7
Ancora a disagio nel ripensare a qualche istante prima, l'Arcidiacono arrivò come un fulmine nella sua stanza, chiudendosi a chiave al suo interno.
Ansimava, un po' per la corsa, ma più per sopportare quello strano e intenso miscuglio di sentimenti che mai aveva provato prima.
Non sapeva nemmeno lui cosa gli stesse succedendo, e li, chiuso nel suo studiòlo cercava riparo da quell'onda incontrollata che, lo sentiva, gli avrebbe fatto esplodere il cuore se fosse rimasto nei paraggi di lei anche solo per un istante in più.
Lunghi respiri a ritrovare la quiete interiore che gli era scivolata via dalle mani come sabbia finissima.
Cercò di fare mente locale: rimettendo in ordine la sua stanza certamente avrebbe ritrovato anche il suo ordine interiore. Con questa speranza, cominciò a rimettere in pila sul tavolo i libri sparsi in terra la notte precedente, ricomponendo i vari foglietti sparsi di appunti in blocchetti ordinati;ma niente.
Solo per qualche istante si sentì calmo poi, lentamente, inesorabilmente, sentiva che la sua tranquillità veniva consumata da quel fiume bollente di passione, gelosia, rabbia e vendetta che avevano ormai imprigionato il suo raziocinio liberando ed istigando il suo animale interiore.
Si ritrovò con le mani strette a pugno sullo scrittoio col sangue che ribolliva, la mente offuscata dalla voglia di lei e dall'odio per Phoebus...cosa avrebbe dato per avere un indizio ,uno soltanto,che lo aiutasse ad eliminare quel viscido capitano dai pensieri della sua bella...
Le campane suonavano gli 8 rintocchi,quando Frollo alzò il viso dalle sue carte strofinandosi gli occhi stanchi. Era stato decisamente un pessimo pomeriggio di lavoro: molta fatica e pochi risultati.
Non riusciva proprio a concentrarsi a dovere, e ad ogni riga vergata il pensiero volava a lei.
Fuori s'era fatto buio,segno di quanto,ormai, le lunghe giornate estive fossero solo1ricordo.
Scese in sacrestia dove il sacrestano gli aveva preparato il fagotto della cena, qualche candela ed una lettera sigillata. Di fretta,il prete infilò rapidamente il tutto nel cestino, fiondandosi poi verso le scale che conducevano alla propria stanza, pianificando di passare per il coridoio esterno.
In quella notte le gargolle gli parevano quasi vive : la luce tremolante della candela dava l'impressione che si muovessero,e le espressioni parevano decisamente più sinistre,distorte com'erano dalla luce dalla luna che ne rendeva i tratti ancora piú grotteschi.
Sentiva la tranquillità crescergli dentro sempre più intensamente ad ogni scala che percorreva verso la stanza di lei.
Proprio come al mattino, fu rapido nel far scivolare dentro il cestino per poi richiudere la porta subito dietro. Sedutosi poi sull'uscio, porse l'orecchio verso l'interno, mordicchiando svogliatamente un pezzo di pane, in attesa di qualche sengo dall'interno.
Sospirò appena, delicatamente, stanco della giornata, ma finalmente li, con lei...nulla aveva più importanza.
La stanza era ormai scura,ed un unico raggio di luna entrava candido, da fuori, a farle compagnia. La ragazza se ne stava sdraiata sul letto, senza coperte, viaggiando con la mente per tutti quei paesaggi che aveva visitato nei suoi viaggi, nutrendosi del ricordo di quegli orizzonti infiniti per non pensare alle soffocanti mura che sentiva farsi opprimenti intorno a lei.
Le parve di sentire un rumore, e si ridestò da quella meditazione per rivolgere la sua attenzione alla porta dalla quale intravide uno spiraglio di luce: la guardia.
Udì quindi lo sferragliare delle chiavi, e lo spiraglio di luce proveniente dall'esterno si fece più brillante, dalla porta socchiusa, costringendola a coprirsi gli occhi, tanto li aveva abituati al buio.
Nonappena l'uscio si richiuse, la Esmeralda saltò giu dal letto, avvicinandosi al cestino. Da sotto la porta,grazie alla luce esterna, era visibile l'ombra del suo carceriere, seduto e poggiato alla porta.
-" Ci sono delle candele..."- La voce maschile ruppe il silenzio e lei reagì con un balzò indietro, come un animale selvatico.
-" ..ed un acciarino..."- proseguì l'uomo.
Lei, circospetta, si avvicinò al cesto, cominciando a rovistare all'interno: del cibo, ne sentiva l'odore, al che sorrise, ma portò le mani al lato del fagotto di viveri ad afferrare una candela, che accese senza esitazione. La flebile luce della fiamma illuminava tremolante la stanza buia, senza però riuscire a dissiparne tutte le tenebre.
Cominciò quindi a rovistare nel cestino,per vedere cosa ci fosse, scovando, infilata di lato, una busta chiusa da un timbro di ceralacca recante il simbolo della Guardia Reale.
-" Si!! lo sapevo!!!"- Iniziò a saltellare, da fuori, nessuna replica.
-" Lo sapevo! Lui è vivo, ed è proprio lui che mi ha salvata! e ha mandato te per mettere alla prova il mio amore!"- diceva con voce sognante, abbracciando a se la missiva.
-" Ma che stai farneticando, donna?? "- chiese spazientito l'uomo all'esterno.
-" la lettera! vedi? mel'ha mandata lui, il mio Phoebus, nascosta nel cibo che ti ha detto di portarmi!"- un sorriso sornione e gongolante all'idea delle parole di miele che potessero esserci scritte all'interno.
Dal canto suo, l'Arcidiacono restò interdetto nel senirla così allegra e festosa... che il capitano era vivo, purtroppo, lo sapeva bene, ma non capiva che storia stesse balterando la zingara...il capitano che l'aveva salvata? Le aveva nascosto una lettera nel cibo?
Di colpo l'immagine di poco prima: sopra il tavolo, oltre al cestino ed alle candele, c'era una busta sigillata....sgranò gli occhi e si trascinò una mano sulla faccia, capendo -"...oh no...la lettera..."- non sapeva cosa dire ne cosa fare...cercò di indagare in modo discreto, mascherando l'agitazione con un tono abbastanza fermo -"..ah si? una lettera?...e come fai a capire che tel'ha mandata lui?"-
-"semplice! "- rispose la ragazza -" c'è il marchio della Guardia Reale sulla ceralacca!...Altro che storie, mi ama! e mi ha voluta salvare!"-
-" tel'ha scritto nella lettera?"- chiese, anche se era impossibile, ma volle giocare la sua parte di "estraneo ai fatti" fino infondo.
-" no!...cioè..non lo so..."- udì in risposta dalla voce all'interno, diventata tenera e calda tutta d'un tratto..oh quanto avrebbe voluto che a lui fossero rivolte parole con quel tono così dolce...
-"...e che ti ha scritto? "- chiese guardando con apprensione la porta..solo ora gli veniva in mente che, se la lettera era indirizzata a lui, la ragazza avrebbe potuto conoscere la sua identità.
Dall'interno non arrivò alcun suono per qualche minuto
-"..allora??.."- chiese con rinnovata curiosità, ma ancora nessuna risposta da lei.
Il silenzio di entrambi fu rotto dal singiozzare di lei.
-"..che ti succede? "- ennesima domanda a non ricevere alcuna risposta...solo il rumore d'un pianto straziato e triste.
-"..è inutile che fai finta di non sapere!!"- sbottò lei facendo saltare indietro l'Arcidiacono che non si spettava un così forte odio nella sua voce -"..tu lo sapevi! sapevi tutto!"-
A quel punto il prete sospirò, si sentiva ormai scoperto, e non sapeva come spiegare senza far aumentare l'astio di lei nei suoi confronti -"...ecco...vedi.."-
La ragazza lo interruppe con irruenza -" Confessa!!!...hai rubato la sua corrispondenza per dimostrarmi che stamattina avevi ragione!!...perchè?? perchè sei così malvagio?perchè hai distrutto le mie certezze, il mio cuore, in modo così spietato??"- e continuò a piangere accorata.
Frollo non sapeva cosa ella avesse letto ma, dal suo dire, sembrava che non avesse intuito granchè sulla sua vera identità, ma che avesse avuto qualche rivelazione sul capitano.
Era sicuro che, in quel momento, il destino avesse deciso di favorirlo, anche se ancora non aveva la nozione precisa di quanta carne fosse stata messa al fuoco.
-"...perchè?...cosa c'è scritto?"- domandò.abbastanza indelicato, sperando di farle comprendere che, davvero, non era a conoscenza del contenuto.
-"mi prendi in giro?"- tuonò la gitana infuriata.
-"..invero no...non so cosa ci sia scritto...come hai potuto vedere era ancora chiusa...se l'avessi letta la ceralacca sarebbe stata staccata no?"- provò a farla ragionare -"..Posso giurarti che non è di certo il Capitano Phoebus a tenerti qui, nè è lui a mandarti cibo, coperte o vestiti..."- aggiunse
-"...l'ho capito..."- mugugnò lei, passandogli sotto la porta la missiva -"..io...io..."- non riuscì a continuare la frase, o forse non sapeva come continuarla. Seguirono lunghi minuti di singhiozzi e lacrime, che fecero venire un nodo in gola anche all'Arcidiacono li, fuori dalla porta,che avrebbe tanto voluto aprire per stringerla a se e consolarla -" mi dispiace.."- si limitò a dirle,a mezza bocca, quasi un sussurro, prima di cominciare a leggere la lettera.
In elegante calligrafia, l'inconfondibile, odiosa, calligrafia del Capitano Phoebus, era scritto:
" Vi Riverisco, Arcidiacono.
Con la presente approfitto per ringraziare l'Eccellenza Vostra Reverendissima d'aver ottemperato alla mia richiesta, nonostante lo scarsissimo preavviso.
Invero, compiere l'ultima confessione proprio in Vostra presenza penso sia stato un grande onore che la strega Esmeralda, in quanto pagana e schiava dell'inferno, non meritava.
Ma questa non è che l'opinione di un povero soldato, quale io sono, ed è anche dettata dalla terribile esperienza che ho dovuto subire a causa di quella maledetta gitana: ella ha infatti usato contro me l'arti sue malefiche, per ammaliarmi ed attentare alla mia vita.
Il Signore ha voluto ch'io mi salvassi e, per rendere onore alla Sua Gloria, potessi fare quanto in mio potere per smascherare quella serva del Demonio.
E' per questo, spero mi perdonerete per la celerità, che ho ordinato la sua esecuzione sul rogo l'indomani mattina, e non posso che decantare l'encomiabile dedizione con cui,nonostante tutto , avete cercato di redimere quell'anima marchiata dal peccato.
Perdonate l'ardire, ma non posso che prendere a modello la vostra perseveranza nel voler fare abiurare a quella strega il suo credo blasfemo.
Parlando di cose ben piu liete, come gia v'anticipavo questa mattina,rinnovo con quanto sto vergando,la mia umile richiesta di avere Voi, l'Arcidiacono di Notre Dame, quale onorevole voce che porti agli occhi del Signore l'unione dell' anime mia e dell'amata mia Fleur de Lys nel giorno convenuto.
Se v'é necessità d'ulteriori documenti oltre a quelli già in Vostro possesso per poter officiare il matrimonio, confido nella vostra tempestiva comunicazione.
Ossequi
Capitano della Regale Guardia
Phoebus de Châteaupers "
Sorrise appena, incredulo al termine della lettura, piacevolmente sorpreso di quanto il fato gli avesse fatto avere proprio la sbadataggine giusta al momento giusto.
Lei aveva aperto gli occhi, o almeno stava cominciando a farlo, e dolorosamente prendeva atto della realtà. Ma una lettera non sarebbe certo stata sufficiente, lo sapeva bene, e fu proprio la lettera a dargli l'illuminazione su come procedere: osservava il foglio come avesse in mano il cuore stesso del capitano, e potesse stringerlo a suo piacimento, facendolo contorcere ai suoi piedi, agonizzante di dolore.. oh che piacevole sensazione...e se la sarebbe goduta anora di più se non fosse stato consapevole di quanto la cosa facesse soffrire la sua amata.
Quando sentì più silenzio, segno che la ragazza s'era un po' calmata, esordì -"...Ho letto....mi credi ora?"- le chiese con voce priva di intonazione.
Dall'interno una vocina -"...si...."- seguita da un profondo sospiro.
Senza pensarci dalle labbra dell'Arcidiacono uscì una domanda: -" mi odi?"- si stupì profondamente di averle esternato quel dubbio.
Si sentiva come messo a nudo, una sensazione che mai aveva provato prima, quand'era sicuro e ben protetto dalla sua maschera istituzionale, dai suoi valori morali e dalla rispettabilità dell'abito clericale.
-"...perchè dovrei?"- replicò la ragazza.
-"... perchè me lo meriterei..."- disse con una vena d'amarezza nella voce ed una sincerità che risultò disarmante anche alle sue stesse orecchie. Quasi gli sembrva di non comandare più razionalmente le sue parole.
La Esmeralda se ne restava rannicchiata sulla porta,sapeva che dall'altro lato c'era lui: l'unica persona che s'era presa cura di lei fin'ora.
Si era sentita crollare ogni certezza dentro, dopo aver letto quella missiva, e voleva capire, voleva sapere, come un'assetata brama l'acqua, lei ora voleva la verità; ogni verità, su ogni cosa, perchè nessun'altra rivelazione, ne era certa, avrebbe potuto darle un dolore più grande di quello che già stava provando..
Ascoltò in silenzio, e si sentì toccata dalla sincerità che percepiva nelle parole della sua Guardia.
Lo stress della giornata trascorsa ed il tumulto di emozioni e dolore l'avevano sfiancata anche nella volontà di opporsi a qualcosa, e quella spontaneità la fece tanto sentire a suo agio in quel momento di profonda tristezza da farla ricredere sul suo aguzzino, spronandola a conoscerlo meglio.
Sospirò profondamente, lasciando uscire con il fiato ogni scrupolo nel chiedere -" Sei tu che mi tieni chiusa qui dentro?"- domandò la ragazza, con tono gentile.
Dopo un breve istante di silenzio un sospiro di rassegnazione giunse alle sue orecchie anticipando un semplice - "..si.."-.
Si stupì di se stessa, Esmeralda: quella rivelazione non le aveva dato alcuna emozione, come se l'avesse sempre saputo. -"..puoi dirmi perchè?"-
L'Arcidiacono se ne stava appoggiato con la schiena sulla porta, la testa reclinata all'indietro, fissando nel vuoto un punto imprecisato del soffitto.
-"..non potevo permettere che quel bastardo ti bruciasse...."-
-".. dovrò restarci per sempre? "- chiese la gitana senza alcuna particolare inflessione
-"non credo...anche se mi rende felice di saperti qui vicina e al sicuro da vermi come quello..."- un brivido intenso corse giù lungo la schiena del curato. Perchè le stava rivelando queste cose?ma soprattutto come mai così?perchè era ancora li e non con lei?..avrebbe voluto sussurargliele all'orecchio, dolcemente, e poi stringerla a se per sempre.
Non voleva lasciarla andare, ma sapeva bene che non avrebbe potuto trattenerla per sempre contro il suo volere, e non considerava nemmeno un'opzione plausibile il fatto che lei volesse restare rinchiusa li dentro.
La ragazza si voltò col viso verso la porta, come se,così, potesse guardare in faccia il suo interlocutore.
Nell'udire quelle parole si sentì lusingata, non pensava che qualcuno riuscisse a provocarle qualche sentimento piacevole visto il baratro di tristezza in cui si sentiva annegare; e ne fu lieta.
Non le sembrava così cattivo,infondo. L'aveva salvata, era stato premuroso, le aveva portato dei viveri, dei vestiti, e le era rimasto vicino mentre piangeva.
Eppure era libero di andarsene, di riderle in faccia per quant'era stata sciocca, o di vantarsi della ragione che aveva... invece sen'era stato in silenzio,li, a rispondere gentilmente alle sue domande.
-"..scusa se prima ti ho accusato...non sei malvagio...e non sei certo stato tu a distruggere il mio cuore e a..."- la voce si fece più sommessa, strozzata dal pianto -"..e a prendermi in giro...così.."- altre lacrime salirono, incontrollate e brucianti come il dolore che esprimevano,solcando le guance della ragazza.
Venne colpito come da una pugnalata nel sentire con quanto dolore pronunciava quella frase, poi nuovamente i suoi singhiozzi.
-" ti prego...non piangere..."- quasi la supplicò, un po' egoisticamente, si sentiva distrutto ogni volta che la sentiva piangere per colpa di quel serpente, e non capiva perchè, ma voleva che quel nodo allo stomaco smettesse -"..per favore..."- strinse i pugni a cercare di sopportare.
La ragazza cercò di accontentarlo, ma lui aveva l'impressione che stesse solo piangendo in silenzio, evitando come poteva di singhiozzare.
-"...lo so che stai ancora piangendo....non sono stupido..."-
dall'interno, un sussurro -"come fai a saperlo? "-
L'Arcidiacono, si rese conto di non saper dare una risposta precisa a quella domanda, quindi concluse -" ..lo so e basta"-
Inspirò profondamente l'aria fresca della notte, osservando la luce tremolante della sua candela che, lentmente, si stava consumando.
-"..penso che dovresti riposare..."- disse con tono convinto,con l'intento più di convincere se stesso ad andarsene, che non lei a dormire.
Sentì dall'interno il rumore della ragazza che si alzava in piedi, ed una voce delicata a chiedergli: -"perchè mi hai chiesto se ti odio?...non mi sembri una persona da odiare..."-
Li in piedi vicino alle scale, si sentì come sciogliere, e dovette lottare con tutto se stesso per non spalancare quella dannata porta e farla sua. Ma in questo modo sarebbe stato uguale all'odiato Phoebus.
-"...io..."- il prete non aveva il coraggio per risponderle. Ad ogni istante si sentiva sempre peggio.
Lei era convinta che lui non fosse "una persona da odiare", solo perchè le aveva tenuto nascoste le sue malefatte.Se avesse saputo, probabilmente l'averbbe detestato. Ne era certo.
Nel sentirsi così simile a quell'odioso soldato diede un pugno rabbioso sul muro.
Si congedò da lei con un -"...buonanotte..."- praticamente correndo via.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro