Capitolo 41 (prima parte)
"Colazione insieme?"
Papà.
Ancora devo uscire da sotto il piumone e già mi scrive. Tra questo e riallacciare i rapporti ci sono degli step, che intendo rispettare.
"Non ho parlato con mamma, non posso dirle che mi vedo con te."
"Non dirglielo."
"Non so mentire. E lei mi riempie di domande."
Per il secondo giorno di fila mi trascino a fare colazione. Se fossi stata da Mike, sarebbe stato tutto diverso, ma perché non gli ho chiesto di rimanere a dormire da lui? Perché, quando Teo mi ha riaccompagnata a casa, non gli ho detto di portarmi lì?
Ho trascorso tutta la giornata di ieri con la smania di rivederlo. Ed è successo, ma quanto possono contare gli sguardi tra campo e tribuna? Non è uguale a baciarlo, stringerlo, coccolarlo...
E non è uguale a ciò che abbiamo fatto le ultime volte nella sua camera. Non avrei mai pensato di crederlo, ma ne voglio ancora. Mike ha acceso un desiderio febbrile che non avevo mai avuto.
«Avevi ragione.» Mamma mi sorprende alle spalle e per poco non rovescio il mio latte e cioccolata sul tavolo.
«Mi hai fatto prendere un colpo!» esclamo. «Aspetta... ragione su cosa?»
«Sul tuo Mike.»
Ora morirò di vergogna. Perché non ho continuato a tenere per me i miei segreti?
«Devi essere più precisa.»
«Gioca a basket nella Vulnus. Per questo non volevi dirmelo?» mi chiede con fare dolce, sedendosi di fronte a me.
«Già, per questo.»
«Credevi che avrei disapprovato?»
«No, credo solo che sia facile sparare giudizi su noi due. Che hanno detto le tue amiche?»
Devo saperlo. Presto lo saprà tutta Villafiore. Non ci vorrà niente perché la notizia si diffonda tra i tifosi, passando di bocca in bocca. Immagino già le fissate con il gossip come Cornelia, che ci sguazzeranno.
Ieri ci siamo viste per pranzo, prima che andassi alla partita, e ha voluto sapere ogni dettaglio della proposta di Pala, come erano vestite le ragazze della Vulnus – dettaglio che non ricordavo più – come è andata con mio padre, cosa penso di fare con lui... Per non parlare di Mike. Vuole sapere cosa facciamo insieme, ma io sono troppo riservata per parlargliene. Si tratta di un tasto molto delicato.
Ma perché non sono stata in grado di mantenere il segreto con mia madre? Non mi importava più perché temevo i miei genitori e ormai papà l'ha scoperto? Non sarà peggio quando lo sapranno tutti?
«Pensano che tu possa trovare di meglio, tra i giocatori. Ce n'è uno con la tua età, no?»
«No, Jenkins è andato via in prestito.»
«E di più giovani?»
«Non hai detto di fidarti del mio giudizio? Perché ora Mike non va bene? Le tue amiche pretendono che stia con uno che fa venti punti a partita? Sappi che ieri li ha fatti.»
«Magari mi piacerebbe che il tuo ragazzo abbia la prospettiva di una lunga carriera, no? Ha quasi trent'anni!»
«Da quando sei un'esperta di basket? Io non voglio stare con uno che giocherà per altre dieci stagioni, io voglio stare con Mike. Solo con lui. Non mi sembra complicato.»
«E quando smetterà? Hai pensato a come farete...»
Mi stringo la testa tra le mani. «Ma perché devi correre? Non smetterà presto, quindi che ti importa? A te cosa cambia quante partite giocherà? È il mio ragazzo, non il tuo!»
«Ma hai pensato a come sarà il vostro futuro? Se potrà mantenerti, se...»
«Mantenermi? Tu pensi che stia con lui perché voglio essere mantenuta? Cosa hai capito di me, mamma? Di tutta la mia vita, cosa ti ha fatto credere che voglia farmi mantenere da un uomo?»
«Hai fatto tanti sacrifici, meriti una vita migliore di questa.»
«Io voglio la mia vita» replico, fredda. «Non devi essere tu a dirmi come dev'essere. Decido io i miei standard, decido io cosa voglio e cosa no. Starmene a fare la mantenuta non rientra nei miei piani.»
«Saresti più tranquilla per il Conservatorio.»
Vorrebbe che lo pagasse Mike? Ma che sta dicendo?
«Perché allora non me lo paghi tu, il Conservatorio?» esplodo. «Sai quanto avresti risparmiato con qualche unghia rifatta in meno o con qualche messa in piega di meno all'anno? Con tutti i soldi che ho portato a casa da quando ho iniziato a lavorare? Ma no, preoccupiamoci delle stupidaggini, invece che del mio futuro. Perché avere un capello fuori posto, sia mai, ma se c'è da mettere i soldi della spesa devo farlo io. Dove sta scritto che io a diciannove anni devo contribuire alle spese di casa invece di risparmiare per un progetto di vita in cui sto infondendo tutta me stessa da undici anni? O vogliamo parlare degli alimenti che papà non ci dava?»
«Che c'entra adesso tuo padre?» salta su lei, punta sul vivo.
Con tutto ciò che ho detto si concentra su questo?
«Mah, non lo so. Fammi pensare... Magari mi sarei risparmiata di passare le estati della fine del liceo all'Osteria, invece di farmi una settimana al mare come tutti i ragazzi della mia età? Magari non mi sarei sentita in colpa per ogni volta che ti chiedevo i soldi per comprare una maglietta?»
«Tuo padre non ci ha mai voluto dare un centesimo» dice, stoica, senza battere ciglio. «Non gli importava più di noi, non gliene è mai importato niente.»
«Tu dici? Perché la versione che conosco io è che tu l'hai sbattuto fuori di casa e gli hai impedito di vedermi!» Ora sono senza freno, non riuscirei a placare la lingua neanche se lo volessi. «Sai quanto mi ha fatto male? Sai quanto sono stata a pezzi? No, figuriamoci, tu pensavi solo a te stessa, ti sentivi tradita e lui faceva schifo, era un mostro insensibile che non si è mai preoccupato di te, vero? E a me? Chi ha pensato a me? Te lo dico io: ho dovuto pensarci da sola. Quindi grazie, ma non mi servono i tuoi consigli su come gestire una relazione.»
Lascio il latte al cioccolato a metà e vado a cambiarmi in camera. Non so dove andrò, ma ho un bisogno disperato di uscire da qui, di prendere aria e di non dovermi misurare con mia madre e le sue bugie.
Me ne rendo conto solo ora: mi ha mentito. Ha creato lei la mia instabilità emotiva, io stavo bene prima che lui se ne andasse. Voglio delle prove da parte sua, voglio che mi dimostri con i fatti di avermi raccontato la verità.
Perché papà, pur con tutti i difetti del mondo, almeno ha dimostrato di tenere a me, quando ci siamo visti. Ci ha tenuto a darmi una spiegazione, mi ha chiesto di dargli almeno una possibilità. Mi ha fatta sentire compresa.
Mamma che ha fatto? Voleva impedirmi di tifare per la mia squadra! Ha fatto sì che non avessimo più nessun tipo di rapporto? Avrei potuto capirlo se lui fosse stato violento o pericoloso, ma non è il nostro caso.
Mi ha distrutto la vita, ho trascorso un'adolescenza terribile solo per colpa sua. Cosa le costava accettare gli alimenti? Perché mi ha costretta a lavorare in estate? Voleva che fossi dipendente da lei? Aveva paura di perdere anche me?
Mi sistemo il mascara in camera, fissandomi allo specchio nell'anta dell'armadio. Ho un aspetto terrificante, si vede che sono stravolta. Non provo neanche a coprire le occhiaie, non mi nascondo dietro alla cipria che sono costretta a mettere per l'Oasi. Non importa.
Scrivo a Mike. "Ti prego, dimmi che puoi venire a prendermi."
"Cioccolatino, mi dispiace. Sto andando da Liam, oggi ho la giornata con lui. Se hai bisogno di me, ti rispondo subito."
"Ho bisogno di abbracciarti."
"Che è successo?"
"Ho sbroccato a mia madre. Preferisco non parlarne per messaggio."
"Stai bene? Posso dire a Liam che faccio tardi e vengo da te."
No, non deve.
"Stai con lui, hai solo due giorni a settimana. È più importante."
Indosso il cappotto ed esco dalla stanza.
«Si può sapere che ti salta in mente?» mi aggredisce mamma appena sono di nuovo fuori. «Mi urli contro e te ne vai?»
«Immagino che tu non abbia una spiegazione sensata.»
«Ti ho già detto che tuo padre se ne è andato perché non gli importava più di noi. Non devi sapere altro.»
«Invece sì, dammi delle prove. Altrimenti non ti credo.»
«Lavinia, non sai come sono andate le cose.»
«Può darsi, perché sono piccola, giusto? Invece no, mamma. Ti assicuro che sono perfettamente in grado di capire. A me non importa della vostra relazione. A me importa ciò che ho provato io e per colpa di chi sono stata male per anni. Ripetere che papà ci ha abbandonate perché non ci amava più non è sufficiente. Non quando ho le prove del contrario.»
«Le prove del contrario? Di che stai parlando?»
«Non saprei, fatti due domande. Ti lascio da sola a riflettere.»
Esco di casa e mi lancio per le scale, impedendole di realizzare le mie parole e le mie azioni. Ho il cellulare in mano, ma non scrivo nessun messaggio: vado dritta in rubrica e telefono.
«Lavinia?»
«Ho litigato con mamma. Va bene, facciamo colazione insieme. Non ho finito il mio latte e cioccolata.»
Sospira, senza rispondermi subito.
«Papà, è un problema? Ti sei già riorganizzato?»
«No, tesoro. Stavo accendendo la macchina. Andiamo in una cioccolateria?»
Una cioccolateria. Sembra una bellissima idea. Se vendono i cioccolatini, potrei comprarne per Mike. Credo che gli piacerebbe.
«Aspetta un secondo.» Controllo nello zaino di avere il portafoglio e la carta. Ci sono. «Sì, va bene.»
Spazio autrice
Ancora una volta, arrivo tardi. Spero che il capitolo mi faccia perdonare <3
Lavinia inizia a vivere un equilibrio precario tra i genitori e le loro rispettive visioni della vita e del rapporto che hanno con lei. Credo che finirete per apprezzare molto di più uno dei due XD
Baci a tutti,
Snowtulip.
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