPM, senza Carmine, Ciro...è tutt' divers.>> ripensava a tutti gli sguardi che le aveva lanciato Carmine, tutte le volte che avevano conversato su quella panchina, le partite a pallone, le provocazioni e le minacce di Ciro, le sue battute ironiche, era tutto così diverso e...silenzioso.
<<Che c'è? Ti manca Ciro adesso?>> chiese preoccupato l'amico.
<<No Filì...però mi dispiace ca nun ha tenut 'a stessa fortuna nostr.>> l'osservò , sperando comprendesse quel che voleva dire.
<<Sai quali sono state le sue ultime parole?>> le disse Filippo, facendole alzare il capo dalla sua spalla al pronunciare quella frase, così lo invitò a continuare.
<<"Comandà...dite a mio padre che non ho avuto paura.">> nel sentire la frase che aveva appena pronunciato, un'infinità di brividi le camminarono lungo tutto il corpo.
<<Annanz' a morte, 'a preoccupazion a' suoij ere dicere a suo padre ca nun è state nu codard?>> sussurrò più a se stessa che a lui.
<<Forse avevi ragione tu.>> disse, attirando l'attenzione di Maria, che riprese a guardarlo confusa.
<<Non ha mai avuto un'altra scelta.>> confessò Filippo, osservando le espressioni della giovane, e lei si limitò ad annuire.
<<Nun l'hann saput amà, Chiattì...>> questa volta, guardò un punto indefinito davanti a se, pensando a quanto presto si fosse spezzata la vita di Ciro.

E nel suo cuore, provava un grande dispiacere per il giovane boss.

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I ragazzi, così come le ragazze, si trovavano in sala musica, che era diventata anche un luogo di svago per i giovani. Naditza e Silvia si trovavano negli uffici aiutando a sistemare delle scartoffie come attività del giorno, mentre Maria, come suo solito, conversava con Filippo, intento a giocare a biliardino.
La loro quiete però, non parve durare molto.

<<Il piccolo sole è tornato a casa.>> il fatto che Viola non fosse ancora arrivata a darle il tormento, la sorprese alquanto.
<<Viola, nun scassa' o' cazz.>> Maria alzò gli occhi al cielo ma non si voltò neanche.
Non voleva darle alcuna importanza.
<<Che c'è? Il tuo principe non si è svegliato con il bacio del vero amore?>> la giovane si irrigidì sul posto, dinnanzi al tipo di provocazione. Stava per voltarsi ma Filippo la fermò giusto in tempo.
<<Sole, non ne vale la pena, vuole solo provocarti.>> e Maria cercò di ascoltarlo, perché sapeva che avesse ragione, ma ogni volta che la rossa apriva la bocca, a Sole pareva accendersi un fuoco dentro.
<<Ascolta Filippo, che se lo chiamano Chiattilo ci sarà un motivo, no?>> rise, prendendo in giro la loro unione.
Ma chi si crede di essere quella pazza?
<<Ma che cazz vuò, Viola?>> quella volta, si voltò definitivamente verso di lei, non potendo più contenersi.
<<Peccato che Ciro non sia riuscito nel suo intento.>> la provocò, con un sorriso inquietante. Dio, che folle.
<<E quale sarebbe stato?>> si poggiò le mani sui fianchi, aspettando di sentire quel che aveva da dirle.
<<Quello di ammazzarti.>> le sussurrò, sfiorando le labbra di Maria, gesto che causò solo una risata divertita nella giovane.
Non bastava il suo agire da psicopatica per provocarla.
<<Tu nun staij buon co 'a cap, m'he capit!?>> venne in sua difesa Edoardo, che aveva assistito a tutta la scena, insieme ai suoi compagni.
<<Lasciala Edoà, ca par ca stamattin tene vogl e' parlà.>> rispose lei, poggiando una mano sul petto di quest'ultimo.
<<Ma alla fine Ciro si è rivelato un perdente...farsi ammazzare da un Piecuro.>> la rossa guardò Maria negli occhi, ma la provocazione era diretta ad Edoardo che era intervenuto nella conversazione.
<<Oh figl 'e bucchì! Sciacquati la bocca primm 'e parlà 'e fratm, he capit?>> Milos lo bloccò, per evitare che commettesse qualche follia.
<<O vuo' sape' ca penz? Ca Ciro er nu strunz ma l'amore l'aveva conosciuto, mi dispiace solo che er ''nnamurat 'e na cessa comme te.>>
<<E invece tu? Che c'è? Non sai decidere tra Carmine e Filippo?>> scosse la testa divertita dinnanzi la follia della ragazza.
Ma che le diceva il cervello?
<<Andiamo via Sole, lascia stare.>> le afferrò il polso Filippo, cercando di trascinarla via di lì.
<<Tu nun staij buon co a' cap, Viola.>> commentò, prima di voltarsi e cercare di tornare ad ignorarla, ma Viola non aveva intenzione di darle tregua, aveva altri piani per lei.
<<Io opterei per il bravo ragazzo...alla fine il Piecuro ha fatto la fine che meritava, no? Pura carne da macello.>> le sussurrò all'altezza dell'orecchio, mentre Sole le dava ancora le spalle.
Maria non si spiegò né il come, né il quando e né il perché ma, in quel momento qualcosa dentro di lei cambiò, le si accese una fiamma nel petto e...non sembrava essere più in lei.
Filippo notò lo strano ghigno che spuntò sul volto della sua amica e comprese che qualcosa di oscuro le stava passando per la testa.
<<Maria...non fare stronzate.>> quest'ultima gli fece cenno di non preoccuparsi e sotto lo sguardo dei suoi compagni, si voltò verso Viola, avvicinandosi ancora di più, rimanendo ad un palmo di distanza.
<<Quasi dimenticavo...>> le sorrise, per poi tirarle una testata in pieno viso, e fu subito sangue.
<<Chist è per Carmine.>> l'avverti lei, mentre Viola si portò entrambe le mani all'altezza del naso per alleviare un po' il dolore, ma con scarsi risultati, il naso aveva iniziato già a sanguinare. Poi le diede un calcio allo stomaco, facendole perdere l'equilibrio e farla ritrovare con il sedere a terra.
<<E chest è pecché nun haje tenute manc nu poche 'e compassione annanze a la morte 'e nu cumpagn.>> si sporse nuovamente verso di lei, con l'intenzione di colpirla e gridarle ancora, ma venne bloccata da Filippo che la pregava di smettere.
<<A prossima vot ca te sient parlà 'e Carmine, song ij ca te facc carne e maciell, Viola! M'he capit!?>> le urlò con tutta la forza che aveva in corpo.
Edoardo era rimasto senza parole, nel senso buono. Non si aspettava una reazione così da parte di Maria, tanto meno che, a modo suo, potesse arrivare a difendere a Ciro.
Non l'avrebbe dimenticato.
<<Ma che sta succedendo!?>> urlò Beppe, dinnanzi la scena che si trovò davanti.
<<Portatela via!>> riferendosi a Viola, che ancora si teneva il viso tra le mani.
<<T'ha salvat O'Chiattill, Viola! Adda' ricere grazie a iss!>> le gridò, vedendola andare via con Liz, probabilmente verso l'infermeria.
<<Maria, basta! Basta! Ma che ti è preso?>> questa volta era il suo educatore ad aver urlato, risentito e sorpreso dall'atteggiamento della giovane.
<<Niente Beppe, nient.>> disse, tenendosi la testa con la mano destra, tentano di ignorare i rimproveri di quest'ultimo.
La testata faceva male anche a lei.
<<Rompi il naso ad una tua compagna e lo chiami niente?>> mentre Beppe la rimproverava, Lino le aveva portato una busta del ghiaccio da mettersi sulla testa, e Sole lo ringraziò con un piccolo sorriso.
Si era anche sforzata.
<<Nun è na compagna mij.>> detto ciò, gli diede le spalle, andandosi a sedere sul tavolino accostato al muro, dove vi si poggiò a peso morto, mettendo il ghiaccio sopra la parte lesa della fronte.
<<Mi esasperate. Voi mi esasperate!>> l'educatore se ne andò, lasciandoli soli, comprendendo però dentro di sé, quanto fosse difficile per loro quella situazione.
<<Oí Sole, stai bene? Ti sei fatta male?>> le accarezzò il volto come suo solito, assicurandosi non avesse nient'altro, se non un bernoccolo.
<<Sto bene Chiattì, mi fa male solo un po' la testa.>> posizionò meglio il
ghiaccio, dandosi un po' di sollievo.
<<Ci credo, con sta testa dura, hai appena rotto il naso a Viola.>> disse per sdrammatizzare il tutto, causando la risata di entrambi.
Doveva ricordarsi di non provocare più di tanto la sua amica, se non voleva ritrovarsi anche lui con il naso rotto.
In lontananza, videro arrivare il comandante e li si che la giovane entrò completamente nel pallone.
<<Merda.>> imprecò lei.
<<Che c'è?>> chiese Filippo, non distogliendo lo sguardo da Massimo, che li aveva quasi raggiunti.
Non sembrava molto contento.
<<Iss è pegg 'e Viola, Chiattì.>> sussurrò la Sole al suo amico, e quest'ultimo scosse la testa divertito, pensando all'umorismo della sua amica in un momento come quello.

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Il comandante li aveva trascinati fuori il cortile, l'intenzione iniziale era per dare loro una notizia che sicuramente li avrebbe resi felici, non si aspettava di certo venire a scoprire che Maria aveva fratturato il naso di Viola.

<<Si può sape' ca cazz' avit cumbinat?>> li rimproverò duramente, aspettando che uno dei due parlasse.
<<Filippo nun ha fatt nient, comandà.>> si affrettò a rispondere lei.
<<Pecché Viola tene 'o nas rott?>> chiese il comandante, curioso nell'ascoltare la risposta di lei.
Conosceva Viola e sapeva anche quanto riusciva ad essere crudele la maggior parte delle volte, ma ciò non giustificava l'uso della violenza, ma soprattutto, non se lo aspettava da una ragazza come Sole.
<<E' stata quella pazza a stuzzicarla, si è giocata la carta di Carmine per provocarla e poi... può trarre le conclusioni.>> tentò di spiegargli Filippo, con tutte le buone intenzioni verso la sua amica.
<<E pe chieste l'è vattut?>> la giovane annuì, non riuscendo a guardarlo negli occhi.
Si vergognava. Si vergognava perché l'IPM la stava cambiando e stava diventando tutto ciò che aveva sempre odiato.
<<So che non lo dovevo fa', o' sacc, ma quann ha ritt' chelli ccose...>> scosse la testa, togliendosi quei pensieri dalla mente.
<<Adda' fernì a' fa tutt sti tarantelle, Marì.>> il tono del comandante si addolcì un po', comprendendo la difficoltà di Maria nel trovarsi lì e nel vivere tutto quel dolore.
<<Non si ripeterà più, comandà, o' giur.>> e Filippo sorrise dinnanzi il modo di scusarsi dell'amica. Sincera si, ma non poi così pentita.
<<Lo spero per te, perché non vorrei ca pe na strunzat comme chest, v'aggia ritira' o' permess per il matrimonio.>>
Ora si che erano confusi.
<<Che matrimonio?>> chiese Filippo, mentre Maria aveva il cuore a tremila, sperando che i suoi sospetti fossero reali. E il sorriso che le aveva rivolto il comandante, glielo aveva appena confermato. Lei aveva capito.
<<Il matrimonio di Carmine e Nina, Filì...>> sussurrò, afferrando il braccio del suo amico.
<<Ma Carmine...>> iniziò quest'ultimo, interrotto da Maria, che non aveva distolto lo sguardo da quello del comandante.
<<Si è svegliato?>> e sorridendo, si ritrovò ad annuire.
<<Qualche ora fa.>> non dandogli neanche il tempo di terminare la frase, i due giovani saltarono addosso al comandante circondandolo in un abbraccio, causando la sua risata, L'uomo non poté non ricambiare quella stretta, stringendoli forte a se di rimando.
Come avrebbe dovuto fare con quei tre?
Poco dopo si staccarono e i due amici si guardarono con gli occhi lucidi, incapaci di credere a quella notizia incredibilmente meravigliosa.
<<Chiattì, ma staij capenn? S'ha scetat!>> saltò addosso a Filippo, che non tardò ad afferrarla, ridendo insieme a lei.
Aveva perso il conto nel pensare a quante volte avesse aspettato un momento come quello, in cui le veniva detto che Carmine aveva finalmente aperto gli occhi e che stava bene.
<<Te l'ho detto che ne usciamo sempre, no?>>
<<Sempre Chiattì, na soluzion a' truamme semp.>> e si abbracciarono, macchiando i loro volti con le proprie lacrime, ma quella volta, erano di piena felicità.
Maria si dimenticò di tutto: di Viola, l'incidente, l'IPM, i giorni infernali che aveva passato, si dimenticò per un istante, anche del motivo per cui era finita dentro.
Si, Carmine aveva questo potere, di essere nell'oscurità, una luce pura e splendente.

Carmine era sveglio, finalmente.

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