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Capitolo 12.

Maria quella mattina, sotto lo sguardo sorpreso delle sue amiche, fece il suo ingresso nella sala di musica, dopo diversi giorni di digiuno e parecchi esoneri dalle attività. Quelle poche volte che usciva dalla sua cella era solo per vedere Filippo e assicurarsi che stesse bene, ma comprese che non poteva più estraniarsi dalla realtà, non poteva procurarsi altro dolore torturandosi con i ricordi.
E poi, non poteva abbandonare Filippo, non quando lì dentro erano tutti furiosi per la morte di Ciro.
La giovane vide il suo amico in lontananza, intento a suonare il piano con accanto Beppe, che ogni volta che il ragazzo sfiorava quel pianoforte, ne rimaneva estasiato.
Ferrari la vide avvicinarsi a loro e rimase sorpreso. Era strano ultimamente vederla interagire con qualcuno o che prendesse parte a qualche attività. Sapeva che doveva metabolizzare quel che era successo al loro amico e le aveva dato tutto il tempo e la comprensione del mondo, ma non vedeva l'ora di riaverla con la mente un po' più lucida, perché lui da solo con se stesso non ce l'avrebbe fatta.
<<Maria, che sorpresa! E' un po' che non ti vedevo.>> le disse Beppe, sorridendole con premura. L'educatore conosceva la loro unione con Carmine e comprendeva il modo in cui aveva scelto di metabolizzare il suo dolore.
<<Sole...che ci fai qua?>> questa volta fu Filippo a parlare, confuso e contento della presenza di lei.
<<Io dovevo...non pensare per un po'.>> forzò un sorriso ai due, guardandosi i lacci della scarpe. Si guardò intorno pensando a quanto fosse vuota quella stanza senza la sua presenza, era cosi strano tornare lì senza di lui, i suoi sguardi, le sue battute e le sue provocazioni.
Era tutto cosi dannatamente difficile senza Carmine.
<<Ti va di...non so, cantare qualcosa?>> domandò speranzoso Beppe. Da quando le aveva rivelato la sua passione per il canto, non aveva mai mollato con lei e non aveva intenzione di farlo in quel momento. Magari sarà proprio la musica ad essere la sua ancora di salvezza.
Senza dargli una risposta concreta, Maria si diresse verso Filippo, prendendo posto accanto a lui, e quest'ultimo le dedicò un sorriso sincero. Stava senz'altro meglio nell'averla vicina e la cosa più importante, era vedere che stava reagendo non allontanandolo, si sentiva sollevato nel poter condividere quel grande dolore insieme a lei, perché solo lei poteva capirlo.
<<Facciamo come sempre, d'accordo? Io suono e tu...seguimi, va bene?>> e la giovane annuì.
Iniziò con un suo piccolo arrangiamento fino a dare vita ad una melodia lenta e drammatica, proprio come il loro umore in quel momento, disperati e alla ricerca di un po' di conforto, conforto che sembravano star cercando nella musica.

I tell myself you don't mean a thing
(Dico a me stessa che non significhi niente)

And what we got, got no hold on me
(Che quello che abbiamo non ha potere su di me)

But when you're not there I just crumble
(Ma quando non sei lì, io crollo)

I tell myself I don't care that much
(Dico a me stessa che non mi importa così tanto)

But I feel like I die 'til I feel your touch
(Ma sento di morire, finché non sento il tuo tocco)

Quando la ragazza iniziò a cantare, i suoi compagni, quelli che riuscivano a comprenderla, capirono che forse, quelle parole, erano dedicate al suo amico che si trovava ancora in condizioni critiche, mentre, per coloro che non riuscivano a comprendere, si bearono semplicemente della sua voce e della melodia che l'accompagnava.

Only love can hurt like this
(Solo l'amore, solo l'amore può far male in questo modo)

Only love can hurt like this
(Solo l'amore può far male in questo modo)

Say I wouldn't care if you walked away
(Dico che non mi importerebbe se tu andassi via)

But every time you're there I'm begging you to stay
(Ma ogni giorno, ti prego di restare)

When you come close I just tremble
(Quando ti avvicini io tremo)

And every time, every time you go
(Ed ogni volta, ogni volta che te ne vai)

It's like a knife that cuts right through my soul
(È come un coltello, che trafigge la mia anima)

Strinse gli occhi per impedire che delle lacrime le macchiassero il volto, sentendo la necessità di piangere nuovamente, ma questa volta si rifiutò di farlo, doveva smetterla.

Only love...
(Solo l'amore)

Only love can hurt like this
(Solo l'amore può far male in questo modo)

Only love can hurt like this
(Solo l'amore può far male in questo modo)

Le ultime frasi le uscirono quasi come un sussurro, esprimendo tutto il suo dolore e tutta la sua sofferenza, proprio per quel motivo, una lacrima vagò solitaria sul suo viso ma non pianse, non di nuovo.
In quella canzone si lasciò completamente andare, riversando dentro di essa tutte le emozioni che le stavano opprimendo il petto. Riassumeva alla perfezione quel che Carmine aveva fatto della sua vita in quel periodo.
<<Bravissima.>> le sorrise Beppe mentre applaudiva insieme ai ragazzi presenti nell'aula. Era estremamente commosso, sapendo cosa vi era dietro quelle parole e quel che significassero per loro. Difatti si allontanò dai due per riprendersi un'attimo, lasciandoli un momento da soli.
<<Oì...come stai?>> domandò l'amico, nel vederla in quello stato, dopo aver cantato una canzone del genere. Sapeva a chi aveva indirizzato quelle parole.
<<Ho finito anche le lacrime di riserva.>> sdrammatizzò lei, ricordando l'ultima volta che aveva pianto, non credeva che potesse sfinirla cosi tanto.
<<E tu Chiattì?>> forzò un sorriso, ripensando a quanto tempo fosse passato dall'ultima volta che l'aveva chiamato in quel modo, senza versare lacrime.
<<Io cosa?>> sapeva perfettamente a cosa si riferiva, ma trovare una risposta era troppo difficile.
<<Come stai, Filì?>> ritentò lei, sporgendosi un po' più verso la sua figura.
<<Come se tutto si fosse fermato all'improvviso. Mi sveglio e...lui non c'è e non credo riuscirò mai ad abituarmi a tutto questo.>> anche Filippo, in quel momento, sentì la necessità di piangere, sentendo terribilmente la mancanza del suo amico.
<<A' truamme na soluzione, Filì, lo facciamo sempre.>> accarezzò il volto del suo amico per asciugargli quelle poche lacrime che scorrevano lungo le sue guance, e gli sorrise. Lui annuì, assentendo con il capo e le sorrise di rimando, contento di aver ritrovato finalmente la sua amica, di cui aveva un disperato bisogno. Naditza era rimasta accanto ad entrambi, sin dal primo istante, ma anche lei, comprendeva bene che loro condividevano lo stesso dolore e nessuno meglio di Maria, poteva aiutare Filippo ad assimilare quelle brutte emozioni che stava vivendo.
Il ragazzo riprese a suonare il piano e Maria poggiò la testa sulla sua spalla, lasciandosi cullare dalla dolce melodia che le risuonava nelle orecchie.

La mancanza del giovane Di Salvo iniziava a farsi sentire sempre di più.

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Qualche ora dopo, Filippo era stato chiamato da Paola, ma non gli era stato detto il motivo e sinceramente, sperava soltanto che avesse delle novità su Carmine.
Con il giovane Ferrari dalla direttrice, Maria decise di aspettarlo sulla loro solita panchina, vicino il barbiere, mentre giocherellava con la collana che portava al collo.
Edoardo dall'altra parte del campo, la vide sola e comprese che stava soffrendo per il giovane Di Salvo che stava lottando tra la vita e la morte. Non riusciva a capirne il motivo, ma gli dispiaceva vederla in quello stato, perché lei era una brava persona e non si meritava nulla di quello che le stava capitato. Per lui, Maria era amica del nemico, ma non riusciva a trattarla come faceva con il Chiattilo e Di Salvo, si era sempre comportata bene con lui, nonostante gli avessero reso la vita nell'IPM un vero inferno, non lui direttamente ma, guardare e restare in silenzio erano un po' la stessa cosa, no?
Poco dopo la raggiunse, prendendo posto accanto a lei, non sapendo quale sarebbe stata la sua reazione. Non disse nulla, si voltò solo per un'istante nella sua direzione, forzando un piccolo sorriso, poi tornò a guardare un punto indefinito davanti a sé, poggiando la testa contro il muro.
<<Non mi dici niente?>> iniziò lui, cercando di fare conversazione, cosa di cui lei non aveva nessuna voglia.
<<Ca t'aggia dicere, Edoà?>> continuava a guardare il vuoto, sperando di trovarci qualcosa di interessante.
<<T vec nu poc spent.>> accennò, facendo fuoriuscire una risata amara dalla bocca di Maria.
<<Il mio dolore lo conosci bene...>>
<<No Marì, nun è 'o stess.>> lo guardò stanca, ma confusa. Il suo sguardo lo invitò a continuare.
<<Ciro er'o frate mij, però ij nun er 'nnamurat 'e iss.>> detto ciò, a Maria si seccò la gola al sentir pronunciare quella frase. Ma di cosa stava parlando? Non era cosi che stavano le cose. Quel che le succedeva con Carmine era difficile da spiegare e da comprendere, ma amore? No, non poteva essere cosi. Edoardo si sbagliava.
<<Non credo che tu sia la persona più indicata con cui parlarne.>> esternò lei, facendo scuotere il capo di quest'ultimo, che sembrava divertito. Il suo sorriso scomparve poco dopo, accendendosi una sigaretta. Qualche tempo fa, l'avrebbe accesa prima a Ciro.
<<Mi dispiace pe O'Piecuro, Marì.>> confessò, inalando il fumo della sigaretta, facendo rilassare i suoi muscoli, che sembravano esser abbastanza tesi.
<<E perché dovresti? Avit tenute a' vostra vendetta, no?>> il giovane contrasse la mascella, contrariato dalla sua ultima supposizione.
<<A me nun me ne fott 'e iss, 'o veche negli occhi tuoij o'dolore ca te puorte a' dint, o'sacc buon chell ca sient.>> Sole rimase sorpresa davanti la sua confessione, perché non si aspettava di potersi trovare un Edoardo cosi sincero, era piacevolmente strano e inaspettato. Nel loro gruppo, lui era sempre stato quello gentile con lei, la difendeva quando poteva, rimproverava Totò ogni qualvolta esagerasse con le parole, sembrava essere diverso da loro, ma non troppo.
Ci furono attimi di silenzio, in cui entrambi erano poggiati con la schiena al muro, accompagnati dal rumore dei loro compagni in lontananza, intenti a finire una partita a pallone, finché Maria non decise di prendere parola.
<<Mi dispiace per Ciro.>> questa volta fu lei a sorprenderlo, riprendendo a guardarlo, davanti gli occhi sorpresi di lui.
<<E perché? Se quasi t'accir.>> era confuso e lei, d'innanzi tale espressione, non poté non sorridergli.
<<Non conosceva altro modo.>> si guardò intorno, prima di riposare gli occhi su di lui.
<<Pe che cos?>> chiese il giovane.
<<Non conosceva altro modo d'amare.>> incrociò le gambe sulla panchina, mettendosi comoda, sotto lo sguardo indagatore di Edoardo. Quest'ultimo era sorpreso dalla personalità di Maria, cosi estroversa, socievole, cosi umana...
<<Si n'anima bell, Marì.>> e non poté reprimere un sorriso, causando nella giovane un senso di vuoto, pensando a quanto fosse davvero tormentata la sua anima in quei giorni.
<<C'aggia fa, Edoà?>> buttò fuori un sospiro pesante e il ragazzo comprese a cosa si stesse riferendo: a ciò che li accomunava.
<<Adda' aspetta', piccrè. O' dolore nun passa ma s'allevia.>> e lei annuì, guardando verso il cielo.
Aspettava con ansia un vero miracolo, perché non voleva che quel dolore fosse permanente.
<<Il mio migliore amico è muort, o tuoij tene ancor na speranza, penz a chiste.>> e senza aggiungere altro, le lasciò un bacio sulla fronte e si alzò, con l'intenzione di tornare verso i suoi compagni fidati.
<<Edoà!>> lo chiamò lei, alzandosi in piedi a sua volta.
<<Cre piccrè?>> le sorrise, aspettando che parlasse.
<<Grazie.>> detto ciò, gli fece l'occhiolino, per poi darle definitivamente le spalle.
Edoardo era una sorpresa costante, nella vita di Maria.
<<Che voleva?>> spuntò Filippo dietro di lei, facendola sobbalzare dallo spavento.
<<Ma si scem, Chiattì?>> lo accusò lei, vedendo che invece lui aspettava una risposta alla sua domanda.
<<Nessuna cattiva intenzione.>> rispose brevemente, ma lo sguardo del suo amico era altamente contrariato da qualsiasi tipo di rapporto Maria stesse instaurando con Edoardo Conte. Non l'avrebbe permesso.
<<Se Carmine è in quelle condizioni...>> lo interruppe lei, sapendo dove volesse arrivare.
<<Questa volta, non è per causa loro e o 'ssaij buon chi è il responsabile.>>
<<I Valletta?>> e Maria si trovò ad annuire davanti la sua accusa.
<<Avevano preso di mira solo Carmine e a te no, non eri un loro bersaglio. Non so stati loro, Chiattì.>> concluse lei.
<<Hai ragione, solo...sta attenta, va bene?>> era preoccupato per lei. Aveva quasi perso il suo migliore amico, non poteva perdere anche Maria.
<<O'sacc Chiattí, nun so 'e fida, non dopo la morte di Ciro.>> i suoi amici avevano ucciso il giovane boss e Maria non era una sciocca, sapeva che se Carmine fosse sopravvissuto, avrebbero provveduto loro alla sua morte in altro modo, e per Filippo...beh, aspettavano solo che fosse fuori dall'IPM.
Divenne confusa quando, nel pieno silenzio della conversazione, Ferrari le dedicò un sorriso fin troppo ampio.
Che aveva da sorridere cosi tanto?
<<Comunque, parlando di cose belle...c'è una sorpresa per te.>> guardò accigliata a quest'ultimo, non comprendendo a cosa si riferisse esattamente.
<<Per me?>> si accertò, facendo ridere l'amico.
<<E' nell'ufficio della direttrice che ti sta aspettando.>> detto ciò, la lasciò lì inerme e confusa, mentre lui si allontanava sempre di più.
<<E tu non vieni con me?>> scosse la testa in segno di negazione.
<<La sorpresa è tua.>> e con il capo, la invitò a raggiungere Paola nel suo ufficio e ricevere quella tanto misteriosa sorpresa di cui parlava. Cosi, le dedicò un ultimo sorriso, per poi darle definitivamente le spalle.

Che giornata.

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