Chapter three: Collaboration
Uscire da quell'armadio malconcio, fu ancora più difficile di quanto lo fosse stato entrarvi. Non appena mi trovai nella stanza che avevo lasciato qualche minuto fa, almeno una ventina di languidi sguardi mi sommergevano. Continuavano a scrutare minuziosamente le nostre figure, esaminavano ogni nostro movimento. Erano avidi, smaniosi di voler scoprire ogni minuto che avevamo passato lì dentro. E io mi sentivo come in un vortice, spaesata, senza essere più neanche in grado di pensare lucidamente.
L'unico pensiero, l'unica costante, era il sapore che le labbra di Thomas avevano sulle mie, le sue mani su di me, la sensazione di ebbrezza che avevo provato. Un po' come Icaro, che si avvicina troppo al sole e finisce per bruciarsi. E io avevo proprio preso una cazzo di ustione di terzo grado.
Ma cosa avevo combinato?
Continuavo a ripetermelo mentre tornavo a sedere, cercando di evitare proprio tutti quegli sguardi, quei sorrisetti maliziosi, che non attendevano altro che una parola, un commento, perfino un sospiro che potesse fargli intendere gli avvenimenti di poco prima. Ma ero più furba di loro, e non avrei permesso a nessuno di leggere qualcosa che non fosse indifferenza sul mio volto.
All'esterno ero un muro di ghiaccio inespressivo, malgrado il mio cuore continuasse a martellarmi nel petto, alla stessa velocità di poco prima. Il medesimo comportamento lo vedevo in Thomas, che sembrava quasi infastidito, seccato da tutta quella situazione. Come se non fosse mai accaduto. Ma in realtà, non sapevo neanche io perché la cosa in qualche modo mi ferisse.
Ma cosa credevo di essere, la sua eccezione alla regola?
Non sarei stata la sua ennesima vittima, né sarei caduta nella sua trappola mortale. Era solo uno sciocco se pensava di potermi spezzare. Non lo avrei lasciato accadere mai più.
Cercavo disperatamente di convincermi dell'ultimo punto ma in realtà, le mani non smettevano ancora di tremare, sicura di sentire ancora il suo profumo su di me, come se non si fosse mai del tutto allontanato. Fu poi Zabini a rompere il silenzio che fino a quel momento ci aveva accompagnato.
«Brave, cosa c'è, Thom ti ha levato le parole di bocca? »
Era impossibile che nessuno avesse commentato l'accaduto, ma avevo imparato anni fa ad erigere un muro d'indifferenza dinanzi a me, e non sarebbe crollato proprio adesso, non quando più ne avevo bisogno. Ringraziai l'incantesimo che un secondo prima di uscire da quel pezzo di legno e bronzo, mi fece ritornare così come ci ero entrata, in modo che qualsiasi sospetto sarebbe decaduto dal momento che non ci fosse niente fuori posto.
«In realtà, non vedo perché dovrei commentare qualcosa che non è successo. Davvero è questo il massimo della trasgressione che sapete fare? Un vecchio armadio impolverato?»
Che bugiarda, che bugiarda.
Sperai vivamente che Thomas mi reggesse il gioco, anche se non avevo dubbi sul fatto che l'avrebbe ritorto contro di me. E fu proprio lui a parlare.
«Devo dire, che le altre volte è stato molto più stimolante. Calmate i vostri bollenti spiriti, non è successo nulla di cui valga la pena parlare. Mi sbaglio?»
Il tono freddo e distaccato, quasi ironico che usò, mi ferii più di quanto non riuscissi ad ammettere a me stessa. Era stato davvero così per lui, o stava fingendo esattamente come me? Ancora una volta mi sembrò impossibile leggere dentro quegli occhi, rimanevano per me il mio più grande mistero.
«Non ti sbagli, se permettete questo gioco mi ha stancato. Vado ad assicurarmi che i miei amici abbiano ancora una relazione. »
Dovevo assolutamente lasciare quella stanza, anche perché davvero m'importava di sapere come stessero i miei amici.
I corridoi erano fin troppo silenziosi, neanche una luce illuminava il mio cammino. Tutto sembrava fermo e statico, e gli unici rumori che si udivano, provenivano dai gufi posati sugli alberi del castello, e il fruscio dei fantasmi, che come anime perdute, infestavano queste mura. Mentre percorrevo a ritroso la strada verso la mia camera, mi chiedevo se avessi dovuto raccontare l'accaduto a Morgana. Avrei potuto mentirle, ma con lei non ne ero in grado, avrebbe capito tutto appena avessi aperto bocca. James mi avrebbe direttamente ammazzato, a lui non potevo assolutamente dirlo. Troppi pensieri. In quel momento, erano la cosa più rumorosa.
Sarei dovuta rimanere lontano da Thomas al meglio delle mie possibilità. Ma la domanda era, ci credevo davvero a ciò che stavo pensando?
Come immaginavo, la stanza era vuota, esattamente come l'avevamo lasciata. I letti ancora perfettamente ordinati, posti l'uno affianco l'altro. La scrivania, sorgeva poco più a lato della porta, e sopra di essa un ammasso di fogli e libri che non mi ero data ancora cura di riporre. Sotto mia richiesta, io e Morgana avevamo comprato una piccola libreria gremita di libri, riviste e altre piccole cianfrusaglie collezionate col passare degli anni, posta proprio di fianco al mio letto. Dalla finestra che sorgeva proprio sopra i nostri materassi, si poteva scorgere la cupa foresta che circondava l'intero castello, che quasi nessuno aveva il coraggio di esplorare.
Sicuramente James e Morgana erano a litigare da qualche parte, speravo solo non si facessero beccare.
La solitudine mi diede tempo per elaborare i miei pensieri, e capire quale fosse la cosa giusta da fare.
Ma in realtà, l'unica cosa a cui riuscivo a pensare, erano quelle stupidissime labbra sulle mie, e la sensazione che non riuscivo a scrollami di dosso, come se mi fossi sentita finalmente viva, finalmente guardata.
Entrai in bagno per cercare di fare chiarezza nei miei pensieri, mentre mi rendevo conto che i vestiti sapevano ancora di lui, in quello che doveva essere un profumo di muschio e colonia. Sperai che Morgana per il momento non ci facesse troppo caso. In fondo aveva anche lei i suoi grattacapi.
Rimasi sotto l'acqua per almeno un quarto d'ora, e non rendendomi neanche conto di quanto fosse tardi, considerando che la mattina seguente dovevo alzarmi fin troppo presto.
Quando uscii dalla doccia in asciugamano, mi ritrovai davanti i miei amici, decisamente poco vestiti. Se tutte le litigate finissero così!
«Ma che cazzo! Ragazzi!»
Richiusi in un millisecondo la porta, cercando di cancellare dalla mente l'immagine dei miei amici. Li sentii saltare dal letto, era evidente che Morgana si fosse dimenticata di avere una coinquilina.
«Ma che ci fai già qui? Il gioco finisce alle prime luci dell'alba! Ti sei ritirata?»
Oh Morgana, se solo sapessi quello che è successo, esattamente cinque minuti dopo la vostra fuga.
Dal tono sorpreso di Morgana, si intuiva che neanche lei avesse tenuto conto dello scorrere dell'acqua proveniente dal bagno. Ma si poteva essere così tanto incoscienti?
Anche se in quel momento, non ero la migliore per poter dispensare consigli.
«Ti pare che sono il tipo da rimanere lì fino all'alba? Me ne sono andata poco dopo di voi»
Ah, e prima ho limonato con Thomas nell'armadio, ma insomma, dettagli.
Cercai di rivestirmi velocemente in bagno, mentre aspettavo che anche James e Morgana si rimettessero qualcosa addosso. Credo che James si fosse rintanato in una specie di silenzio imbarazzante. Ringraziavo Merlino di non aver visto più del dovuto.
Fu proprio lui a parlare, dopo diversi minuti di imbarazzante silenzio.
«Dai su esci, siamo presentabili.»
Aprii lentamente la porta, ritrovando i miei amici imbarazzati sul letto, mentre cercavano di assumere una posa meno compromettente rispetto alla precedente.
«Dobbiamo decisamente mettere delle regole, non posso chiudermi in bagno ogni volta!»
Cercai di assumere un tono serio, ma di certo l'alcool che avevo in circolo non mi aiutava, e infatti il risultato, fu quello di scoppiare tutti in una grossa risata.
James salutò velocemente Morgana, mentre io posai i vestiti sporchi sulla sedia, continuando a sperare che la mia astutissima amica non notasse nulla di strano.
Ma come sospettavo, dal momento in cui la porta si chiuse alle nostre spalle, gli occhi indagatori di Morgana mi scrutarono da cima a fondo, passando per i vestiti, e tornarono a guardare me. Ero fregata.
«Ci sono due possibilità: o mi dici cosa è successo in mia assenza, o lo capirò comunque. Ma aspetta, questo odore di colonia viene dai tuoi vestiti? »
Dannatissima stronza! Almeno mi confortò il pensiero di non essere impazzita, e che il suo profumo fosse davvero rimasto su quei capi, e non solo nel mio cuore.
«Ma non è successo nulla di... interessante. Mi ero scocciata e me ne sono andata.»
Probabilmente fu il mio indugiare ad aumentare la curiosità di Morgana. Peggio di un segugio che insegue la propria preda , si fiondò sui miei vestiti, per avere la conferma che l'odore provenisse proprio da lì. Dovevo decisamente vuotare il sacco.
«Ma questo...non è il tuo profumo»
Aveva proprio tutte le intenzioni di farmi confessare, ma da dove cominciavo?
«Non proprio...»
Sgranò gli occhi all'improvviso, come se avesse collegato tutto in meno di dieci secondi. Giocava a questo gioco da molto prima di me, mentirle era impossibile.
«TU! Tu hai baciato Thomas non è così? Ma certo! É il suo profumo! Vuota il sacco immediatamente o giuro su Priscilla Corvonero, che ti faccio un incantesimo e ti obbligo a confessare! »
Sospirai, e presi un respiro profondissimo, prima di raccontarle tutto, esattamente così come era successo.
Credevo che a Morgana fosse venuta una paralisi facciale, e non sapevo fino a che non pronunciai l'ultima parola, se mi stesse per ammazzare, farmi un applauso, o lanciarmi una scarpa appresso.
Invece scoppiò in una grossissima risata.
«Hai capito tu la mia dolce amica! Non ti permetterò mai più di giudicare le mie scelte di vita! Diamine, nell'armadio con Malfoy! C'è da dire che ho sentito racconti più sconvolgenti sui suoi giri nell'armadio. Fidati, ci è andato leggero.»
Il che non fece che rendermi ancora più nervosa.
«Non ha significato nulla Morg. Uno stupido errore che non si ripeterà mai più. Non è stato niente di eclatante. »
Questa era davvero la stronzata più grande che io avessi mai detto in diciassette anni della mia vita. Morgana lo aveva già capito. Prima di voltarmi dall'altra parte e dormire le sentii dire solo una frase.
«Tu credi davvero di poterti liberare di Thomas Malfoy? Cara amica, i tuoi guai sono solo appena cominciati.»
Cercai di non dare peso alla frase, e sprofondai in un sonno profondo, dove, speravo, che almeno lì Thomas non avesse riempito ogni secondo.
Se non fosse stato per la voce stridula di Morgana, che urlava nelle mie orecchie, quanto fosse tardi, non mi sarei svegliata neanche per l'inizio della seconda lezione.
Guardai per un secondo l'orario, mancava esattamente mezz'ora prima della colazione, ero esageratamente in ritardo.
«Diamine, Morg! Potevi anche chiamarmi prima! »
Lei fece spallucce, ovviamente era già perfettamente in ordine, i capelli spazzolati e il completo perfettamente sistemato. Per me sarebbe un lusso soltanto permettermi un aspetto minimamente presentabile. Cercai di sistemarmi nel più breve tempo possibile, aiutandomi con la mia spazzola 'Capelli- perfetti' e qualche altro incantesimo che potesse velocizzare il mio aspetto.
Prima di uscire, ammonii per un secondo la mia amica.
«Morg, ti prego, non una parola con James. Darebbe di matto, ha un odio particolare per i Serpeverde, specialmente Malfoy.»
Morgana annuì, sapendo che mi sarebbe toccata una paternale di almeno due ore. Volevo disperatamente convincermi di essere pentita, che non mi fosse piaciuto, e che non fossi stata io a volerlo. Ma sarebbe stata una grandissima bugia.
Uscimmo di fretta per incamminarci nella Sala Grande e come al solito, James ci aspettava al tavolo.
Con lui avevo sempre parlato di ogni minima cosa che mi accadeva, era stato il mio primo vero amico dopo Morgana, l'unico che non avesse nessun doppio fine. Mi faceva male mentirgli, non potergli raccontare per filo e per segno tutto quello che era successo, ma non mi sentivo ancora pronta.
Lui e Morgana si salutarono con il solito bacio fugace, mentre il secondo dopo si era già fiondata sulla colazione. Incredibile quanto mangiasse senza mettere neanche un grammo in più.
«Buongiorno Cla. Mi dispiace per ieri...Sia per il gioco che per la camera. Comunque sia, spero non ti sia capitato nulla di troppo imbarazzante.»
Ero fortunata che James non stesse guardando Morgana in quell'esatto momento, che sgranò di colpo gli occhi per un secondo, aprendo la bocca, per poi richiuderla il secondo dopo.
Brava ragazza. Ancora una volta in neanche ventiquattr'ore dovevo cercare di dare la mia interpretazione migliore:
«Tranquillo, tutto nella norma. Mi fa piacere che abbiate risolto le vostre divergenze.»
Sorrisi, e cosi fece anche James, cercando di cambiare totalmente discorso.
Continuammo a conversare del più e del meno, passando in maniera abbastanza tranquilla il resto della colazione.
La prima ora di lezione l'avrei passata con Trasfigurazione, non era una delle mie materie preferite, ma cercavo comunque sia, di non rimanere indietro e cercare di prestare quanta più attenzione possibile. Quando io e Morgana entrammo, la professoressa aveva già preso posto, e strano ma vero, sopra al suo banco c'era lo stesso cappello che quattro anni fa, mi aveva assegnato la mia casata. Cosa aveva in mente?
Anche la mia amica sembrò notare immediatamente la stessa cosa, voltandosi verso di me con aria interrogativa.
«Che diavoleria avrà in mente per noi, la professoressa Montgomery? »
Feci spallucce, non ne avevo assolutamente idea.
Poco dopo di noi, entrò il trio delle Serpi, con Zabini, Lorelaine e Thomas.
Cercai di evitare il suo sguardo il più a lungo possibile, tentando in ogni modo di scrollarmi di dosso la sensazione della notte scorsa.
Appena tutti presero posto, la professoressa iniziò a parlare.
«Buongiorno a tutti ragazzi. Sono sicura che avrete notato il cappello sulla mia cattedra. Ebbene, non perderò tempo. Per quest'anno, abbiamo deciso che l'astio tra le casate deve essere mitigato, dovrete agire e pensare come uno. Proprio per questo, a ciascuno di voi, il cappello assegnerà un compagno, di casa diversa, che sarà con voi per tutto il semestre. Condividerete i voti, le informazioni, e ovviamente, se necessario, le punizioni. Chi vuole cominciare?»
Ma erano forse tutti impazziti, quest'anno?
Iniziavo a pensare che ci fosse una combutta segreta per distruggere la mia sanità mentale, era assurda una pretesa del genere. Ma non era quello che mi spaventava, quando l'idea di chi potesse essere il mio compagno.
La classe era tutto un vocio di lamentele, complotti e facce sconvolte. Morgana invece, era esaltata da questa cosa, ma cosa c'era esattamente di bello? Certo, lei avrebbe potuto capitare con James, essendo appunto case opposte. Ma ero sicura che a me il cappello avrebbe riservato la stessa sorpresa di quattro anni fa, quando avevo dovuto sopportare per due mesi le lamentele dei miei genitori, rammaricati di dover raccontare alla gente che non ero stata smistata nei Grifondoro. Che assurdità.
«Dai Cla! Che faccia da funerale, sarà stimolante. Ovviamente ho la mia preferenza.»
Storsi il naso, quella situazione era tutto, fuorché stimolante.
Vedevo i ragazzi andare uno a uno verso il cappello, e speravo vivamente che il nome di quelle tre serpi sarebbe venuto fuori prima che toccasse a me.
Il cappello sembrò non risparmiare nessuno, accoppiando Tassorosso e Serpeverde, Corvonero e Grifondoro, senza dimenticare l'accoppiata fatale Serpeverde Grifondoro.
Sembrava l'apocalisse in classe. C'erano persone deluse e affrante, che facevano i conti con un'accoppiata sconveniente e per nulla fortuita, altri che invece, sembravano esser stati graziati, e gioivano della collaborazione loro proposta. Speravo di potermi sentire anche io, come loro.
Quando fu il turno di James, Morgana si morse così forte le labbra, che pensai le sarebbero sanguinate da un momento all'altro.
«Signor Weasley, riesco a percepire la sua preferenza. Eppure, credo che ci dovrebbe essere un rappacificamento familiare, lei non crede? Ho deciso! Sarà in coppia con la sua cugina Serpeverde Lorelaine Weasley! »
Poteva sicuramente andare peggio, ma notai subito il velo di tristezza che era comparso sul volto deluso di Morgana, e sono sicura avesse imprecato qualche parola non troppo cordiale, nei confronti del cappello e di Lorelaine.
«Signorina Brave, prego.»
Pregai tutti i maghi del mondo che mi fosse assegnata, qualsiasi persona, qualsiasi casa. Fuorché lui.
Una volta poggiato il cappello sul mio capo, questo non parlò per all'incirca un minuto, e cercai di capire quale strano complotto stesse organizzando.
«Mi ricordo di lei, signorina Brave. Quattro anni fa, ero indeciso sulla casa da assegnarle, ha molte qualità, che sa bene in quale casata avrebbero potuta condurla. »
Serpeverde, ricordavo ancora le parole del cappello fin troppo bene.
«Pare che sia arrivato il momento di vedere se le mie supposizioni erano giuste, e lo sono sempre. Signorina Brave, credo che tu e il signorino Malfoy sarete un'ottima coppia questo semestre.»
Eccole lì, quelle quindici parole pronunciarono la mia fine. Avevo lavorato quattro anni per tenermi lontana dai guai, lontana da occhi indiscreti, e alla fine i guai avevano trovato me.
Thomas Malfoy, il primogenito del famigerato Draco Malfoy, in coppia niente di meno che con me, per tutto il semestre. Questo doveva essere un crudele scherzo del destino. Il cappello si sbagliava, io e lui non avevamo nulla da ricavare l'uno dall'altra.
Ancora una volta, ero un turbine di emozioni contrastanti. Vedere la faccia soddisfatta di quell'insopportabile biondino, non faceva che aumentare il mio risentimento. Cosa avevamo in comune, in che modo avremmo mai potuto collaborare?
Quando tornai al mio posto, Morgana aveva la faccia di una che voleva decisamente urlare qualche parola poco consona, mentre cercava di nascondere un sorrisetto malizioso sul volto. Non appena girai lo sguardo, incontrai quello di James. Era indecifrabile, mi guardava come fossi un cucciolo indifeso appena abbandonato per strada. Non avrei dato la soddisfazione a nessuno di mostrarmi spaventata, o arrabbiata, o in qualsiasi altro modo. Ancora una volta, cercavo di difendermi oltre quel muro di velata indifferenza.
Il resto della lezione mi sembrò di non averlo mai sentito, pensavo solo in che genere di guai sarei finita con al mio fianco una persona come lui. I flash della serata passata continuavano a tormentarmi, sempre più forti, e diamine, continuavo a sentire disperatamente il suo profumo, le sue labbra.
Ancora una volta scossi il capo, tentando inutilmente di dimenticare gli avvenimenti della notte scorsa.
Passata l'ora, come solito tutti si riversarono al di fuori della classe, e io avevo ancora la mente ovattata, mi sembrava di non sentire più niente. Feci per alzarmi, ma una figura vestita in verde e argento mi bloccò il passaggio, ponendosi esattamente di fronte a me. Non avevo bisogno di alzare gli occhi, sapevo esattamente chi era. L'inizio dei miei guai.
«Suvvia, occhioni. Non sarà mica la fine del mondo stare con me.»
Invece a me sembrava proprio quello.
«Cerca di non crearmi troppi problemi, Malfoy. »
Mi sentivo una codarda per quanto non riuscissi a guardarlo negli occhi, e detto questo fuggii fuori dalla classe.
Buongiorno ragazzi! Siamo arrivati alla parte che compare anche nella presentazione della storia. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, e come credete continuerà. Mi piace l'idea di mettere delle gif dei 'personaggi' in qualche scena per rendere in qualche modo il concetto. Spero anche che la storia vi stia in qualche modo piacendo, e vi dico solo che questo è solo l'inizio!
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