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Capitolo 13.

Non faceva altro che pensare alla sorpresa di cui tanto parlava Filippo, e più ci pensava, meno riusciva a capire di cosa si trattasse. Le visite non le erano ancora state concesse, quindi non poteva essere di certo un membro della sua famiglia, e quanto a Carmine...non ancora neanche aveva aperto gli occhi e anche se l'avesse fatto, non sarebbe potuto di certo trovarsi lì. Come avrebbe potuto?

Ma quindi...
Di cosa si trattava?

Era arrivata di fronte l'ufficio della direttrice ed era proprio sul punto di bussare, ma il panico si impossessò del suo corpo. Il suo amico non le avrebbe mai fatto uno scherzo, vero? Non l'avrebbe mai mandata in un posto, con persone che non gradiva, o si? Si stava fasciando la testa e non aveva idea di come smettere.
Filì, perché non sei venuto con me?
Alla fine, prese coraggio e si decise, si avvicinò alla maniglia, aprendo leggermente la porta, per farsi sentire meglio.
<<E' permesso, direttrì?>> pronunciò quelle parole, bussando su di essa.
<<Si Maria, vieni. Ti stavamo aspettando.>> Ti stavamo? Lei e chi altri?
Entrò, accompagnando la porta, per poterla chiudere, evitando di sbatterla. Si voltò, notando la presenza di Massimo, Paola e una ragazza che cullava una bimba fra le sue braccia. Ora si che era confusa.
<<Io...non credo di capire...>> esternò sinceramente. Cosa stava succedendo?
<<Maria...ti abbiamo osservata questi giorni e sappiamo che sei stata poco bene.>> iniziò a parlarle la direttrice, che era a conoscenza delle sue mancate attività e i suoi digiuni persistenti.
<<Sappiamo quanto stai soffrendo, cosi abbiamo pensato che è arrivato il momento che tu conosca qualcuno.>> il comandante le poggiò una mano sulla spalla, invitandola ad avvicinarsi di più alle due sconosciute, mentre la direttrice si limitava a sorridere da dietro la scrivania.
Aveva una vaga idea su chi potessero essere.
<<Piacere, io so' Nina.>> Nina.
La futura moglie di Carmine.
Nina dedicò alla giovane uno dei sorrisi più belli e sinceri che avesse mai visto fare a qualcuno, ma i suoi occhi raccontavano tutta un'altra storia.
<<Io mi chiamo Maria Sole.>> le afferrò saldamente la mano, nonostante stringesse la piccola tra le due braccia.
<<E quale ti piace di più?>> le chiese, provocando lo sguardo confuso di Sole. Poi comprese che si riferiva al suo nome, e sorrise.
<<Puoi chiamarmi come preferisci.>> dopo aver lasciato la sua mano, si incrociò le braccia sul petto, sorridendo amorevolmente verso le due figure.
<<So belli tutti e due, Marì.>> ora capiva perché Carmine ne fosse innamorato.
Questo pensiero le causò una morsa allo stomaco, ma non perché non fosse felice per loro, ma...non riusciva a comprenderlo neanche lei. Non riusciva a capire perché si sentisse cosi, guardando negli occhi la donna di cui era innamorato il suo migliore amico.

Il lamento della bimba, risvegliò Maria dai suoi pensieri e sorrise, comprendendo subito dopo chi fosse.
Futura.
<<Voi due dovreste essere la mia sorpresa.>> disse avvicinandosi alla piccola, accarezzandole delicatamente la manina.
E lo erano per davvero.
Maria guardò la piccola estasiata, pensando che probabilmente da quando era rinchiusa nell'IPM, non aveva mai visto niente di più bello.
<<Si, mi hanno detto che a te e Filippo avrebbe fatto bene conoscerla.>> esternò lei, non distogliendo lo sguardo da sua figlia.
<<E avevano ragione.>> rispose, guardando Paola e Massimo con un sorriso di gratitudine, gesto che ricambiarono subito dopo.
<<La vuoi tenere?>> le chiese di punto in bianco Nina. Prenderla con sé? Non ricordava neanche quando era stata l'ultima volta che aveva tenuto un neonato tra le braccia.
<<Io...posso?>> balbettò, insicura de prenderla o meno.
<<Ma certo che puoi, tieni...>> La giovane madre le sorrise in maniera sincera, ma Maria notò la tristezza che viveva nei suoi occhi. Lei stava soffrendo come non le era mai capitato in vita sua, non osava immaginare quel che dovesse provare Nina, avendo partorito lo stesso giorno in cui avevano sparato a Carmine.
L'unica speranza che le rimaneva, era quando guardava Futura.

Sole afferrò la neonata e se la portò all'altezza del petto, cullandola dolcemente, sotto lo sguardo attento del comandante e la direttrice, che non avevano mai smesso di guardare la scena.
Sole si soffermò sul viso della piccola, captando ogni singolo dettaglio che la caratterizzava, e doveva ammettere che di Carmine probabilmente aveva solamente qualche espressione, altrimenti era l'esatta copia della ragazza.
<<E' perfetta...>> guardò Nina, che ampliò il suo sorriso nell'ascoltare il suo complimento.
<<Vero?>> le domandò, per confermare quel che anche lei pensava. Ma detto dalla sua mamma, non aveva molto senso, pensò.
<<Ti somiglia...>> le confessò, ridendo verso la giovane madre.
<<Si, so' fortunata.>> rise, pensando alla testa calda del suo ragazzo, che le mancava terribilmente.
<<O'ssaij na cos', Futù? Si proprij bell.>> portò il suo indice sul naso di lei, osservando ogni sua minima espressione.
<<Si nu miracol Futù, e un giorno la mamma ti racconterà il perchè.>> le sussurrò, avvicinando le sue labbra sulla sua fronte.
<<Nun t preoccupà piccré, che papà torna presto.>> alzò il volto dal viso della bambina, per posare il suo sguardo su quello di Nina, cui guance erano rigate da diverse lacrime che parvero però, non averle spento il sorriso.
<<E'...è quello che le dico sempre, che presto papà si sveglia e che lei sarà la prima cosa che vedrà.>> tirò su con il naso e si asciugò il viso rapidamente, continuando a guardare sua figlia nelle braccia della ragazza.
<<Ripetiglielo sempre, a lei...e a Carmine.>> le disse Maria, guardandola negli occhi. Nina si ritrovò a pensare alla giovane donna e al fatto che fosse sicuramente una bella persona, lo sentiva nel suo cuore, cosi come sentiva che con lei e Filippo, Carmine sarebbe stato sempre al sicuro.
<<Pecché ij t'o giur Futù, patet nun t'abbandon.>> le sussurrò, per poi lasciarle un piccolo bacio sulla fronte, cullandola ancora un po', ammirando il capolavoro che aveva tra le sue braccia.

Sei il miracolo di cui avevamo bisogno, Futura.

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Nina e Futura erano andate via e nell'ufficio rimasero Paola, Massimo e Maria, ancora un po' scossa dal suo recente incontro con la giovane madre.
<<Grazie per...grazie.>> abbassò il capo, non volendosi mostrare debole. Era riuscita a trattenere le lacrime e a non piangere, non voleva far crollare tutti gli sforzi fatti fino a quel momento.
<<Se non te l'avessimo fatta conoscere, Carmine non ce l'avrebbe mai perdonato.>> disse il comandante, sorridendo alla piccola Cirillo.
Anche lui, come Filippo e Maria, stava soffrendo per quel che era successo a Carmine e si sentiva responsabile per tutto. Lui e Valletta erano sempre stati amici quando erano ragazzi ma volersi bene alle volte poteva non essere sufficiente. I due presero strade diverse, Valletta visse una vita di criminalità mentre Massimo scelse il cammino della
giustizia, e si sapeva, le due cose non si sarebbero mai potute conciliare. Difatti, fu proprio Massimo la causa dell'arresto di Valletta, testimoniando contro di lui, accusandolo di omicidio.
Ed ora, voleva vendetta, e voleva averla approfittando della vulnerabilità del giovane Di Salvo.
Carmine però, si era rifiutato di ucciderlo, mettendo in pericolo la sua vita, e Massimo gliela doveva. Doveva a Carmine la sua vita.
<<Carmine ha semp vist a' Futura come nu miracol, e teneva ragione, comandà.>> sorrise, ripensando alla piccola fra le sue braccia.
<<Ma le sorprese non sono finite qua.>> commentò la direttrice, che si alzò dalla sedia, per posizionarsi di fronte a Maria e accanto al comandante. Li osservò confusa, non comprendendo a pieno quel che stava accadendo attorno a lei.
<<Ti sono state finalmente concesse le visite, ciò significa che potrai rivedere presto la tua famiglia.>> Maria era scioccata, ma si sentiva felice. Dopo tutto quel tempo, la sua famiglia poteva venire a visitarla e avrebbe rivisto sua madre e Maddalena, le avrebbe abbracciate nuovamente. Era una sensazione strana e al col tempo meravigliosa.
Non si sentiva così da quando aveva avuto la notizia di Carmine.
<<O'ver direttrì? Non mi prendete in giro, vero?>> e quest'ultima in risposta, negò con il capo ridendo, divertita dall'espressione sorpresa della giovane.
<<E...date le circostante, ti è stato concesso un permesso di qualche ora e...pensavamo che volessi andare a visitare Carmine in clinica.>> concluse il comandante, osservando la ragazza, in attesa di una sua risposta o una qualunque reazione.
Sole non sapeva cosa dire, tanto meno cosa rispondergli, la paura che sentiva scorrerle nel corpo era indescrivibile, pensare al modo in cui l'avrebbe trovato, nelle condizioni in cui avrebbe dovuto vederlo. Sarebbe stata in grado? Avrebbe retto tale dolore?
<<Ti accompagnerò io, in caso te la sentissi di andare.>> aggiunse, avvicinandosi a lei, accarezzandole il volto, riportandola con la mente alla realtà.
<<Allor piccre? O' vuò vede'?>> le chiese lui amorevolmente.
Vedeva dell'espressione della giovane quanto fosse turbata e sapeva che sarebbe stato difficile per lei all'inizio, ma se non l'avesse fatto in quel momento, c'era il rischio che non potesse farlo più.
<<E allor che stiamo aspettando, comandà?>> la sua espressione era neutra, ma dentro di lei stava per avere una crisi, non osava immaginare quando l'avrebbe avuto davanti a se.

Aspettaci Cà, stiamo arrivando.
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Massimo e Maria erano arrivati alla clinica di Napoli, dove era ricoverato il giovane Di Salvo.
Entrare in quella clinica le aveva messo un'angoscia indescrivibile, solo a pensare che Carmine si trovasse lì dentro, con la sua vita appesa ad un filo, la turbava, nonostante sapesse che quello fosse il posto più adatto a lui in quel momento. Non riusciva a smettere di pensare a quanto fosse surreale tutto questo.
Dopo aver chiesto informazioni, un medico del reparto aveva condotto i due proprio davanti la stanza dove pareva esserci Carmine, incapace di intendere e di volere.
Maria si ritrovò davanti la porta tremante e con il respiro irregolare, pronta per entrarvi dentro, ma qualcosa la frenò.
Sì poggiò con la testa sul muro e il cuore sembrava volerle uscire dal petto. Stava forse per avere un attacco di panico in quel preciso istante?
<<Nun sacce si ce riesc, comandà.>> esternò ad occhi chiusi la ragazza, e Massimo, al notarla così spaventata, le afferrò le spalle, infondendole coraggio.
<<Marì, nun sapimme se tenimme n'atra occasione 'e sta cca cu iss.>>
<<Carmine tene bisogno e nuje.>> si lasciò convincere dalla parole del comandante, che sapeva che se si fosse rifiutata di vederlo adesso, se ne sarebbe pentita per il resto dei suoi giorni. Così, si ritrovò ad annuire, facendo un bel respiro e piazzandosi nuovamente davanti la porta.
<<Io t'aspetto qua.>> detto ciò, gli rivolse un'ultima occhiata, prima di entrare dentro quella dannata stanza d'ospedale, in cui sostava il suo amico, da troppo tempo ormai.
E ciò che pugnalò Maria in pieno petto, fu quando lo vide steso lì, inerme, intubato per consentirgli di respirare e mantenerlo in vita. Di fronte a quello scenario, le si formò un nodo in gola e inevitabilmente, tutte quelle lacrime che aveva cercato di trattenere, vennero fuori.
<<Ma che t'hann fatt, Cà?...>> si avvicinò a lui lentamente, terrorizzata dal fargli male, anche solo sfiorandolo. Non riusciva a credere che una delle persone a cui teneva di più al mondo, si trovasse in quelle condizioni.
Proprio la persona che meno lo meritava.
<<Si bell pur accussì, o'ssaij?>> sussurrò lei in un sorriso, prendendo posto sulla sedia accanto al suo lettino.
<<Me sient, Cà?>> gli strinse la mano, sperando in una risposta, che sapeva non sarebbe mai arrivata.
<<Cert ca me sient.>> rise amaramente, dando per scontato che fosse cosi e che quella, era stata davvero una domanda sciocca.
<<'A vuo' sape' na cos? Stammatin' ho conosciuto a Futura...è nu spettacol.>> posizionò la mano sulla sua testa, accarezzandogli i capelli.
Sembrava avere il volto così sereno.
<<E Nina è na brava femmina, seje state brav'.>> rise per la sua stessa battuta, sapendo che se avesse potuto, anche lui avrebbe riso.
<<Ma che staje facenne, mh? Ti devi sposare, e io ti devo accompagnare all'altare. Te ne sei scordato?...T'adda' scetà, Cà...t'addà scetà...>> lo supplicò, spostando la mano sulla sua guancia, facendo attenzione al tubo d'ossigeno che gli occupava gran parte del viso.
<<Tenimme ancor troppe cose a' fa, e ij agg fatt na promessa a Futura, nun 'a può lassà.>> strinse gli occhi per evitare che altre lacrime le rigassero il volto, ma ebbe l'effetto contrario, bagnando ancor di più entrambe le sue guance.
<<L'ultima volta che ci siamo parlati è stato prima che ti...m'haje ritte ca m vuliv bene e ij... ij nun agg' fatt a tiemp a to dicere.>> singhiozzò, poggiando la sua testa, sul suo fianco.
<<Ij t'o giur ca 'a prossima vot ca c verimm, tieni a Futura tra le braccia e avrai la vita che hai sempre sognato, sarai il papà più bravo del mondo.>> lo guardò bene, memorizzando ogni dettaglio del suo viso, proprio come fece quella mattina con la piccola Futura.
<<T vogl bene, Cà, nun t'o scurdà.>> lasciò un bacio sulla fronte dell'amico, per poi poggiare la fronte sulla sua, scoppiando in un pianto disperato. Il comandante sentì da fuori i singhiozzi di Maria, che diventavano sempre più intensi, accompagnati da piccole urla disperate. Entrò in tutta fretta e si diresse verso di lei, allontanandola dal corpo di Carmine e tenendola fra le sue braccia.
<<Comandà...>> si poggiò sul suo petto, in cerca di un po' di conforto, in cerca di un po' di pace.
<<Chiagn piccrè, tira fuori tutt stu dolor ca te puort 'a dint.>> le lasciò un bacio all'altezza del terzo occhio e la strinse a lui più che poteva.
<<Nun sacce chell c'aggia fa, comandà...>> avvolse le sue esili braccia, attorno la vita del comandante, che continuava a sostenerla per paura potesse cadere.
<<Mo abbracciame, a chell ca e a' fa' ce penzamme aroppe.>> e con ciò, si sedette a terra, sul freddo pavimento di quell'ospedale, portando giù con se il gracile corpo di Maria, e l'abbracciò come il padre che non aveva mai avuto.

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