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Gullane Beach


Canzoni consigliate per la lettura di questo capitolo: Fine Line - Harry Styles e Ava - Famy.

Enjoy!

I capelli di Andrea svolazzavano al vento ed erano ormai nuovamente tutti scompigliati. Una brezza fresca gli colpiva il volto già arrossato ed il sole, anche se pallido, faceva capolino da dietro le alte dune di sabbia chiara. Doveva essere Settembre perché nessuno si addentrava più in acqua. I passanti rimanevano sul percorso pedonale al limitare della spiaggia e non si spingevano oltre.

Le onde lunghe che si infrangevano sul bagnasciuga ed i versi dei gabbiani erano le uniche cose che riuscivano a raggiungere chiaramente le orecchie di Andrea. Da piccolo adorava passare le sue giornate in quel luogo. Era il suo paradiso personale lontano dalle malvagità di suo padre. Si era dimenticato di quanto fosse bello e di quanto gli fosse mancato passare del tempo tra quelle dune.

Roy era di fianco a lui e si beava del calore del sole sulle sue braccia scoperte, alquanto e stranamente abbronzate. Aveva indosso ancora solo i jeans e la t - shirt, ma non sembrava aver per nulla freddo. Entrambi se ne erano andati dal finto appartamento a piedi nudi e potevano sentire la sabbia sotto ai piedi. Era così strano trovarsi lì, con lui, dopo tutto quello che era successo.

Qualche cane correva libero per la spiaggia. I padroni gli lanciavano i bastoni regalati dalla marea, per poi aspettare che i loro animali glieli riportassero. Andrea non aveva mai capito chi, dei due, se il padrone o il cane, fosse stato più felice di trovarsi lì. Quella spiaggia, lo sapeva, aveva qualcosa di magico per tutti, ma sopratutto ed inequivocabilmente per lui.

Con gli anni era diventato il suo posto.

L'ultima volta che ci aveva messo piede era stato un Agosto, all'inizio della malattia di Sarah, sua madre. Li aveva accompagnati un autista privato che li avrebbe anche dovuti riaccompagnati indietro, alla fine della loro gita fuori porta. Erano partiti all'alba, alle prime luci del sole, e si erano attardati il più possibile. Quello che li avrebbe aspettati in città non sarebbe stato nulla di piacevole, lo sapevano bene.

Nè Andrea né Sarah volevano infatti tornarsene ad Edimburgo e, per loro, sapere che sarebbero dovuti tornare indietro era anche peggio di dover rincontrare Roger, ad aspettarli sull'uscio di casa. L'uomo, ovviamente, sarebbe stato più adirato del solito e pronto ad attaccare litigio con i due, al minimo tono di voce ritenuto, da lui, fuori posto.

La cosa buffa era che avrebbe trovato, sempre e comunque, un motivo per discutere.

Potevano essere le scarpe sporche del figlio.

Il vestito bucato della moglie.

Il cesto da picnic troppo grande.

Qualsiasi cosa pur di alzare la voce.

Andrea, per anni e anni, aveva sperato che Sarah si decidesse a lasciare Roger, una volta per tutte. Purtroppo non lo fece mai. Non ci riuscì nemmeno quando Andrea raggiunse un'età accettabile per capire realmente come stavano le cose. Era stato frustrante vedere come suo padre la aveva in pugno, senza che lui fosse in grado di proteggerla.

Quando il ragazzo diventò abbastanza grande da combattere il padre, Sarah era ormai già morta da un pezzo. Andrea non se lo sarebbe mai perdonato. Era forse uno dei rimpianti più grossi della sua vita. Avrebbe dato la sua anima per vedere la madre finalmente felice. Purtroppo nessuno dei due era riuscito a vincere contro il re di Edimburgo. Nessuno lo avrebbe mai sconfitto, era ormai chiaro.

Roy si accorse che Andrea si era rifugiato nei suoi pensieri e, sentitosi abbandonato a sé stesso, decise di intervenire. "Mi piace qua" disse infatti. "Che posto è?"

Andrea tornò in sé ed i suoi occhi si fecero più presenti. "Siamo a Gullane Beach" disse. "È il posto in cui io e mia mamma venivamo per passare del tempo insieme e staccare dalla vita frenetica ad Edimburgo"

Ro alzò le mani al cielo e si stiracchiò. La suo schiena si allungò di almeno cinque centimetri, prima di ritornare al suo posto. "Con vita frenetica ad Edimburgo intendi dire le grinfie di tuo padre?" Domandò sarcastico, voltandosi a guardare un gruppo di ragazzi che giocavano a calcio tra le dune.

"Ogni tanto ho paura che tu mi conosca da una vita sai?" Domandò, divertito, Andrea. "É strano, è come se avessi vissuto nella mia testa a mia insaputa"

Roy si fece più vicino ed iniziò a guardarsi intorno per cercare il vero motivo per il quale si trovavano lì, ovvero la madre di Andrea. "Che ci posso fare" disse, adocchiando una donna ed un ragazzino, nascosti dietro ad un grosso tronco, poco lontano dal mare. "In molti vorrebbero avere il mio carisma"

Andrea, giocosamente, lo spinse giù dalla duna su cui si erano ritrovati e, subito dopo, lo seguì, correndogli dietro. "Smettila!" Disse con un sorriso stampato sul volto. "Vedi di non tirartela troppo"

Ro, atterrato sulla sabbia, iniziò ad arrotolarsi i pantaloni, affinché non si sporcassero con la sabbia umida. "Guarda che hai iniziato te" disse, tornando in piedi. "Questa sera mi hai fatto un sacco di complimenti senza rendertene conto. Non ti sarai mica preso una sbandata per me, dico bene?"

Andrea si ammutolì di colpo, abbandonando le braccia lungo ai fianchi. "Io..." disse, senza sapere cosa rispondere. In realtà lo sapeva, ma non aveva ancora il coraggio di dirlo. "Se fosse così, ti scoccerebbe?"

Roy ammiccò e gli afferrò l'avambraccio. Fece scorrere le sue dita sulla camicia bianca di Andrea. "No" rispose solamente. "Ma tu ora devi incontrare una persona ed è la nostra priorità assoluta"

Andrea, fisso sulla mano di Roy contro di lui, alzò lo sguardo. "Posso davvero parlare con mia madre?" Domandò, incredulo.

Ro annuì ed alzò un braccio per indicare ad Andrea un punto della spiaggia. "Sei tu quel ragazzino?" Chiese. "E quella seduta contro il tronco non è tua madre?"

"Si, è lei" rispose scrollando le spalle. "Come diavolo l'hai riconosciuta?"

"Bene" concluse Roy, ignorando completamente la domanda di Andrea. "Allora andiamo da lei"

Il ragazzo dai capelli biondi, senza aspettare un secondo in più,  prese per mano Andrea e se lo trascinò dietro, senza dargli il tempo di controbattere. Attraversarono tutta la spiaggia per raggiungere il piccolo tronco su cui Sarah aveva steso una coperta e ci si stava riposando, appoggiata con la schiena. Guardava, con occhi stanchi, il figlio mentre gironzolava qua e la alla ricerca di pietre e rametti. Andrea non doveva avere più di quindici anni e sembrava il ragazzino più felice del mondo.

"Ma che cosa le dico?" Domandò infatti quest'ultimo. "Come fa a riconoscermi?"

Roy si era fermato proprio dietro al tronco, per permettere ad Andrea di tastare il terreno e decidere come procedere. "É tua madre" disse. "Ti riconoscerà"

"Non la vedo da anni" rispose. "Sa che sono morto? E poi c'è una versione giovane di me a pochi passi di distanza, che cosa devo fare?"

Ro incrociò la braccia al petto e non disse più nulla.

Andrea parve, per l'ennesima volta, confuso. "Che c'è?" Domandò. "Perché mi guardi così?"

Roy si passò una mano sul volto, per l'ennesima volta, frustrato. "Va e parlaci" disse, facendo voltare l'altro ragazzo e spronandolo ad avvicinarsi. "Non hai bisogno di altre spiegazioni. Saprai cosa dirle, fidati. Ora vai, e cerca di essere conciso. Hai poco tempo"

Andrea, incoraggiato ed un pò spaventato dalle parole di Ro, si fece finalmente avanti. Arrivato a pochi centimetri dalle spalle della madre, seduta dietro al tronco, richiamò la sua attenzione con un tocco. Le appoggiò le dita sulla schiena ed aspettò che si voltasse per guardarlo in volto. Non appena gli occhi della donna si posarono su di lui, il tempo si fermò.

I cani, i gabbiani e la gente che passeggiava in spiaggia si fermarono, come immobilizzati e bloccati sul posto. Le stesse onde del mare non facevano più rumore ed il piccolo Andrea, che stava raccogliendo dei sassi, si era fermato con i piedi nell'acqua. Gli unici in grado ancora di muoversi erano Roy e Sarah. Andrea ne rimase stupefatto, quasi incredulo.

La donna si era ormai voltata verso la versione più matura di lui e si era tirata su, con i gomiti appoggiati al tronco. "Andy..." disse con un tono di voce traballante, per poi alzarsi definitivamente. Gli portò subito una mano al volto, riconoscendolo all'istante.  I suoi occhi erano già diventati lucidi, sotto il peso delle sue emozioni.

"Mamma" disse Andrea, sorpassando il tronco e buttandosi a capofitto nelle sue braccia. La sue spalle si erano fatte curve ed era tornato ad essere il ragazzino che Roy stava osservando tra le onde immobili. "Mamma, sono io. Sei davvero qui, pensavo che non ti avrei più rivisto!"

Sarah accolse il figlio nell'abbraccio, ma iniziò subito a posare gli occhi su tutto il suo corpo, vedendolo cresciuto e visibilmente diverso da come se lo ricordava. "Mio Dio, Andy. Che cosa ci fai qui?" Chiese, incredula. Vedendo Roy aveva già capito tutto, ma voleva avere comunque un conferma. "Andy, ti prego, guardami negli occhi. Dimmi che è solo un brutto scherzo e che tu in realtà non sei..."

Andrea scosse la testa, ancora nascosta nel petto di Sarah. Averla rivista lo aveva distrutto ma allo stesso tempo salvato. "Non importa" disse, tra un singhiozzo e l'altro. "Non importa. Ora sono qui con te. È tutto quello che conta ormai"

La donna alzò delicatamente il volto di Andrea e gli sorrise. "Il mio bambino, il mio bel bambino" disse, portando una mano sul cuore di Andrea, coperto dalla camicia bianca. "Non c'è più vita qui dentro, come può essere tutto apposto?"

Il ragazzo non rispose, ma si beò ancora un attimo delle braccia della madre. "É stato meglio così" disse infine. "Non ce la facevo più a rimanere in quel posto. Voglio stare qui, con te, per sempre"

La donna alzò lo sguardo su Roy ed appoggiò il mento sul capo del figlio, ancora stretto a lei. "Andy, ti voglio così tanto bene" disse. "Sei cresciuto così in fretta. Mi sembra passata una vita da quando mi portavi legnetti e pietruzze colorate. Che cosa è successo per farti approdare in questo non luogo?"

Andrea tirò su con il naso e scosse la testa energicamente. "Non importa" continuava a ripetere, come un mantra. "Non importa, non importa, non importa"

La donna sospirò, lanciando un'altra occhiata a Roy, sedutosi ormai comodamente sul tronco. "Se non me lo dici tu, sarò costretta a chiederlo a lui" disse, facendo sedere Andrea sulla coperta colorata che aveva sistemato sulla sabbia. "Avete percorso gli ultimi passi insieme, se tu non te la senti, lo farà lui per te"

Andrea sembrò calmarsi e ritornare in sé stesso, attimo dopo attimo. Aveva gli occhi rossi e le mani strette a pungo. Il suo respiro si era fatto affannoso ma quando tornò a guardare Roy, raggiante come una stella, si ricordò delle sue parole. Non aveva tempo da perdere e non lo avrebbe certo sprecato a piangere.

Appoggiò la schiena al tronco e fece fare lo stesso a Roy. "Ho così tante cose da dirti che non so da dove iniziare" disse infine, prendendo un respiro profondo. "Mi dispiace così tanto. É andato tutto a rotoli, una cosa dopo l'altra"

Sarah sembrò vacillare vedendo il figlio così fragile, ma riuscì a non darlo a vedere. Sia lei che Roy erano lì per lui, per nessun altro. "Non hai nessuna colpa Andy" disse infine, coccolandolo con il suo tocco. "Te l'ho sempre detto. Non ti puoi sobbarcare gli errori degli altri e farli diventare i tuoi. Sei un'anima così pura, ma non te ne sei mai reso conto"

Andrea fece una smorfia di disappunto. "Ti ho lasciato morire" disse. "Come posso essere puro come dici tu?"

Sarah gli lasciò un bacio sulla guancia. "Non è così. È stata colpa mia, non tua" disse, sincera. "L'unica persona che hai lasciato morire è te stesso, giorno dopo giorno"

Andrea sospirò e deglutì a vuoto. Aveva preso a guardare sé stesso da piccolo. "Mi dispiace" disse solamente.

Sarah si voltò a guardare nella stessa direzione di suo figlio, la sua versione matura però. "No, dispiace a me" disse. "Non era il compito di quel bambino prendere su sé stesso tutta quella oscurità. Ti chiedo perdono Andy, la tua vita sarebbe potuta essere così diversa..."

"Non importa" ribattè lui, tornando con la schiena contro il tronco. "Se le cose non fossero andate in questo modo, non avrei mai potuto rivederti, e allo stesso modo non avrei mai incontrato i mio angelo custode. Abbiamo tutti sofferto abbastanza"

Sarah si portò i suoi capelli neri dietro le orecchie e si voltò verso Roy. Questo aveva incrociato le gambe ed osservava i due senza dire niente. "Grazie!" disse lei, allungando una mano verso l'angelo alla sinistra di Andrea. "Grazie di averlo riportato da me. Te ne sono grata"

Roy le sorrise mesto, ripensando a quanto avrebbe voluto rivedere anche lui sua madre. "É stato un piacere" disse dunque. "Vorrei anche aggiungere che sono d'accordo con lei con tutto quello che ha detto. Andrea si sottovaluta troppo ed è anche un pò ottuso, certe volte"

Sarah si mise a ridere di gusto. "Hai sentito che cosa ti ha detto?" Domandò, scuotendo Andrea per un braccio. "Era quello che ti dicevo sempre anche io, non mi volevi mai credere!"

Andrea si sentì subito un pò meglio. Aveva di fianco a lui le uniche due persone al mondo che gli volevano davvero bene. "Se è per questo ho anche continuato a raccogliere i sassi che tu tanto odiavi portare in borsa!" Disse, ricordando il passato. "Dopo che te ne sei andata, mi sono preso la laurea in Geologia di cui tanto parlavamo. Non so se te ne ricordi, dato che gli ultimi anni sono stati i più difficili, ma ci sono riuscito"

La donna si abbandonò ad un sorriso tale da scaldare anche il cuore di Roy. "Certo che mi ricordo Andy! Sono felicissima per te, non avevo dubbi che ce l'avresti fatta" disse lei. "Sei riuscito anche a trasferirti in Islanda?"

Andrea la guardò, cercando di nascondere la luce che gli era comparsa sul volto. "Mi sono diplomato là, ma non mi ci sono mai trasferito" Disse, abbassando di poco il tono di voce. "Quando mi è arrivata la notizia della tua morte, qualche mese prima di tornare ad Edimburgo, non me la sono sentita di passarci il resto della mia vita"

Sarah si rabbuiò. "Se non fossi tornato in quel posto, forse ora non saresti qui" disse, cupa. "Che cosa ti è successo? È cola di tuo padre, vero?"

Andrea abbassò lo sguardo, per poi puntarlo su Roy, a pochi centimetri da lui. Non voleva dare questo dispiacere a sua madre, ma non aveva altra scelta. "Non è proprio colpa sua" disse dunque infine. "Diciamo che la situazione non è mai migliorata. È un pò peggiorato tutto e le cose sono andate come sono andate"

Sarah guardò Ro, per avere una conferma. Non poteva crederci che l'uomo che aveva chiamato suo marito avesse finito per ridurre il figlio in quello stato. "É come dice lui?" Chiese. "É vero?"

Roy annuì. "Più o meno" replicò. "Avrei usato altri termini ma è così"

Sarah stese le gambe ed immerse i piedi nella sabbia. "Dovevo essere più forte" disse, passandosi una mano sulla fronte accaldata. "Alla fine l'ha vinta lui. Quell'infame ha tolto la speranza al sangue del suo sangue: Non potrò mai perdonarmi per quello che ti ha fatto"

"É acqua passata" intervenne Andrea.

Sarah si allungò ed abbraccio il figlio. "E Ceelia?" Domandò. "Come sta? State ancora insieme?"

Andrea scosse le spalle. "Non lo so" rispose onesto. "Non la vedo da tanto. Ci siamo lasciati tempo fa"

Sarah si lasciò andare contro il tronco trasportato dalla marea. "Capisco" disse soltanto, voltandosi poi a guardare Roy e la nube temporalesca che si stava avvicinando da dietro le dune. "Peccato, mi ricordo che era l'unica a riuscirti a strappare un sorriso"

Andrea si voltò a guardare le nuvole scure che minacciavano pioggia. "Sei anche tu un angelo?" Domandò poi alla madre, riconoscendo che il loro tempo stava per finire. "Sei come Ro?"

Sarah lo prese per mano, tornando a guardare il mare. "Immaginami come il riflesso di ciò che ero e di ciò che potrei essere stata se non fossi morta" rispose, sistemandosi i capelli mossi dal vento. "Le pieghe del tempo hanno permesso alla mia coscienza di essere qui e di riconoscerti, ma fra poco tornerò ad essere la versione di me che prendeva il sole su questa spiaggia"

"Non ti rivedrò mai più dunque?" Chiese ancora Andrea, coprendosi il volto con una mano per ripararsi dalla sabbia portata dal vento che stava diventando sempre più forte. "Come saprò che starai bene?"

Sarah, aggrappandosi al braccio del figlio si alzò in piedi. "Starò bene" disse. "Io sono dove devo essere. Ora spetta a te compiere gli ultimi passi del tuo viaggio e decidere da che parte stare. Scegli bene e con coraggio"

"Che cosa significa?" Chiese Andrea, voltandosi di scatto verso Ro, già in piedi e pronto ad andare. Stava tenendo d'occhio la tempesta in arrivo ed era pronto a trascinare via il ragazzo al primo movimento d'allarme.

La madre richiamò la sua attenzione. "Ti sarà chiaro al tempo debito" disse, accarezzandogli il volto. "Fidati del tuo custode, sono sicura che sappia il fatto suo e saprà guidarti al meglio. Segui il tuo cuore e tutto sarà a posto, te lo prometto"

"Non voglio andare via" disse Andrea. "Non voglio lasciarti di nuovo"

Sarah, di slancio, lo racchiuse in un abbraccio. "Devi andare, non attardarti oltre" disse, contro il suo orecchio. "Sarò sempre grata del regalo che mi hai fatto, venendomi a trovare. Ti voglio bene, non dimenticarlo mai"

Andrea sciolse l'abbraccio per guardarla in volto. "Ti voglio bene" disse. "Più di tutto"

La donna appoggiò la fronte alla sua. "Più di tutto" replicò, per poi lasciarlo andare dalle sue braccia, vedendo la tempesta proprio sulle loro teste. "Più di tutto"

Ad Andrea sfuggì una lacrima e singhiozzò quando Roy lo richiamò, per lasciare una volta per tutte Gullane Beach. Il suo cuore straboccava di dolore, ma allo stesso tempo di amore e gratitudine. Non era certo di aver capito cosa fosse successo e gli sarebbe servito del tempo per riprendersi, ma rivedere sua madre era stato un regalo per cui sarebbe sempre stato grato.

La tempesta che aveva visto arrivare aveva tramutato la spiaggia in una macchia scura. Tutte le persone e gli animali erano ancora fermi, immobili come statue. Le onde del mare erano le uniche ad aver ripreso il loro movimento ondulatorio e sua madre si era risistemata nella stessa posizione in cui l'aveva trovata. Lo stava guardando allontanarsi insieme a Ro con un sorriso fiero sul volto.

Quando i due arrivarono al punto di partenza, sulla duna da cui riuscivano a vedere tutta la spiaggia, tutto sembrò tornare al proprio posto. I gabbiani ripresero a volare ed i cani a correre. Le persone che camminavano sul bagnasciuga e sulla passeggiata ripresero il loro percorso ed anche il piccolo Andrea sembrò tornare a muoversi tra le onde, felice e spensierato.

Tutto e tutti erano tornati come prima che i due ragazzi arrivassero, ma nessuno di loro sembrava notare la tempesta imminente. Andrea capì subito che il maltempo era dovuto alla sua presenza su quella spiaggia. Presto se ne sarebbero dovuti andare ed abbandonare per sempre Gullane Beach. Avrebbe mentito a sé stesso se avesse detto di essere pronto di lasciarsi tutto quello alle spalle, ma dovette farsi coraggio.

Andrea si voltò verso Roy che aspettava che lui fosse pronto a dire addio a quel ricordo. "É ora?" Chiese, più a sé stesso che al suo custode. "Dobbiamo davvero andarcene?"

Ro annuì. "Si, se rimaniamo qui più del dovuto ci saranno delle conseguenze" rispose. "Mi dispiace, avrei voluto darti più tempo, ma non lo abbiamo"

"Va bene" disse Andrea, gonfiando i polmoni. "Cosa faccio adesso? Devo usare la seconda carta?"

Ro gli fece cenno di avvicinarsi. Si erano posizionati l'uno davanti all'altro, pronti a partire. "Si" disse solamente, appoggiando una mano sulla spalla dell'altro ragazzo. "Dove vuoi andare?"

Andrea non dovette pensarci molto. "Posso vedere Luke?" Domandò.

"Certo" rispose Ro. "Ovunque ed in qualunque momento tu voglia"

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