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Chapter thirty-eight: Insecurity

Tutta la situazione che si era venuta a creare mi sembrava davvero quella di un racconto comico, che però non faceva ridere a nessuno. Questi giochi posti in un periodo in cui non c'era tempo per le distrazioni, non avevano fatto altro che destabilizzare tutti gli animi. Non so fino a che punto parlare con la McGranitt ci avrebbe aiutato, di certo non avrebbe annullato questo maledetto evento per qualche strampalata teoria senza alcun fondamento. Ancora più inutile, accusare due tra quelli che venivano definiti ''gli studenti migliori'', senza neanche uno straccio di prova.

E come se tutto questo non fosse già abbastanza snervante, dovevo anche star a guardare il sorrisetto soddisfatto di quella sgualdrina di Alissa che tutta impettita girava come una fastidiosa zanzara attorno a Thomas, sbattendo quei diabolici occhi da cerbiatta contro di lui, facendo strusciare su e giù la sua mano lungo il suo braccio.

Nel guardarli confabulare chissà che cosa, avevo spezzato già tre matite, e a furia di stringerle così forte, avevo i palmi delle mani tutti arrossati.

Dopo il fatidico annuncio in Sala Grande, ognuno di noi si era dovuto avvicinare al proprio compagno, in attesa che arrivasse la sera, per poter scoprire di cosa avrebbe trattato la prima prova.

Per tutta la settimana avrebbero frequentato con noi le lezioni, ed eccezionalmente, la collaborazione scolastica sarebbe stata interrotta fino alla fine di questi maledetti giochi. Perfetto per una stronza come Alissa, l'inferno per me.

«Non ti ricordavo così gelosa. Di me non lo eri.»

La voce di Aleksander mi riportò alla realtà, costringendomi a distogliere lo sguardo da quella raccapricciante e patetica scenetta, ricordandomi che in tutto ciò, eravamo nel bel mezzo di una lezione, non una delle mie preferite in realtà.

Io non ero gelosa, mi dava solo fastidio, tremendamente fastidio, che quella Alissa dei miei stivali respirasse così vicino a Thomas.

«Non sono gelosa. Lei mi infastidisce.» dissi, sibilando le parole a denti stretti.

Aleksander rise piano, mentre con nonchalance continuava a prendere qualche appunto sulla lezione di Aritmazia.

«Oh beh, e dove starebbe la differenza? Aspetta, ti è rimasta un po' di grafite tra i capelli.»

In un attimo sporse la sua mano verso di me, carezzandomi piano il capo, togliendo qualche rimasuglio di legno sparso tra i capelli. Mi strinse poi scherzosamente la punta del naso, tentando in qualche modo di strapparmi un sorriso.

Piegai gli angoli della bocca in un flebile sorriso, apprezzando almeno in tentativo.

«Grazie Alek.» dissi in un sussurro.

Lui mi risolve un veloce occhiolino, e io costrinsi me stessa a smettere di regalare soddisfazioni a quei due in fondo all'aula, tornando ad ascoltare la lezione del professore, cercando di capirci qualcosa.

Ovviamente il tentativo fu vano, e per tutto il resto della lezione non feci che lanciare occhiatacce verso il terzo tavolo della fila.

Lo so che avrei dovuto fidarmi di Thomas, e lo facevo. Ma diamine se mi dava fastidio il modo in cui si guardavano, in cui ridevano e starnazzavano tra di loro. Sapere che avevano avuto dei trascorsi di certo non aiutava.

Chi mi garantiva che la fiamma non si sarebbe riaccesa, e io non fossi stata altro che un vecchio e adorabile ricordo?

Non avevo mai avuto storie così importanti, e mai per nessuno avevo provato quello che sentivo per Thomas. Io non avevo mai amato nessuno, e questo mi rendeva tremendamente insicura su tutto. Avrei voluto prendere quell'ammasso di capelli perfettamente ordinati, e trascinarli lungo tutto il castello, fino a che non fosse stata a una distanza soddisfacente dal mio Thomas.

Era facile quando eravamo solo noi due, senza altra gente attorno, senza problemi. Non aver mai vissuto un amore così intenso mi faceva perdere la testa, non ero più in grado di gestire nulla, e alla fine della giornata posavo la testa sul cuscino con più dubbi che certezze. Chi lo stabiliva che questo nostro folle amore sarebbe stato più forte? Chi mi garantiva che Alissa alla fine non sarebbe riuscito a portarlo via da me?

Ci eravamo avvicinati quasi per caso, grazie a uno stupido cappello stregato, ma saremmo davvero potuti sopravvivere a ogni tempesta?

Intanto il mio povero cuore continuava a sanguinare alla vista di quei due, e io non lo reggevo più.

Fortunatamente la tortura cessò, e non appena il professore annunciò la fine della lezione, mi catapultai fuori dall'aula, senza tener conto di nessun altro, lasciando perfino Morgana alle mie spalle.

Neanche pareva essersene accorto, continuava a conversare con Alissa come se fosse tutto normale, come se fosse ordinario, mentre io ribollivo di rabbia.

Ero fuori di me, per tutto.

Ero una ragazza di diciotto anni che era costretta a combattere una battaglia invisibile con un nemico invisibile, restando guardinga fino al momento in cui non si sarebbe deciso a rivelarsi; combattendo perfino contro me stessa e i miei sentimenti, non sapevo metterli da parte, e in giorni come questi, parevano affogarmi.

Maledetto cuore, maledetta me, maledetta gelosia.

Avevo bisogno di prendere aria, di tornare a respirare veramente, e non annaspare per andare avanti. Era tutto troppo, tante cose tutte insieme, tra drammi e pericoli imminenti, e io ero a un passo dall'esplodere. Con un passo abbastanza diretto mi diressi verso il giardino, ispirando a fondo l'aria gelida e selvatica della natura. Quella morsa gelida dell'inverno mi entrava fin dentro le narici, e speravo che potesse congelare anche i miei stessi pensieri. Persa tra i salici imbiancati, e l'acqua ormai ghiacciata della fontana, osservavo silenziosa la fauna attorno a me, perdendomi nella bellezza di quei colori invernali, con i fiori che nonostante il freddo, le basse temperature e le tempeste, non avevano perso il loro splendore. Sentivo le lacrime prepotenti che minacciavano di venir fuori, creandomi un nodo in gola difficile da mandar giù. Costringevo me stessa a respingerle indietro, nonostante ormai gli occhi fossero ormai lucidi, mentre con la manica del maglione mi asciugavo velocemente le lacrime che ancora dovevano uscire.

«Solo una come te può essere così pazza da venire qui fuori.»

Una voce femminile abbastanza sprezzante mi colse alle spalle, e rimasi alquanto sorpresa di vedere la figura di Lorelaine che mi squadrava da capo a piedi, tenendo le braccia conserte e un'espressione alquanto indecifrabile.

«Disse la persona che sta qui assieme a me.» risposi prontamente.

Non c'era alcuna nota particolare nella mia voce, come se fosse spenta e priva di emozione, quasi robotica.

Tornai a fissare il vuoto davanti a me, mentre sentivo il suono dei piedi che affondavano nella neve, mentre pian piano si avvicinavano, per andarsi poi a sedere al mio fianco.

«Non dovresti sentirti insicura di Alissa, quella ragazza vale meno di niente per Thomas. Sei una folle se non lo capisci.» disse in un sospiro, quasi come se fosse qualcosa di davvero difficile da ammettere.

A quel punto mi girai verso di lei, trovando i suoi occhi color cioccolato che continuavano a scrutarmi silenziosamente.

«A quanto mi è sembrato la sua presenza non gli dispiaceva per nulla, manco si è accorto che me n'ero andata. Bella merda.»

Sputavo veleno senza neanche curarmi di ciò che dicevo, mentre Lorelaine scuoteva il capo divertita, ridacchiando sotto i baffi, passandosi velocemente la lingua sul labbro inferiore.

«Io invece ho soltanto visto un Thomas geloso, che osservava tutti gli sguardi e gli occhiolini che ti rivolgeva quel norvegese. Eravate davvero esilaranti.»

Thomas non mi stava guardando, e di certo Aleksander non aveva avuto proprio nessun atteggiamento strano nei miei confronti, quanto meno non dannatamente sfacciato.

«Che cosa vorresti dire con questo?»

Lei alzò gli occhi al cielo, battendo velocemente le mani sulle gambe, quasi scocciata dalla mia domanda.

«Dai Clarissa per favore. Mai nessun ragazzo mi ha guardata nel modo in cui Thomas guarda te. Si okay, lui e Alissa sono stati a letto insieme. Ci sono stata anche io, e non mi pare che tu mi odi, non così tanto perlomeno. Di lui devi accettare anche i suoi trascorsi, non puoi cambiarli. Ma addirittura dubitare che lui ti ami, è proprio da folli.»

Rimasi per un attimo in silenzio, mentre riflettevo sulle sue parole, che a pensarci non sembravano così tanto assurde e insensate.

Sospirai a fondo, eppure quel senso di opprimente bruciore allo stomaco non scomparve, e mi sentivo così nauseata che avrei potuto vomitare da un momento all'altro.

«Che ci guadagni a dirmi queste cose?» chiesi realmente incuriosita.

Lei rise ancora, probabilmente si poneva la stessa domanda.

«Te lo dirò solo questa volta, e sappi che negherò di averlo davvero detto: mi piacete tanto assieme, mostrate entrambi il vostro lato migliore. Smetti di essere così insicura e viviti il tuo amore.»

Fu l'ultima cosa che mi disse, prima di alzarsi da quel freddo pezzo di marmo e avviarsi lentamente dentro, lasciando solo le orme impresse nella neve come prova che era realmente stata qui, e non me l'ero inventata.

Il freddo man mano iniziava a entrarmi nelle ossa, mentre sentivo le mani congelarsi al contatto sotto il cielo d'inverno. Probabilmente era il caso di rientrare, se non volevo morire d'ipotermia, e per giunta tardare alla prossima lezione.

Una volta rientrata, il cambio di temperatura fu immediato, e il calore di quelle mura mi colpì in pieno, mentre un brivido mi percorreva tutta la schiena, a causa dell'improvviso passaggio da caldo a freddo. In realtà non avevo molta voglia di vedere nessuno, e neanche di andare a lezione. Avrei voluto un po' di tempo per me, per analizzare a fondo i miei sentimenti, tentando di dargli un senso e smaltire quel peso opprimente e nauseabondo che sentivo alla bocca dello stomaco.

Mi portai le mani agli occhi, stropicciandoli violentemente, fermandomi un secondo soltanto, poggiando piano la schiena contro i mattoni del corridoio. Tutto intorno a me era dinamico, con studenti che volteggiavano da una parte all'altra del castello, lanciandomi di tanto in tanto qualche occhiata quasi impietosita, e io lentamente scivolavo verso il fondo, urtando contro le sporgenze del muro che mi provocavano un leggero fastidio. Sprofondai la testa contro le ginocchia, stanca di tutto, stanca di combattere, e stufa perfino di continuare a fingermi forte.

«Ehi occhioni, ti stavo cercando dappertutto. Che ti prende?»

Immediatamente alzai il capo, incenerendolo praticamente con lo sguardo.

La sua faccia confusa e allibita, se possibile mi rendeva ancora più nervosa. Non si rendeva manco conto degli atteggiamenti che quella spocchiosa aveva nei suoi confronti, e neanche si impegnava per evitarli e rimetterla al suo posto.

«Oh, ti sei ricordato che esisto. Che coppietta deliziosa che siete tu e Alissa, mi dispiaceva quasi interrompervi.» sbottai acida e indispettita.

Lui aggrottò le sopracciglia, accennando una sarcastica risata forzata in un piccolo sorriso.

Si avvicinò di poco a me, porgendomi una mano per aiutare a rialzarmi. Con riluttanza accettai, non calcolando però di ritrovarmi il suo volto praticamente a pochi centimetri dal mio. Le sue iridi azzurre continuavano a essere l'unico posto in cui amassi perdermi, e incrociando ancora lo sguardo con il suo, mi resi presto conto di quanto dovessi sembrare patetica e ridicola.

«Potrei dire lo stesso di te e Mister Norvegia. Non credere che mi sia sfuggito il modo in cui ti guarda.» mi rispose, alzando un sopracciglio quasi infastidito.

Ma non si era reso conto del teatrino che aveva fatto Alissa per tutta l'ora?

«Oh beh, io di certo non ci sono andata a letto! Magari avevi voglia di fare il secondo round, chissà! Spostati e fammi passare.»

Feci per dimenarmi dalla sua figura sovrastante, ma invece lui prontamente allungò la mano contro il mio braccio, stringendo la morsa e riportandomi esattamente allo stesso punto di prima.

Alzò ancora una volta gli occhi al cielo, sospirando a fondo.

«Sì Clarissa, siamo andati a letto, ma più di un anno fa, che diamine!» perse totalmente la calma, parlando con un tono di voce così severo che poche volte gli avevo sentito «Che altro devo fare per dimostrarti che sei l'unica? Non posso cambiare il mio passato, lo stronzo che sono stato, le avventure che ho avuto. Ma rimango tali, semplici e banali avventure! Alissa può sbattere le sue ciglia lunghe quanto vuole, potrebbe anche spogliarsi proprio davanti ai miei occhi, continuerei a non degnarla neanche di uno sguardo. Sono innamorato di te, amo te, continuo a scegliere ogni cazzo di giorno solo e soltanto TE!» marcò l'ultima parola quasi con ferocia, come se fosse esausto.

Mi mordevo le labbra così forte, che ben presto sentii in bocca il sapore amaro del sangue, mentre quelle piccole gocce di sangue fuoriuscivano dal labbro inferiore della mia bocca.

Provai a balbettare qualche parola, ma difficilmente queste venivano fuori.

Lui sospirò ancora una volta, passando lentamente il pollice contro le mie labbra, togliendo dolcemente quel piccolo grumo di sangue che si era formato.

Lo amavo così tanto, e la paura di perderlo era doppia. Così tanto profondo quel sentimento, che rischiava di spaccarmi il cuore.

«Tu non devi dimostrarmi nulla... E che io sono insicura, e ho paura. Ho costantemente paura di non essere abbastanza per te, di non contare abbastanza. Ti amo così tanto, e così profondamente, che questo sentimento gioca sporco contro di me, e in giorni come questi mi sembra di impazzire.» dissi in un fiato.

Lui mi sorrise dolcemente contro le mie labbra, leggermente gonfie a causa della piccola ferita.

«E pensi che per me non sia lo stesso? Sei l'aria che respiro, così tanto che il mio cuore torna al suo battito regolare solamente quando sei con me. Sei il mio primo e unico amore, e non esiste altra donna, nulla al mondo che mi possa allontanare da te. Sono indissolubilmente legato a te amore mio, non vado da nessuna parte.»

Le sue parole mi colpirono dritta al cuore, dissipando ogni paura e tutte le incertezze, lasciando spazio solo a quell'amore che ci bruciava dentro, e alla fine della giornata, era tutto ciò che contava davvero.

Lo baciai quasi con disperazione, comprendendo quanto profondamente io fossi dipendente del suo sapore, delle sue labbra sulle mie, dei brividi che mi scatenava e il miliardo di emozioni che ogni volta era in grado di provocarmi.

Le nostre bocche si divoravano a vicenda, mentre le sue mani vagavano lungo tutta la mia figura, toccando punti che solo lui aveva conosciuto.

«Non importa cosa ha detto quella cazzo di coppa. Io e te faremo sempre parte dello stesso team, e tiferò per te in ogni secondo.» mi sussurrò contro l'orecchio, lasciando poi una serie di baci che partivano da sotto il lobo, arrivando fino all'incavo del collo.

Affondai la testa tra la sua mascella e la spalla, stringendolo così forte che per un attimo temetti di spezzargli il respiro.

Avevo bisogno di quel contatto, di sentirlo vicino a me, e di bearmi di quella sensazione che sono lui era in grado di farmi provare.

Non so per quanto tempo rimanemmo così, probabilmente per una manciata di minuti. Iniziavo pian piano a riprendermi, e il malessere di pochi minuti fa pareva già essersi alleviato.

«Dovremmo davvero andare a lezione, non vorrai far tardi alle tue amate Pozioni.» disse Thomas sarcastico.

In effetti si stava facendo davvero tardi, e tutti sapevamo bene che il professor Vitius non era famoso per la sua tolleranza verso i ritardatari.

«Sappi che se quella Alissa prova anche solo a metterti un'altra sudicia mano addosso, le farò passare il soggiorno peggiore di tutta la sua vita qui dentro.» sbottai nervosa, iniziando già a far volare la mente verso quel fastidioso essere.

Thomas rise di buon gusto, e manco se ci avesse sentito, ecco che la strega in questione era a pochi passi da noi, già pronta a muovere qualche passo in nostra direzione.

Eh no carina, adesso ti faccio rosicare io.

Presi il volto di Thomas tra le mani, stampandogli un altro bacio, che tutto era al di fuori che casto. Lui si sciolse immediatamente contro di me, sorridendo di soppiatto, mentre le mie mani lentamente scivolavano verso il basso, stringendogli violentemente i glutei, facendogli emettere un gemito che dovette strozzare al meglio delle sue possibilità. Mentre le nostre lingue si divoravano, passai a mordicchiargli leggermente il labbro inferiore, sentendolo gemere flebilmente.

«Questo è per ricordare a quell'oca a chi appartieni.» dissi in un sussurro, prima di staccarmi e passare a salutare col sorriso più finto del mio repertorio la figura sconvolta di Alissa, che guardava tutta la scena con la bocca letteralmente spalancata.

A quanto pare il messaggio era arrivato forte e coinciso, e almeno per il momento potevo ritenermi soddisfatta.

Morgana's point of view

L'annuncio di questi imminenti giochi era la prova inconfutabile che a Hogwarts ogni giorno era una nuova scoperta, che puntualmente ci lasciava più attoniti e allibiti del secondo prima. Sapevo che non saremmo stati così fortunati da capitare con i nostri amici, ma diamine le coppie che erano venute fuori erano proprio a prova di bomba!

Per tutta la durata di Aritmazia, Thomas e Clarissa avevano fatto a gara a chi fosse più geloso. Almeno su questo io potevo ritenermi tranquilla. Ogni tanto volgevo lo sguardo verso Brandon, notando che di tanto in tanto scambiava qualche chiacchiera con Riccardo, il ragazzo con cui era stato affibbiato. Non so perché, ma non mi ispirava più di tanta fiducia, e una sorta di brutto sesto senso mi tormentava, provocandomi un leggero bruciore di stomaco.

All'apparenza sembrava un qualunque ragazzo, tranquillo e silenzioso, con dei corti capelli castani, con una punta di gel sulle punte, e degli scuri occhi azzurri, di una sfumatura diversa rispetto quella di Brandon. La statura era più o meno simile, fatta eccezione forse per le spalle, che rispetto al mio ragazzo erano un po' più aperte e squadrate. Eppure qualcosa di lui mi puzzava, e tutto mi sembrava fuorché una persona raccomandabile. Ma forse era tutta l'assurda situazione che si era venuta a creare a farmi dubitare di qualsiasi volto nuovo.

Nel frattempo la persona affianco a me era piuttosto taciturna, fatta eccezione per qualche veloce sguardo che mi lanciava di tanto in tanto, tornando poi a prendere qualche appunto sulla lezione.

Il resto dell'ora passò abbastanza in fretta, e quando il professore annunciò la fine della lezione, non ebbi neanche il tempo di raggiungere Clarissa, che questa scattò come una molla fuori dalla lezione, lasciando tutti quanti allibiti, senza avere neanche il tempo di correrle dietro.

Mi avvicinai a Thomas, che dopo un po' aveva alzato di nuovo lo sguardo, accorgendosi che Clarissa era già andata ormai da un po'. Scattò in piedi all'istante, camminando verso di me e lasciando il discorso di Alissa a mezz'aria.

«Dove è andata Clary?» domandò velocemente.

Feci spallucce, mentre mi grattavo confusa il capo.

«Non ne ho idea, conoscendola si sarà innervosita per il modo in qui quella sgualdrina ti ronza attorno.» dissi, lanciando uno sguardo contrariato alla ragazza alle sue spalle.

Lui si limitò ad alzare gli occhi al cielo, correndo anche lui fuori dall'aula.

Guardai distratta l'orario delle mie lezioni, rendendomi conto che anche io dovevo assolutamente sbrigarmi ad andare, se non volevo rischiare di far tardi.

Theo si mosse silenziosamente assieme a me, e onestamente ero un po' stufa di questo imbarazzante detto non detto.

«Giuro che non mordo, puoi parlarmi.» dissi sorridente.

Lui arrossì un po', passandosi distratto una mano tra i capelli, fingendo impacciato di sistemarseli un po'.

«Oh, è che io non volevo sembrare in qualche modo... Irriverente. Insomma so benissimo chi sei, e chi è il tuo ragazzo.» disse tutto d'un fiato.

Io scoppiai in una sonora risata, scuotendo il capo divertita, immaginando quando il nome di Brandon Zabini potesse incutere un certo timore. Non pensavo di certo fino a questo punto.

«Beh, ti ripeto che puoi comunque parlarmi, non ti mangerà! Inoltre dobbiamo pur collaborare in questi giochi, quindi sarà bene conoscersi meglio!»

Lui annuì sorridendo, e mi piacevano le vibrazioni positive che trasmetteva.

Conversammo un po' mentre ci dirigevamo verso la prossima aula, confessandogli nel mentre che ero completamente negata con le Pozioni, e speravo davvero che non ci capitasse una prova che le coinvolgesse. Era una delle cose che avevamo in comune, scoprii con mia grande sorpresa.

A pochi passi dalla mia tanto temuta lezione del professor Vitius, una mano mi si posò sulla spalla, e già cominciai a sorridere, conoscendo la sensazione di quel tocco fin troppo bene. Infatti quando mi voltai, Brandon era proprio di fronte a me, con uno sguardo leggermente accigliato, seppur si preoccupasse di nasconderlo bene.

«Ci tenevo a salutare la mia ragazza prima della lezione.»

Il modo in cui preoccupò di marcare bene alcune parti della frase, mi fece sorridere dolcemente.

«Quanto siamo premurosi. Ti presento Theo Rethal.»

Mi piaceva stuzzicarlo, ed era anche alquanto divertente guardare la sua faccia palesemente gelosa, nonostante i suoi sforzi di negarlo.

Theo affrettò ad allungare la mano verso di lui, che ovviamente Brandon si preoccupò di stringere con un pizzico eccessivo di forza.

«Piacere mio, anche se conosco già il tuo ragazzo. Ha una fama di non poco conto.»

Lui piegò la testa di lato, facendo un veloce sorrisetto soddisfatto.

«Ma ovviamente. Il miglior cercatore della stagione immagino abbia una certa fama.»

Che stupido arrogante che era!

Si stava iniziando davvero a fare tardi, e l'ultima cosa che mi serviva era ricevere l'ennesimo ammonimento da parte del professore.

Salutai in fretta Brandon con un veloce bacio, mentre lui mi strinse forte a sé per qualche secondo, prima di lasciarmi andare.

«Guarda che ti osservo.» disse in un sussurro, ma non c'era rabbia nella sua voce, solo una pura e dolce preoccupazione, mista a un tocco di gelosia.

«Osservami pure.» gli risposi con altrettanta dolcezza, lasciandogli un ultimo veloce bacio, prima di avviarmi con il mio compagno verso l'entrata dell'aula.

Notai con sorpresa che Clarissa era già all'interno, in una posizione strategica che la poneva proprio al banco di fianco a Thomas, mentre Alissa e Aleksander silenziosi rimanevano ai rispettivi fianchi di loro due. La stronzetta aveva decisamente abbassato la cresta, ed ero curiosa di sapere cosa gli avesse detto Clarissa, o magari Thomas.

Come al solito l'ora fu per me un completo disastro, ma fortunatamente ebbi la fortuna di notare che Theo era un ragazzo alquanto collaborativo e scaltro, così che discutendo e ragionando insieme riuscimmo a produrre una Pozione quanto meno buona, senza che questa ci esplodesse in faccia, o assumesse nauseanti odori.

Perfino il professor Vitius, per la prima volta in quattro anni, si complimentò con noi per la buona riuscita dell'Intruglio Confondente. Questa la segnavo sul calendario, o mi sarei tatuata la data da qualche parte.

Mi voltai verso Clarissa sorridendo entusiasta, mentre alzavo entrambi i pollici in su, e lei di rimando mi mimava un silenzioso applauso, ridendo silenziosamente.

Un'altra manciata di minuti e la lezione potette definirsi conclusa, con mia grande soddisfazione.

Raggiunsi velocemente la mia migliore amica, prendendola sottobraccio e trascinandola fuori dall'aula.

«Ho visto che la cagna è tornata a cuccia, cosa le hai detto?» chiesi soffocando una risata.

Lei fece spallucce, aprendo il volto in un'espressione soddisfatta.

«Le ho solo ricordato a chi appartenesse Thomas, niente di più.» rispose semplicemente.

Tornò poi improvvisamente seria, come se qualcosa di estremamente importante le fosse venuto in mente di botto.

«Morg, dobbiamo assolutamente parlare con la McGranitt, deve essere a conoscenza delle cose che abbiamo scoperto. Mi accompagni?»

«E me lo chiedi? Sono al tuo fianco sempre.» risposi di getto.

Era giusto informare la preside del pericolo incombente a cui stavamo andando incontro, e tentare ogni strada possibile per proteggere sia noi che la scuola.

Avremmo vinto questa battaglia, seppur il nemico fosse ancora sconosciuto.

Buongiorno e benvenuti a questo nuovo capitolo, spero vi sia piaciuto (scusate se mi dilungo sempre tanto, ma mi piace non tralasciare nessun dettaglio!)

Mi dispiace se qualcuno si aspettasse già l'inizio dei giochi, ma mi sembrava giusto prima introdurre e lasciare spazio ai sentimenti dei personaggi all'alba di questo evento, senza saltare già alle conclusioni!

Quanta tenerezza vi hanno fatto i Thomissa in questo capitolo. Ho cercato di analizzare bene la figura di Clarissa alle prese con una sensazione nuova, quella della gelosia e dell'insicurezza, data comunque dal fatto che questa sia la sua prima relazione seria, per cui prova qualcosa di concreto! Mi piaceva parlare anche di questo suo lato!

Mi piacerebbe sapere anche le vostre considerazioni sul capitolo, come sempre adoro leggere ciascuno di voi!

Tranquilli, prima di Natale uscirà anche il prossimo! Spero quanto prima.

Un bacio e grazie davvero a tutte!

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