Capitolo 42 (prima parte)
Aspetto nel parcheggio. Lavinia mi ha scritto poco fa per dirmi che cercherà di sbrigarsi perché non vede l'ora di essere con me.
Smanio perché mi raggiunga, questi giorni di lontananza forzata sono stati duri da sopportare. Mi sembra di non baciarla da una vita, mentre invece era solo venerdì.
Sono stato bravo di nuovo, non mi sono dato al "sesso in solitaria" e ho aspettato di vederla. Spero che abbia voglia anche lei, perché è così meravigliosa che non riesco a non pensare a quanto sia bello farci l'amore.
«Scusami, ho fatto più in fretta possibile.» Apre la portiera, ansimando come se avesse corso. Ha il naso rosso per il freddo, il cappuccio tirato su per ripararsi dal vento e il trucco ancora acceso sul viso.
Mi sta porgendo una busta spillata, su cui leggo "Nubi di Cacao", il nome della migliore cioccolateria di Villafiore. Ancora non si è seduta, aspetta che la prenda.
«È per me?» le chiedo, sorpreso. Non mi aspettavo un regalo.
«Sì, apri.» Si sistema nell'abitacolo e allaccia la cintura. La guardo per un momento che non finisce mai, stordito dal suo gesto. Lavinia si abbassa il cappuccio e scuote i capelli neri. Mi sorride, arrossendo. «Vuoi aprire o ci penso io?»
«Lo faccio io.» Le do un bacio sulla guancia e lei fa per togliermi la busta dalle mani, ma la stringo a me, impedendole di prenderla.
Faccio saltare i due punti di spillatura e li butto nel vano con una busta per le cartacce, che ieri Liam ha riempito con un paio di fazzoletti usati. Infilo la mano dentro ed estraggo una confezione di cioccolatini.
«Li assaggiamo a casa?» le chiedo, felice. Ha avuto una splendida idea, avrei voluto averla prima io.
«Alcuni li ho assaggiati ieri» mi dice. «Quello con il ripieno di fragola è buonissimo, non ho mai mangiato niente del genere.»
«Sei andata da "Nubi di Cacao", hai mangiato e ora vuoi anche i miei cioccolatini?» scherzo.
«Ehi, sono i nostri cioccolatini!» esclama, contagiata dalla mia risata. «Mi ci ha portato mio padre, ho colto la palla al balzo per prenderli anche per te. Ti piacciono, vero?»
Mi guarda speranzosa.
«Lavinia, io amo il cioccolato. Non ti chiamerei cioccolatino, altrimenti.»
Mi bacia, cogliendomi alla sprovvista, e approfondisce il bacio con passione, tanto da farmi desiderare di spogliarla adesso. I pantaloni sono strettissimi.
«Continuiamo a casa» le dico. «Sei troppo bella e io sto evitando di fare quello che facevo prima.»
Si ricompone, prendendo la busta con i cioccolatini e sistemandola tra le sue gambe accanto allo zaino con il cambio. «Intendi... quello che facevi in bagno?» mi chiede, esitando.
«Sì.»
«E perché? A me non dà fastidio.»
«Non ti dà fastidio che...» Serro le labbra, e mi concentro sulla manovra di guida per uscire dal parcheggio. Come faccio a dire certe parole a una ragazza delicata come lei?
«Che ti provochi piacere da solo?» conclude lei. Ha usato una frase migliore di quella che avrei scelto io. «No, Mike, per me va bene se lo fai. Perché non dovresti farlo?»
«Perché preferisco provare quel piacere quando sono con te.»
«Ma se io non ci sono e tu ne hai bisogno, non puoi impazzire, no?»
«Chi ti ha detto che mi fa impazzire?»
«Non serve che tu lo dica. Lo capisco.»
Che intende dire?
«In che senso lo capisci?»
Tace per qualche secondo, traendo un lungo sospiro. «In un senso che mi vergogno a dire.»
«Non ti giudico.»
«Mi vergogno lo stesso.»
Vorrei accostarmi da qualche parte e parlare guardandola negli occhi, ma credo che se lo facessi si chiuderebbe ancora di più a riccio – come il suo cognome. «Vediamo se ho capito e scusami se userò parole volgari, ma preferisco che sia chiaro. A te sta bene che io mi masturbi, perché lo capisci? Capisci il bisogno di farlo?»
«Sì» mormora con un filo di voce.
«L'hai fatto anche tu?»
«Mike, i-io... ti...»
«Non ci rimango male!» smorzo la sua tensione con un sorriso. «Credevo che non l'avessi mai fatto.»
«Non sono sicura di averlo fatto» ammette. «Cioè, in realtà sì, perché ho provato quel piacere lì.»
«Puoi chiamarlo orgasmo.»
«Non ci riesco, non ad alta voce.»
«Non ti capisco. Per te la sessualità è un tabù o no?»
«Sì, ma vorrei che non lo fosse. Le parole danno un senso reale e mi fanno sentire sporca.»
«Se tu sei sporca perché hai fatto sesso meno di dieci volte, siamo tutti così sporchi che non ci basterà una vita sotto la doccia per pulirci.» Provo a fare un'altra battuta, che ha l'unica efficacia di farla sospirare. «Non sei sporca, sei normale.»
«Lo so. A me farlo è piaciuto, Mike, è piaciuto tantissimo. Così... Ecco, la storia è lunga... Al mio ultimo compleanno, Cornelia mi ha fatto un regalo particolare.»
«Un vibratore?» ipotizzo. Preferisco avere le idee chiare, perché Lavinia usa dei giri infiniti di parole per esprimersi sul sesso.
«Sì. Non l'avevo mai usato, era nascosto dentro il mio armadio perché non volevo che mia madre lo vedesse. Ma ieri notte non riuscivo a dormire, così mi sono chiesta: "Che male può farmi provarlo?". Dormire abbracciata con te mi aveva aiutata, giovedì, ma tu ieri non c'eri, quindi... Ecco, l'ho usato.»
«Ti ha aiutata a dormire?»
«Incredibile, ma sì. Mio padre ieri mi consigliato di rilassarmi e io ho collegato la sensazione di rilassatezza di cui ho bisogno con quella che ho provato con te dopo averlo fatto. Ho sbagliato?»
«No. Ha senso.»
«Per questo, intendo, tu puoi fare quello che vuoi, da solo. Cioè, ecco, non devi "mantenerti puro" per me. Io non l'ho fatto e se in futuro avessi altri problemi a dormire, potrei usarlo come soluzione.»
Non avevo mai creduto che fosse possibile usare il sesso come metodo per l'insonnia. Ma è vero che la sua insonnia scaturisce da ansie e pensieri, quindi capisco che il suo corpo e la sua mente abbiano bisogno della pace di un orgasmo per acquietarsi.
«Per caso l'hai portato?» le chiedo. «Se mi chiedessi di coccolarti dopo l'amore, potrei non farcela.»
«L'ho portato solo perché non volevo che mia madre lo trovasse. Cioè, non solo quello. Ecco, io...» esita un'altra volta, imbarazzata.
«Ci sono altre cose che vuoi dirmi?»
«Sto leggendo un libro.»
«E che male c'è?»
«È un libro erotico. Per questo lunedì scorso ero abbastanza sicura di volerlo... Mi ha fatto capire come fosse ed ero curiosa. Molto curiosa. Solo che qualsiasi cosa tu mi chiederai in più, per me sarà troppo.»
«Mi sono spinto oltre?» Non dovevo farle succhiare il pollice, per lei era presto.
«No. Cioè, sì, ma hai capito subito. Mike, non sono pronta per quella cosa lì.»
«Va bene, aspetterò. Però, Lavinia, devo chiederti un favore.»
«Quale?» sussurra.
Mi fermo a un semaforo rosso e così posso voltarmi verso di lei. Nonostante la luce fioca dei lampioni, vedo che è paonazza. Quanto l'hanno imbarazzata i nostri discorsi?
«Prova a chiamare le cose con il loro nome. Almeno quando serve a farmi capire. Capisco che per te sia strano, che magari alcune cose ti facciano anche schifo, sì, lo capisco, ma vorrei che ci parlassimo con chiarezza. Lo dico anche per quel che riguarda me, perché sono troppo casto quando devo pensare a te e a ciò che abbiamo fatto.» Riparto allo scattare del verde. «Mi rendo conto che ci siamo spinti avanti in un colpo solo, ma vorrei che la situazione tra noi fosse il più normale possibile.»
«Mike, ma come fa a essere normale? Fino a una settimana fa io non l'avevo mai fatto e ora non solo so che mi piace da morire, ma ho anche usato un... un vibratore. E ti ho detto che sto facendo una lettura vietata ai minori, come fa a essere normale?»
Mi gratto la fronte, arrivando al complesso di palazzine. «Ho detto "il più normale possibile". Non voglio dire che sei costretta a dirmi cose oscene, non te lo chiederei mai. Non servono e non mi eccitano. Ma, per farti un esempio, se io raggiungo l'orgasmo prima di te, dimmelo perché devo continuare finché non sei venuta anche tu. Cose di questo tipo. Fare l'amore dev'essere una cosa bella e se ci blocchiamo sulle paturnie diventa un problema.»
«Possiamo farlo un po' alla volta?» chiede, mentre posteggio l'auto al mio solito parcheggio. «Per me è più facile fare le cose più che dirle.»
«Va bene.» Tiro il freno a mano e recupero la giacca pesante, prima di scendere, ma mi blocco al vedere Lavinia seduta immobile. «Cioccolatino, che succede?»
«Non voglio rovinare tutto» mormora. «Ho paura di combinare un casino con te e...»
«Non hai rovinato niente. Per me tutto ciò che facciamo è normale, ma è giusto che tu ti ci abitui con i tuoi tempi» la rassicuro. «Ho sbagliato a chiederti di forzarti sul piano del linguaggio, lascia stare. Ma vorrei una comunicazione trasparente, quindi fammi capire ciò che desideri, anche senza usare certe parole. È meglio?»
Mi guarda, con quegli occhi neri truccati con un ombretto argentato che la fa brillare. «Sì, è meglio. Vorrei che fosse più semplice.»
«Ne abbiamo già parlato. Va bene così. A me piaci tu per come sei. Parlare di queste cose serve a venirci incontro: io devo capire le tue esigenze. A prescindere, che riguardino il sesso o meno. Stiamo insieme, no? Penso che sia normale. Cioè, mi piacerebbe che fosse normale. Con Audrey non lo era, vorrei prendermi cura della nostra relazione e farla crescere insieme a te. Si passa anche attraverso questi discorsi.»
«Hai ragione. Scusami, mi faccio troppi problemi.»
Le stringo una mano fresca. «Sono problemi sensati. Io non li ho mai avuti, quindi non li capisco fino in fondo. Quindi sentiti libera di esprimerti, perché vorrei che tra noi funzionasse a lungo.»
«A proposito di noi due...» Solleva lo sguardo verso di me, dopo averlo tenuto basso sulla mia mano attorno alla sua. «Mio padre vorrebbe regalarmi un viaggio. Mi ha detto che non ha potuto farmi nessun regalo per i diciotto anni e quindi coglierebbe l'occasione.»
«Quindi parti con lui?»
«Fra due finesettimana c'è la sosta per le nazionali. Lui vorrebbe che partissi con te.»
Con me? Dario vorrebbe che io e Lavinia facessimo un viaggio insieme?
«Sarebbe una cosa piccola» precisa. «Perché mi sentirei in colpa a far spendere dei soldi a lui solo perché mi ha vista stressata... Però da un certo punto di vista ha ragione, ho bisogno di una pausa.»
«Mi piacerebbe.»
«Stiamo insieme da poco, non ti sembra di correre?» mi chiede, preoccupata.
«Cioccolatino, è un viaggio breve, non un contratto che ci lega per la vita» le sorrido. «Può essere un modo per passare più tempo insieme. Mi piacerebbe, sarebbe bello.»
«Menomale, avevo una paura tremenda.»
Le accarezzo il viso e la attiro a me per regalarle un bacio.
Spazio autrice
Capitolo più lungo del solito e aggiornamento in ritardo. Per quest'ultima cosa vi chiedo scusa, ma non ho avuto un momento per rileggerlo, se non stamattina. La seconda parte arriva sabato ;)
Per la lunghezza, il capitolo 42 è molto lungo, ma non potevo spezzarlo di più, perché ha soltanto due pov. Spero che vi piaccia (soprattutto quello che dirà Mike nel prossimo capitolo!), perché... Be', lo vedrete!
Baci a tutti,
Snowtulip.
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