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La Zingara Esmeralda si avviò lungo il sagrato con passi rapidi e leggeri, ancora infagottata nel saio sembrava un'ombra scura nel bel mezzo della piazza di pietra chiara che si allargava dinnanzi alla possente Cattedrale.
Le urla di Fleur de Lys rimbombarono acute e strazianti dalla navata centrale fino all'esterno, sfiorando la schiena della gitana come un brivido gelido.
Sorrise, scomparendo tra i vicoli.
Passò quel giorno, come ogni cosa passa, e le sabbie del tempo aiutarono a sotterrare gli eventi di quel mattino lieto e nefasto insieme.
Esmeralda ora ballava altrove.
Con la sua carovana si fermò a Marsiglia e non s'avvicinò più a Notre Dame nè alla capitale: per tutti, lei era morta sul Rogo, ed ai suoi compagni di viaggio andava bene che tutti lo credessero.
Le notizie la rincorsero, la morte del capitano de Châteaupers durante il suo matrimonio erano sulla bocca di tutti anche nei paesini vicini.
Seppe che il funerale del malcapitato capitano si svolse nel rigoroso silenzio di una piccola cappella di campagna, alla presenza dei suoi familiari e della vedova Fleur de Lys, tutti schierati in prima fila, con il resto della chiesa riempito dai colleghi dell'esercito e dai membri del picchetto d'onore organizzato per rendere onore alla salma..
Non resistette alla tentazione, e dopo 10 giorni dal fatto tornò a Notre Dame, avvolta in una tunica nera che la copriva dalla testa ai piedi, camminando come una vecchina curva.
Era sempre stata un'ottima attrice.
Trovò i grandi portoni chiusi, e sull'imposta dell'ingresso centrale vide appeso un foglio.
In alto la data del Matrimonio e sotto, vergato:
"Visto il tragico evento capitato in data odierna, con questo scritto avvisiamo la comunità di Parigi che la Cattedrale di Notre Dame resterà chiusa per 15 giorni.
I Sacerdoti si occuperanno di consacrare nuovamente tutta la Chiesa e si riuniranno tutti in preghiera giornalmente per favorire alla povera anima malcapitata l'ingresso nel regno dei Cieli.
La Messa riprenderà il quindicesimo giorno da oggi con la funzione mattutina delle 5.
L'Arcidiacono
Claude Frollo"
Il cuore le accelerò nel leggere quel nome, e sorrise nel riconoscere ogni ricciolo della sua calligrafia austera ed elegante.
Il suo Assassino ed il suo Salvatore.
Sentimenti contrastanti si facevano strada in lei, ma finiva sempre per ricordarlo nel modo più dolce.
Quelle esternazioni di lui l'avevano colpita:mai aveva trovato qualcuno disposto a rischiare tanto per lei.
Sarebbe tornata.
Lui le aveva donato una nuova vita, ora il tempo non le,sarebbe mancato.
Erano passati lentamente i quindici giorni canonici di chiusura della Cattedrale.
I rituali di purificazione iniziavano al mattino preso e prevedevano un iter ben definito da rispettare, oltre che il digiuno completo da parte di coloro che di volta in volta andavamo a recitare le orazioni.
La riapertura trovò Frollo stremato ed apatico.
Mai si sarebbe perdonato quanto era successo.
Il turbine di emozioni che l'avevano investito in quegli attimi, unito alla stanchezza, avevamo prevalso sul suo gracile fisico facendogli praticamente perdere i sensi sul seggio dove s'era seduto.
Da quel giorno,coloro che conoscevano Frollo, trovarono insolito l'eccessivo mutismo dell'Arcidiacomo e la tristezza che percepivano nascosta nel suo sguardo austero.
Invero tutti, dai curati al sacrestano all'unanimità, giunsero alla conclusione che il tutto era dovuto alla tragica morte del capitano.
-" solo una persona dotata di un grande spirito e di un nobile animo può rimanere tanto turbata da un evento come quello accaduto; e solo un tale individuo con un sì saldo legame con l'Altissimo può leggere il vero messaggio che si cela dietro alle insolite modalità con cui Nostro Signore ha portato a se l'Anima del Capitano Phoebus, esempio terreno di cotante qualità divine."-
Così amavano spiegarsi la cosa i curati, ed a Frollo queste deduzioni andavano più che bene.
Nessuno avrebbe mai immaginato il tormento di lui nel pensiero dell'Amata zingara,a cui aveva aperto il suo cuore senza riserve.
E senza la quale, ora, si sentiva morire dentro ad ogni respiro..
Erano appena le 10,ed il Curato si sentiva stanco, come se dall'ultima parola detta alla sua amata, nel giorno fatale della Vendetta, fosse invecchiato di 10 anni ad ogni ora.
S'avviò al confessionale con la solita postura austera, anche se ormai ,nei suoi occhi, non c'erano che toni di tristezza.
Entrando vide avvicinarsi una figura, quindi si sedette, e sentì dall'esterno il rumore di qualcuno che si inginocchiava.
Una voce delicata e femminile si fece strada: - "Padre..."-
Egli aprì lo sportelletto che lo divideva dal confessato: - "Sono qui per ascoltarti..."-
Esordì dopo un impercettibile sospiro.
-" Mi perdoni, Padre, perchè ho peccato..."- udì proferire da una voce bassa e sussurrata, che riprese poco dopo -" Io ho fatto una cosa terribile... c'è una persona che ha dei forti sentimenti per me.."-
Lui non capì, ed in attesa che lei si spiegasse, proferì : - "Figliola, Dio ci benedice con i sentimenti perchè sono la parte più pura della nostra anima.."-
Una frase fatta. Non ci credeva nemmeno lui.
Come poteva Dio approvare dei sentimenti peccaminosi come i suoi?
-" io...." - Proseguì la donna sussurrando -" ... ho portato un uomo di chiesa sulla via della perdizione... ho rubato il suo cuore a Dio..."-
L'Arcidiacono si irrigidì sulla sedia.
Cosa dire? Come poteva condannare qualcuno per il suo stesso crimine? Eppure era il suo compito giudicare i curati nel loro stile di vita affinchè rispecchiasse quello richiesto dalla Chiesa.
-"... io ... penso che... voi, così come lui, dovreste passare il resto della vostra esistenzachiedendo perdono a Dio. Lui per la sua mancanza, Voi per essere stata strumento di tentazione che ha allontanato la sua anima dal cammino"-
Ridicolo. Più parlava più si sentiva ridicolo.
Predicare bene e nel contempo pensare a quanto darebbe per stringere la sua Zingara tra le braccia.
La voce della donna riprese -" Non può semplicemente smettere di essere sacerdote e fuggire via con me?"-
L'arcidiacono cercò di mantenere ferma la voce pronunciando -"Dovrebbe essere processato e giudicato da un Arcidiacono...."-
Mere ripetizioni dai libri studiati.
-"E se fosse lui stesso un Arcidiacono?"-
Il cuore di Frollo mancò un battito, l'ansia crebbe quasi dolorosa camminandogli lungo la schiena.
Una risatina argentina giunse alle orecchie del Curato quasi di soppiatto, sussurrata, allegra... ed inconfondibile.
Era tornata a Notre Dame, Esmeralda.
Sempre vestita come fosse una vecchia, sempre nascosta sotto allo scialle nero e largo a celarne ogni forma.
Passando gli enormi portoni, ora aperti, una valanga di ricordi la assalirono, senza tuttavia farla desistere dal suo intento.
Attese, immobile, dietro ad una colonna, finchè non vide l'arcidiacono entrare in uno dei confessionali.
Si inginocchiò al lato del confessionale fissando la grata dinnanzi a se con il cuore che le batteva forte.
Rimase senza respiro mentre si apriva lo spioncino di legno permettendole di scorgere, a poca distanza, il profilo serio dell'Arcidiacono Frollo.
Gli aveva voluto giocare uno scherzo ed a quanto pareva c'era riuscita.
-"Sono la tua prigioniera..."- susurrò Esmeralda dopo aver terminato di ridacchiare.
-"... sei tornata..."- sentì replicare da dentro, un tono misto di gioia e sorpresa, quindi aggiunse -" sai che sono io il vero prigioniero... vero?"-
-" ...si...."- la ragazza si avvicinò ulteriormente alla grata e li posò la fronte -" fuggi con me, Arcidiacono... e saremo liberi entrambi."-
Dall'interno lo vide avvicinarsi e posare la tempia dall'altro lato della grata, un respiro profondo.
-" vorresti davvero?"- chiese l'uomo, trepidante ed incredulo.
-" Saremo a Marsiglia. Solo se anche tu lo vuoi, raggiungici..."- replicò la ragazza dall'altro lato, alzandosi ed allontanandosi lungo la navata laterale.
Colpì molto, nei giorni successivi, l'improvvisa richiesta dell'Arcidiacono di ricevere una Sospensione a Divinis.
Invero tutti, dai curati al sacrestano all'unanimità, giunsero alla conclusione che il tutto era dovuto alla tragica morte del capitano.
-" Soltanto un Curato così ligio al proprio dovere avrebbe avuto il coraggio di richiedere per se una sì tanta pena. Il Dolore dell'accaduto ed il timore di un segno da parte di Nostro Signore hanno portato l'Arcidiacono a non ritenersi più degno di questa carica nè abbastanza meritevole di fare da pastore alle pecore dell'Altissimo.
Un raro esempio di virtù è per tutti noi che lo ricorderemo con grande solerzia."-
Così amavano spiegarsi la cosa i curati, ed a Frollo queste deduzioni andavano più che bene.
Nessuno avrebbe mai immaginato che ogni suo pensiero andasse all'Amata zingara,a cui aveva aperto il suo cuore senza riserve.
E con la quale, ora , si sentiva vivo dentro ad ogni respiro..
FINE
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