Capitolo 31 (prima parte)
Sara mi ha invitata in un posticino carino nella zona ovest di Villafiore, con una terrazza sul tetto che affaccia sulla città e da cui si può ammirare il centro storico, con la torre medievale che svetta e il frontone della basilica rinascimentale di San Matteo Evangelista mescolato alle cupole che ci spiano di traverso.
A giudicare dall'assenza di prezzi sulle carte che ci sono a ogni tavolo, credo che sia un posto di lusso, come già mi aveva fatto intuire la mobilia all'interno. L'intero luogo sembra scolpito nei marmi, che decorano anche l'esterno con la pavimentazione. I gazebo sulle nostre teste sono in legno, ricoperti da rampicanti in fiore che si attorcigliano attorno a ogni asta ubbidendo alla loro funzione di mero ornamento.
Il tutto non risulta pacchiano o eccessivo nel gusto, bensì delicato, di una delicatezza tale da spingermi a credere che questo sarebbe il posto preferito di Alizée.
Sara è calata perfettamente nell'ambiente, con i suoi pantaloni con giacca color crema e un top nero che le fascia le forme con eleganza. La collana con il ciondolo di perla le ondeggia sul seno, e lei più volte ci giocherella con le dita, come se fosse un gingillo di poco conto.
Ho cercato anche io di vestirmi il più "carina" possibile – Niko mi ha accompagnata a casa e poi ha accettato di portarmi fin qui, rimanendo in macchina per non farsi vedere da mia madre. Ma non ho potuto fare a meno dei jeans che ridimensionano la mia figura. Ho persino messo degli orecchini lunghi, che non indossavo dai tempi dei diciottesimi a scuola – nella mia vita di tutti i giorni mi sistemo solo quando devo andare all'Oasi e, visto che lo faccio per lavoro, non sono incentivata a farlo anche per altre uscite.
Questa vicinanza tra Sara e me è prepotente e mi fa sentire come se non facessi parte del mondo di Mike, che è più ricco del mio e che può permettersi qualsiasi cosa. Io, invece, sono una ragazza normale che lavora e risparmia per poter studiare.
Ordiniamo due cioccolate con la panna e qualche biscotto, che ci vengono portati dopo pochi minuti. Minuti in cui fatico a spiccicare parola e che trascorro per la maggior parte a fissare le cupole della basilica, quando non rileggo per chissà quante volte l'ultimo messaggio di Mike, arrivato intorno alle sei e mezza del mattino, poco dopo che io stessa mi sono svegliata. Niko ha cercato di essere discreto, ma ho sentito la porta di casa che sbatteva alle sue spalle.
"Sono ora a casa, ti chiamo quando mi sveglio? Sto crollando dal sonno."
Gli ho risposto di sì, aggiungendo che sarei stata in giro con la moglie del Fabbro. Ma gli ho scritto quando lui era immerso nel mondo dei sogni, in cui lo immagino ancora adesso. Niko mi ha detto che lui ha dormito come un ghiro nel viaggio di ritorno, Mike avrà sentito il peso delle sballottate del pullman più di lui e non avrà trovato pace, suppongo.
«Alla fine hai dormito bene?» mi chiede Sara, rompendo il silenzio. Ci siamo scambiate giusto un paio di parole da quando siamo qui. Io sto ancora faticando a elaborare ciò che è accaduto ieri sera, mentre lei è più disinvolta e non sembra traumatizzata dal nostro scambio verbale. Anche se sarebbe più corretto dire che lei ha parlato mentre io cercavo di non scoppiare a piangere per colpa dell'alcol.
Gira il cucchiaino mescolando la panna e intinge un biscotto nella cioccolata. Il tutto senza macchiarsi i vestiti o sporcarsi le labbra di cioccolato o briciole.
Non mi azzardo a fare lo stesso perché di certo tornerei a casa con delle gocce scure sui jeans. Ma bevo la cioccolata, che è deliziosa e mi scalda dall'interno.
«Non pensavo che ieri sera ti avrei imbarazzata» dice Sara. «Per me sarebbe normale, tutti lo facciamo prima o poi nella vita. Non c'è niente di sbagliato, no?»
«In che senso?»
«Mettiamola così: se tu e Mike avete intimità, è normale che ce l'abbiate.»
Distolgo lo sguardo dal suo, che si è fatto penetrante e curioso – come se avessi di fronte a me una versione più ricca di Cornelia che vuole scoprire i dettagli della mia vita sentimentale, con tanto di racconto dei momenti carnali. Fisso ancora una volta la cupola marroncina, non troppo diversa dalle immagini che si vedono dall'alto di Firenze sui libri di storia dell'arte.
«Non devi raccontarmelo.» Il suo tono di voce mi confonde, perché sembra essere rassicurante, mentre le sue parole contengono ben più di un segnale malizioso.
«Però tu sembri curiosa di saperlo» replico, asciutta. Mi sento un insetto sotto la lente d'ingrandimento. Non avevo avuto questa sensazione neanche al pranzo da Niko e Sasha, quando c'erano diversi giocatori e un paio delle loro compagne. Questo senso di "attacco" che mi arriva da Sara mi porta a difendermi con decisione.
«No, non voglio sapere se andate a letto, quella di ieri era solo un'allusione, né se tu l'hai già fatto. Tu sembri preoccupata, Lavinia, ma non sono io a spaventarti. Io non posso farti proprio niente, perché non ho il potere di colpirti in nessun modo.»
«Tu sottovaluti te stessa e ciò che posso provare io.»
Accenna un sorriso, beve un sorso di cioccolata e si pulisce la bocca con il tovagliolo. «Perché? Che cosa pensi che possa farti?»
«Tu? Non so» dico, con un'ironia così smaccatamente diretta che sono la prima a stupirsene. «Forse perché sei la moglie del capitano della squadra che ho sempre tifato? Perché tu, Sasha e tutte le altre sembrate avere una vita da favola mentre io sono solo una ragazzina che per pura casualità sta con l'unico amore della sua vita? Perché siete tutte così perfette da farmi sentire insignificante?»
Non so neanche io con quale coraggio abbia tirato fuori tutto questo. Mi fermo per riprendere fiato, immobile, senza toccare la cioccolata ancora mezza piena davanti a me. Stavolta non sono brilla, sono lucida e padrona di me stessa. E penso davvero ciò che sto dicendo.
Loro sono tutte perfette.
E Sara, dopo avermi ascoltata impassibile, scoppia a ridere. Ride.
«Ti sembro divertente?» le chiedo, acida.
«Tu credi che sia tutto perfetto, quando non lo è. La mia vita non è perfetta, come non lo è quella delle ragazze e non devi sminuirti perché sei piccola, perché stai cercando di realizzare i tuoi sogni con ogni stilla di te stessa. Siamo in punti diversi dei nostri percorsi. Non puoi sapere cosa abbia passato Alizée, perché lei è la prima a non parlare mai del motivo più importante per cui ha lasciato la Francia. O di cosa significhi per Sasha essere libera di esprimere sé stessa o delle difficoltà di Elena, per non parlare di Anja. Tu non sei insignificante, altrimenti che ci faresti con Mike?»
«Me lo chiedo anch'io» mormoro. «Potrebbe avere qualsiasi ragazza, mezza popolazione femminile di Villafiore sarebbe entusiasta di stare con un giocatore. E lui sta con me.»
«Perché tu gli sei capitata. Non pensava di rimettersi in gioco già da ora, non con il divorzio appena arrivato. Ma le cose più belle sono quelle che arrivano all'improvviso. E tu sei capitata all'improvviso nella sua vita.»
«Io non ti capisco, prima fai allusioni ambigue su me e Mike e ora parli così di me?»
Capisco se lo fa Niko, perché il suo discorso di stamattina ha contribuito a tirarmi su di morale, ma non Sara. Io e lei non siamo amiche, né ho mai avuto da Mike la percezione che avessero un legame di amicizia.
«Perché tu sei in imbarazzo per qualsiasi minima frase che riguardi voi due. Cerca di godertela senza pensieri, perché faresti del bene soprattutto a te stessa. Non paragonarti a noi, non sai cosa abbiamo passato. Ci vedi perfette perché ci conosci poco.»
Le sue parole sono una stilettata. Un accordo fastidioso che stride con la mia melodia e che si insinua con forza nel mio spartito di verità, mostrando un lato diverso a cui non avevo pensato.
«Le ragazze non te lo fanno pesare, ma se ne sono accorte anche loro. Sei troppo preoccupata da tutto, dal fare una buona impressione, dall'essere sempre la tua versione migliore... Come se ti mancasse qualcosa per essere come noi. Ma noi non siamo uguali e tu non sei uguale a noi, perché sei Lavinia e basta. Io non ho la minima idea di come si suoni un pianoforte, o come si faccia a catturare la luce come fa Sasha nelle sue foto. Potrei avere voce in capitolo solo sul lavoro di Elena, ma ho scritto per i giornali e non ho mai lavorato in televisione. Allo stesso modo, tu non avresti la minima idea di come io impieghi le mie giornate.»
Facendo shopping e curando sé stessa, suppongo.
«Per tua informazione, non lo sa nessuno tranne Andrea.» Fruga nella borsa e ne estrae un pacchettino chiuso. Fa per porgermelo, ma rimane bloccata a metà. «Questo non ti farà avere una grande impressione di me, almeno credo. Sei troppo pudica per considerare normali certe cose.»
Se lì dentro c'è un vibratore, è la volta buona che impazzisco. I suoi discorsi sono sconclusionati, non riesco a capire il motivo di questa uscita, né del motivo per cui si sta prendendo tanta confidenza con me.
«Io sono pudica per quel che riguarda me» sottolineo. «Si tratta di un mio problema e a Mike sta bene, quindi non capisco perché ti importi.»
Sara serra le labbra, cercando il modo migliore per replicare.
«Mi importa perché Mike si illumina quando parla di te. Si era spento progressivamente, negli ultimi tempi. Solo tu e Liam gli riportate la luce nello sguardo. Hai idea di quanto possa essere importante?»
«Certo che sì. Ma voi avete idea di quanto Mike sia importante per me?»
Non ho mai parlato così a nessuno, neanche a Cornelia quando provava a farmi dire che mi sarei buttata su Mike senza pensarci un secondo – e io continuavo ad avere un riserbo reticente.
Allunga il pacchetto dal mio lato del tavolo. «Consideralo un regalo e una confidenza. Sei una di noi e noi vogliamo – questo lo dico anche da parte delle altre – che tu lo rimanga a lungo. Questo è il mio benvenuto, ma tienilo per te.»
«Mi hai fatto un regalo?» le chiedo, sorpresa.
«No» precisa lei. «Ti sto dando una confessione. Fanne buon uso.»
«Che intendi dire?» Fatico a seguire il suo discorso e i suoi comportamenti.
«Voglio che tu ti fidi di me, Lavinia. Perché questo avvenga, devo affidarti un mio segreto. Sono certa che ti darà una pessima immagine di me, ripeto, ma sono altrettanto certa che non ne farai parola con nessuno.»
«Perché dovrei fidarmi di te? Non siamo amiche.»
«Non dobbiamo esserlo» puntualizza. «Ma arriverà il momento in cui dovrai fidarti di me. Ti sembrerà fin troppo enigmatico, ma è così, credimi. Non posso dirti di più, è per il tuo bene.»
«Per il mio bene?» ripeto, sarcastica. «Finora non hai fatto altro che elogiarmi o mettermi in imbarazzo. Sono due comportamenti che non mi fanno per niente bene, per quanto diametralmente opposti.»
Sorride, sicura di sé. «Mi piaci, Lav. Sono sicura che farò bene a prendere le tue parti.»
«Le mie parti?»
«Meglio che la chiudiamo qui» taglia corto Sara. «Hai sentito Pala? Giovedì siamo da te per la famosa proposta di matrimonio.»
«Sì.» Ho letto il suo messaggio mentre ero in macchina con Niko. Ma da qui a giovedì passeranno ancora diversi giorni e ho deciso di affrontarne uno alla volta. Chissà se per allora avrò detto a mia madre che non lavoro più all'Osteria.
Dopo il nostro battibecco iniziale – sempre che si possa chiamare così, perché sono ancora confusa – Sara sembra più affabile e non parla più di Mike. Chiacchieriamo un po' delle nostre vite, e mi racconta che le manca Los Angeles, dove ha lasciato i genitori, che erano emigrati dall'Italia per lavoro quando era ancora piccola.
Lasciamo la caffetteria quando le arriva un messaggio da parte del Fabbro, che le dice di essersi svegliato. Sara mi spiega che avevano in programma di fare dei giri per "questioni casalinghe".
Mi offre un passaggio fino a casa, ma rifiuto. Non riesco a pensare di rimetterci piede, mi sento in colpa nei confronti di mia madre per essermi licenziata.
Approfitto della giornata di sole per passeggiare nel Giardino Comunale. Mi perdo tra il verde degli alberi e dei prati. Alcuni bambini sono nella zona con gli scivoli e le altalene, supervisionati dai genitori, mentre gruppi di amici ne hanno approfittato per un pic-nic sull'erba.
Mi fermo a una panchina all'ombra di una quercia e decido che è il caso di aprire il regalo di Sara. Quando lo estraggo dalla borsa, lo tasto con attenzione. Sembra un libro. Sara scrive libri? E perché dovrei mantenerlo segreto?
Tolgo l'incarto e scopro di avere ragione. La copertina è di un color rosso ciliegia, con due figure in abito da sera intente in una danza. I visi dei personaggi sono coperti da maschere di carnevale.
"Secret Desire" è il titolo che campeggia color oro. Lo apro, per vedere se mi ha scritto qualcosa all'interno, ma nulla. Poteva almeno impegnarsi a buttare giù una dedica.
Lo sfoglio, magari c'è un bigliettino dentro – ma non è così.
Apro a caso intorno alla metà e leggo.
"La sua erezione poderosa puntava verso di me. Verso il mio viso. La afferrai e la portai alla mia bocca, assaporandola lentamente, leccandola come un gelato. Era più deliziosa di qualsiasi gusto avessi mai assaggiato. Lui iniziò a gemere, spingendosi sempre di più tra le mie labbra, trovando un caldo abbraccio per il suo piacere, che a sua volta scaldava anche me. Decisi di..."
Chiudo il libro in un solo colpo.
Il viso mi sta andando a fuoco. Cosa stavo leggendo? Era davvero ciò che sembrava?
Era un... un libro porno? Perché Sara avrebbe dovuto regalarmi un libro porno? Ha pensato che mi sarebbe stato utile con Mike? Che mi avrebbe dato dei suggerimenti su cosa fare?
Santo cielo, ora sì che ho bisogno di farmi una passeggiata per riprendermi.
Nascondo il libro in borsa, pregando che nessuno mi abbia vista. Non riesco a crederci.
Sara ha capito che non ho mai avuto un ragazzo, perché ha dovuto proprio farmi leggere questa robaccia?
Mi scervello per tutta la mattinata attorno a questo dilemma, procedendo a passi lenti verso casa.
Spazio autrice
Capitolo più lungo del solito, ne sono consapevole. Ma spero che non mi detesterete per questo, perché è un capitolo bello denso e in cui metto dei semini per qualcosa che accadrà ;)
Sara è un personaggio molto particolare, non so se vi piacerà o meno. Ha un caratterino molto deciso e va dritta con le sue convinzioni fino in fondo (e potete anche farvi un'idea su cosa, se ricordate bene tutto ciò che è accaduto).
Grazie per la lettura del capitolo e baci a tutti,
Snowtulip.
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