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Nothing Is Ever As It Seems

Era da un paio di minuti che Louis si ritrovava a stringere e ad asciugare le mani sui jeans stretti in un gesto di conforto che non lo tranquillizzava per niente, ma che non riusciva a fare a meno. Deglutiva ogni qual volta sentiva un rumore di sottofondo più rumoroso degli altri e il fatto di trovarsi in uno stadio pieno di persone urlanti non lo aiutava per niente. Aveva un brutto presentimento che non lo lasciava in pace, come se gli stesse per accadere qualcosa di brutto.

Il problema ovviamente era: dove? Proprio sul palco, davanti a miliardi di persone?
Oppure; quando? Durante il suo assolo? O quando Liam gli avrebbe fatto uno dei suoi scherzi?
O anche; come? Sarebbe caduto? Scivolato? Avrebbe stonato?

Sobbalzò spaventato quando una mano inconfondibile gli strinse in modo protettivo un fianco.

«Tesoro?» domandò non appena Louis fece un sospiro di sollievo. «Va tutto bene? È già da un po' che ti guardo e non sei mai stato da solo prima di un concerto, tanto meno con questa aria terrorizzata addosso.»

«Agli inizi stavo sempre da solo con un'aria terrorizzata addosso, in realtà.» ridacchiò, girandosi tra le sue braccia e lasciando che gli stringesse la vita.

Ovviamente come ogni volta che stavano assieme e Harry lo toccava dolcemente, tutti i suoi problemi si dissolsero come fumo. Harry era così: un po' esigente, carino -purtroppo per lui, più che carino-, gentile con tutti e con una mania per le camicie orribili. In quel periodo teneva i capelli legati in un buffo codino.

Louis era incondizionatamente innamorato di lui.

«Erano i tempi di X-Factor, Louis.» alzò un sopracciglio e si staccò da lui il tanto quanto bastava da mandargli un occhiata strana. «Dimmi cosa c'è prima che inizi lo spettacolo così che tutto si possa risolvere.»

«Non so se si può risolvere.» sospirò. «Ho solo un brutto presentimento.»

Harry non riuscii a frenare una risatina. Trovava adorabile il broncio appena pronunciato sulle labbra sottili dell'altro. Louis lo guardò con occhio critico. «Guardarmi.» sospirò Harry, lasciando che una sua mano si spostasse sotto il mento del compagno. «È una cosa che si è fatta milioni di volte, d'accordo? Sii te stesso come fai sempre e andrà tutto bene.»

«Il problema è che» spostò il suo peso da una gamba all'altra, evitando lo sguardo verde incuriosito di Harry. «Il problema è che non so quale sia il problema. Ho solo questa brutta sensazione che mi perseguita fin da stamattina e non voglio che succeda niente di male, soprattutto sul palco.»

«Prima o poi dovrò farti passare questa paura da palcoscenico, ma per prima cosa.» sospirò «Qualsiasi cosa accadrà, ti prometto che ti proteggerò, basta che tu resti con me.»

Louis si lasciò uscire una risata. « Ora stiamo esagerando, non credo di venire derubato o qualcos'altro. Solo di stonare qualche nota.»

«D'accordo.» pronunciò l'altro a bassa voce, avvicinando la sua fronte con quella del più basso e lasciando che i suoi occhi si chiudessero per bearsi del suo tocco gentile. «Ma promettimelo lo stesso.»

«Harry.»

Harry lo strinse più forte dai fianchi.
«Promettimelo, Lou. Che resterai sempre vicino a me.»

Louis rimase per un attimo sopraffatto da quel cambio repentino del suo umore, ma lasciò perdere e addolcì lo sguardo. «Sì.» mormorò. «Lo prometto.»

***

Avevano appena finito di cantare Fireproof, e la folla era entusiasta. Louis rise divertito quando Harry cominciò a fare uno dei suoi soliti commenti a qualche fan e di certo non riuscii a non mandargli qualche sguardo troppo intenso.

Dovevano ancora nascondersi dal resto del mondo, lasciando che gli altri credessero fossero solo una coppia di amici che avevano perso i rapporti da tempo. Eppure Louis non aveva mai smesso di guardarlo con gli stessi occhi che lo guardavano anche adesso. Erano sempre quei ragazzini dai tocchi fugaci e gli sguardi languidi, anche se ora erano cresciuti e di conseguenza più attenti.

Sospirò, e bevette un sorso d'acqua. Tra qualche minuto sarebbe partita la base di Night Changes e avrebbe dovuto spostarsi vicino ad Harry.

Prima che potesse anche solo avvicinarsi, la terra incominciò a tremare.

La prima cosa che gli arrivò alle orecchie furono la urla terrorizzate delle loro fan, poi un tuono che spezzò il cielo a metà. Solo alzando lo sguardo in quel preciso istante si rese conto che il cielo fosse completamente nero dai nuvoloni. Si tenne in piedi per miracolo e il respiro gli accellerò notevolmente e sentii i suoi polmoni faticare a prendere aria.

Ci fu un'altra scossa così forte da fargli perdere l'equilibrio e mandarlo a terra.

La sua mente volò immediatamente a Harry.

Spalancò gli occhi prima di cercare di alzarsi dal suolo e andare a cercarlo.

Prima della scossa Harry era lontano da dove si trovava lui, ma molto più vicino alle guardie, e c'era una possibilità che lo avessero preso per primo e portato giù al sicuro.

Ma quella sensazione che non gli stava abbandonando il petto, si fece sentire più forte di prima. Non poteva essergli capitato qualcosa.

Si alzò velocemente dal suo posto. Un fumo grigio aveva incominciato a fluttuare tra le loro teste e nonostante non fossero grandi distanze quelle che li separavano, Louis non riusciva a vedere più in la di un suo braccio.

«Harry!» urlò, anche se servì a poco con tutte le grida che occupavano lo spazio. «Harry, dove sei?!» si morse un labbro e dovette prendersi un attimo per impedirsi di piangere. Avrebbe sicuramente peggiorato la sua situazione.

Vide Niall a pochi passi da lui intento ad alzarsi in piedi e lo raggiunse in un attimo. «Niall, o mio dio.» sussultò quando vide la sua fronte incrostata di sangue fresco. «Merda. Merda.»

«Ehi, Lou. Va tutto bene, non ti agitare.» gli prese le spalle tra le mani e fece incrociare i loro occhi. «Dobbiamo prima trovare un modo per scendere senza essere investiti dal fiume di persone qui sotto.»

Lui scosse immediatamente la testa. «Devo prima trovare Harry.»

Niall lo guardò preoccupato «Harry sarà già sceso! Era più vicino alle scale.»

«Non posso scendere senza avere la certezza che lui non sia ancora qui.»

«Lou, guardami. Sto sanguinando e non si vede un cazzo con questo fumo di merda. Non puoi neanche considerare l'idea di restare qui sopra, un altra scossa e può crollare tutto!»

Niall sembrava disperato, e la sua voce era tremolante e spaventata. Louis avrebbe voluto dargli ascolto, scendere prima di farsi uccidere e andare al sicuro, ma non sapeva cosa era potuto succedere ad Harry. E se fosse caduto? O svenuto? Oppure non riuscisse a muoversi per colpa di qualche ferita?

«Tu vai a cercare aiuto, io vado a cercare Harry.»

Niall si alzò e gli mandò un'occhiata infuriata. «Cazzo, Louis. Il tuo amore mi farà ammazzare, andiamo.»

Se non fosse una situazione talmente strana e spaventosa, Louis si sarebbe messo a ridere. Ma Harry era in pericolo, Niall stava sanguinando e c'erano così tante urla nelle sue orecchie da mandarlo fuori di testa.

«Harry!» urlò, seguito poco dopo da Niall. «Haz! Harry! Rispondi!»

«Questo fumo non sembra dissolversi per niente. Non so neanche cosa sia, diamine.» imprecò il biondo, lasciando che le sue braccia cadessero sfinite lungo i fianchi. «Cazzo, muoviamoci. Dobbiamo trovare anche Liam.»

Liam fu trovato dai due ragazzi poco dopo, intento a cercarli. Si erano abbracciati e avevano guardato se lui avesse ferite o altro, ma sembrava intatto, solo un po' sporco.

Louis non si perse d'animo neanche un secondo e continuò a cercare Harry, ma nessuno lo aveva ancora trovato.

«Harry.» sussurrò, ormai sfinito. Si lasciò cadere sulle gambe e si prese il viso tra le mani.

Liam si inginocchiò di fronte a lui. «Andiamo via Lou, bisogna uscire da qui prima che ci facciamo del male. Harry sarà già sceso e ti starà cercando.»

Ma prima che qualcuno potesse replicare, la terra cominciò a tremare di nuovo e il fumo a diventare più intenso. Incominciarono a tossire e a ripararsi la bocca con le loro magliette.

Poi un fulmine toccò terra e poco dopo il palco di Londra fu deserto.

***

La testa di Louis fu invasa da un chiacchiericcio piuttosto fastidioso che lo fece mugugnare. Gli facevano male gli occhi, e la sua intenzione era quella di riposare fino a che quel mal di testa non sarebbe passato. Sentii la voce di Liam vicina e cercò di alzarsi velocemente per verificare se stesse bene.

«Che cazzo è successo?» sputò, quando si ritrovò steso su qualche sacca buttata in mezzo alla strada gremita di persone, completamente vulnerabili, sporchi e terrorizzati. «Liam? Niall?» li chiamò, strizzando lo sguardo in cerca di conforto.

«Siamo qui.» sentì gemere. Spostò la testa e li vide mentre provavano a sedersi. «Dobbiamo andarcene, queste persone cominciano a guardarci male. Non sappiamo cosa potrebbero farci.»

«Liam, posso prima riprendermi un attimo?!» esclamò ironico Niall, ancora con la ferita che sanguinava dalla fronte. «Non riesco neanche a capire quante dita ho.»

Liam si alzò il più velocemente possibile. «Ne hai dieci, andiamo.»

Aiutò Louis ad alzarsi e di conseguenza anche Niall, che lo fulminò con lo sguardo. Louis non riusciva a pensare ad altro se non ad Harry. Perché non era lì con loro? Con lui? Perché non poteva tornare indietro e cercare di salvarlo?

«Louis, non preoccuparti, starà bene. La nostra prima preoccupazione adesso è capire dove siamo e come siamo riusciti ad arrivarci.» sospirò Liam, vedendo che Louis si era stretto le braccia intorno ai fianchi in cerca di protezione. «Voi ricordate qualcosa?»

Louis scosse la testa, gemendo in protesta.

Niall si toccò leggermente a ferita per verificare se sanguinasse ancora. «Merda. No. Solo che c'era tutto quel fumo e»

Ma non fece in tempo a finire di parlare che qualcuno dietro di lui comparve da dietro un tendone e lo tirò al suo interno. Successe tutto così velocemente che Louis e Liam rimasero per un attimo senza parole, le labbra socchiuse e gli occhi spalancati.

«Ma che» esclamò sorpreso Liam, che poco dopo prese per un braccio l'altro e lo tirò dentro la tenda rossa.

Louis vide subito dove si trovava Niall, ma la situazione non lo tranquillizzò per niente: il biondo era posizionato al centro di un gruppo di dieci persone, dai vestiti completamente neri e con degli sguardi minacciosi che gli dipingevano gli occhi. Alcuni di loro avevano un mantello rosso legato sulle spalle, mentre due di questi portavano dei cappucci così grossi da impedirgli di guardare i loro volti.

Louis fece un passo indietro, completamente terrorizzato da ciò che esprimeva lo sguardo di quelle persone, ma qualcuno dietro di lui gli fece da scudo e gli impedì la fuga. Quando si voltò, vide un uomo dalla tazza sproporzionatamente grossa, gli occhi scuri e infuocati e le braccia incrociate al petto.

Gemette dal dolore quando l'uomo lo prese dalle spalle e lo girò nuovamente verso il gruppo.

«Siete per caso impazziti?» tuonò uno di loro, sbraitando verso l'altra parte del cerchio. «Cosa ci fanno degli umani ad una riunione delle Casate dei Vampiri?»

A Louis gli si rizzarono immediatamente i peli sulle braccia e il fiato gli si spezzò in gola. Lanciò immediatamente un'occhiata a Liam accanto a lui, che sembrava terrorizzato forse quanto lui, e poi spostò lo sguardo a Niall, ancora inginocchiato a terra in mezzo al cerchio che gli uomini - o forse... non-uomini - facevano con i loro corpi.

Non era possibile, si ripeté mentalmente Louis, non è fisicamente o matematicamente possibile.

«Non ti agitare, Steven.» ribattè alla fine, l'incappucciato. «Non ero d'accordo neanche io con questa rimpatriata, ma è stato Lo Scelto a decidere. È stata una sorpresa per tutti voi, sono consapevole di aver sbagliato, ma non avreste mai approvato.»

«Infatti, non approvo!» decretò subito un altro del gruppo, facendosi avanti e agitando le braccia.

Subito dopo altri uomini si fecero avanti a spalleggiare ciò che l'ultimo aveva detto e in poco meno di due secondi l'area intorno ai tre poveri ragazzi era agitata ed elettrica. C'erano un sacco di urla e parole lanciate come se fosse veleno che fecero rabbrividire Louis, ancora intrappolato nella presa dell'uomo dietro di lui. Si morse un labbro e fece spostare lo sguardo in tutte le direzioni, da chi approvava la decisione dell'incappucciato e chi no; da chi urlava e alzava le braccia al cielo e chi con calma cercava di rimettere pace.

Non vi era tregua, in quella parte di stanza, se non proprio in fondo, dove prima era formato il cerchio: vi era il secondo incappucciato, immobile al suo posto. Le braccia conserte al corpo, la testa bassa. Una ombra che si aggirava incerta tra il disordine e il completo caos.

Continuò a guardare nella sua direzione, completamente assorto dalla sua decisione di non interferire nella discussione, finché quello non girò il capo nella sua direzione. Il cappuccio ancora non permetteva al povero ragazzo di riconoscere la sua identità, ma non si sentì impaurito quando l'incappucciato si indirizzò nella sua direzione.

Non si preoccupò neanche dell'omone dietro di lui che lasciò andare la presa sulle sua spalle, ne si accorse del silenzio sordo che si era creato non appena quell'ombra aveva incominciato a muoversi.

Louis sembrava come assorto e attratto dal suo fisico nascosto e da quella sicurezza nella sua camminata che per un attimo sembrò di averlo già conosciuto. Deglutì, e senza accorgersene anche lui compì dei passi nella sua direzione.

Quando se lo trovò di fronte, e l'uomo dal cappuccio gli poggiò delicatamente una mano sulla guancia, Louis chiuse gli occhi. Quel profumo. Quel tocco. Quelle dita.

Inconfondibili.

***

«Quindi tu sei Lo Scelto.» esordì Louis, seduto su una sedia in una stanza completamente diversa, quasi somigliante ad un ufficio, solo che presentava all'interno qualche attrezzo particolare. «E sei un vampiro.»

Harry annuì senza dire nient'altro: aveva raccontato a Louis tutta la sua storia. Di quando lo avevano trasformato due anni prima a causa di una malattia mortale. Louis non ne aveva mai saputo niente poiché in quel periodo lui era nella sua città Natale e Harry pure. Sapere che fosse stato in quello stato gli fece rigirare le budella nello stomaco. Avrebbe potuto perderlo senza che lui ne sapesse niente, diamine. I vampiri lo avevano trovato con l'intenzione di trasformarlo nonostante non fosse sicuro. Era chiamato Lo Scelto proprio perché era il primo vampiro ad essere stato trasformato da un altro vampiro. Harry gli aveva spiegato che loro nascono in quel modo solo grazie alle generazioni, e trasformare un umano era proibito.

«Solo una cosa non ho capito.» sospirò Louis, rassegnato a quella realtà. «Cosa centro io in tutto questo? Cosa centriamo noi?» chiese, la voce mozzata e gli occhi socchiusi.

Sentì ugualmente la figura di Harry avvicinarsi a lui e avvolgerlo tra le sue braccia in modo protettivo e confortante. Nonostante ora sapesse una verità strana e anormale, non poteva evitare di pensare che quello era sempre stato lo stesso Harry di due anni prima: non vi era stato un cambiamento in lui nei suoi confronti e l'amore di Louis non sarebbe di certo svanito per l'essere di Harry. Del suo Harry.

Harry gli accarezzò debolmente una guancia, con un labbro tra i denti e l'incertezza nello sguardo, come se avesse paura a parlare. «Tu hai un potere speciale, Lou.» sospirò. «Qualcosa che nessuno aveva mai avuto prima, e i vampiri hanno bisogno di te. Come io ho bisogno di te.»

«Un... cosa?! Harry se questo è uno scherzo non mi sto divertendo.»

«Non è uno scherzo Lou.» lo guardò dritto negli occhi. «Sei una specie di mago, ok? Qualcosa che ha ereditato tuo padre prima della tua nascita e che ha ereditato a te solo qualche anno fa. Non ne sapevi niente perché si manifesta solo in presenza di altre figure anormali.»

«Tu sei stato un vampiro Harry, per due anni. Sei sempre stato vicino a me. Non ha senso.»

«No, si manifesta solo in presenza di figure oscure, Lou. Figure cattive, che vogliono distruggere il genere umano.»

Louis si alzò velocemente dalla sedia, quasi facendo cadere Harry sul pavimento e mettendo le mani avanti, come a ripararsi da qualche altra parola che l'altro ragazzo avrebbe potuto dire: in qualunque caso, sarebbe stato come farsi colpire da una pallottola.

«Me ne voglio andare, Harry. Per piacere, finiamola qua. Andiamo a casa.»

Harry provò a riavvicinarsi a lui. «Fammi almeno spiegare, Lou.» Lo strinse tra le sue braccia e gli fece posare la testa nell'incavo del suo collo. «Andrà tutto bene, finché sarai con me.»

«Lo so.»

***

«Louis! Lou?! Louis!» sentì esclamare da una voce. «Sei sveglio? Riesci ad aprire gli occhi? Puoi guardarmi?» Era Harry con una voce talmente preoccupata da farlo reagire di conseguenza.

Inizialmente fu difficile e gli costò un enorme sforzo: la testa gli doleva e cercare di aprire gli occhi era come infilzarsi migliaia di aghi nelle pupille.

Gemette, esausto. «Che è successo?» sussurrò debolmente. Era steso su un lettino morbido, la stanza dove era messo era illuminata e attorno a lui vi erano tutti i ragazzi con le espressioni preoccupate.

Sentii la sua mano accarezzargli una guancia. «Sei svenuto poco prima del concerto.» ridacchiò il riccio e cercò di farlo sedere. «Ora come ti senti?»

Per un momento, non rispose. Poi aprii gli occhi pieni di paura e lo guardò. «Non sei un vampiro, vero? Se lo fossi me lo diresti, non è così?»

Harry rise spensierato, gli occhi limpidi e divertiti. Gli baciò una guancia. «Che stai dicendo, Lou? I vampiri non esistono.»

Poco dopo fu portato in un altra stanza e fu lanciato in pace da soccorritori e dai ragazzi, così che potette scendere dal letto e sgranchirsi le gambe. Fece due passi in tondo e si stiracchiò, avvicinandosi alla finestra. Quel sogno era stato orribile e estenuante sia fisicamente che mentalmente.

Setta di Vampiri?

Harry?

Magia?

Sospirò, guardando fuori. Era il tramonto, l'aria era fresca e le persone scarseggiavano.

Era impossibile che avesse sognato qualcosa che doveva ancora succedere.

Quando allungò lo sguardo, gli si mozzò il respiro: due persone incappucciate lo stavano guardando dagli alberi.

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