9
Dormì d'un sonno profondo e senza sogni,ed al mattino furono i sette rintocchi a svegliarlo.
La prima cosa che fece,appena aperti gli occhi, fu sorridere...era il gran giorno..
Si sentiva stanco, erano giorni che non dormiva in modo continuativo;ma saltò ugualmente giù dal letto per prepararsi in tutta fretta e si dirigersi in sacrestia, cercando di non mostrare la sua euforia,nascosta dietro uno sguardo sereno.
-"buongiorno"- disse al sactestano, rivolgendogli un largo sorriso, ed anche oggi fu guardato un po' storto per i suoi modi inusuali..
-"ohh!Arcidiacono,buongiorno a voi"- rispose cordialmente chinando il capo più volte in segno di riverenza -"...siete di buon umore?"- si azzardò a chiedere, tornando a voltarsi verso la credenza in cui stava riponendo i paramenti.
-"uhm...si...diciamo di si.."- disse diplomaticamente.
Il vecchietto, che ancora ripensava al mattino precedente,si convinse che forse era buon segno -"eh certo!"-ridacchiò il vecchietto-"oggi é il gran giorno,per il capitano!"- aggiunse allegro:adorava i matrimoni,soprattutto quelli importanti che riempivano la chiesa di abiti signorili.
-"eh si, é il gran giorno..."- ripetè il curato,ma con ben'altra gioia nel cuore -"sono venuto per prendere la colazione, e per chiedere un saio per un monaco che dovrebbe arrivare oggi"-
-"oh certo!la colazione é in quel fagotto, e il saio ora lo prendo.."-disse andando nella stanza adiacente e tornando poco dopo con il largo abito di tela di sacco marrone ordinatamente piegato con il cordone bianco arrotolato sopra.
-"Grazie mille. A più tardi"- disse mentre già sgattaoiolava via, tanto che il sacrestano non fece in tempo nemmeno a voltarsi per salutarlo che già era sparito.
Le scale vennero divorate a due a due, così come il corridoio esterno delle gargolle ed il resto della strada che lo avrebbe condotto dalla sua bella Esmeralda. Più si avvicinava più il cuore batteva forte, sia per la corsa che per l'emozione di rivederla, di potersi mostrare. Ma insieme a questo saliva amara l'angoscia delle cose taciute e il timore della sua reazione.
Giunse alla porta e la trovò socchiusa. Bussò, ma nessuna risposta, così si fece coraggio ad aprirla e rimase basito nel trovarla vuota.
Fece qualche passo in avanti,incredulo, mentre man mano si stringeva una morsa di spine intorno al cuore. Abbassò lo sguardo, fissando un punto indefinito del pavimento e una valanga di pensieri gli saltarono in testa: come poteva essere stato così crdulone?...era davvero troppo buona, era davvero troppo pura per pensare ad una vendetta...lei era la sua luce, lui l'aveva imprigionata e si era lasciato accecare dal troppo guardarla.
Si lasciò cadere stancamente a sedere sul letto che era di lei, posando in terra il fagotto ed il saio, che quasi gli sicvolarono dalle mani. Non poteva crederci, non sapeva come convincersi: si sdraiò e senza volerlo affondò il viso nel cuscino, accorgendosi che ancora profumava...profumava di lei... quanto aveva desiderato poter annusare quel dolce odore direttamente dalla sua pelle, baciarla e morderla e farla sua....
Il dolore s'alleviava ma diventava tormento mentre annegava nel profumo di lei, ancora così intenso da innebriarlo e annebbiargli la mente. L'immagine della donna desiderata,come una panacea, apparve dal nulla nei suoi pensieri. La vedeva ballare quelle danze suadenti, chiamarlo a se e lasciarsi stringere ed amare...
Gli bastò riaprire gli occhi perchè tutto svanisse e fosse costretto a tornare alla realtà. Alla cruda e dolorosa realtà:lei non c'era. Si mise a sedere, il supplizio che l'idea della sua pelle gli dava era diventato insopportabile, lasciando spazio a sentimenti misti d'amore, odio e rabbia che si intrecciavano nel suo cuore bloccandogli quasi il respiro.
Si alzò e si diresse verso la finestrella, identica alla sua, e l'immagine vista quel giorno, quell'immagine fatale di lei che ballava prese forma, viva e vivida nella sua mente, e come allora, rimase incantato a guardarla.
Delicatamente, due mani si posarono sui suoi occhi, fissi nel vuoto di quel vetro opaco, per coprirli. L'Arcidiacono sobbalzò allarmato, afferrò le mani nelle sue per liberare la vista e si voltò col capo, ruotando appena il corpo. Lei era li, dietro di lui, le mani nelle sue, affusolate e bianche. Ridacchiava e lo guardava dolcemente con una vena canzonatoria nello sguardo.
Quella mattina era proprio una splendida giornata. Il sole era alto, e la ragazza si ricordò che aveva la possibilità di uscire, ora...incuriosita da questo luogo nuovo, percorse con lentezza ed assoluto silenzio le scalette tortuose e strette che la conducevano giu, e dinnanzi, in basso, intravedeva un ampio spiraglio di luce sulla destra:un'uscita. VI si avvicinò di soppiatto, e quando si accorse di trovarsi sul balcone esterno che percorreva la facciata dell'imponente Notre Dame, le prese un'emozione incredibile. Stare la su, sebbene in mezzo quelle bestie teribili chiamate gargolle era stupendo..poter respirare l'aria che respirano gli uccelli e vedere panorami che solo le stelle possono ammirare era qualcosa di incredibile per lei.
Restò affacciata molto ad inspirare la fresca e dolce aria del mattino, li in mezzo a quei bestioni di pietra, seduta tranquilla e beata in quel silenzio fantastico.
Una figura passò come un'ombra dietro di lei, e la gitana prontamente si nascose dietro una colonna. Al tentativo di sbirciare per capire chi fosse, l'ombra ormai era scappata per le scale, alle quali si avvicinò con sospetto,porgendo l'orecchio per capire se si fosse diretto verso l'alto o verso il basso.
Con irritazione scoprì,porgendo l'orecchio che ormai non era più percepibile alcun suono, e, volendo tornare verso la sua stanza per controllare,decise di camminare molto lentamente e radente muro, così da provocare meno rumore possibile.
Mancavano ormai pochi passi alla sua stanza, e non si fidava abbastanza del non udire alcun rumore provenire dal suo interno, tanto che s'affiaccò posando le mani in terra e facendo capolino sull'uscio spalancato.
Che sorpresa fu per lei, vedere l'Arcidiacono li in piedi alla finestra, immobile, e non dava segno di volerlo fare, probabilmente assorto in qualche pensiero.
Non sapeva come farlo accorgere della sua presenza senza spaventarlo, quando di colpo le venne l'idea: con passo felpato s'avviò verso la figura che le dava le spalle, ed arrivatagli a poco meno d'un metro, allungò le mani in direzione del suo viso, coprendogli gli occhi da dietro, cercando di essere piu delicata possibile per non rischire di sucitare una reazione di difesa che potesse essere in qualche modo violenta.
Rimase un istante impetrito nel fissare gli occhi nei suoi. Credeva fosse un sogno, ma il sentire le fresche mani di lei nelle sue, gli dava il segno di quanto fosse reale il tutto. Il suo cuore cominciò a battere all'impazzata, la tenebra in cui era piombato prima era stata spazzata via come se il sole fosse tornato a splendere di colpo, in tutta la sua magneficenza, accecando chi brancolava nel buio poco prima. E così se ne stava, ancora immobile, accecato dalla voglia di abbracciarla, di piangere e di punirla per averlo fatto così impaurire.. Ma in tutte queste emozioni contrastanti restatva immobile e la fissava, sempre tenendo le mani nelle sue.
Gli occhi con cui il prete la guardò erano talmente espressivi da colpirla, mai aveva avuto così forte l'impressione di poter leggre nell'anima di qualcuno.
All'inizio lesse sgomento e paura, quindi lo sguardo si fece duro e di rimprovero, per raddolcìrsi poco dopo, divenvendo quasi supplichevole.
Si sentì rabbrividire dalla profondità con cui lui la osservava, e sospirò appena sussurrandogli -"..ma...ma con che occhi mi guardate.."- il tono era carezzevole, un misto di interrogativo,dolce e sorpreso. Lui abbassò lo sguardo,chiudendo gli occhi e non rispose.
Con quale dolcezza le aveva rivolto la parola..un mare di calore a bruciargli il petto... avrebbe rischiato di restare soffocato dall'emozione se non si fosse deciso a deviare lo sguardo altrove.
-"...presto..non manca moltissimo..."- disse cercando di riacquistare un po' di razionalità -" l'idea è questa: ti metti il saio, con il cappuccio alzato ti fingi un monaco. Darò io istruzioni anche al sagrestano ed ai chierichetti affinchè sia tu a portarmi le coppe cerimoniali degli sposi."- estrasse da sotto il manto la boccetta chiusa.e incerata -" con questa puoi uccidere diverse persone..."- continuò a spiegare, gli occhi sempre a svicolare altrove dai suoi,attenti - "..non farla entrare nemmeno a contatto con la tua pelle, o potresti morire. Con mezza boccetta saremo sicuri della sua morte..."- concluse passandole la fiala contenente il potente veleno distillato dal curato qualche alba fa.
La trappola era innescata e tesa. Mancava solo l'invitato principale, e furono le grandi campane di Notre Dame ad avvisare col loro suono i due congiuranti che il Capitano sarebbe entrato in scena entro un'ora.
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