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Capitolo 42 (seconda parte)

Mike posa i cioccolatini sul tavolo della cucina. «Riuscirai a dormire, o vuoi provare subito la tisana?»

«La proverei» gli dico. «Senti, quello che ci siamo detti prima...» Mi mordo il labbro, perché non sono sicura di avere le parole giuste per esprimermi.

«Devi essere più precisa, abbiamo parlato di tante cose.» Prende un pentolino, lo riempie d'acqua e lo sistema sopra al fornello, che accende.

«Intendo quella cosa del pollice» mormoro. Da come lo descrive Sara dev'essere quantomeno eccitante – visto che dovrei davvero iniziare a usare le parole esatte come vorrebbe lui – ma non mi sento pronta.

«Lascia stare» mi dice. «Ho corso troppo.»

«Ma tu lo vorresti?»

«Non conta quello che vorrei io.»

«Mike, per me conta.»

Scarta la confezione di una tisana, con un profondo sospiro. «Non voglio che ti senta costretta. Non è giusto, sarei egoista. Se continuiamo a farlo come abbiamo fatto finora, a me va bene. Mi piace lo stesso. Tu mi piaci lo stesso.»

Rimango immobile e in silenzio, guardandolo mentre versa l'acqua in una tazza e ci mette lo zucchero. Ho avuto l'ennesima conferma che Mike è una persona speciale. Quante ancora me ne serviranno perché mi entri in testa che lui ama me? Che non gli importa di come sono fatta, della mia inesperienza, ma solo di me?

«Scusami, ho avuto un sacco di pensieri ultimamente e ho paura di sbagliare a prescindere.»

Mi passa la tazza e si siede al tavolo, con l'aria di chi sta riflettendo. «Ti è successo qualcosa? Tua madre, tuo padre o le tue amiche ti hanno detto qualcosa che ti preoccupasse?»

«Ho litigato con mia mia madre» mormoro, prima di soffiare sulla tisana.

«Come mai?» chiede, con voce bassa.

«Non mi va di dirtelo. Mi ha messa a disagio e non vorrei che imbarazzasse anche te.»

«Per l'età?»

«No, cioè, anche. Le piacerebbe che avessi un ragazzo più giovane. Pensa, ha provato a dirmi che alla Vulnus c'è qualcuno della mia età...»

«Ma Willy è andato a Treviso.»

«L'ho detto anch'io. Non ha capito che a me non interessa stare con un giocatore.» Serro le dita attorno alla tazza e la porto alle labbra. Ha un sapore delicato, che non so riconoscere. Sulla confezione leggo "melissa e valeriana" – per calmarmi potrebbe andare bene. «Non ha capito che a me interessi solo tu. Cioè, dal punto di vista di una relazione. Poi, ovvio che io faccia il tifo per tutti durante le partite. Ma tu sei tu.»

«Ci hai litigato per questo?»

«No, non solo. Sul serio, Mike...»

Mi stringe una mano nella sua. «Non dirmelo.»

Gli sorrido, confortata. Non riesco a pensare che mamma vorrebbe che mi mantenga lui. Cambio argomento. «Le ho fatto capire che so che mi ha mentito su mio padre. Ha continuato a ripetermi la stessa frase, quando le ho chiesto di sapere la verità. Ha ragione lui, ci ha tenuti lontani. E io... io non mi sento mai all'altezza, forse è per come ho passato gli ultimi anni. Non riesco a darle la colpa, è mia madre, ma... Se mi avesse manipolata? Se mi avesse mentito perché non voleva che la abbandonassi? Se avesse una sorta di dipendenza affettiva da me e allo stesso tempo volesse usarmi? Le faccio comodo a casa, porto uno stipendio, faccio la spesa, mi occupo delle faccende...»

Una lacrima mi riga la guancia, perché solo dicendolo ad alta voce mi rendo conto della verità.

Mia madre mi ha usata.

In modo subdolo, senza farmi capire che fosse così. Ora cosa vuole, usare anche Mike solo perché sta con me? Non posso permetterglielo.

«Spero che non sia così» sussurra Mike. «Lo spero, cioccolatino, perché sarebbe tremendo.»

Finisco di bere la tisana a lunghi sorsi, è già diventata tiepida. «Non credo che questa mi aiuti granché.»

Prende la tazza e la posa nel lavello. Mi porge la mano e appena la stringo mi attira a sé per avvolgermi in un abbraccio caldo. Un abbraccio che mi fa stare bene, che profuma di pino silvestre. Mi sporgo in alto per baciarlo e lui mi ricambia con tenerezza, con quel sentimento dolce che mi ha fatto sentire fin dal nostro primo e causale incontro.

«Vuoi farlo?» mi chiede.

«Non lo so. Ora è tardi, tu dovresti dormire.»

«Ho l'allenamento alle undici e tutto il tempo da dedicare a te.»

Gli sorrido. Non so come ci riesca, ma mi fa stare bene con poco.

«Se tu riesci ad addormentarti presto, però, possiamo pensarci domani» mi dice. «Oppure... com'è quel libro che stai leggendo?»

Ora come gli spiego che quello è il primo libro che ha scritto Sara e che per questo ero tanto sconvolta dopo aver fatto colazione con lei?

«Ce l'ho nello zaino, sempre per evitare che mia madre lo trovi. Ma non sono sicura che ti piacerebbe.»

«Pensavo che potrebbe essere interessante leggerlo insieme.» Mike sorride, con aria serena. È un sollievo che non mi giudichi. «Prendiamo i cioccolatini e lo leggiamo in camera?»

Leggere un libro porno con lui e mangiare dei cioccolatini nel frattempo?

«Sono quasi alla fine» mormoro. «Ma so che l'autrice ne ha scritti altri, possiamo comprarne uno e leggerlo insieme.»

Mi bacia con dolcezza. «Va bene, ma quando l'hai finito me lo presti. Sono curioso.»

«Non credo che possa darci qualche idea, i protagonisti sono molto...» esito, perché la parola precisa è una di quelle che ancora non riesco a pronunciare. «Ecco, diciamo che non sempre lo fanno in una maniera che io apprezzerei.»

Apre la confezione di cioccolatini e me la porge. «Scegli. Ne mangiamo uno insieme ogni sera che dormi qui.»

Sembra che abbia accantonato l'idea di darci alla lettura a luci rosse. Menomale. Afferro un cioccolatino incartato che so essere con il ripieno alla fragola e lui invece ne prende uno alla vaniglia.

Mi aveva detto che io per lui sono un cioccolatino alla vaniglia e il pensiero che abbia scelto subito quello che gli ricorda me mi scalda in quel punto indicibile. Mi sta salendo il desiderio di andare a letto e non addormentarmi mai.

Butta entrambe le cartacce e, prima che possa muovere un passo, lo stringo a me per abbracciarlo e baciarlo, infondendo tutto l'ardore che ho. Ricambia il bacio e mi solleva da terra, facendo sì che gli cinga i fianchi con le gambe. Rimango abbrancata a lui, che cammina fino ad arrivare in camera.

Whisky lo accoglie con un abbaio, che Mike ignora, perché è troppo impegnato a spogliarmi e a far finire i miei vestiti dove capita, così come anch'io faccio con i suoi.

Non saprei spiegare la sensazione di benessere che mi infonde il suo tocco caldo, la sua bocca che percorre il mio collo, le sue dita che si serrano sui miei fianchi, sui miei seni, il piacere infinito di sentirlo muoversi sopra di me...

«Ho comprato i preservativi» sussurra. «Così staremo tranquilli per un po' e non dovremo preoccuparcene.»

Si scosta da me, completamente nudo e con il coso dritto ad angolo retto. Continuo a non capire come riesca a entrare, ma finché lo fa e mi piace ciò che sento non mi pongo altri dubbi.

Arriva fino al comò sotto al televisore e da un cassetto tira fuori la bustina con un preservativo, che lancia sul letto.

«Non è rischioso tenerli lì?» gli chiedo. «Liam non potrebbe trovarli quando viene a dormire da te?»

«Potrebbe» annuisce. «Ma faccio molta attenzione quando c'è lui. Non lo lascio venire qui da solo.»

Se lo infila e si sdraia di nuovo su di me, varcando il mio ingresso con spinte leggere e dolci. Mi bacia lungo il collo, credo che gli piaccia farlo e a me fa impazzire sentire il suo fiato contro la mia pelle.

Mi abbandono alle sensazioni che con lui sono magnifiche e mi ritrovo senza fiato per l'orgasmo raggiunto in fretta.

«Ci sei anche tu?» sussurra Mike. «O devo andare avanti?»

«Potresti farlo ancora per un po'?» gli chiedo. «Mi fai stare bene.»

«Va... va bene» ansima. «Ma potresti fare quella cosa con il pollice? Solo con il pollice, non te la chiederò con altro. Mi aiuta.» Avvicina la mano al mio viso e mi accarezza.

Solo con il pollice.

Appena gli rivolgo un cenno di assenso, mi sfiora le labbra con delicatezza, poi spinge il dito nella mia bocca, permettendomi di baciarglielo e di accoglierlo come, più in basso, sto accogliendo un'altra parte di lui. Chiude gli occhi, godendosi questo momento e il fatto che non mi veda mi fa sentire più coraggiosa.

Glielo succhio con voracità, come se fosse lui quel cioccolatino ripieno che ho mangiato poco fa. Mi sento più accaldata di prima e credo che per Mike valga lo stesso.

Avevo già raggiunto il massimo piacere, ma ho la forte sensazione che potrei ritrovarlo a breve. Ne voglio ancora, vorrei che durasse per sempre.

Lui è bravissimo, perché mi ha spiegato che è faticoso restare così, ma lo fa. Continua a spingersi dentro di me, a donarmi pace ancora una volta. Da parte mia, continuo a coccolare il suo pollice, tanto che geme e si lascia andare a un mezzo grido.

E io... io credo di aver avuto due orgasmi di fila.

«Cioccolatino, non ce la faccio più» mormora. Ritira il pollice dalla mia presa e mi stampa un bacio a fior di labbra. Ha un'espressione serena, sembra felice.

«Era perfetto, Mike.»

Si alza per buttare il preservativo, che mi fermo a fissare. È pieno di liquido, come i palloncini che si usano per gli scherzi tra bambini. Mi fa impressione sapere che è ciò che avrei dovuto bere – come dice il protagonista di Secret Desire – se avessi assecondato la richiesta di Mike.

O forse si sarebbe fermato prima che accadesse? Nel libro di Sara fanno anche così, immagino che lui mi direbbe che sta arrivando quel momento e mi fermerebbe. Ma se ne renderebbe conto?

«Tu lo senti?» gli chiedo, mentre lui gira per la stanza a raccogliere i nostri vestiti volati ovunque.

Piega la mia felpa e la sistema sul comò. «Cosa?»

Lo guardo, tra le gambe gli è tornato normale e penzola verso il basso. «Che sta... insomma, che stai per... ecco, venire

«Sì. Tu no?»

«Sì, ma non saprei mai dire quanto manca.»

«Con il tempo imparerai a capirlo. Perché me lo chiedi?»

«Curiosità, tutto qui.»

Mi porge le mutandine, tenendole sollevate tra indice e pollice. Per fortuna uso dei modelli neutri, anche se una volta Cornelia mi ha detto che non avrei mai eccitato nessuno con delle "mutande da discount". Non che potessi permettermene altre – o che mi interessasse eccitare chissà chi. Eppure, Mike non ha mai fatto una piega quando doveva spogliarmi.

Le afferro e le indosso alla svelta.

«Ti vado a prendere lo zaino?» mi chiede. «Così ti cambi al volo.»

«No, io... credo che dormirò così» gli dico, consapevole di essere quasi del tutto nuda. «Ma forse è meglio se lo porti, così mi strucco.»

Anche lui indossa i suoi mutandoni, poi va nel salone a recuperare lo zaino e ritorna. Lo posa sul pavimento accanto al lato del letto in cui dormo io, in modo che possa chinarmi per frugare all'interno.

«Se dormi senza niente addosso, non posso garantirti che il mio corpo non avrà nessuna reazione» mi dice, serio, mentre estraggo le salviette e uno specchio portatile. «Sei troppo bella e io sono stato a digiuno per troppo tempo.»

«Se non mi farai nulla, non ci sarà nessun problema.»

«Spero che l'alzabandiera mattutino non conti» scherza, facendo sorridere anche me.

Mi strucco al volo ed esco da sotto le coperte per buttare le salviette usate, sopra al preservativo. «Ma Eva lo vede?» Accenno al cestino.

«No, quello è affare mio. Lo era anche prima. Non ti preoccupare, rimane una questione tra me e te.» Mi guarda, studiando la mia fisionomia. Finora non ne aveva mai avuto l'occasione, perché mi sono spogliata solo quando si è trattato di arrivare al dunque.

Sono sorpresa anch'io di non esserne infastidita. Mike ha un bel modo di posare gli occhi su di me, come se volesse rassicurarmi e cancellare tutte le mie incertezze. Come se volesse comunicarmi che mi trova splendida anche se io mi sento spigolosa e magra ai limiti della decenza.

«Non ti faccio schifo?» gli chiedo.

«Schifo? Ma che dici, sei bellissima.»

«E questi?» gli indico le ossa sporgenti del bacino, poi il mio seno piatto e le mie gambe che sembrano due stuzzicadenti. «Non ti sembro uno scheletro?»

«No» mi risponde sicuro. «Spegni la luce e vieni qui, dai.» Accende la lampada sul comodino, così io clicco l'interruttore e lo raggiungo a letto. Mike si sdraia e mi fa sdraiare appoggiandomi a lui.

«Dici davvero? A me il mio corpo non piace.»

«Perché sei magra?»

«Perché lo sono troppo. A scuola c'era un professore che voleva che andassi al consultorio scolastico per parlare della mia anoressia. Ma non ero anoressica, ho sempre mangiato bene e non ho mai avuto alcun problema con il cibo.»

«Hai solo un metabolismo veloce. Sei magra, sì, ma se sei sana non devi preoccuparti.»

«Ma tu vai a letto con uno scheletro.»

«Non dire scemenze, non sei uno scheletro.» Sorride, accarezzandomi il viso. «Gli scheletri non hanno queste.» Con una mano racchiude un seno.

«Sono piattissima.»

«Ti ho già detto che non mi interessa e che mi piaci così come sei?»

«Sì.»

«Quindi tu sei sana e a me piaci. Perché ti preoccupi? Se ti fa stare più tranquilla, ti metto all'ingrasso» scherza, facendomi sorridere. «Non riesco a capirlo» continua, ora tornato serio. «Più di dirti che vai bene così, io non posso fare. Credo che sia una cosa che devi affrontare tu.»

«Io non mi piaccio. Mi faccio impressione.»

Mike serra con dolcezza la mano sul seno, accarezzando il capezzolo con l'indice. Trae un sospiro. «Non lo capisco, davvero. Sei stupenda.»

«Ho paura che potrai ripetermelo un milione di volte, ma questo non mi impedirà di vedermi come uno scheletro ogni volta che esco dalla doccia e mi guardo allo specchio.»

«C'è qualcosa che posso fare per farti sentire più bella?»

«Non lo so. Tu fai tutto in modo perfetto, mi fai stare bene. Quando sono con te, non penso a come sono fatta. Mi concentro su quello che fai tu, sulle sensazioni che mi dai. E sono le sensazioni più belle che abbia mai provato.»

Smette di accarezzarmi, spegne la luce e si sdraia sotto la coperta. Neanche lui si è rivestito, il calore del suo corpo si diffonde sotto le coperte, arrivando a scaldarmi. Mi fa stendere stretta a lui e mi stampa un bacio sulla fronte. «Vorrei che ti sentissi in pace con te stessa. Mi impegnerò sempre per farti stare bene.»

«Grazie, Mike.»

È una bellissima dichiarazione d'amore. Sento gli occhi lucidi, il tepore che emana mi acquieta. Non mi commuovo fino a piangere, ma cerco rifugio in lui, che mi abbraccia e mi accarezza la schiena finché non mi addormento.

Spazio autrice
Ancora, vi chiedo scusa per il ritardo (già, potete immaginare, non sono stata bene). Per farmi perdonare vi posto subito (il tempo di rileggerlo e correggerlo) la prima parte del capitolo 43!

Spero che i Mikvinia continuino a piacervi e... questa parte è stata molto dolce da scrivere per me. Mike è un uomo speciale come pochi <3

Baci a tutti,
Snowtulip

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