Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

22

- Mi avevi detto che se ci avessi parlato per molto tempo, poi poteva capitare che mi dicesse qualcosa di intelligente. -

- Appunto: "poteva capitare".
Squiler non fa altro che ripetere quello che sente, quindi ogni tanto capita che ripeta le mie fantastiche battute autoironiche, altre le perle di saggezza che ogni tanto saltano fuori e altre ancora che si metta a cantare "Hello Kitty".
Non è mica colpa sua, non l'ha scelto certo lui di venire assunto da questa casa come psicologo sottopagato, poraccio.
Ma poi, più che del fatto che Squiler non sia riuscito a farti una psicoanalisi come si deve, la domanda che dovresti porti è perché diamine hai acconsentito a farti fare una psicoanalisi da un pappagallo. -

- A problemi estremi, estremi rimedi. -

Replicò Miroku con un'alzata di spalle.

- E si potrebbe sapere quali sarebbero questi problemi estremi? -

Ribattè Yukino alzando lo sguardo al cielo.

- A detta della mia amica Akemi, il problema principale è la mia deficienza. -

- Capisco, allora sì che si tratta di un problema estremo. -

- Secondo te se torno a parlarci per un'altra mezz'ora ne verrà fuori qualcosa di buono? -

- Probabilmente l'unica cosa che ne verrà fuori sarà la tua sanità mentale. Ancora non l'hai sentito cantare "Banana Song" di Len Kagamine. -

- Capisco... Quindi non mi resta che tornare a casa? -

- Oppure potremmo semplicemente andare a importunare la persona dalla quale Squiler ha sentito quelle rare e sporadiche perle di saggezza che tira fuori una volta ogni sessantanove mesi. -

- In effetti mi sembra la soluzione più logica. Ma i tuoi genitori non sono ancora a lavoro? -

- Che vorresti dire con questo? - Replicò il moro assottigliando lo sguardo e incrociando le braccia al petto. - Che ritieni impossibile il fatto che le abbia sentite da uno di noi? -

- Beh... -

- No, silenzio. Preferisco non saperlo. Ad ogni modo, dato che abbiamo già stabilito che Squiler è solo il suo portavoce, ora ti sfido ad indovinare chi è la nostra vera psicologa della casa. -

- Beh, dato che hai detto "psicologA", il campo si restringe parecchio...
Vediamo, Yumiko se ho capito bene è trans, quindi non posso considerarlo, anche perché mi hai detto che adesso è a scuola al club di basket... Kumiko invece? -

- Dipende da come si sveglia la mattina. - Ribattè il quindicenne scrollando le spalle. - Ma ad ogni modo anche quell'essere al momento è ancora a scuola, frequenta il club di musica. -

- Capisco, quindi manca solo... Hitomi!? -

- BOOM BITCH! -

Esclamò tutto d'un tratto una vocetta stridula e spacca timpani.
E no, questa volta non si trattava di Squiler. (Nonostante non fosse affatto da escludere che nel sentirla il pennuto se la fosse segnata in mente, così da ripropinarla loro in futuro).

Ad ogni modo, a fare il suo improvviso ingresso nel soggiorno con quella sorta di grido di battaglia alquanto discutibile, era stata proprio Hitomi.

Nel vedere la dodicenne con il solito tutù rosa brillantinato addosso, i lunghi capelli color cioccolata raccolti in due alti codini e le pantofole a forma di unicorno ai piedi, Miroku non potè fare a meno di chiedersi se, alla fin fine, farsi psicoanalizzare da lei fosse davvero così diverso rispetto al farsi fare l'analisi dal pennuto.

- Partiamo dal primo quesito. - Sentenziò la dodicenne sistemandosi sul naso un paio di occhiali dalla forma perfettamente rettangolare e la montatura sottile e color ocra. - ...Ce li hai i big money? -

- Ho capito, io me ne vado. -

Sospirò Miroku alzando lo sguardo al cielo, per poi voltarsi e iniziare a dirigersi verso l'uscita.

- Aspetta! Aspetta! - Esclamò però la ragazzina correndogli dietro e afferrandolo prontamente per il polso. - Stavo scherzando. Visto che sei il fratello del fidanzato di mio fratello, per te farò un eccezione. -

- Con me però non l'hai fatta... -

Borbottò Yukino, venendo però ignorato come se nulla fosse dalla sorellina.

- Coraggio, ora sdraiati sul divanetto e iniziamo. Yuki, esci dallo studio. -

- Questo è un salotto. -

- E quella è una porta se è per questo, ma non sto certo qui a fartelo notare. -

Ribattè Hitomi sbuffando e indicando la porta in questione con l'espressione di una che non accetta compromessi.

- Venire trattati con tutta questa mancanza di rispetto non è affatto giusto. - Borbottò il quindicenne incamminandosi verso l'uscita con lo sguardo chino verso il basso. - Di solito nelle famiglie normali le sorelle minori adorano l'"onii-chan" quasi come una sorta di divinità dell'Olimpo. Cos'ha questa famiglia che non va? -

- Tutto direi. E poi il "culto dell'onii-chan" esiste solo negli anime e nei manga. Ora su, smamma onii-chan. Vai a flirtare con il pane, giocare con il panda o qualunque altra cosa facciano quelli come te. -

- E va bene. Ma sappi che questa me la segno! -

Ribattè il ragazzo rivolgendole un'occhiataccia per poi andarsene via stizzito, richiudendo bruscamente la porta.

- Qui sono tutti così melodrammatici. - Sbuffò la mora alzando lo sguardo al cielo sconsolata. - Pensa che a volte mi viene quasi il dubbio di essere finita per errore in una qualche soap opera spagnola... -

Quindi si voltò verso Miroku e, nel vedere la sua espressione spaesata, sorrise divertita, facendogli cenno di sdraiarsi sul divano.

- Quanto ci vorrà? -

Domandò il biondo mentre si metteva in posizione supina, con lo sguardo rivolto verso il soffitto color azzurro tenue.

- Penso non più di un ora. Certo, a volte le psicoanalisi di Yukino durano fino a tre ore, ma è lui che è un caso disperato. - Rispose la dodicenne ridendo mentre si accomodava su una sedia posta accanto al divano sullo stesso lato nel quale si trovava la testa di Miroku, così che lui non la potesse vedere durante la seduta. - Adesso iniziamo a... -

- Non prendi appunti? -

La interruppe il diciottenne.

- No, non serve. A quello ci penserà Squiler. -

- Non è molto rassicurante, sai? -

- Preferische che chiami Kappei per farci un bel verbale con i colori a pastello? -

- Mi accontenterò del pappagallo. -

- Ottima scelta. -

- Allora... Da dove inizio? -

- Dall'inizio. -

- Grazie. -

- Non c'è di che. -

- Sento che rimarrò qui per un bel po' di tempo... -

- LENTO PUÒ PASSARE IL TEMPO,
MA SE PERDI TEMPO,
POI TI SCAPPA IL TEMPO!
L'ATTIMOOO!!! -

- E chiudi un attimo il becco, Squiler. -

~

- Quindi Mei non ti piaceva? -

- Beh, non è che non mi piacesse, in realtà mi stava molto simpatica, ma che all'epoca Kirsten se n'era andata da solo un paio d'anni, quindi in realtà non le ho mai prestato particolare attenzione... -

- Capisco... Invece hai detto che anche alle superiori hai ricevuto una dichiarazione, vero? -

- Sì, verso la fine del secondo anno. A quanto mi ha detto, se lo teneva dentro da parecchi mesi. -

- E tu non ti eri mai reso conto di nulla? -

- Ecco... In realtà a malapena sapevo il suo nome... -

- Capisco... Ora però ti devo fare una domanda più importante. Abbiamo capito che hai rifiutato tutte le dichiarazioni che hai ricevuto per Kirsten, ma c'è anche da dire che non la vedi da sei anni, possibile che in tutto questo tempo tu non abbia mai provato attrazione verso nessun'altro? -

- Beh, no. Kirsten è l'unica persona che io abbia mai amato. -

- E questo è molto dolce. Ma adesso io sto parlando di attrazione, non di amore. -

- E che differenza c'è? -

- Oh, santo cielo. - Sospirò la ragazza alzando lo sguardo al cielo. - A volte stento a credere che tu abbia davvero sei anni in più di me, sai? Ma ad ogni modo... Vediamo... Come posso spiegartelo senza essere volgare...? -

- I WANT TO FEEL YOUR WEENIE IN MY BOTTOM!
I WANT TO KISS YOUR SWEET, WET, RED LIPS!
I WANT TO FEEL YOUR SEMEN FLOWING IN ME!
I WANT TO HAVE GAY SEX WITH YOUUUU! -

- Grazie Squiler, ci voleva proprio! -

Esclamò la ragazzina alzando un pollice in su in direzione del pappagallo, per poi voltarsi verso Miroku e scoppiare a ridere nel vedere la sua espressione a dir poco allibita.

- Co... Cos'era? -

- "Gay sex" di Oliver, un Vocaloid. Se vuoi quando abbiamo finito ti faccio sentire la versione integrale. -

- No! - Esclamò il biondo forse con giusto un po' troppa foga. - No... Assolutamente meglio di no. Allora... Dicevamo? -

- Stavo provando a chiederti senza cadere nel volgare se ti fosse mai venuta voglia di fare bum bum con qualcuno, ma visto che sei parecchio lento di comprendonio, c'è stato bisogno di Squiler per fartelo capire. -

Nel sentire quella risposta per poco Miroku non rischiò di strozzarsi con la sua stessa saliva e, benché il suo viso fosse nascosto dal bracciolo del divano, a Hitomi bastò allungare leggermente il collo per scorgere le sue gote, completamente rosse dall'imbarazzo.

- Ok, non serve che tu mi risponda. -

- Davvero? -

Ribattè il diciottenne in tono sollevato.

- Sì, la tua reazione mi basta e avanza. Allora torniamo al fulcro della questione: Kirsten. Intanto, ricordi anche il suo cognome? -

- No, affatto. -

- D'accordo. Allora, prova a descrivermela. -

- Descrivertela? -

- Esatto, parti dall'aspetto fisico, poi ti farò io delle domande. -

- Ok... Allora, ha i capelli neri e lisci, quando l'ho conosciuta le arrivavano fino alla vita, ma dopo che mi ha chiesto di tagliarglieli, le arrivavano poco sopra le spalle. -

- Ti ha chiesto di tagliarglieli? -

- Sì, un giorno a scuola è venuta da me e se n'è uscita dicendomi che voleva che dopo le lezioni andassi a casa sua e le tagliassi i capelli. A dirla tutta una volta che mi ha messo le forbici in mano mi ha detto di volere che la facessi diventare completamente pelata, ma mi sono opposto e alla fine abbiamo trovato un compromesso. -

- I suoi genitori si sono arrabbiati quando l'hanno scoperto? -

- Un po'. Anzi, diciamo un bel po', come anche i miei. Ci hanno fatto una strigliata che non finiva più! Ma ora che ci penso non mi ricordo di esserne stato particolarmente intimorito. Forse perché neanche Kirsten lo era... Anzi, in realtà era così felice del suo nuovo taglio che ha continuato a sorridere per tutto il tempo, mentre i nostri genitori ci sgridavano. -

- Continua, dai. -

- Vediamo... Tornando al suo aspetto, è di carnagione molto pallida, tanto che quando era estate anzichè abbronzarsi finiva sempre col bruciarsi tutta. Gli occhi invece sono grigi, ma con una certa luce ricordo che assumevano degli strani riflessi, come rosati. La corporatura ovviamente era minuta, dopotutto stiamo pur sempre parlando di una tredicenne, ma è sempre stata leggermente più alta di me, probabilmente perché aveva un anno in più. -

- Non dicevi che stavate in classe insieme? -

- Sì infatti, ma quando lei è arrivata qui dalla Danimarca aveva solo sette anni e non conosceva ancora bene il giapponese, così, anzichè andare in seconda elementare come avrebbe dovuto, le hanno fatto ripetere il primo. -

- Sai perché si è trasferita in Giappone? -

- Mi sembra di ricordare che una volta mi abbia raccontato di essere venuta qui anche quando era molto piccola per trovare sua zia, che si era trasferita qui a Himeji di recente. Praticamente durante questa visita pare che i suoi genitori si fossero innamorati del Giappone e così un paio di anni dopo sono venuti qui. -

- Voi due avete fatto subito amicizia? -

- No, affatto. - Ribattè Miroku ridendo leggermente al ricordo. - Ricordo che il primo giorno di scuola durante la ricreazione c'era un silenzio incredibile, erano ancora tutti un po' timidi essendo il loro, o meglio, il nostro primo giorno in assoluto in una scuola che non fosse l'asilo. Lei invece pur non sapendo ancora parlare bene in giapponese stava provando ad attaccare bottone un po' con tutti. Quando si avvicinò a me per vedere se sarei stato più loquace degli altri, mi salutò esclamando "addio". -

- E tu che hai fatto? -

- Le ho detto "addio" a mia volta, quindi sono tornato al mio banco. -

- Crudele... -

- Stiamo parlando di quando avevo sei anni! - Ribattè Miroku continuando a ridere. - Diciamo che non mi fece esattamente una buona impressione in un primo momento, la bollai da subito come "la stramba della classe". -

- E quand'è che hai cambiato idea? -

- Oh, non l'ho mai cambiata. Ho sempre continuato a pensare che lei fosse la persona più strana che avessi mai incontrato in tutta la mia vita. Semplicemente con il passare del tempo ho capito che tutta questa sua stranezza non mi dispiacesse poi così tanto. -

- Dimmi le prime tre stranezze che ti vengono in mente su di lei. -

- Vediamo... Forse il fatto che si lamentasse continuamente di tutto, ma alla fine sorridesse sempre.
Poi che avesse un senso dell'umorismo peggiore di quello di Yukino, eppure in qualche modo riuscisse sempre a farmi scoppiare a ridere, nonostante a dirla tutta spesso si trattasse di risate di esasperazione più che altro.
Una terza stranezza invece... Beh, forse è la più strana di tutte. Praticamente pochi mesi prima di partire prese una strana abitudine: quella di seguirmi in bagno. E no, non per il motivo al quale tu e quel pappagallo depravato state sicuramente pensando, ma perché scoprì quanto le piacesse usare gli orinatoi anzichè i normali gabinetti.
Neanche voglio ripensare a certi macelli che ha combinato... Tu non hai proprio idea... -

- Certo che ce l'ho. - Ribattè Hitomi sbuffando. - Anche Yumiko lo fa sempre quando andiamo al cinema o da qualche altra parte. Ma poi non capisco che piacere ci provi. Insomma, che gli costa aspettare la transizione!? Gli orinatoi sono davvero così fantastici? Secondo me lo fa più perché lo diverte che per una questione di comodità... -

- Che c'entra adesso Yumiko? -

- Kirsten si faceva chiamare con dei soprannomi? -

- Ogni tanto mi chiedeva di chiamarla Sten, diceva che le sembrava più confidenziale. Ma perché ora mi fai questa domanda? -

- ...Squiler, glielo dici tu o glielo dico io? -

- Dirmi cosa? -

E a questo punto la mora portò lentamente le mani alle tempie, iniziando a massaggiare lentamente.

- Oh Squiler, aiutami tu, questo paziente è un caso disperato. -

- Senti. Puoi smetterla di chiedere aiuto al pappagallo e continuare? Gli psicologi dovrebbero far sentire a loro agio i pazienti, sai? -

- Hai ragione. - Ammise a quel punto la dodicenne per poi fare un respiro profondo. - Allora, tralasciamo queste ultime domande e cambiamo argomento. Abbiamo parlato dell'inizio e di ciò che è successo dopo, ora non ci resta che parlare della fine. -

- Che sarebbe? -

- Sakura. -

- Oh... -

- Parlami di lui dal punto di vista caratteriale e comportamentale. -

- Ti piace proprio usare certi paroloni, eh? -

- Neanche immagini quanto. -

- Allora... Beh, diciamo che Sakura è un tipo strambo. Ad esempio conosce benissimo sia la lingua che la cultura giapponese, eppure ogni volta se ne esce con battute su stereotipi e luoghi comuni a dir poco assurdi. -

- È ottimista o pessimista? -

- Strana domanda... Comunque non saprei, anche perché non lo conosco da non più di una decina di giorni. Comunque da quello che ho potuto vedere, ho notato che tende sempre a drammaticizzare un sacco quando si trova nei guai, come quando ha scoperto la durata dei suoi turni di lavoro. Però a pensarci bene non l'ho mai visto davvero abbattuto. -

- Capelli? -

- Ma lo hai visto l'altro ieri. -

- Fa niente. Dimmi come ha i capelli. -

- E va bene... Sono neri e lisci, gli arrivano poco sopra le spalle. -

- Gli occhi? -

- Grigi. -

- Tutto qui? -

- Beh, ora che mi ci fai pensare ha come delle pagliuzze nell'iride che ogni tanto assumono una strana sfumatura. -

- Rosata per caso? -

- Sì, esatto. Lo vedi che l'avevi già osservato attentamente? Perché mi stai facendo queste domande? -

- Io... Io non so più che fare con te. -

- Che intendi dire? -

- Con chi vive Sakura? -

- Con sua zia, i genitori sono rimasti in Danimarca. -

- Sai perché sia venuto qui? -

- Veramente no, non ne ho idea. -

- Nome completo? -

- Sakura Sten Rasmussen. -

- Sten, eh? -

- Sì, perché? -

- Nulla, non farci caso. Ora un ultima domanda. Fai attenzione che è importante. È praticamente dall'inizio  della seduta che aspetto di chiedertelo. -

- Dimmi. -

- Allora, ti è mai capitato di pensare... A quale animale pensi di assomigliare di più? -

- ...Eh? -

- Hai presente, no? Quei test che fanno in bambini su internet o sulle riviste nei quali dopo una serie di domande personali ti viene detto qual è l'animale che ti rappresenta. -

- Ma cosa c'entra adesso? -

- Nulla. Semplicemente quando l'ha detto il Dr. Frost è stato qualcosa di epico e così ho pensato che sarebbe stato bello provare a fare lo stesso durante una delle mie psicoanalisi. Anche se a pensarci bene quando l'ha chiesto lui c'era davvero un senso, mentre qui no... -

- Ma chi è il Dr. Frost? -

- La mia guida, ma adesso non è importante. - Replicò la mora sorridendo soddisfatta. - Ad ogni modo, con questo la seduta è sciolta, vai in pace. -

- Ma... E l'analisi? -

Replicò io diciottenne rimettendosi seduto e voltandosi perplesso verso la ragazzina.

- Beh, dì alla tua amica che ci aveva visto giusto, il problema qui è la tua deficienza. -

- Ma... -

- Scherzavo. - Ribattè allora Hitomi, nonostante a dirla tutta lo disse in tono così serio che Miroku non potè fare a meno di chiedersi se fosse vero o meno. - Il vero problema qui è che nonostante tu sia innegabilmente cresciuto in questi sei anni, la tua mente per quanto riguarda l'amore, l'attrazione sessuale e quant'altro è rimasta la stessa che probabilmente già avevi a dodici anni. Il tuo attaccamento a Kirsten, o meglio, al suo ricordo, è davvero dolce e molto romantico, ma a tratti quasi ossessivo.  Talvolta durante questa seduta mi hai dato come l'impressione di usare il tuo amore verso di lei come una scusa per non legarti ad altri. E questo non tanto perché tu non voglia effettivamente innamorarti di qualcun'altro e andare avanti, quanto perché come ho già detto il fatto che negli anni subito seguenti alla partenza di Kirsten tu abbia sempre continuato a pensare a lei, ti ha impedito di prenderti quelle cotte, sbandate, infatuazioni o che dir si voglia tipiche dell'adolescenza. Così adesso che è passato molto tempo dalla partenza di Kirsten e magari saresti davvero pronto a metterci una pietra sopra, semplicemente non sai come fare. Un po' perchè ti sei così abituato ad amare solo lei incondizionatamente da scambiare ogni sentimento di affetto rivolto verso altre persone come semplice simpatia, un po' perchè vivi nella costante seppur vana speranza che Kirsten un giorno torni e un po' perchè non hai idea di come funzioni una relazione, non avendone mai avuta una vera e propria.
Ti basta come analisi? -

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro